giovedì 31 luglio 2014

Cara Unità....



Cara Unità….
Avevo appena compiuto tredici anni, quell’autunno del 1969, quando Franco, mio coetaneo e compagno di scuola,  figlio di Ciro, dirigente comunista e simbolo delle occupazioni delle terre in Basilicata, mi convinse ad entrare per la prima volta nella sezione del PCI e mi propose di prendere la tessera dei giovani comunisti. Ti avevo incontrata già tante volte in precedenza, quando di domenica mio padre, bracciante agricolo, rientrava a casa con l’Unità infilata nella tasca della giacca, ma scarse volte avevo avuto modo di sfogliarti, in quanto non proponevi vignette e risultavi sempre abbastanza pesante per un adolescente come me che aveva avuto fino a quel momento interessi completamente diversi dalla politica. Da quel autunno del ’69 però qualcosa doveva cambiare radicalmente la mia vita e con essa, naturale conseguenza, l’instaurazione di un rapporto inscindibile con il quotidiano l’Unità che sarebbe durato per quasi trent’anni.
Portare l’Unità piegata in quattro, naturalmente con il titolo in bella vista e infilata nella tasca sinistra dell’eskimo era diventato ormai una consuetudine e anche un distintivo di appartenenza, negli anni in cui anche la partigianeria aveva la sua importanza e l’Unità serviva per distinguere noi comunisti aderenti al PCI da quelli che invece si riconoscevano nell’area della estrema sinistra extraparlamentare e che giravano con “lotta continua” o con “servire il popolo”.
Legame indissolubile il nostro; non sono mai riuscito a tenere il conto delle migliaia di copie che ho diffuso ogni domenica per quasi un ventennio, arrivando fin’anche a vincere un viaggio premio in Unione Sovietica che l’Unità metteva in palio ogni anno per i migliori diffusori e che fu utilizzato dal segretario di sezione visto che ero ancora un adolescente. Ogni domenica di buon ora, con il mio malloppo di copie sotto al braccio giravo praticamente l’intero paese per consegnare la copia ai compagni che non potevano passare in sezione o che purtroppo avevano impegni di lavoro. Solitamente diffondevo dalle centocinquanta alle duecento copie, ma in alcune occasioni il numero di copi saliva anche fino a toccare le cinquecento. L’unità risultava essere il quotidiano più venduto di domenica nel mio paese, superando fin’anche la Gazzetta del Mezzogiorno che era il giornale locale. Se devo affermare di aver avuto durante tutti gli anni del mio impegno politico un punto di riferimento genuino, quello di sicuro è stato il giornale fondato da Antonio Gramsci. Punto di riferimento e puntuale informazione per tutte le mie discussioni politiche di natura nazionale ed internazionale, o anche come spunto per i compiti di italiano su tematiche generali che solitamente si faceva in gruppo. La terza pagina, quella culturale era la preferita, ma non prima di aver letto il quotidiano fondo di satira politica, sempre molto piccante che si trovava nella prima pagina in basso a destra e scritto da Fortebraccio. A casa di mia madre conservo ancora quintali di copie dei miei abbonamenti che non ho mai avuto il coraggio di buttare via proprio perché mi sarebbe sembrato come se buttassi via una parte di me stesso, e anche quando l’Unità ha smesso di essere l’organo ufficiale del PCI, e pur non essendo più d’accordo con la nuova linea editoriale che purtroppo negli anni si è adeguata a nuovi padroni e nuovi interessi politici, ho continuato a vedere l’Unità come quella parte della tua famiglia che si è persa ma a cui tu continui a volere un sacco di bene.
Da anni ormai non ti compro più e ti leggo sporadicamente, ma fino a ieri quando entravo in una edicola, pur non comprandoti, mi bastava rivolgere lo sguardo al titolo della prima pagina per suscitare nuovamente in me un sentimento di reciproca appartenenza.
 Domani non sarai più nelle edicole; la paradossale situazione economica causata da coloro che spingono per una informazione sempre meno libera ma legata agli interessi di grandi gruppi d’affare, si è abbattuta anche su di te, con la grave conseguenza che uno dei quotidiani più liberi e indipendenti della storia di questa nostra Italia è costretto a chiudere i battenti. I poteri forti hanno vinto di nuovo, e con loro ha vinto questo PD sempre più colluso con i comitati d’affari e con le forze reazionarie che vogliono abbattere la democrazia in Italia.
L’unità chiude; per me è come se si sciogliesse per la seconda volta il PCI. Anche questa è una grande sconfitta, ma si tratta di una battaglia; La lotta per l’emancipazione dalla schiavitù di coloro che sono oppressi dalle ingiustizie continua, con o senza l’Unità. “Veniamo da lontano e andiamo lontano” diceva Gramsci, la strada è lunga, ma per quanto impervia che sia andremo avanti senza esitare, non più con l’unità infilata nella tasca dell’eskimo  ma stretta nel posto che si è guadagnata nel nostro cuore.

