lunedì 29 novembre 2010

da una pagina di facebook


LASCIO IL MOVIMENTO 5 STELLE

pubblicata da Monica Fontanelli il giorno giovedì 25 novembre 2010 alle ore 16.59

Alle scorse elezioni comunali di Bologna e alle regionali ho votato il Movimento 5 Stelle. Leggo i post di Grillo da anni, e ho visto nel Movimento una “speranza” per il nostro Paese. La scorsa primavera ho deciso di partecipare attivamente alle riunioni dello stesso. Avevo ovviamente letto il programma nazionale e ne condividevo i contenuti. Sono insegnante e mi interessano molto quelli inerenti alla scuola. Ci lavoro da quasi 30 anni e la demolizione della scuola pubblica portata avanti dalla Gelmini, la circolare Limina in Emilia Romagna che invitava i dirigenti scolastici ad assumere provvedimenti disciplinari nei confronti degli insegnanti che avessero preso posizioni pubbliche critiche nei confronti della Riforma, la situazione sempre più drammatica del nostro Paese con la crisi economica affrontata con i tagli allo Stato sociale, hanno suscitato in me la necessità di assumere un impegno civile diretto .

Entrata nel Movimento ho organizzato il gruppo scuola, ho partecipato alle manifestazioni di protesta contro la riforma, convinta che il Movimento ne condividesse i contenuti. Come gruppo scuola, del quale ero la coordinatrice, abbiamo presentato un documento nel quale è stata analizzata l’attuale situazione della scuola pubblica e si chiedeva al Movimento di assumere una posizione chiara rispetto alla politica scolastica del Governo. Pochi e chiari principi: difesa della Scuola pubblica e conseguente NO alla riforma, laicità dello Stato e conseguente richiesta di abolire i finanziamenti alla scuola privata. Abbiamo chiesto al Movimento di approvarlo. Non è stato possibile. La risposta del Movimento è stata l’ostracismo. Di scuola non se ne parla o, se si è costretti a farlo, comunque non si assume una posizione, perchè all’interno del Movimento le posizioni sono diverse, inconciliabili e, per non allontanare nessuno, meglio far “finta di niente”, meglio discutere di cose più semplici. Il Movimento nei fatti non assume alcuna posizione sulla riforma della scuola, come non ne assume su moltissimi argomenti che riguardano il “sociale” e le politiche economiche di chi ci governa.

