venerdì 29 luglio 2011

festa di Liberavoce

Sabato
30
Luglio
Ore 21.00
Libera:
LEGALITA’ E POLITICA
CON LIBERO MANCUSO e GIUSEPPE LA PIETRA
Ore 22.30
Kabarè Voltaire in concerto
FONTEVIVO
Ore 21.00
Emergency:
PROGETTO SANITARIO IN SIERRA LEONE
Ore 22.30
ManìnBlù in concerto
Domenica 31
Luglio
Banchetti Espositivi Vendita Libri ed Oggettistica Punti Informativi
FANTASTICO SERVIZIO CUCINA
II° Festa di
LIBERAVOCE
Alza la Voce… Libera la Festa!!!

sabato 23 luglio 2011

Nel nome del padre, di Franco Bifani



Non è difficile diventare padre, bastano pochi attimi  trascorsi con la madre, nove mesi prima; essere un padre, questo è difficile, e non esistono corsi,  né di lunga né  di breve durata, e nemmeno accelerati o di recupero, per potere esercitare la paternità entro i limiti consentiti dalla legge, dalla società e, soprattutto, dai figli. Il padre, diceva, ad un certo punto, Ivan Karamazov, è poi sempre colui del quale si desidera la morte; e lo aveva scritto, secoli prima, anche Cecco Angiolieri: “S'io fosse morte andarei a mi' padre; s'i' fosse vita, non starei con lui”. Saggio è quel padre che conosce il proprio figliuolo; ma qual è il figliuolo che vuole veramente farsi conoscere da suo padre? Ho imparato invece che i padri non dovrebbero né vedere né sentire; questa è l'unica vera base della vita di famiglia.  Le gioie che ho provato, nella mia paternità,  sono così segrete, che non le conosco più, e i dispiaceri ed i timori, non oso nemmeno esprimerli. Forse ho oltrepassato i limiti,  sono andato sopra o sotto le righe, ben spesso, provocando l'incapacità delle mie figlie a badare a se stesse.  Forse, le ho solo annoiate… Quanti gli interrogativi, tante le risposte, se mai dovessero esisterne. Hanno iniziato con l'amarmi, poi mi hanno giudicato ed ora pare quasi che non mi perdonino qualche cosa, specie il fatto di essere il loro padre. Le mie sventure sono divenute più amare, il pensiero della Morte  si è invece mitigato, con il trascorrere del tempo. Purtroppo, si è sempre figli di qualcuno; i figli abitano le nostre case come estranei misteriosi, sappiamo quando sono entrati, ignoriamo il momento in cui prenderanno le loro cose e se ne andranno. Anzi, spesso si sono già allontanati,  per distanze incommensurabili, mentre noi ci illudiamo di averli  ancora lì, dinnanzi a noi. Forse aveva ragione Khalil Gibran, quando ricordava a tanti, soprattutto a me: “ I vostri figli non sono i vostri figli. Sono i figli e le figlie della fame che ha in se stessa la vita. Essi non vengono da voi, ma attraverso di voi, e non vi appartengono, benchè viviate insieme. Potete amarli, ma non costringerli ai vostri pensieri, poi che essi hanno i loro pensieri. Potete custodire i loro corpi, ma non le anime loro, poi che abitano in case future, che neppure in sogno potrete visitare”.  Mi sono risalite alla memoria le tesi, allora considerate  aberranti e blasfeme, di David Cooper, fondatore dell’antipsichiatria, che, allora studente 25enne di Psicologia, facevo anche mie. Per lui, era la famiglia il luogo ideale della funzione repressiva ed alienante. Questo tratto negativo dell’istituzione familiare, insieme a Cooper, io lo ritrovavo anche in altre istituzioni sociali, come la scuola, la fabbrica, la Chiesa, lo Stato, l’esercito, l’ospedale.  Ed allora, in un modo o nell’altro, come avevo fatto io, ai miei tempi, come ha fatto ora mia figlia  Marta,  su là, in Val di Susa, quel 3 di luglio,  c’è chi mette in opera tentativi di sfuggire alla dimensione alienante e conformistica del sistema sociale vigente, per ritrovare una realtà più autentica, per accrescere la propria consapevolezza individuale.  Cerco di trovare una magra, scheletrita consolazione nel proverbio  per il quale siamo tutti sulla stessa barca, per cui mal comune è mezzo gaudio; ma la mia non deve essere una barca, bensì un colabrodo arrugginito, e nei mali comuni non riesco a rinvenire  un  briciolo di serenità. Penso anche, eroicamente pessimista,  alla conte Leopardi, od alfierianamente volitivo, che le disgrazie mie sono più grandi degli ideali meschini e delle gioie immonde di certuni. Ma ritorno a credere che la mia depressione, come quella di ogni altro bipede pensante, rimanga sempre e soltanto il novembre dell’anima. Cerco di rimettermi, a sprazzi ed a tratti, in contatto con il mondo esterno, che mi pare sempre più popolato di gente spensierata, ma la sofferenza si insinua, si intrufola e me ne allontana. “La morte si sconta vivendo”, asseriva Ungaretti; ed io mi sento ancora più solo, sul cuor della terra, trafitto da un raggio maligno; ed è sempre più sera. Forse, però, sto diventando miope, ottuso ed egoista, mi rinchiudo troppo nel mio male oscuro, non ascolto, non comprendo e non vedo più quello degli altri. Ho iniziato la mia vita, tanto tempo fa, con parecchi dubbi, spero di approdare a qualche certezza; il dubbio è un omaggio alla speranza.
Franco Bifani