Tonino Ditaranto

mercoledì 30 luglio 2014

GLI ORTICELLI DI "BORGO"

Quando penso ad un borgo in maniera spontanea cerco di associarlo all’idea di un vicinato delle mie parti, con persone che affacciati dalle finestre salutano i passanti, vocii continui di gente che sorride anche nelle avversità e tende la mano ai propri simili; un posto dove la fila al supermercato non neanche immaginabile e la cortesia è di casa, cosi come pure il continua andirvieni di scodelle piene di buone cose che  passano da una porta all’altra e tutti vivono la loro vicinanza in completa armonia, come se tutti si appartenga ad un’unica famiglia. L’orto, si anche quello, sia pure diviso in tante piccole frazioni, finisce per diventare l’orto comune e tutti raccolgono l’uva dal vigneto del vicino o i fichi dell’altro vicino. Al mio paese c’è un borgo, e nel borgo ci si sente a casa, si avverte il calore e l’affetto degli altri, ma in particolare ci si sente protetti dalla disponibilità di altre persone che non chiedono nulla di più del potersi prendere cura uno degli altri.
Le vicissitudini della vita purtroppo mi hanno portato a lasciare i miei posti e anche il mio borgo, ma ironia della sorte sono capitato, manco a farlo apposta, in un posto chiamato “Borgo”.
Non è facile inserirsi in una comunità che non si conosce per uno che viene da lontano, ma il fatto di essere capitato in un borgo a me è bastato per alimentare quel giusto entusiasmo che occorre per approcciarsi in maniera ideale all’inizio di una nuova convivenza, e cosi che man mano che gli anni sono volati questo borgo nuovo è diventato il mio borgo.
Diciamo che ho fatto di tutto per far si che lo sentissi ogni giorno sempre di più parte della mia esistenza e aiutato anche dalla mia estrema disponibilità al dialogo e al civile confronto e rapporto con gli altri gli anni hanno fatto si che ormai conosco tutti i borghigiani, cosi come i borghigiani conoscono me.
Eppure, nonostante gli sforzi, ho sempre sentito dentro un vuoto che non riuscivo a colmare e che non mi permetteva fino in fondo di capire che cosa non andasse in quel borgo che invece di portarmi armonia, spesso mi creava malessere.
Ho cominciato negli ultimi mesi a guardare il borgo non più come uno del posto, ma da semplice osservatore di fatti e fenomeni con le intenzioni di darmi una risposta.  Ho notato persone ridere e scherzare davanti ad un bicchiere di vino, salvo poi sparlarsi alle spalle appena l’altro si è allontanato; amici portarsi rancore perché l’altro la pensa diversamente dall’altro; ho notato persone gioire per disgrazie capitate ad altre persone; o altri tradire la fiducia di amici solo perché si deve apparire o si vuole dimostrare a qualcuno di essere migliori degli altri. Ho percepito indifferenza, supponenza e anche arroganza ma la manifestazione caratteriale che più ho avvertito è tantissima ipocrisia.

Naturalmente questi sono solo pensieri, sui quali sicuramente nessuno potrà essere d’accordo, di uno venuto da fuori, ma quello sul quale nessuno potrà mai obbiettare è il fatto che questo è un borgo senza un orto comune ma con tanti piccoli orticelli recintati da filo spinato.