Poco per volta mi sono resa conto che il Movimento non è ciò che viene descritto da Beppe Grillo: il programma nazionale e lo stesso nome di Beppe servono solo come “specchietto per le allodole”, per attirare i voti di chi non ne può più dell’attuale classe politica, dei suoi privilegi e della sua incapacità di dare risposte credibili ai problemi del Paese. Il Movimento è eterogeneo, composto da persone che cavalcano la tigre della protesta e che affrontano solo argomenti “facili” sui quali convergere. Quando si parla di piste ciclabili, o di spazi verdi nella città, o di diminuzione dei costi della politica, di raccolta differenziata, di nucleare …. è facile trovare una convergenza di idee e di proposte. Diverso invece è assumere posizioni politiche rispetto alla riforma Gelmini, al finanziamento alla scuola privata, alla laicità dello Stato, ai diritti delle coppie di fatto, alla legge 194 sull’aborto, al problema ormai drammatico della casa, del precariato, all’accordo di Pomigliano, che non è un fatto isolato nel Paese, ma rappresenta il tentativo di togliere sempre più tutele ai lavoratori in tutto il Paese. Su queste e altre problematiche il Movimento non è in grado di prendere una posizione, perché al suo interno ci sono persone con idee spesso contrapposte: vi sono conservatori e “orfani della sinistra”, laici e cattolici integralisti, uniti nella “protesta”, nei facili luoghi comuni, ma incapaci di avere un progetto realistico e coerente di più ampio respiro. Uno dei loro motti preferiti è che non sono un partito, non sono una casta. A mio modo di vedere sono molto peggio: “uno vale uno” è in realtà solo uno slogan. Nelle assemblee si decidono solo alcuni aspetti, per lo più organizzativi, per il resto c’è un’oligarchia che decide per tutti: sono gli eletti e i loro stretti collaboratori. In questi mesi trascorsi nel gruppo l’assemblea non ha deciso nulla di rilevante dal punto di vista politico. Sono gli eletti Favia e De Franceschi che assumono in totale autonomia qualsiasi decisione politica a nome del Movimento. Quando ho chiesto di discutere in assemblea di alcune problematiche, come il finanziamento dato alla fine di luglio dalla Commissaria Cancellieri alle scuole private a Bologna, l’adesione alla manifestazione in difesa della scuola pubblica indetta a Reggio Emilia il nove ottobre scorso, la discussione sull’eventuale nomina alla presidenza della Commissione Pari Opportunità in Regione di Silvia Noè, l’accordo di Pomigliano e la necessità di assumere una posizione politica in difesa dei lavoratori, non ho mai ricevuto risposta. Formalmente non rispondono, lasciano decadere, non ne parlano, così possono fingere di essere tutti d’accordo, così possono coesistere nel movimento posizioni spesso contrapposte, intanto gli “eletti” decidono per tutti, perché loro sono i “portavoce” del Movimento. Bell’esempio di democrazia! Ieri sera l’ultima “farsa”: i Consiglieri Regionali in assemblea pubblica hanno presentato un bilancio politico ed economico dei primi sei mesi in Regione, hanno “rimesso il proprio mandato nelle mani dei cittadini”, quindi c’è stata una votazione al fine di confermare o meno la “fiducia” a Favia e a De Franceschi. Nessuna possibilità di porre domande ai Consiglieri, di discutere veramente su ciò che è stato o non è stato fatto. Una votazione plebiscitaria, ad alzata di mano, nella peggiore tradizione dei peggiori partiti. Uno “spot di propaganda”, non uno strumento di democrazia, una “trasparenza” di facciata. Un’autoesaltazione del proprio operato e una continua denigrazione di ciò che fanno “tutti gli altri”, questo è stato, in una povertà di contenuti e progetti reali davvero impressionante. Stupefacente scoprire, tra l’altro, che il denaro proveniente dagli stipendi regionali dei Consiglieri ( l’Assemblea ha deciso per loro un compenso di 2500 euro mensili ) non viene gestito dal Movimento stesso, ma dai Consiglieri che trattengono l’importo dovuto nei loro conti correnti personali! E questo sarebbe un approccio nuovo alla politica?

Per non parlare della chiusura totale che mostrano rispetto a tutte le altre realtà culturali presenti a Bologna. Nessun confronto e nessuna alleanza, questo a prescindere da possibili convergenze, perché solo loro sono portatori della “verità” grillina. Intanto, per le prossime comunali questo Movimento così aperto alla società civile, così diverso dagli altri partiti avrà un candidato sindaco alle prossime amministrative autocandidatosi e scelto da chi? Dagli elettori che lo indicano in base ad un programma? No, scelto nel chiuso dell’assemblea degli attivi, e solo da chi risulta essere attivo alla data del 30 settembre 2010, scelto quindi da poche persone nella peggior tradizione dei partiti. Criticano i partiti, non accorgendosi però di essere ancor peggio degli stessi, perché non vi è alcuna reale democrazia all’interno. E chi “osa” far presente certe incoerenze viene visto immediatamente come un “nemico”, qualcuno da isolare. E così vanno avanti senza prendere mai alcuna posizione chiara, convinti come sono che tanto saranno premiati elettoralmente in ogni caso: gli elettori voteranno sulla base di quello che dice a livello nazionale Grillo, il voto di protesta continuerà ad esserci e solo questo conta. Lo stesso atteggiamento in fondo che ha la Lega: parlare facile, per slogan comprensibili ed efficaci,nient’altro. Far credere che vi sia un programma nazionale condiviso, far credere che il movimento rappresenti una novità, una possibilità di riscatto del Paese,parlare alla “pancia” delle persone, glissare su tematiche qualificanti perché una posizione chiara allontanerebbe qualcuno: l’importante è prendere voti da tutti, da destra e da sinistra perché loro sono “sopra” volano “alti”. Parole prive di un reale significato, solo vuoti slogan di propaganda: come la Lega appunto.