giovedì 21 luglio 2011

Festa provinciale di Liberazione

FESTA DI LIBERAZIONE - SALA BAGANZA (PR) - 22-23-24 LUGLIO



Torna la Festa di Liberazione da Venerdì 22 a Domenica 24 luglio!
Tutte le sere dibattiti, musica, stand, bancarelle, e cucina popolare!!!!!!!

IL programma della festa:

VENERDI' 22 LUGLIO

Giornata dedicata all'anniversario di Genova 2001

Ore 18,30
Proiezione del film inchiesta di Massimo Lauria e Franco Fracassi
"GGate - Genova il massacro del G8"

Da Seattle a Genova, passando per i vertici di Nizza, Praga, Napoli e Goteborg. Un viaggio attraverso le forze dell'ordine e la catena di comando, nazionale ed internazionale. A dieci anni di distanza GGate racconta tutta la verità sul G8 di Genova. Un emozionante ricostruzione selezionata tra i finalisti al Premio Ilaria Alpi 2011.
Sarà presente uno dei registi, Massimo Lauria

A seguire dibattito:
STUDENTI E LAVORATORI VERSO GENOVA... 10 ANNI DOPO
Interverranno:
Andrea Davolo (Comitato Politico Nazionale PRC)
Massimo Lauria (Giornalista d'inchiesta e regista del film)

Ore 21,00
interverrà il Segretario del PRC Paolo Ferrero

Ore 22,00
Animeranno la serata i mitici FOLK PISTOLS & DJ set !!



SABATO 23 LUGLIO

Ore 18.00
“SIATE GENTILI CON LA MIA VECCHIAIA”
Brani tratti da: S. Hessel, “Indignatevi!” e “Impegnatevi!”;
A. Gramsci, “Odio gli indifferenti”; P. Ingrao, “Indignarsi non basta”
Lettura a cura di Giancarlo Ilari

Ore 21.00
“CRISI DELLA DESTRA: QUALI PROSPETTIVE PER IL COMUNE DI PARMA?”
Tavola rotonda con partiti della sinistra, movimenti, associazioni, comitati a confronto sulle alternative possibili

Coordina: Paola Varesi Segretaria Provinciale PRC



DOMENICA 24 LUGLIO

Ore 18.00
Spazio testimonianza “RESTIAMO UMANI”
Ricordo di VIK Vittorio Arrigoni con letture e proiezione di filmati