venerdì 25 luglio 2014

Luglio 1960-Luglio 2014 una eversione che viene da lontano

Era il 7 luglio del 1960, quando la polizia agli ordini del Presidente del Consiglio Tambroni aprì il fuoco ad altezza d'uomo lasciando sul terreno, falciati inesorabilmente a morte cinque ragazzi di vent'anni. Erano i ragazzi dalle magliette a strisce, i ragazzi di Reggio Emilia, quelli ai quali da oltre cinquant'anni dedichiamo la canzone "Morti di Reggio Emilia" per ricordare all'Italia e a noi stessi che la resistenza non è mai finita e che bisogna tenere sempre alta la guardia.
Nei giorni scorsi mi sono più volte chiesto se qualche volta il nostro Premier Matteo Renzi abbia mai cantato quella canzone. Forse si, ha partecipato a tante feste dell'Unità, ma di sicuro non si sarà mai chiesto le ragioni di quella canzone e del perchè a cinque ragazzi di vent'anni fu tolta la vita in quel caldo giorno di luglio e i loro corpi grondanti di sangue lasciati per terra a bagnare il selciato rovente di Reggio. Vedi Matteo, avresti dovuto leggere la storia, perchè forse o non avresti mai cantato "Morti di Reggio Emilia", o non avresti mai pensato di avventurarti nella grande porcata che stai combinando. La scintilla che portò il popolo italiano a ribellarsi e scendere nelle piazze di tutta Italia in quella occasione, fu il tentativo del governo Tambroni di approvare una legge elettorale truffa che avrebbe assicurato un premio di maggioranza alla Democrazia Cristiana. Il popolo si oppose, vi furono i morti di Reggio, ma alla fine il governo dovette cedere e Tambroni tornarsene a casa sconfitto. Ma allora c'era anche il grande PCI.

Ho voluto ricordare questa storia perchè sia chiaro per ognuno di noi quanto sia costato all'Italia in termine di vite umane la nascita e la difesa successiva della Repubblica e della sua Costituzione. Dopo Tambroni ci provarono il generale DeLorenzo e Valerio Borghese oltre alla Gladio della P2 di Licio Gelli a sovvertire l'ordinamento dello stato, scontrandosi però ogni volta contro il muro invalicabile eretto dal movimento dei lavoratori con in testa il PCI e il movimento sindacale. Nulla da fare, allora altro non restava che fare che provare a scalfire quel muro minandolo dall'interno e alle sue fondamenta. Quello a cui oggi stiamo assistendo, altro non è che il nuovo tentativo dello stesso progetto eversivo. Bisognava abbattere il muro quindi, allora quale sistema migliore se non quello di impossessarsi direttamente del muro? Lo smantellamento del PCI, e tutte le fasi successive dello sfaldamento della sinistra italiana fino alla nascita del PD, fanno parte di un unico disegno eversivo che parte da lontano e che ha come obbiettivo l'azzeramento della repubblica e l'instaurazione di una nuova dittatura. Non potendo sconfiggere il movimento dei lavoratori, hanno preferito annullarlo comprando direttamente il suo ex partito di riferimento, il PD e il movimento sindacale. La scalata di Renzi alla segreteria del PD era l'unico tassello ancora mancante per portare a compimento il progetto. Venuto meno Bersani, nulla più impedisce al grande potere economico internazionale di appropriarsi dell'Italia grazie alla complicità di un Presidente fantoccio.

La filosofia ambientalista della giunta Massari: buttare via il bambino insieme all'acqua sporca.

Sembra che la nuova filosofia ambientalista della giunta Massari sia quella di buttare via il bambino insieme all'acqua sporca. Si, perchè non si spiegherebbe altrimenti la decisione odierna di tagliare completamente alle radici un albero di tiglio in via Costa, sia pure malato in uno dei rami. Come si può vedere dalle foto, il tronco dell'albero in questione, compreso la maggior parte dei rami superiori, era completamente sano, allora, quale necessità c'era per rimuovere l'intera pianta? era forse nei piedi di qualcuno? 
Non più tardi di un mese fa stessa sorte era toccata agli alberi dell'ospedale di Vaio, piante che come ricordiamo costituivano un polmone di verde in una ziona ormai completamente spoglia, mentre d'altra parte ci sono dei condomini che aspettano l'autorizzazione al taglio di alcune piante pericolose che il comune stenta ad autorizzare. Il solito giochino, fai quello che dico io ma non fare ciò che faccio io. In altre parole i privati cittadini devono sottostare giustamente alle regole del comune, mentre il comune può fare quel cavolo che gli pare.