Povertà culturale, intellettuale, politica. Inaccettabile quando da movimento di protesta si decide di entrare nelle Istituzioni, si decide di proporsi come forza che deve amministrare le città, le regioni e forse domani il Paese. Per farlo bisogna avere delle idee, occorre avere il coraggio di assumere posizioni politiche, di fare scelte chiare, condivise non solo dagli “eletti” ma dal Movimento intero e soprattutto uscire dalla facile ottica della protesta e degli slogan ad effetto, occorre occuparsi dei problemi reali dei cittadini e prendere posizioni chiare esponendo le proprie idee e cercando di aumentare il consenso per questo più’ che per le invettive contro gli altri.

Per questi motivi lascio il Movimento, per la mancanza totale di democrazia all’interno, per la povertà di contenuti. Lascio il Movimento perché non voglio rendermi complice dell’inganno che stanno perpetuando verso gli elettori : a parole sostengono il programma nazionale di Grillo, nei fatti approfittano del suo carisma per ottenere facili voti di protesta ed iniziare la propria personale “scalata” alle Istituzioni. Non ci sto. I partiti non mi piacciono, ma il Movimento non è ciò che appare: non c’è democrazia all’interno, non ci sono idee che non siano quelle “facili” e scontate che la stragrande maggioranza delle persone può condividere, non c’è un progetto serio di società, solo slogan.

Un Movimento a parole di tutti, nei fatti solo di pochi.

Monica Fontanelli

venerdì 26 novembre 2010

Quel ragazzo di Terlizzi che affascina i giovani del PD


Quel ragazzo di Terlizzi che affascina i giovani del PD

La sala Falcone-Borsellino gremita già un’ora prima del previsto arrivo di Niki Vendola, tanti volti di ragazzi in attesa di poter vedere da vicino ed ascoltare in diretta le parole avvolgenti di questo Ragazzo di Terlizzi che gira in lungo e in largo l’Italia e ovunque approda trova accoglienze calorose che da tempo non erano più riservate a uomini della sinistra.

Un giovane Piceno, di S. Benedetto, coordinatore di un circolo SEL aziendale di Bologna, comincia a parlare un po’ imbarazzato dalla presenza di Niki, ma poi si scioglie anche grazie ai tanti cenni di approvazione che gli arrivano proprio da Vendola,

Tocca a Gianni Rinaldini, ex segretario della FIOM tracciare la personalità di Claudio Sabbatici, a cui i compagni bolognesi hanno voluto dedicare il circolo, e infine Vendola esordisce informando tutti noi che la torre di Pisa e il Colosseo sono stati occupati dagli studenti che protestano contro la Gelmini e i tagli alla cultura.

E’ proprio sulla cultura e la scuola che Niki snoda il suo intervento, e mentre lo fa ti accorgi che le parole che usa ti prendono, ti coinvolgono e ti tengono li attento a cogliere tutte le sottigliezze espresse da quest’uomo che ti accorgi subito di quanto amore prova verso l’istruzione e le nuove generazioni. Mi sono sentito veramente in imbarazzo quando il mio telefonino proprio nel bel mezzo dell’intervento di Vendola si è messo a suonare bandiera rossa.

Finito l’intervento, tocca a Niki stappare la prima bottiglia di spumante per inaugurare il circolo, e li piacevole intermezzo nel constatare che questo grande uomo che affascina le platee si trova veramente in difficoltà nello stappare la bottiglia.

Basta questo per far capire ancora una volta a noi tutti quanto umano e vicino a noi sia questo ragazzo di Terlizzi.