Ore 21.00

“DALLA VITTORIA NEI REFERENDUM VERSO UN NUOVO MONDO POSSIBILI"
Tavola rotonda con associazioni ambientaliste e comitati di difesa del territorio a confronto sul tema dei beni comuni

Coordina: Giovanni Bastoni - Dipartimento Ambiente PRC
Interviene: Ciro Pesacane - Presidente nazionale Forum Ambientalista

mercoledì 20 luglio 2011

Fuori dal coro



Ho seguito marginalmente il dibattito che si è sviluppato nelle ore passate alla Camera dei Deputati e al Senato sull’autorizzazione all’arresto del Deputato Papa (PDL) e del Senatore Tedesco (ex PD).
Credo si sia consumata oggi una delle pagine più oscure della storia della nostra Repubblica, una persona entra in carcere, mentre un’altra viene salvata, solo sulla base di simpatie, giochi di bottega, interessi politici, e non perché ritenuti colpevoli e meritevoli del carcere o innocenti e quindi degni di rimanere in libertà.
Oggi non ha vinto la giustizia, ma la solita vecchia logica che anche le questioni politiche si devono decidere sulla base di scontri, anche se questi vengono giocati sulla pelle di persone.
La lega che già in passato aveva negato con il proprio voto l’autorizzazione all’arresto di altri parlamentari, questa volta ha voluto dare una dimostrazione di forza al proprio alleato PDL solo per ricordargli che se continuano a governare è solo grazie al loro appoggio, mentre dall’altro lato il PD che pubblicamente ha sempre sostenuto che l’autorizzazione andava data anche per Tedesco, nel segreto dell’urna ha salvato il proprio ex Senatore facendo votare contro l’arresto una ventina di propri franchi tiratori.
Signori, questa non è politica, qui siamo davvero al mercato delle vacche.
Non dimentichiamo che siamo in una repubblica garantista e non giustizialista. La magistratura ha il dovere di indagare e combattere la corruzione e qualunque altro tipo di reato, quindi è giusto che anche il Parlamento dia il massimo apporto al raggiungimento della verità, ma va anche sottolineato come spesso non si giustifica la custodia cautelare richiesta sulla base di indizi, anche se molto forti, mentre come tutti sappiamo per condannare definitivamente una persona occorrono prove che devono essere acquisite nell’ambito dei tre gradi di giudizi, e solo dopo il terzo grado, in caso di condanna, si dovrebbero aprire le porte del carcere.
Purtroppo in Italia, avviene che una persona viene condannata alla gogna mediatica ancor prima che sia processato, viene sbattuto sulle prime pagine dei giornali dove vi resta per settimane con grandi titoloni, viene sbattuto in carcere sulla base di supposizioni e non di prove certe, solo per giustificare un eventuale ventilato inquinamento delle prove o possibilità di fuga, salvo prendersi qualche scusa e un trafiletto sul giornale quando viene appurato la propria estraneità ai fatti.
Ora io mi chiedo, non hanno forse avuto in questi mesi sia Papa che Tedesco, tutto il tempo necessario per inquinare le prove o fuggire? Che senso ha a questo punto che vengano sottoposti a regime di custodia cautelare, quando magari sarebbe bastata una semplice ordinanza restrittiva di movimento e il ritiro del passaporto?
Non dimentichiamoci che quando si aprono le porte del carcere per una persona nello stesso momento quella persona viene distrutta, viene distrutta la propria famiglia, i propri affetti, le amicizie, le amicizie dei figli e viene compromesso qualsiasi futuro.
Può una società civile permettere tutto questo solo per la sete di giustizialismo o peggio in alcuni casi per il desiderio di emergere di qualcuno?
Non sto parlando naturalmente solo dei casi Papa e Tedesco, ma delle tante volte che una persona è costretto ad affrontare il carcere solo sulla base di indizi. Il padre dei fratellini di Gravina era diventato il mostro ormai per tutti, fini per mesi in carcere, condannato già prima di essere processato e sarebbe rimasto in carcere a vita con una accusa infamante sulle spalle se non fosse stato per il caso fortuito del ritrovamento dei poveri resti dei due fratellini.
La storia italiana è piena di errori giudiziari anche gravi e anche quando i processi hanno rimesso le cose al posto giusto nell’immaginario collettivo le persone incappate in quegli errori sono rimasti per tutti dei delinquenti.
I quattro ragazzi arrestati per gli scontri davanti ai cantieri della TAV in val di Susa sono rimasti dentro per quindici giorni anche se non vi era alcun pericolo di fuga o di inquinamento delle prove, ma solo perché si doveva dare delle dimostrazioni.
A Parma alcuni degli arrestati per corruzione e concussione sono stati rilasciati subito dopo aver cominciato a collaborare, mentre chi continua a professare la propria estraneità resta dentro, c’è da pensare a questo punto che la custodia cautelare non viene usata per impedire l’inquinamento delle prove, ma come mezzo per costringere le persone a confessare, con la promessa di essere rilasciati.
Una persona coinvolta a sua insaputa, che fa resta in carcere per sei mesi solo perché non ha nulla da confessare?
Credo che tutti dovremmo interrogarci su queste cose, c’è bisogno veramente di una riforma radicale della giustizia, se da una parte dobbiamo adoperarci per far si che vi sia la certezza dei processi e della pena per chi viene condannato, dall’altra dobbiamo far in modo che persone innocenti o inconsapevoli non finiscano anche se solo per errore dietro le sbarre.

