sabato 8 ottobre 2016

CINQUE MOTIVI PER DIRE NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE

CINQUE MOTIVI PER DIRE NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE
La riforma costituzionale non abolisce il Senato, abolisce il voto dei cittadini.
Il nuovo Senato della Repubblica, con il nuovo testo, viene nominato direttamente dai consigli regionali; ogni Senatore nominato e non eletto, gode di immunità parlamentare e resta in carica per il tempo di scadenza del suo mandato da consigliere o di sindaco. Situazione quest’ultima che provocherebbe un continuo avvicendamento nella carica di senatore anche nel corso dei lavori stessi del Senato o delle sue commissioni, con aggravio dei tempi di discussione. La nomina dei Senatori da parte dei consigli regionali, potrebbe produrre altresì una maggioranza politica al Senato diversa da quella della Camera.
La riforma costituzionale non riduce in modo sostanziale i costi della politica.
Tutte le strutture senatoriali rimangono attive e con esse i relativi costi di gestione, La riduzione dei costi riguarderebbero esclusivamente gli emolumenti relativi ai senatori, ossia il 5% della spesa complessiva attuale del Senato della Repubblica.
La nuova riforma non semplifica i lavori parlamentari.
La ventilata semplificazione dei lavori parlamentari altro non è che una vera e propria presa per i fondelli; infatti, secondo l’art.70,  la stragrande maggioranza delle leggi da approvare, restano a carico delle due camere, mentre quelle di esclusiva competenza della Camera dei Deputati, devono comunque essere trasmesse al Senato che può proporre modifiche da sottoporre nuovamente all’esame della Camera dei Deputati. Questo comporterebbe, nel caso di maggioranze politicamente diverse nei due rami del Parlamento,  un aggravio sostanziale dei tempi di approvazione delle leggi, che attualmente ha una tempistica media di approvazione di 45 giorni ( la legge Fornero è stata approvata in 16 giorni).
La riforma costituzionale limita la partecipazione dei cittadini alla vita democratica.
Con questa riforma non solo ai cittadini viene impedito di eleggere direttamente i propri rappresentanti in seno al Senato della repubblica, venendo meno al principio fondamentale della costituzione che la sovranità appartiene al popolo, ma ne limita di fatto la possibilità di partecipazione diretta mediante la proposizione di disegni di legge mediante petizione popolare. Infatti secondo il nuovo art.71, il numero di firme necessarie per la proposta di legge da parte dei cittadini passa da cinquantamila a centocinquantamila, impedendo di fatto a quei territori con un limitato numero di abitanti o alle minoranze linguistiche e religiose di poter partecipare alla vita pubblica con proprie proposte da sottoporre all’esame del Parlamento.
La riforma limita di fatto l’autonomia delle Regioni.
Secondo il nuovo titolo V tutta una serie di argomenti che erano di competenza dei consigli regionali passano ad essere esclusiva prerogativa dello Stato, compreso le disposizioni in materia ambientale ed energetica territoriale. Quello che di fatto era stato anticipato con la legge “sblocca Italia” in materia di ricerche di idrocarburi e trivellazioni togliendo la  competenza ai consigli regionali.

Sono questi solo alcuni dei punti della pasticciata riforma voluta dal governo per i quali personalmente ritengo indispensabile che i cittadini esprimano il loro dissenso al fine di garantire il legittimo diritto di tutti i cittadini, di tutte le minoranze e di. tutti i territori alla partecipazione alla vita politica dello Stato, cosi come previsto dalla parte fondamentale della Costituzione