Vendola deve ripartire, lo aspetta un’altra iniziativa pubblica in un cinema di Bologna,, ma ho promesso a due ragazzi venuti con me da Fidenza di fargli conoscere Niki, allora lo fermo e nel mio dialetto, che poi è anche il suo lo invito a farsi una foto con questi ragazzi del PD venuti apposta a Bologna per poterlo incontrare, Volentieri si mette in posa con loro. Poi continuo la mia chiacchierata dialettale con lui mentre lo accompagno alla macchina seguiti da alcuni giornalisti increduli nel sentirci parlare molto amichevolmente in un dialetto stretto a testimonianza del fatto che quest’uomo che affascina l’Italia, altro non è che un ragazzo cresciuto come tanti altri, dando dei calci al pallone.

Lo saluto, ci diamo appuntamento a Fidenza e Montescaglioso, Lui riparte ad incontrare altre persone, altri giovani, tanti altri sicuramente del PD, che lo ascolteranno volentieri e come quelli che erano venuti con me se ne innamoreranno, perché anche loro capiranno che Niki è uno di noi.

martedì 23 novembre 2010

QUEL 23 NOVEMBRE INFINITO


Quel 23 novembre infinito

Son passati trent’anni, da quel fatidico 23 novembre dell’80, quando in un umida serata di metà autunno, l’Irpinia e la Basilicata furono scosse da un terremoto di proporzioni catastrofiche.

La colonna di S. Rocco nella piazza di Montescaglioso, sembrava dovesse venire giù da un momento all’altro, tutto tremava, sotto ai nostri piedi sembrava venisse meno l’asfalto, per un lunghissimo interminabile minuto il terrore si impadronì delle nostre menti, e la gente correva avanti indietro, giù per le scale, fuori a cercare gli spazi larghi ove trovare riparo.

Un lunghissimo interminabile minuto che ci tenne sospesi nella paura e nell’angoscia di dover vivere una specie di fine del mondo.

E la fine del mondo arrivò per davvero, quello che aveva risparmiato Montescaglioso e la collina Materana, non aveva lasciato però indenne un vasto territorio della nostra Lucania e dell’Irpinia, dove la morte si abbattè impietosa sulle inermi popolazioni già provate dalla miseria costretti a vivere in case di pietra malmesse e pericolose.

La generosità dei Montesi si fece sentire, nel giro di pochissime ore mettemmo in piedi un gruppo di volontari, composto da ragazzi ventenni, muratori, carpentieri, artigiani, oltre una ventina, e caricato su alcuni furgoni, pane, badili, picconi, assi, e attrezzatura diversa, partimmo alla volta dell’Irpinia, attraversando l’alta Basilicata, attraverso la strada che da Piperno porta verso Muro Lucano, e quindi S. Andrea di Conza.

Arrivammo dalle parti di Balvano verso le cinque di mattina, e in una radura all’uscita del paese, ci fermammo presso un campo tenda in allestimento, erano quelli delle Cooperative Emiliane, che con i Sindacati avevano già raggiunto quella zona e ci chiesero di proseguire in quanto li loro erano già più che sufficienti, visto che nonostante la distruzione, i morti non sembrava fossero in tanti.

Raggiungemmo S. Andrea alle prime luci dell’alba, e li ci posizionammo in una scuola e allestimmo il nostro punto di accoglienza per la gente che era rimasta senza casa.

Io e Tony Bubbico ci recammo in comune e dal Sindaco ottenemmo un attestato che ci riconosceva come responsabili del gruppo di Montescaglioso e ci autorizzava ad intervenire ai suo nome. Ad una impresa edile requisimmo un gruppo elettrogeno e con quello riattivammo la corrente elettrica alla scuola che divenne cosi un vero e proprio punto di accoglienza dove far confluire gli aiuti che cominciavano ad arrivare da ogni parte d’Italia.

Il grosso del gruppo di Monte invece si stanziò sulle colline di S.Andrea, e li sotto controllo di Liborio Didio e Mauro Bubbico, i nostri ragazzi carpentieri, Nunzio Panico, Mario Abate, Berardino e Angelo Didio, Rocco Locantore, e tanti altri di cui francamente non ricordo i nomi, ma che non hanno meno importanza, cominciarono a costruire ricoveri per gli animali che erano rimasti senza le stalle.