mercoledì 13 luglio 2011

Eugenetica pugliese-by Franco Bifani



 Vengo ora dal leggere, con un certo sbigottimento, che, a Poggio Imperiale (FG), in Puglia, una bimba di nove anni, affetta da sindrome di Down, non è stata ritenuta idonea all'inserimento in una colonia estiva per bimbi delle Scuole Medie ed Elementari.  E' stata  rifiutata per ben due volte, prima dalle assistenti  cosiddette sociali -sociali di che?-, che hanno chiaramente spiattellato in faccia alla madre, Maria, che nessuno, anche solo per sei giorni, si sarebbe addossato la gravosa responsabilità di seguire la sfortunata bimba; ed in seguito anche dal caritatevole sindaco, Rocco Lentini, che è anche medico curante della famiglia della piccola Maria Pia. Mamma Maria allora, pur di assicurare alla sua bimba qualche giorno spensierato al mare, insieme con dei coetanei, si è offerta di unirsi al gruppo, a sue spese, per seguire da vicino e costantemente Maria Pia.

La lettera scarlatta (ovvero la tessera bruciata)



La lettera scarlatta (The Scarlet Letter), pubblicato nel 1850, è un classico della letteratura statunitense scritto da Nathaniel Hawthorne. Ambientato nel New England puritano nel XVII secolo, il romanzo racconta la storia di Hester Prynne che, dopo aver commesso adulterio, ha una figlia di cui si rifiuta di rivelare il padre, lottando per crearsi una nuova vita di pentimento e dignità. Nell'insieme, Hawthorne esplora i temi della grazia, della legalità e della colpa.
Il racconto si apre con Hester mostrata al popolo di Boston, su un patibolo. È il risultato del processo che è stato intentato contro di lei per adulterio. Hester infatti ha dato alla luce una bambina, Pearl, nonostante il marito sia assente da anni dalla città. Oltre al pubblico ludibrio, Hester deve sottostare a un'altra pena per la sua colpa: deve portare sul petto una A scarlatta (che sta per "Adultera"), diventando così la pecora nera della comunità puritana, assai poco incline al perdono e alla comprensione. L'autore indugia sui discorsi delle comari, alcune delle quali vorrebbero che Hester venisse uccisa, in quanto la pena per l'adulterio, sarebbe la morte.
Le comari dunque, le classiche donnette sempre pronte a trovare la cosiddetta pagliuzza negli occhi degli altri, senza fare attenzione alla trave nei propri occhi, pronte a mandare al patibolo coloro che a loro dire non si comportano secondo le regole prestabilite dettate da una società dove l’ipocrisia e il chiacchiericcio la fanno sempre da padrone.
Qualche tempo fa un iscritto a SEL di Fidenza ebbe l’ardire di bruciare pubblicamente la propria tessera del partito, (che grande adulterio) in chiaro contrasto con alcune scelte fatte dai dirigenti provinciali.
