Caro diario, ti ho trascurato ultimamente, ma avevo altro per la testa.
Che strano ritornare a scrivere sulle tue pagine, poter finalmente mettere nero su bianco le proprie sensazioni, i pensieri che per alcuni mesi hai dovuto tenerti dentro per paura che sarebbero stati fraintesi e avrebbero potuto far del male a qualcuno.
Oggi si vota, ormai i giochi son fatti, domani chi ha seminato potrà raccogliere il frutto della sua semina.
Io non ho nulla da raccogliere, quello che c’era da raccogliere l’ho già raccolto in questi mesi ed è stato un raccolto abbondante.
Ho raccolto miseria, quella di coloro che han fatto della loro ipocrisia lo strumento per essere sempre più poveri; li ho visti strisciare lingua a terra agli ordini dei padroni, e loro schiavi ma contenti di servire il dio potere; li ho visti arrampicarsi sulla squallida macchina del fango per carpire fiducia, per ostacolare con l’infamia e la menzogna chi invece aveva fatto delle idee il suo progetto di un futuro su cui poter contare.
Ipocrisia appunto, l’ipocrisia di chi fino alla fine ha cercato di dimostrarsi fedele e dentro covava la falsità che già in passato lo aveva contraddistinto nei suoi squallidi comportamenti di chi deve pagare il pegno al padrone che gli assicura il pane quotidiano.
L’ipocrisia di chi sapeva bene del gioco e pur non facendone parte ha deciso di soccombere con la lingua di fuori ancor più servo dei servi, senza midollo e alcuna dignità.
Miseria, si può essere ricchi e non aver nulla da mangiare, e si è miseri perché pur avendo tanto si è perso la libertà di pensare con la propria testa.
Quanta pena mi fanno.
Ho raccolto miseria, ma ho raccolto anche nobiltà.
Ho visto uomini e donne condividere un percorso che sapevano dall’inizio non avrebbe portato loro nulla di personale, ma che con grande passione parlare con persone per convincerli a seguire il nostro percorso, ho visto gente nauseata fino a ieri dalla politica ricredersi e tornare a pensare che la politica può offrire ancora tanto al nostro sgangherato paese; ho visto gli occhi di insegnanti e intellettuali illuminarsi di fronte ad un gruppo di persone semplici che con semplicità esponeva le proprie idee; ho visto Franco, Villi, Adriano, Lisa, Carmela, Ambrogio, e ancora Simone, Flavio,Roberto, Grazia, Kalil, Stefano e tanti altri, sorridere di un qualcosa che alcuni mesi fa non avrebbero mai immaginato, che pian piano prendeva piede e che da domani nessuno più potrà privarci.
E poi ho visto Elena, il “brutto anatroccolo” di alcuni mesi fa, piena di idee ma impacciata dalle sue insicurezze, diventare uno splendido “cigno” e primeggiare trà i giganti in tutti i confronti e raccogliere la stima di coloro che di sicuro non la voteranno perché anch’essi schiavi delle loro appartenenze, ma che domani non potranno far a meno di pensare all’occasione perduta.
Ecco anch’io ho fatto il mio raccolto, ho avuto al mio fianco degli ottimi mietitori e grazie a loro, da oggi il granaio che è in fondo al mio cuore tracima di splendido grano da poter seminare domani.
1 commento:
Un cigno veramente, non un cigno rosso come avevi pensato o sperato.
Con stima.
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