sabato 20 dicembre 2014

Uuuuueeee! Uuuuuueeee! Papà, papà, quello li mi ha fatto la bua….(la bambocciata del gruppo PD di Fidenza)

Uuuuueeee! Uuuuuueeee! Papà, papà, quello li mi ha fatto la bua….(la bambocciata del gruppo PD di Fidenza)
Ma si può essere cosi bambocci? Politicamente si intende; proprio cosi, il gruppo PD in consiglio comunale di Fidenza, Sindaco e Presidente del Consiglio in testa si rivolgono al Prefetto per protestare contro l’irruzione dei lavoratori dell’ASP l’altra sera in Consiglio Comunale. Ma secondo la loro testa di bambinoni cresciuti, cosa possono aspettarsi come risposta dal Prefetto? Di sicuro si sarà fatto una grassa risata di fronte a tanta snaturata e inconsistente protesta. Come dei veri bambini che giocando a rimpiattino ricorrono al papà perché altri bimbi hanno fatto loro la bua. Ma per favore Presidente Tosi, Sindaco Massari e consiglieri comunali del PD, cercate di essere seri; non si ricorre al Prefetto perché un gruppo di lavoratori esasperati dalle vostre magagne ha fatto irruzione (civilmente) durante la seduta del Consiglio Comunale. Il Consiglio Comunale è l’espressione più alta della rappresentanza dei cittadini, e quelle persone che si sono presentate in Consiglio con dei cartelloni lo hanno fatto proprio perché da voi aspettavano le risposte che il vostro Sindaco non è riuscito a dare in sei mesi, nonostante le promesse della campagna elettorale. Sia ben chiara una cosa, se oggi si è arrivato a questo è solo colpa vostra e del vostro tentativo maldestro di smantellare il servizio pubblico delle case protette per privatizzarlo affidandolo a cooperative.
Fidenza, e i suoi cittadini credo meritassero qualcosa di più da una Amministrazione comunale che si rivela ogni giorno che passa sempre più incompetente.
Buon Natale a tutti

Tonino Ditaranto

giovedì 18 dicembre 2014

Trivellazioni a Fidenza: La scelta sciagurata del PD.

Trivellazioni a Fidenza: La scelta sciagurata del PD.
Il Consiglio Comunale di Fidenza ha bocciato la proposta di impugnazione degli art 35 e 38 della legge sblocca Italia che prevede la trivellazione per ricerche di idrocarburi nel territorio fidentino anche in aree private e senza possibilità di appello. Quella del PD è una scelta sciagurata che non tiene in alcuna considerazione i rischi di natura ambientale che eventuali estrazioni di idrocarburi comporterebbero in un territorio ad altissima densità di popolazione come il nostro. La cosa che però fa più rabbia, è che la decisione di votare contro l’impugnazione dell’art. 38 in particolare, che toglie di fatto i poteri alle Regioni, uniche titolari secondo la Costituzione italiana, in materia di ambiente, è maturata non a seguito di un reale percorso politico, ma esclusivamente perché la mozione era stata presentata in Consiglio comunale dal Movimento 5 stelle. Senza tener conto altresì che altre Regioni a guida PD e centinaia di amministrazioni sempre a guida PD hanno da tempo approvato la stessa delibera che è stata cosi scioccamente bocciata ieri sera. Cosi non funziona; una amministrazione si deve distinguere per la capacità di affrontare le varie problematiche in quanto tali, e non perché vengono proposte da questa o quella parte politica. Amministratori che si comportano nel modo come ha fatto quella fidentina, o segretari politici che pure dichiarano apertamente di essere contro le trivellazioni, e poi alla fine annaspano sull’argomento proprio perché non riescono a giustificare loro stessi un tale idiota comportamento, dimostrano la loro pochezza politica e l’incapacità oggettiva di saper amministrare la cosa pubblica. Il PD di Fidenza non ha capito che quello delle trivellazioni non è un problema di una sola parte della popolazione, ma interessa tutta la nostra comunità, indipendentemente dalle ideologie politiche cui si pensa di appartenere. I danni ambientali provocati dalle estrazioni petrolifere sono un dato di fatto dimostrato scientificamente, cosi come il notevole incremento di malattie tumorali che si registra nelle aree interessate. Già in occasione dei problemi riscontrati in occasione dei risultati alterati delle analisi delle emissioni della Solveko, l’attuale Amministrazione aveva manifestato una colpevole leggerezza nel trattare il problema, ma quella odierna supera ogni limite di tolleranza in quanto per meri calcoli di bottega o per dichiarata stupidità politica si accetta di mettere a rischio la salute dell’intera comunità pur di non riconoscere che chi sta all’opposizione ha avuto più fiuto politico. Di fronte ad una si tale scellerataggine si resta veramente con l’amaro in bocca, l’unica consolazione sta nel fatto che per lo meno altre Amministrazioni e altre Regioni anche del PD in Italia sono stati più lungimiranti e hanno provveduto ad impugnare gli art. 35 e 38 dello sblocca Italia davanti alla Corte Costituzionale e quindi in caso di dichiarata incostituzionalità, cosi come si prevede dovrà essere, a beneficiarne saranno anche la Regione Emilia Romagna e i nostri poco avveduti consiglieri comunali del PD.