La cosa naturalmente fini su un blog locale con, aimè apriti cielo, gli inevitabili strascichi delle comari nostrane, molto attente a seguire le cose mondane, molto meno attente ai fatti che più interessano la società civile, fino al punto che nonostante i chiarimenti, le pubbliche prese di posizione del diretto interessato, il fatto che il sottoscritto, presente all’atto si fosse adoperato per strappare di mano la tessera che veniva bruciata, l’inquisito dell’intera vicenda è diventato e continua tutt’ora ad essere il sottoscritto, oltre ad un incolpevole Villi Vernazza, reo di essere stato seduto ad un tavolo vicino a quello dove avveniva il fattaccio.
Fu allora che l’inceneritore di Parma, i problemi dei precari, la corruzione dei dirigenti comunali, e quant’altro, passarono tutti in secondo piano, vista l’entità dell’affronto della “tessera Bruciata”, cosi le “comari” incontro dopo incontro non perdevano occasione per proseguire il processo contro coloro che loro ritenevano gli autori di cosi infame delitto.
Alla Gogna!!!
Che dire a questo punto, faccio pubblica ammenda, strappatemi pure la camicia, condannatemi al pubblico patibolo, l’ipocrisia è davvero dura da combattere, meglio una lettera scarlatta stampata sul petto, o se volete una tessera bruciata, l’importante che si finisca il processo e si cominci a parlare dei problemi che non possono aspettare.
Tonino Ditaranto

lunedì 11 luglio 2011

intorno al falò

Intorno al falò!!
(falò virtuale)
Ritenete possibile che si possa passare delle serate in compagnia cantando e recitando poesie?
Se si
Allora partecipate alla prima serata sperimentale dello stare insieme

Sabato 16 luglio dopo le 20,30
Piazza Grandi-Fidenza
ognuno di noi sarà libero di cantare, recitare, raccontare storie o semplicemente trascorrere una serata in lieta compagnia di nuovi amici.

voceliberafidenza
(si ringrazia per la collaborazione Mimmo Maione e i ragazzi di Napoli)

venerdì 8 luglio 2011

Antonio Gramsci-Un pensiero molto attuale- La Stampa.it cultura


Dal festival di Sanremo ai campus americani il teorico dell'egemonia culturale è tornato di moda. Ecco perché

MASSIMILIANO PANARARI
A volte ritornano, da Sanremo all’etere degli urlanti speaker radiofonici dell’ultradestra americana. Non stiamo parlando di «ritornanti» o di zombie, ma di uno «spettro del comunismo» tornato con forza al centro della discussione politico-culturale, vale a dire Antonio Gramsci (1891-1937), le cui teorie, riadattate e ripensate, sono sopravvissute al benemerito crollo del socialismo reale (che, del resto, non l’aveva mai avuto in simpatia).

Come dimostra anche la recentissima «Gramsci Renaissance» nella nazione che gli ha dato i natali: basti pensare alla lettura del suo Odio gli indifferenti (tratto da La Città futura) da parte delle due Iene Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu nel corso dell’ultimo «Festival della canzone italiana» di Sanremo, il luogo più nazionalpopolare che ci sia, e al successo della sua versione cartacea - entrata nella top ten delle classifiche della saggistica - divenuta un instant book per i tipi di Chiarelettere.