Il giorno successivo mi recai a Conza, da dove le notizie che arrivavano parlavano di centinaia di morti. Sulla strada per Conza, mi fermai ad un punto di raccolta gestito da un battaglione di militari di stanza a Trani, e li incontrai un altro ragazzo di Montescaglioso , Giovanni Ditaranto, militare, il quale mi diede un sacco a pelo nel quale avrei dormito per i successivi trenta giorni che rimasi nelle zone terremotate.

A Conza, mi aspettava qualcosa che non avrei voluto mai vedere in tutta la vita. Centinaia di bare in fila, un paese completamente distrutto e la desolazione negli occhi dei pochi rimasti a testimoniare ormai la mancanza di lacrime ma solo l’angoscia.

Avevo sempre avuto un rapporto molto strano con i defunti, difficilmente ne avevo toccato uno fino a quel momento, se non fosse stato veramente necessario, come per mio padre, morto alcuni msi prima, invece ora mi ritrovavo a doverli tirare fuori da sotto le macerie che scavavamo a mani nude e con l’aiuto di pale e picconi.

I trenta giorni che seguirono furono un insieme di sensazioni, rabbia, disperazione, angoscia, e anche consapevolezza che tutto sarebbe cambiato da quel momento nel mio modo di pensare.

Feci amicizia in quei giorni con Emanuele Appio, mio eterno “nemico” politico, in quanto appartenente ad una associazione di estrema destra, e con il quale intrapresi una amicizia che dura tutt’ora, e che mi ha fatto capire in fondo che in politica vi sono solo degli avversari e non dei nemici.

Tornai a Monte il 23 dicembre, giusto un mese dopo, sentivo che molto era cambiato e che mai avrei potuto dimenticare quei poveri corpi che man mano che tiravamo fuori avevano un effetto sempre diverso.

Il 24 mattino nei locali dell’oratorio di corso Repubblica, addetti del comune distribuivano gli aiuti arrivati anche a Montescaglioso:parmigiano, olio, pasta, burro, latte, coperte, ecc.

Centinaia di persone accalcate ad aspettare il proprio pacco, e li persone di tutte le estrazioni, persone povere, ma anche benestanti che di sicuro non avevano bisogno di quel pacco.

Non nascondo che mi sono vergognato per loro.

Mi vergognavo di quei comportamenti della mia gente, ma non sapevo ancora quello che avrei vissuto negli anni successivi.

La ricostruzione parti con una prima legge straordinaria per la messa in sicurezza degli edifici pericolanti, e successivamente con la 219, per la ristrutturazione vera e propria.

Quello che successe credo sia sotto agli occhi di tutti.

Per anni la 219 continuò ad elargire fondi, e quei fondi spesso trovarono strade diverse, quelli che dovevano servire per la ricostruzione e per ridare un alloggio e dignità a coloro che avevano perduto tutto, tutt’altro fecero che lo scopo per i quali erano destinati.

In Irpinia e in Basilicata vi sono ancora oggi dopo trenta anni persone che vivono nelle baracche, persone che quel 23 novembre non hanno perso soltanto i loro cari e i loro beni, ma anche il diritto a sognare in un futuro diverso, e vi sono anche gli sciacalli, quelli che si sonno arricchiti, che si son fatti le ville, che han fatto speculazioni. La camorra ha gestito buona parte di quei fondi, progetti mastodontici di strade mai realizzate, ma regolarmente pagate, milioni di metri cubi di cemento, fatturati e mai utilizzati, e politici conniventi che han fatto le loro fortune.

Ho ancora negli occhi quei corpi e l’angoscia della gente, ma anche la rabbia per lo sciacallaggio successivo, e oggi che un altro terremoto ha sconvolto un’altra parte di questa nostra Italia, L’Aquila, e le risate irrispettose di altri sciacalli si sono fatte nuovamente sentire, mi chiedo se quel minuto della sera del 23 novembre dell’80 avrà mai fine.