domenica 20 luglio 2014

Tenere alta la guardia

Tenere alta la guardia
Lo “sforamento” di alcuni dati, secondo la Gazzetta di Parma, delle campionature effettuate dall’ARPA sulle emissioni di sostanze in atmosfera da parte della Solveko SPA di Rimale, riporta alla ribalta il problema più generale dello stato di salute nel nostro territorio e più in generale in quello della provincia di Parma. Eppure proprio Parma e il suo territorio dovrebbe essere la città modello per l’ottimo cibo made in Italy, si ritrova a dover fare i conti quotidianamente con una aggressione smisurata al suo stato di salute ambientale e solo per rispondere a logiche politiche che favoriscono insediamenti industriali e che rispondono a esigenze di grandi gruppi economici poco interessati all’ambiente quanto invece a fatturati milionari a dispetto dell’aria che respiriamo e dell’acqua che beviamo. Fidenza non ha ancora metabolizzato il disastro provocato dalla Carbochimica e si ritrova oggi a fare i conti con dati allarmanti provenienti sul lato Solveko, ma anche Parma non vive certo una situazione migliore con l’entrata in funzione del termovalorizzatore di Ugozzolo? Quanto tempo credete dovrà passare per avere dati allarmanti anche in quella direzione? Mi auguro di cuore che ciò non avvenga e che le mie siano solo delle fantasie di uno stupido pazzo visionario, ma in attesa ritengo sia necessario non indugiare oltre e senza cullarci sugli allori fare in modo che le problematiche legate all’ambiente e allo stato di salute del nostro territorio diventino il nostro pane quotidiano. Salute del territorio e salute dei cittadini sono legati tra loro da un sottilissimo filo che non possiamo assolutamente permettere che si spezzi. Altri territori e altre popolazioni hanno indugiato o si sono fidati delle rassicuranti parole dei loro Amministratori e vivono oggi situazioni paradossali con aumenti indiscriminati di malattie tumorali strettamente legate alla mancanza di tutela dell’ambiente. La terra dei fuochi in Campania o le morti per tumore legate all’inceneritore di Melfi in Basilicata sono solo alcuni degli esempi più eclatanti di quello che la sporca politica sta provocando nella nostra Nazione. Nessuno è contro lo sviluppo e neanche contro insediamenti industriali, essi però devono servire per rendere la vita dell’uomo più vivibile e non per arrecare danno non solo alla salute dei cittadini ma anche a quella dell’ambiente che ci circonda. Non possiamo dire se i dati forniti dalla provincia circa la Solveko o le sostanze che essi riguardano siano o meno dannosi per la nostra salute, rimane il fatto che se dei limiti a tali emissioni sono stati posti essi devono essere rispettati. Esistono norme che regolano l’autocontrollo per le aziende interessate, ma spesso vengono eluse o tali controlli sono effettuati in periodi vicini ad una manutenzione effettuata; la stessa ARPA o le USL di competenza del resto non riescono ad assicurare un controllo metodico e continuo dato i continui tagli alla spesa e al personale cui sono stati sottoposti negli ultimi anni, perciò ritengo che i primi controllori non possiamo che essere noi comuni cittadini attraverso un monitoraggio permanente della salute del nostro territorio, cominciando con il voler vederci chiaro ogni qualvolta i nostri rassicuranti politici si rivolgono a noi per convincerci della bontà di scelte di cui non siamo per nulla convinti.

Tonino Ditaranto

venerdì 18 luglio 2014

PD Fidenza- scena muta su Gaza e la strage di innocenti in Palestina

Sembra inverosimile, ma è proprio cosi, il PD di Fidenza fa scena muta in consiglio comunale sul conflitto in Palestina. Dopo il minuto di silenzio osservato su proposta del Presidente del Consiglio Comunale Amedeo Tosi, il capogruppo e segretario del PD fidentino Gallicani chiede la parola e mentre tutti si aspettano un intervento sui tragici eventi che nelle ultime ore stanno sconvolgendo la striscia di Gaza con l'attacco indiscriminato da parte di Israele alle popolazioni inermi della Palestina, lui si limita ad offrire una bandiera della pace al Sindaco Massari. A rompere il ghiaccio ci pensa Pollastri della lista civica Rigoni, che legge un documento appello da sottoscrivere da parte del consiglio che impegni le istituzioni italiane ad adoperarsi per promuovere le iniziative necessarie affinchè la diplomazia internazionale intervenga per fermare i massacri. Purtroppo l'invito di Pollastri è caduto nel vuoto dopo che il Presidente Tosi si è rivolto al Consiglio per chiedere se vi fosse l'intenzione di approvare un appello e non ha ottenuto alcuna risposta. Scena muta quindi, tra l'imbarazzo generale dei presenti che mai si sarebbero aspettati da parte del PD una simile indifferenza. Vi sembrerà strano, ma c'è da constatare che oggi almeno per l'evidenza, il gruppo più a sinistra ospitato nei banchi del Consiglio Comunale, sembra proprio essere quello di Rigoni.