A guardare bene, però, il ritorno di attenzione dell’opinione pubblica nostrana per il pensatore e politico marxista trova la sua origine al di fuori dei patri confini, perché Gramsci, da molto tempo a questa parte, rappresenta l’intellettuale italiano di gran lunga più globalizzato, amato-odiato soprattutto nei Paesi anglosassoni. Lo evidenziano i volumi degli Studi gramsciani nel mondo delle Fondazione Istituto Gramsci (curati da Giuseppe Vacca e Giancarlo Schirru e pubblicati dal Mulino), che rivelano la penetrazione internazionale delle sue teorie, dal dibattito all’interno di un certo mondo arabo all’incidenza sulla «teologia nera» sudafricana e sul pensiero del vescovo Desmond Tutu. E lo mostra Gramsci globale (Odoya, pp. 174, euro 13), il libro di un giovane studioso dell’Università di Bologna, Michele Filippini, che racconta come il filosofo sardo-torinese sia divenuto una specie di icona pop della sinistra planetaria che, in quanto a diffusione ai quattro angoli del Villaggio globale, se la potrebbe battere alla grande anche con il Che.

Gramsci bandiera delle minoranze gay e nera, ampiamente utilizzato da Cornel West, l’intellettuale afroamericano per antonomasia (famoso a tal punto da avere interpretato il personaggio di Councillor West nel film Matrix Reloaded dei fratelli Wachowski), per pensare la questione razziale negli Stati Uniti (anche se gli rimprovera l’eccessiva rilevanza attribuita alla lotta di classe e un eccesso di «logocentrismo»). Gramsci reinterpretato dalla New Left britannica e dai suoi eredi, che ne riprendono la categoria di «egemonia» per analizzare la società contemporanea, descrivendo il thatcherismo nei termini di un blocco sociale (neo)conservatore capace di appropriarsi di concetti e visioni tipiche, sino a quel momento, della sinistra e della cultura popolare, e assimilandolo così alla nozione di «trasformismo» che il pensatore comunista applicava alla storia italiana post-risorgimentale.

Attraverso gli studi di un altro esponente celebre degli ambienti della Nuova sinistra, il sociologo inglesegiamaicano Stuart Hall, il marxismo antideterministico di Gramsci - per il quale la posizione di classe non corrisponde automaticamente all’ideologia (permettendo in questo modo di spiegare perché la classe operaia inglese era diventata così massicciamente razzista a partire dagli anni Ottanta) - assurge a riferimento essenziale del filone dei cultural studies impegnato nello studio delle subculture popolari, dell’industria culturale e dei condizionamenti esercitati dai mass media.

Per diventare, quindi, anche la stella polare dei postcolonial studies , che si occupano del confronto-scontro tra culture nelle nazioni nate dalla decolonizzazione; di qui, la straordinaria popolarità del filosofo nel subcontinente indiano, alle cui dottrine si rifarà lo storico Ranajit Guha, fondatore di quei subaltern studies che stanno all’origine degli studi postcoloniali. Non a caso, uno dei suoi allievi principali, Partha Chatterjee, ha spiegato la lotta di liberazione nazionale dell’India mediante le categorie usate da Gramsci a proposito del nostro Risorgimento, con Nehru comparato a Cavour e Gandhi a Mazzini.

Dal conflitto di classe si passa così alle cultural wars, quelle «guerre culturali» che ne fanno un indiziato speciale da parte della destra radicale Usa, che lo legge a volte in modo approfondito e altre piuttosto delirante e complottistico, come nel caso del notissimo conduttore radio Rush Limbaugh, del predicatore fondamentalista James Thornton e di certi anchorman di Fox dai quali viene descritto nei termini del «Grande Vecchio» di un progetto volto a scristianizzare l’America e a diffondervi il virus del relativismo. Mentre vari think tank neocon, allarmati dal peso del suo pensiero sulla teologia della liberazione latinoamericana, arrivano ad ascrivere a Gramsci la riconversione in senso multiculturalista e politicamente corretto degli intellettuali liberal e vedono nella sua penetrazione nei college la realizzazione dell’idea di usare l’università come un «moderno Principe», fino a sostenere - come fa nel 2009 Herbert London, direttore dell’Hudson Institute - che persino Obama ne sarebbe influenzato. È proprio così, uno spettro - gramsciano - si aggira per il pianeta globalizzato...

da un art.de La Stampa.it cultura

giovedì 7 luglio 2011

7 luglio 1960 - Reggio Emilia, Caduti per la libertà!!!