Tonino Ditaranto 

sabato 29 novembre 2014

Fidenza: Trivellazioni per ricerche idrocarburi.

Quanti fidentini sono a conoscenza che il territorio di Fidenza è inserito nel piano per la concessione di permessi per la ricerca di idrocarburi previsto nel decreto sblocca Italia messo a punto dal Governo?
Possiamo dire la nostra prima che ci ritroviamo con le trivelle sotto casa?

nella foto in alto le aree delimitate in verde sono quelle dove si intendono dare nuovi permessi per le trivellazioni.

questo il link delle concessioni che riguardano l'Emilia Romagna con relativa mappa. 

giovedì 27 novembre 2014

Impugnare l'art. 38 del decreto convertito in legge "SBLOCCA ITALIA"

Al Sindaco del comune di Fidenza,
Ai gruppi consigliari del Comune di Fidenza.

Carissimi amici, come certamente sarete a conoscenza, il decreto legislativo convertito in legge dello Stato, meglio conosciuto come decreto "SBLOCCA ITALIA", all'art. 38 prevede il diretto intervento del Ministero dell'ambiente in materia di ricerca di idrocarburi e di sostanze gassose, in netto contrasto con il titolo V della costituzione che affida tali poteri alle Regioni. Trattasi sicuramente di un atto che vìola il nostro ordinamento costituzionale e lede il sacrosanto diritto all'autodeterminazione nelle scelte di natura ambientale di territori sovrani in materia di tutela del territorio. Diverse regioni, in maniera trasversali, tra le quali la Lombardia, il Veneto, l'Abruzzo, le Marche e la Puglia hanno gia deliberato l'impugnazione presso la Corte Costituzionale di detto articolo. Alle Regioni vanno aggiunti le centinaia di consigli comunali che hanno espresso identico parere contrario all'art. 38. Ritenuto che nel piano di ricerche di idrocarburi e sostanze gassose previsto dal Ministero per l'Ambiente, ricadono diversi territori della nostra Regione e anche di Fidenza, chiedo alle SS.VV. Ill.me di volersi fare portavoce con atto deliberativo, presso il nuovo Presidente e Consiglio dell'Emilia Romagna, affinchè anche la nostra Regione si aggiunga alle altre che lo hanno già fatto nell'impugnativa dell'art 38, i cui termini, come ben sapete, scadono il 10 gennaio 2015.

Cordiali saluti
Tonino Ditaranto


venerdì 3 ottobre 2014

400 mila tessere perse dal PD: ma perchè si meravigliano?