Ripenso sempre a quei giorni, li sogno e li rivedo nei miei pensieri, e custodisco ancora quel sacco a pelo che per trenta notti ha raccolto il pianto di un ventenne che non aveva tempo per piangere di giorno.

tonino

venerdì 19 novembre 2010

LEZIONI DI STILE, VITA E SOLIDARIETA'


Ancora un viaggio in treno, e come ormai spesso accade nei miei viaggi, forse perché ho un certo magnetismo che attrae episodi fuori dal normale, o forse perché di questi episodi i nostri treni ormai sono pieni, ancora una volta mi trovo qui a raccontare una storia di normale amministrazione.
Ci fermiamo in una stazione, per la sosta prevista e mentre il treno stà ripartendo, si sente un urlo che copre lo stesso rumore delle ruote di ferro sulle rotaie.
Fermate il treno, si sente gridare, e ancora urla e imprecazioni, fermate sto maledetto treno, e intanto si vede un giovane correre verso la leva del freno d’emergenza, pronto a tirarla per poter fermare quel treno ormai in corsa. Un altro giovane lo blocca e gli dice che non gli conviene fare un gesto del genere, oltretutto per un motivo molto banale. La banalità sta nel fatto che il ragazzo in questione, insieme alla moglie non aveva fatto in tempo a scendere dal treno prima che il treno ripartisse.
Convintosi che ormai non poteva fare altro che scendere alla prossima stazione e prendere il primo treno che tornasse indietro, il giovane in questione ha cominciato ad infierire contro la moglie, colpevole secondo lui di essersi attardata, mentre l’altro giovane sempre con molta calma e tanta gentilezza cercava di calmarlo in qualche modo. Chiediamo al giovane sventurato e sua moglie da dove venissero e se fossero italiani, e ci rispondono che erano del posto, tipica cittadina del nord Italia, mentre il giovane che si era dimostrato cosi gentile aveva un accento chiaramente dell’est Europa.
Intanto che il viaggio va avanti, le imprecazioni del giovane continuano e si lamenta anche del fatto che non ha soldi per il biglietto di ritorno. L’altro giovane, quello dell’est Europa per intenderci, senza scomporsi minimamente, prende venti euro e li allunga al malcapitato, che imbarazzato gli chiede come fare per restituirglieli, alla fine si accordano su una ricarica al telefonino.
Fine della storia, il treno si ferma, i due giovani coniugi scendono, l’altro si risiede ad uno sgabello del corridoio, e noi altri presenti non abbiamo potuto far altro che restarcene muti a guardare quel ragazzo nel suo rispettoso silenzio che da straniero aveva dato a noi tutti una lezione di stile, vita e solidarietà. Tra me e me mi sono chiesto chissà se aveva il permesso di soggiorno? Ma  permesso o meno la risposta non poteva essere che una, quel ragazzo meritava di stare in Italia molto più di tanti italiani

