domenica 13 dicembre 2015

Sinistra è Amore

Sinistra è amore
Carissimi compagni,
è un mondo strano quello che stiamo vivendo; alla vigilia di una guerra globale che potrebbe segnare in modo irreversibile il destino di questo nostro straordinario pianeta e non solo per il disastro e le distruzioni che essa inevitabilmente causerebbe, ma anche per il progressivo imbruttimento, veramente già in atto da tempo, dei rapporti tra i popoli del mondo, tra le differenti culture e il divario sempre più incolmabile tra i ricchi e i poveri della terra. Sembra quasi che tutti, e con tutti intendo anche noi che crediamo in valori universali di fratellanza e solidarietà, abbiamo perso la bussola della speranza che un mondo migliore possa essere possibile.  Ecco, la speranza, ossia quella grande forza interiore che ha spinto sempre milioni di uomini a guardare oltre i propri confini, verso un infinito dove l’amore per le cose belle della vita possa in qualche modo costituire quell’eden dove sia finalmente possibile quella coesistenza armoniosa tra tutti gli esseri viventi, la natura e le infinite cose belle che ci è stato consentito poter ammirare durante questa nostra vita. Il più bel regalo che il destino potesse farci: consentirci di ammirare questo interminabile insieme di cose di una straordinaria bellezza.
La speranza appunto, cosa se non la speranza spinge ancora oggi i migranti di terre martoriate dalla fame e dalle distruzioni ad affrontare viaggi senza una meta, viaggi che si perdono nel tempo e che per tanti, per troppi purtroppo, alla fine del viaggio altro premio non c’è se non il crudele destino della morte? E per coloro che ce la fanno, cosa riserva la terra promessa se non l’inizio di un ulteriore calvario tra l’indifferenza, la diffidenza, il rifiuto e la vergogna di essere guardati e trattati alla stregua di ladri da coloro cui essi si erano rivolti credendo fratelli?
Non so voi, ma io non riesco più neanche a mangiare, ne a pensare, ne a vivere un attimo di spensieratezza senza che gli occhi non si inumidiscano di lacrime per quanto grande è il male che la bruttezza che avvolge i nostri cuori sta causando a questo nostro pianeta.
Il tempo della personalizzazione della vita ci ha spinti a cercare con sempre più insistenza cose effimere e materiali; con esse abbiamo sostituito la semplicità che invece era il dono che ognuno di noi possedeva e che permetteva un rapporto di reciproco rispetto tra esseri umani. Il culto della persona ha fatto si che l’uomo acquisisse l’abitudine di mirarsi allo specchio per gioire della propria bellezza esteriore ed ignorare la bruttezza cui si è spinti proprio da questo affannoso inseguire dell’ego.  Quanti di noi in tutta onestà possono affermare oggi con assoluta certezza di conoscere il proprio vicino di casa, quello che abita sullo stesso pianerottolo, se vive con spensieratezza o il dramma di una vita fatta di rinunce, di bollette non pagate e di utenze staccate? E chi di noi può dire di essere in grado di accorgersi dei malesseri che vive il proprio compagno di lavoro, o il pensionato col quale ci si è fatto una briscola fino alla sera prima e scoprire il giorno dopo che si è impiccato perché un governo ha deciso che andava salvata una banca e bruciati i risparmi di una vita di onesti lavoratori?
Sono entrato nel mondo della sinistra che ero un bambino; ho avuto grandi maestri; da essi ho imparato che non è bello quello che possiamo comprare e portare a casa come un giocattolo, è bello quello che non possiamo comprare ma possiamo conquistare con la lotta e con la speranza; è bello guardare la gioia negli occhi di coloro che si tende la mano; è bello guardare i compagni di lavoro stringersi la mano ed è bello svegliarsi al mattino e guardare all’orizzonte questa nostra straordinaria terra e commuoversi al pensiero di quanto siamo stati fortunati di poterla mirare.