400 mila tessere perse dal PD: ma perché si meravigliano?
Bersani, Fassina, Guerrini e compagnia varia, tutti a meravigliarsi e ad avventurarsi in stupide polemiche che sanno più di discussioni sul sesso degli Angeli, sul mancato rinnovo di 400 mila tessere da parte degli iscritti al PD. Ma come, c’è pure da stupirsi? In tutta onestà, la cosa a me non stupisce affatto e già da tempo avevo previsto questa possibilità come la naturale conseguenza del cambio delle regole interne di quel partito.
Non sono iscritto a nessun partito in questo momento, ma lo sono stato per tantissimi anni e se oggi fossi stato un iscritto al PD, con molta probabilità avrei deciso anche io di non rinnovare la tessera.  Intendiamoci, centra poco la linea politica del PD, e neanche le scelte che sta facendo il Governo a guida PD, di sicuro la stragrande maggioranza di quelle 400 mila persone che hanno scelto di non rinnovare la tessera fondamentalmente si sente ancora del PD e lo rivoterebbero ad occhi chiusi; se mai, a mio avviso, centra il fatto che molti di loro, di sicuro lo sarebbe stato per me, si sentono defraudati del loro diritto di partecipazione e quindi di decisione nelle scelte importanti. La tessera, è la carta di identità di un iscritto; non un semplice pezzo di carta, ma quel documento che attesta la tua appartenenza ad un partito e quindi il tuo diritto a partecipare alle decisioni che competono agli iscritti. In qualunque partito, esistono delle istanze che a secondo di ordini e grado, individuano le persone cui spettano le decisioni. Agli iscritti in particolare spetta il diritto e quindi il compito di partecipare ai congressi di circolo o di sezione, o alle assemblee degli iscritti per decidere le linee politiche generali, ma anche soprattutto spetta il diritto di scegliere i propri dirigenti o i propri rappresentanti nelle elezioni (liste elettorali). Questo è stato anche nel PD fino a qualche tempo fa, fino a quando cioè, lo stesso Bersani, su precise pressioni di personaggi come Renzi, che mai e poi mai avrebbero avuto i favori degli iscritti, non ha deciso che era arrivato il momento di dare una parvenza di maggiore democrazia, aprendo alla partecipazione sulla scelta non solo dei propri candidati, ma anche dei propri organi dirigenti, anche a persone non iscritte e per giunta provenienti da aree destroidi e in molti casi ad extracomunitari prezzolati ed accompagnati appositamente a votare alle primarie da questo o quel comitato elettorale. E’ democrazia questa? Assolutamente no, al contrario, è la negazione del diritto di chi ha deciso di prendere una tessera e quindi di sentirsi parte, di poter svolgere il proprio compito. Un po’ come se la FIAT un bel giorno decidesse che la scelta del proprio consiglio di amministrazione non spettasse più ai soci che vi hanno investito dei bei soldini ma che a tale scelta potessero partecipare tutti coloro che hanno comprato una macchina.

Su una cosa Bersani ha ragione, un partito senza più tessere non è più un partito ma questo lo sapevamo già; il PD se per questo ha smesso di essere un partito già da tempo e si è trasformato in raggruppamento di comitati d’affare, dove tutti sono contro tutti, ma su una cosa sono tutti d’accordo: scippare i soldi dalle tasche della povera gente per farli confluire in quelle di avidi avvoltoi.

Tonino Ditaranto

lunedì 22 settembre 2014

Polizia Terre Verdiane: si può lasciare un'auto in panne nel bel mezzo di una rotatoria?