lunedì 15 novembre 2010

LAVORI IN CORSO


APPARLAMENTO IN RISTRUTTURAZIONE

A quanti di noi capita di ristrutturare il proprio appartamento?, lo si fa con una ristrutturazione generale, o anche con degli interventi specifici, camera per camera, a secondo delle disponibilità finanziarie, o anche per il semplice fatto che un ambiente non piace più e allora si decide di cambiarne gli aspetti.
Si può ristrutturare solo la sala, o anche soltanto il bagno o la camera da letto, o più semplicemente cambiare i mobili e la carta da parati.
Operazioni queste di normalissima amministrazione.
Cosi il nostro caro Presidente del Consiglio, di punto in bianco, alzandosi un bel mattino decide che sia arrivata l’ora di procedere alla ristrutturazione parziale di una delle sue tante case, e ha deciso che l’attenzione del suo intervento debba riversarsi sul suo APPARLAMENTO di Roma, ma dal momento che l’unico ambiente che a lui non sta bene, pare sia la camera che si affaccia su Montecitorio, allora intende procedere al solo riammodernamento di tale ala, lasciando intatto quella che si affaccia su Palazzo Madama.
Una sola curiosità sig Presidente, ma per tale ristrutturazione intende avvalersi dei fondi previsti per il terremoto di L’Aquila o di quelli della recente alluvione in Veneto?
Fin qui il lato scherzoso del mio intervento, anche perché se ci pensiamo bene sulla vicenda dello scioglimento di una sola Camera, c’è solo da piangere e nulla da scherzare.
Non sono mai entrato nelle vicende personali del Sig. Berlusconi, e non lo farò adesso, sono altre le sedi preposte per discutere di quelle questioni. Ma quando il Presidente del Consiglio tira fuori la trovata dello scioglimento della Camera dei Deputati lasciando inalterato il Senato, a mio avviso si apre una questione di carattere Costituzionale e che ci rende ancora una volta ridicoli agli occhi del mondo intero.
Il Parlamento Italiano è stato concepito in questo modo dai nostri Padri Costituenti, affinché le due camere possano lavorare in simbiosi, ed ognuna possa avere una funzione di controllo politico sull’altra.
Decine di Governi sono caduti perché in uno soltanto dei due rami era venuta meno la fiducia, ultimo quello di Prodi, dove vennero meno i numeri al Senato e non alla Camera, ma nessuno fino ad ora aveva mai pensati che si potesse procedere allo scioglimento di una sola Camera a piacere delle proprie aspettative. Un governo o ottiene la fiducia di entrambe le Camere, o va a casa e se non ci sono i presupposti per la formazione di un nuovo Governo, il Parlamento per intero viene sciolto e si torna alle urne.
Egr. Sig. Presidente del Consiglio, un po’ più di rispetto per il ruolo che ricopre, glie lo chiedono gli Italiani, ma gli lo chiedono anche i suoi stessi elettori, che vorrebbero vederLa governare in virtù di numeri e non di escamotage.
Tonino Ditaranto

sabato 13 novembre 2010

COMMERCIO LOCALE (comunicato di SEL)


IL COMMERCIO A FIDENZA MUORE!!!

BASTA PROCLAMI, OCCORRONO I FATTI!!!

Le recenti proteste dei commercianti del centro di Fidenza mettono in evidenza un fenomeno di cui tutta la cittadinanza è a conoscenza, ma di cui nessuno vuole occuparsi veramente:
i negozi chiudono, il centro storico muore.
Tale drammatico evento è il prodotto di una politica del commercio miope e negligente, che da un lato favorisce l’insediamento di grosse catene di distribuzione alla periferia della città, dall’altro non  adotta adeguate contromisure per impedire l’inevitabile spopolamento del centro storico.

Noi di Sinistra Ecologia e Libertà di Fidenza riteniamo che si debba correre immediatamente ai ripari, senza indugiare oltre, e prospettare soluzioni concrete.
Continuare a fare altisonanti proclami senza sostanziali interventi,  aggrava ulteriormente la già precaria situazione di moltissimi esercenti il piccolo commercio ed evidenzia una colpevole negligenza.

E’ INDISPENSABILE UN TAVOLO DI VERIFICA E PROGETTAZIONE!!!
L’Amministrazione comunale non può esimersi dal prendere i provvedimenti necessari.

SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTA’ propone, come base di partenza, la destinazione di parte dei circa 800.000 €., che il Comune incassa dall’Outlet, al rilancio del commercio locale.

Sinistra Ecologia e Libertà prospetta, inoltre, le seguenti adozioni:

1)      Istituzione di buoni spesa a cura di Outlet e di Fidenza Shopping da utilizzare nei negozi del centro cittadino, a parziale ritorno degli investimenti che la collettività sostiene per gli insediamenti citati.
2)      Programma di iniziative di attrazione (concerti, spettacoli, manifestazioni sportive, ecc..), in collaborazione tra Amministrazione e Associazioni, per garantire una copertura dell’intero anno solare.
3)      Pubblicizzazione presso Outlet e Fidenza Shopping di tali iniziative e istituzione di bus- navetta specifici per visite guidate al centro storico e ai musei della città.
4)      Istituzione fondo di garanzia per accesso a micro-credito, a tasso speciale, per ristrutturazioni e allestimenti degli esercizi cittadini.
5)      Distribuzione gratuita, ai clienti dei negozi del centro storico, di biglietti per i parcheggi.
6)      Istituzione di una carta di fedeltà a premi valida in tutti i negozi del centro cittadino che aderiscono all’iniziativa.