Ricorre oggi il 61° anniversario della strage di Reggio Emilia ad opera della polizia di Tambroni.
Per chi lo avesse dimenticato la strada per la democrazia e la libertà in Italia è cosparsa del sangue di tanti innocenti.


I morti di Reggio Emilia - I morti del luglio 1960
Scheda a cura di Girolamo De Michele


Il 7 luglio 1960, nel corso di una manifestazione sindacale, cinque operai reggiani, tutti iscritti al PCI, sono uccisi dalle forze dell'ordine.

mercoledì 6 luglio 2011

Incidenti in Val di Susa-Precisazioni di Franco Bifani

Dal Prof Franco Bifani, valido collaboratore e coautore di Voceliberafidenza,  riceviamo la seguente lettera inerente il fermo della figlia Marta durante gli incidenti in Val di Susa e relative ad alcune dichiarazioni che lui stesso avrebbe rilasciato, apparse sulla stampa nazionale e locale, rivelatesi del tutto non veritiere.
Al Prof. Bifani confermiamo tutta la nostra più sincera stima e tutta la nostra solidarietà per l'intera vicenda.


Con riferimento ad un  articolo, riguardante la situazione di mia figlia, Marta Bifani, apparso su Il Quotidiano-Polis di oggi, mercoledì 6 c.m., tengo a precisare, a sottolineare  ed a smentire alcune cose.
L’articolo, a pag. 6 del suddetto quotidiano, ripreso quasi per intero da La Stampa di ieri, riporta una supposta, mai avvenuta e mai autorizzata intervista che io avrei rilasciato ad un giornalista del quotidiano torinese, nel pomeriggio di ieri. 
Costui, dopo un giro informativo di ore presso varie fonti, ufficiali ed ufficiose, per racimolare notizie su di me  e su mia figlia Marta, si è inventato un’intervista che mai gli ho rilasciato ed alla quale, senza alcun tatto e senza un briciolo di umanità e comprensione, mi aveva subito invitato, perentoriamente, appena dopo avermi colpito con la notizia dell’arresto e della carcerazione di Marta, notizia che io, effettivamente, ignoravo del tutto. Ma si sa, i quotidiani vogliono le loro vittime sacrificali, giorno dopo giorno, da dare in pasto al Moloch del pubblico filo-gossiparo. 
Ad una seconda ed insistente richiesta, via mail, sempre a quel giornalista, avevo risposto con la frase,  in seguito maliziosamente ed artatamente enucleata, circa quello che ci si poteva aspettare, ai tempi, se un giornalista avesse chiesto, con le debite differenze sul piano dell’illegalità, ai genitori di famosi dittatori genocidi, l’eventuale eziologìa del loro comportamento: appunto, vattelapesca!.
Ma  non mi sono mai permesso di esprimere, ad un perfetto sconosciuto, per telefono, potendosi trattare di chiunque, anche di un  becero buontempone, certe frasi lesive ed insultanti sul grado intellettivo ed etico di mia figlia Marta. Quando, come, dove e perchè io avrei poi frignato la mia impotenza educativa sulle larghe spalle del cronista piemontese? Il quale, fra l’altro, nel suo articolo su La Stampa, usava, nei miei confronti, un linguaggio sottilmente ironico, se non sarcastico. Quanto poi all’articolo redatto da Chiara De Carli su La Gazzetta, sempre di oggi 6 c.m., mi domando se fossero necessari certi passaggi con giudizi suoi valoriali, acidi e beffardi, sul comportamento di mia figlia Marta, prima e dopo il suo percorso ideologico ed esistenziale, mettendo in bocca alla sorella maggiore, Chiara, frasi che la medesima non ha mai pronunciato nei confronti di Marta.
Franco Bifani