Buona sera Fidenza, rieccomi dopo alcuni mesi di pausa e per il mio ritorno ala scrittura sul blog mi vedo costretto a scegliere un argomento che riguarda il nostro corpo di polizia delle Terre Verdiane, che già in passato mi sono ritrovato a difendere su queste pagine da attacchi ingiustificati, mentre questa volta aimè, mio malgrado, mi trovo costretto a segnalare un increscioso inconveniente che in tutta onestà mi auguro trattasi di semplice ingenuità o distrazione. Questa mattina intorno alle 11, sono stato fermato da due vigilesse del nostro corpo di polizia urbana proprio nel bel mezzo della rotatoria di Coduro, quella che si immette in via Martiri della libertà; mi è sembrato un tantino strano che mi abbiano fermato in una rotatoria, ma poi tra me e me ho pensato che se lo hanno fatto vorrà dire che lo possono fare, Pazienza. Dopo aver dato loro i documenti della macchina e la patente di guida, naturalmente in regola, cosi come pure l’assicurazione, mi hanno contestato il fatto che non indossavo la cintura di sicurezza; anche qui pazienza, riconosco subito con estrema gentilezza il mio torto e anche il fatto che debbano fare il proprio dovere facendomi un verbale. Alla loro richiesta se ho qualcosa da dichiarare, dichiaro nulla e firmo il verbale, salutando ancor più gentilmente di quando ero stato fermato. Mi rimetto in macchina e ironia della sorte la macchina non parte: batteria scarica. Ancora un volta gentilmente mi rivolgo alle altrettanto gentili vigilesse e chiedo loro di potermi aiutare a mettere in moto l’auto con l’ausilio dei cavi in mio possesso. Per tutta risposta mi sento dire che li vicino c’è una officina, al che io preferisco chiamare mio figlio per farmi soccorrere. Assicuratesi che mio figlio mi avesse risposto al telefono, salutano sempre gentilmente e tolgono il disturbo lasciandomi con la macchina in panne nel bel mezzo della rotatoria. Mio figlio è arrivato nel giro di dieci minuti, quindi cosi ho potuto rimettere in moto la macchina e sgomberare la rotatoria. Fa veramente piacere vedere con quanto zelo le nostre due vigilesse abbiano fatto il loro dovere nell’elevarmi la contravvenzione con relativa sottrazione dei punti sulla patente, avevo sbagliato io e ci sta tutta; ma poi riflettendoci bene ho pensato: ma tra i doveri del corpo di polizia urbana, non c’è anche quello di prestare assistenza e quindi soccorso agli automobilisti rimasti in panne per di più in un tratto di strada estremamente rischioso? Nulla di personale nei confronti delle due vigilesse che a mio avviso possono essere colpevoli solo di superficialità ed ingenuità, ne verso il corpo della polizia delle Terre Verdiane che continuano ad avere tutta la mia stima; diciamo solo che ho voluto segnalare questo inconveniente con l’unica speranza che possa essere da esempio affinchè in futuro nessun altro utente della strada venga lasciato con l’auto in panne nel bel mezzo di una rotatoria.

Tonino Ditaranto

lunedì 18 agosto 2014

Tonino, ho letto, proprio ora, su L'Espresso on-line, che un luculliano banchetto, preparato appositamente, in loco, da un drappello di chef lucani, era stato offerto, presso l’Ambasciata italiana a Bucarest, a cura della Regione Basilicata, guidata dal Governatore, Marcello Pittella, 
per onorare così, il 2 giugno scorso, la Festa della Repubblica, spendendo ben 9 mila 514 euro. A scoprirlo, recentemente, è stato il consigliere regionale di FdI-An, Gianni Rosa. L’occasione era intesa come inserita nella manifestazione “Eccellenze lucane nei Balcani”, organizzata dalla “Asociatia lucani nei Balcani”, finanziata sempre dalla Regione Basilicata, con altri 16 mila 770 euro, di cui 11 mila 700 per l’associazione. Più di 27mila Euro, con quale scopo, con quale ritorno economico per la Regione, in un'epoca di ristrettezze e di crisi? Il governatore Pittella aveva giustificato l'iniziativa come «un’occasione per dar spazio ai nostri prodotti, che portano alto 
il nome della Basilicata nel mondo». Ma, come contesta Rosa, «in un periodo di disagio economico, impegnare denaro in questo modo non è proprio il massimo», e, in un’interrogazione, chiede al governatore di far «conoscere in quale contesto di marketing si inserisce il banchetto e qual è il ritorno per la Basilicata». Franco Bifani