I punti citati rappresentano solo una parte di un più vasto progetto che i commercianti di Fidenza possono contribuire ad ampliare, prospettando ulteriori iniziative da adottare al fine di rilanciare il commercio locale e rivitalizzare il centro storico e la cittadina di Fidenza.


Sinistra Ecologia Libertà
Circolo di Fidenza e Terre Verdiane
(sel.fidenza@libero.it)

venerdì 5 novembre 2010

AL DI LA' DEI COMMENTI

Rieccomi, sono stato assente dai blog per un pò di tempo, un pò per svogliatezza e anche per mancanza di tempo. Oddio, esclamerà qualcuno in questo momento, stà tornando a spaccare i cosiddetti. Pazienza, che volete, ogni tanto mi dovete sopportare.
Ho letto i commenti relativi all’incontro di martedì scorso che Sinistra Ecologia e Libertà ha tenuto nella sede del PD che gentilmente era stata messa a disposizione, non senza piccole polemicucce e mal di pancia a posteriori da parte di qualche riesumato dell’ultimo momento, che vuoi farci il mondo è andato avanti cosi da sempre e continuerà chissà ancora per quanto tempo. Siccome io però sono uno che cerca di guardare sempre avanti, non mi lascerò tirare dentro la trappola delle polemiche, e cercherò invece di tirare fuori quello che di positivo, a mio avviso, ha significato l’incontro dell’altra sera.
Qualcuno ha scritto dicendo che sapeva di vecchiume, posso anche essere d’accordo, qualche intervento poteva dare anche quella impressione; altri hanno cercato di rimarcare le differenze che esistono trà le tante “sinistre”, e che c’è di male? Lo sanno fin anche le pietre che le sinistre sono tante e con molti punti non in comune.
Quello che però nessuno ha detto è il fatto che pur sapendo di “vecchiume”, pur con tante differenze, per la prima volta dopo moltissimi anni, la sede del PD era stracolma, e non eravamo neanche in campagna elettorale, e che gli interventi sono stati circa una ventina, fin quasi all'una di notte. C’era persino il Bifani, attirato come dice lui dal trascinatore, cioè il sottoscritto, e c’era anche il Parizzi se pure per semplice curiosità, ma c’erano anche tantissimi compagni e non compagni che negli anni passati si erano disabituati alla politica, ritenendola forse e npn a torto piena di sporcizia, e c’erano anche tanti giovani, desiderosi di confrontarsi con un mondo, quello della politica, dal quale sperano di poter trovare risposte per il loro futuro.
Ecco la novità che in tanti non hanno saputo cogliere, tantomeno i riesumati, ma forse qui sbaglio, loro lo hanno colto e avvertono il pericolo che il nuovo possa rappresentare per le faccende di politica appartenenti ad un mondo che non approviamo, la novità dicevo di persone che si erano allontanati dalla politica e che oggi, grazie a questa aria di bucato che si respira intorno al movimento di Vendola, tornano a credere che forse un qualcosa di diverso è davvero possibile.
Noi oggi non sappiamo se questo movimento potrà avere un futuro, se sarà in grado di governare i fenomeni e dare l’impulso necessario affinché le forze progressiste e riformatrici la smettano di litigare e mettere insieme i punti che ci uniscono, questo sarà la storia a dircelo, ma oggi c’è già un presente che nessuno può mettere in dubbio ed è che l’altra sera a Fidenza dopo tanti anni LA SINISTRA si è ritrovata in un abbraccio comune.
UN ABBRACCIO A TUTTI
tonino