Sul blog di Ambrogio Ponzi il documento proposto da Pollastri.

Diffidata la Solveko, valori di emissione nell'aria alle stelle. Operazione trasparenza dell'Amministrazione Massari.

Tocca all'Assessore all'ambiente Castellani dare il via all'operazione trasparenza della nuova giunta di Fidenza che ha informato il Consiglio Comunale, in apertura della seduta odierna, circa una diffida inviata dalla Provincia di Parma nei confronti della Solveko spa che opera a Rimale. Dalle campionature effettuate infatti, in due diverse occasioni, nel mese di marzo scorso e in quelle di maggio, le emissioni nell'aria di alcune sostanze risultano essere decine di volte superiori ai limiti consentiti. Come non ricordare che toccò proprio a Castellani nel 2010, allora assessore provinciale all'ambiente insieme con il Sindaco Cantini il compito di dover tranquillizzare una numerosa folla di cittadini di Formio, preoccupati della autorizzazione al raddoppio di produzione da parte della Solveko, rilasciata proprio dalla Provincia di Parma e dal Comune di Fidenza. Più volte da queste pagine avevamo denunciato la faciloneria con la quale erano state rilasciate quelle autorizzazioni in un territorio dove ancora sono evidenti i segni dell'inquinamento ambientale causato dalla Carbiochichimica e che ancora aspetta di essere bonificata. Oggi, nell'apprezzare la celerità con la quale l'Amministrazione Comunale ha deciso di rendere pubblica la notizia del procedimento in atto nei confronti di Solveko spa, auspichiamo anche che nulla sia compromesso in termini di salute pubblica e che il Comune metta in atto tutti i provvedimenti necessari a tutelare la salute e i diritti dei cittadini.



Riportiamo di seguito la tabella con i dati riferiti alle campionature di marzo e maggio 2014



Nessun onore ai fucilatori di partigiani

CONSIGLIERI COMUNALI DI FIDENZA RICORDATELO STASERA IN CONSIGLIO

NESSUN ONORE A COLUI CHE DIEDE L'ORDINE PER IL QUALE FURONO FUCILATI I RAGAZZI DI FIDENZA E MIGLIAIA DI ALTRI GIOVANI ITALIANI!!!



lunedì 14 luglio 2014

Renzi, giù le mani dalla Lucania.

Matteo Renzi, Presidente del Consiglio, in una intervista al Corriere della sera, dichiara espressamente di vergognarsi di dover andare a discutere di piani energetici con Francia e Germania, quando potrebbe tranquillamente raddoppiare le estrazioni di petrolio in Basilicata. Evidentemente il "bamboccione" di Firenze pensa di poter fare i conti senza l'oste. Attento Renzi, che già una volta il presidente Berlusconi ha tentato di prevaricare il popolo lucano sulla questione scorie nucleari a Scanzano Ionico, e tutti sappiamo come è andata a finire. La Lucania è stanca di essere sfruttata e sottomessa da gentaglia arricchita come te, quindi cerca di non vendere la pelle dell'orso prima di averlo catturato. I tre o quattro comitatini cui fai riferimento, ricorda che nel 2003 portarono a bloccare l'intero sud Italia per oltre un mese, quindi prima di riempirti la bocca con affermazioni gratuite e irrispettose su di un popolo che non ha nulla da imparare da quelli come te, ricorda che noi lucani, già da oltre trent'anni forniamo all'Italia, petrolio per il 15% del suo fabbisogno energetico, senza avere in cambio la giusta e sacrosanta remunerazione. La Basilicata, nonostante le sue grandi ricchezze, risulta essere oggi tra le regioni più povere d'Italia, e questo perchè viene letteralmente turlupinata da quella classe politica di cui tu sei il degno rappresentante. Caro Renzi, abbiamo già ampiamente dimostrato di quale determinazione è capace il popolo lucano, quindi se proprio devi fare riferimento oggi alla Basilicata, fallo per dirci quando intendete restituirci il maltolto, e non per fregarci ancora ulteriormente.