Tonino Ditaranto

martedì 8 dicembre 2015

Il buon seminatore

Il buon seminatore.
Una delle parabole del Vangelo più belle che si possono leggere è quella del buon seminatore: Gesù, parlando ai suoi discepoli si rivolge raccontando loro la storia della semina del grano che poi alla fine altro non è che quella della nostra vita. Dice Gesù che parte dei chicchi di grano durante la semina finiscono tra le pietre e un terreno arido e vengono beccati dagli uccelli, parte tra le spine e pur germogliando vengono alla fine soffocati, mentre parte finisce in un terreno fertile e ben lavorato e alla fine darà buoni frutti, non prima però di essere passato da chicco a germoglio e a pianta e solo con l’aiuto del sole e della fertilità del terreno potrà alla fine portare un buon raccolto.
Cosa centra tutto questo con ciò che mi appresto a scrivere? Non so, forse nulla: sta di fatto che pur non essendo io un credente non disdegno di prendere le cose buone che arrivano dall’insegnamento di valori che arrivano da un mondo che non la pensa come me.
Non so se altri abbiano le mie stesse sensazioni, sta di fatto che più passa il tempo e più mi convinco che per quanto ci si possa sforzare di fare delle buone semine, quasi tutti i chicchi di grano che il mondo della sinistra cerca di seminare finiscano quasi esclusivamente sul terreno arido e tra le spine. Le recenti elezioni francesi ci porterebbero a pensare che il mondo venga spinto sempre più verso destra: se cosi fosse forse vorrebbe dire che vi è una nuova consapevolezza nelle persone che li porta a pensare in un modo diverso dal nostro. La cosa che a me invece lascia perplesso è il fatto che invece le persone continuano comunque ad avere pensieri positivi, solo che per una serie di circostanze, diciamo pure per la mancanza di una progettualità reale della semina che si intende fare o perché no anche dalla paura per la drammaticità del momento le gente si affida a coloro che spingono sui mal di pancia e sulle insicurezze per cercare quella tranquillità che la politica non riesce più a dare. Mal di pancia e insicurezza, ossia terreno arido e spine che soffocano i germogli.
Oggi mi sento un tantino religioso e cosi mentre scrivo mi torna in mente il libro dell’Esodo e delle tante volte che Mose deve intervenire per impedire che il popolo liberato dalla schiavitù egiziana possa tornarsene con la coda tra le gambe proprio verso quella schiavitù dalla quale aveva impiegato secoli per potersi affrancare.
Questa se ci pensiamo è la storia recente del nostro mondo: le grandi lotte dell’800 e 900 avevano affrancato i popoli, quelli europei in particolare, dalle oppressioni del capitalismo e del feudalesimo. Le più grandi conquiste in materia di diritti per i lavoratori, in termini di salari, orari e condizioni di lavoro, istruzione, sanità, emancipazione, sono avvenute durante i due secoli scorsi. Se qualcuno pensa che il tutto sia stato possibile grazie ad una passeggiata si sbaglia di grosso: Il terreno delle battaglie è rimasto intriso di sangue, non solo quello dei tanti lavoratori ma anche quello di tanti dirigenti che non hanno esitato a mettere la loro vita a disposizione del bene comune: i buoni seminatori.
In questa ultima frase a mio avviso sta il segreto della buona semina che ancora oggi non riusciamo più a fare. Come pensiamo di fare un buon raccolto se non siamo disposti anche a sacrifici più estremi per il bene della causa comune?
Ho assistito negli ultimi decenni a diversi tentativi di ricostruzione di una entità politica che guardi ai valori storicamente di sinistra: tutti miseramente falliti e non perché non ci fossero delle buone premesse o delle buone intenzioni, ma fondamentalmente perché un po per la fretta, un po per la natura egoistica che negli anni ha conquistato anche il nostro modo di pensare ci ha portati a mettere al primo posto le ambizioni personali e spesso quelle dei nostri orticelli. Qualcuno mi ha detto che sarebbe necessario fare un reset della politica e ricominciare da zero; personalmente sono convinto che il vero reset di cui abbiamo bisogno è il nostro modo di pensare. Ecco, liberiamo le nostre menti dalle cose effimere, le ambizioni che ognuno di noi può avere sono nulla in confronto di un mondo più bello che potremmo lasciare ai nostri figli. Ritorniamo a guardare negli occhi i nostri simili e impariamo a leggere le loro angosce e i loro disagi. Vi garantisco che sentirsi utili a qualcuno più che ha se stesso da soddisfazioni molto più grandi e per quanto possa sembrare non abbia prodotto nulla nell’immediato alla fine ci porterà al raccolto più grande che è quello dell’idea che prima di qualunque cosa vengono i rapporti umani.

Tonino Ditaranto