giovedì 3 luglio 2014

Consiglio comunale: SPERIAMO CHE CRESCA

Consiglio comunale: speriamo che cresca.
Speriamo che cresca, si speriamolo per davvero, che crescano politicamente i neo consiglieri eletti, sia di maggioranza che di opposizione, e speriamo che cresca anche il senso critico di coloro che in consiglio non si sentono rappresentati, altrimenti davvero ci troveremo di fronte ad un periodo in cui la pubblica Amministrazione sarà solo appannaggio di tecnici o di addetti ali lavori.
La cronaca dell’ultimo consiglio è stata ampiamente riportata in modo abbastanza fedele nei vari blog cittadini, e anche sulla Gazzetta di Parma; quello che manca a mio avviso è il resoconto di ciò che il consiglio è riuscito ad esprimere in termini di valori politici.
Si discuteva il bilancio consuntivo, ma prima il doveroso compito di eleggere i rappresentanti di Fidenza nel consiglio delle Terre Verdiane e prima ancora e ancora più doverosa la discussione sulla delibera del distretto ASP di Fidenza che con un voto unanime di tutti i comuni rappresentati ha letteralmente mandato a puttane le sacrosante aspettative di centinaia di lavoratori che chiedevano garanzie e ha affidato alle cooperative l’intera gestione di case protette e casa di riposo. Ho rivisto la discussione via web e trà un misto tra insofferenza e un po di indignazione, e naturalmente mettendomi le mani tra i capelli, non riuscivo a rassegnarmi al fatto che tutta la questione ASP fosse riportata solo ad una questione numerica, o di scadenze da rispettare, quando il vero dramma è quello di persone che hanno una loro dignità e che si sentono sballottati e presi in giro da un pugno di persone che giocano a fare politica. Signori, si tratta di operare delle scelte e come tale bisogna decidere se si sta dalla parte delle lavoratrici che operano nel settore sociale, spesso con turni massacranti e mal pagate e che chiedono maggiori garanzie sulla piena applicazione dei loro diritti oppure condannarle ad una vita lavorativa fatta di ricatti e di continue pressioni, e ad  una sempre maggiore cottimizzazione del lavoro, a scapito non solo delle lavoratrici ma degli stessi assistiti. Il PD, Massari, i suoi colleghi sindaci che rispondono tutti agli stessi burattinai hanno scelto la privatizzazione, e l’opposizione, i consiglieri che gridano alla partitocrazia di andarsene a casa, cosa hanno scelto? Non basta una semplice dichiarazione di contrarietà declamata da una sedia del Consiglio comunale, ma in questi casi occorre avere coraggio e scendere nelle piazze a fianco dei lavoratori per costringere coloro che invece vogliono continuare a mantenere un potere ricattatorio a rimangiarsi le scelte sciagurate e fare marcia indietro.
Altra nota dolente le Terre Verdiane; va da se che la maggioranza dovesse eleggere due rappresentanti del PD, unico partito di maggioranza, ma i consiglieri della lista Rigoni e quella dei cinque stelle, non hanno forse fatto la loro campagna elettorale sullo slogan che non hanno nulla a che spartire con la partitocrazia? Allora, come si giustifica il voto alla Gambarini, capo gruppo di Forza Italia? Non sarebbe stato forse meglio cercare di puntare sulla elezione di un rappresentante indipendente dai partiti che potesse quanto meno portare una voce critica nelle Terre Verdiane e che potesse contrastare in qualche modo il sistema di spartizioni messo in piedi proprio da i partiti:
Bilancio; si trattava si di un consuntivo e dal momento che riguardava la passata amministrazione andava comunque approvato per correttezza, ma possibile che a nessuno sia venuto in mente di provare comunque a guardare dentro le singole voci, magari sul sociale o sui fondi per la scuola e provare a dare indicazioni per il futuro che non ricalcassero le sciaguarataggini della passata Amministrazione?
Il Consiglio comunale è il posto dove si dovrebbe fare politica e non quello in cui ci si va solo per alzare o meno la mano, o per scaldare una sedia, o peggio per non scaldarle per nulla come ha fatto la maggioranza durante la discussione del bilancio. Fidenza ha bisogno di progetti per il suo rilancio economico, sociale e culturale, ha bisogno che si diano risposte ai tanti lavoratori del commercio che hanno chiuso o che rischiano di chiudere le loro attività. Le risposte alle domande che aspettano i cittadini sono tante e complesse; non ci resta di augurarci quindi che il consiglio comunale possa crescere e che possa ridare quel senso che oggi manca alla politica cittadina.

Tonino Ditaranto