mercoledì 13 agosto 2014

Di Vittorio: riflessioni a voce alta

Da più parti negli ultimi giorni mi viene chiesto un giudizio sulla vicenda che coinvolge la Cooperativa edile Di Vittorio e sulla possibilità che la politica possa intervenire in qualche modo; non so se io sono la persona più indicata per esprimere un giudizio in merito, non essendone socio ed avendo avuto in passato una esperienza lavorativa con una ditta appaltatrice in un cantiere della Di Vittorio, che si eclissò a metà lavoro lasciando me e tutti gli altri operai con diversi stipendi da percepire e dei quali la Di Vittorio se ne lavò le mani, cosa che non fece però nei confronti dei vari fornitori.  Cercherò comunque, come mia abitudine, di non farmi condizionare da questioni personali e dare un giudizio obbiettivo sulla vicenda.
La Di Vittorio, cooperativa edile aderente al gruppo della Lega delle Cooperative, ha segnato la storia dell’edilizia fidentina e in particolare quella legata alla costruzione di alloggi soggetti a normative di edilizia economica e popolare, al fine di dare la possibilità a centinaia di lavoratori, soci, di poter ambire ad un alloggio che altrimenti mai avrebbe potuto ottenere stando ai normali prezzi di mercato. Questo è lo spirito con il quale nacquero le cooperative di edilizia convenzionata e quindi lo spirito della nascita della stessa Di Vittorio. Per anni la cooperazione in Italia, anche grazie alla forte spinta che veniva dalla sinistra e dal mondo sindacale, ha significato il modo più genuino che il mondo dei lavoratori potesse opporre alla logica dell’arricchimento smodato che era proprio della grossa imprenditoria e delle immobiliari della grande finanza. Per anni un ferreo controllo da parte dei partiti della sinistra e dello stesso sindacato, ha garantito una gestione sempre corretta e coerente con lo spirito per il quale il mondo delle cooperative era stato concepito. Purtroppo, la storia insegna, che la rivoluzione ideologica e politica seguita alla caduta del muro di Berlino e dell’intero sistema delle repubbliche socialiste dell’est, era destinata ad avere ripercussioni, anche drammatiche, sull’intera sinistra italiana e sul mondo sindacale, acuite dalla prematura scomparsa di Enrico Berlinguer e del conseguente scioglimento del PCI.
Il tracollo ideologico abbattutosi sulla sinistra italiana, anche a seguito della scoperta del sistema di tangenti messo in piedi da Bettino Craxi, non poteva non coinvolgere il sistema cooperativo, che fino a quel momento aveva retto proprio grazie alle ferree regole imposte dal centralismo democratico che vigeva nel Partito Comunista Italiano. Gli anni novanta e questo primo decennio del XXI° secolo hanno visto man mano che gli anni si susseguivano un continuo ed inesorabile arrembaggio da parte di faccendieri ed avvoltoi economici a ciò che rimaneva della sinistra e soprattutto a quel grande potere economico che intorno alla sinistra si era sviluppato e che era costituito dal mondo delle cooperative.
La domanda da porsi è la seguente: ma è ancora valido lo spirito di solidarietà sociale con il quale le cooperative erano state concepite? In tutta onestà, a leggere la storia di questi ultimi vent’anni direi proprio di no. Come dimenticare il tentativo di OPA da parte dell’UNIPOL alla banca Antonveneta   che vide coinvolto lo stesso segretario del Partito Democratico della Sinistra, nato dalle ceneri del PCI? E come non mettere in relazione le leggi sul precariato volute da D’Alema proprio per rafforzare il potere contrattuale delle cooperative nei confronti dei propri dipendenti lavoratori? Torniamo alla Di Vittorio, ecco, essa non è altro che una delle tante cooperative, che in virtù di ciò che è successo un po’ ovunque, è stata oggetto di un arrembaggio sfrenato da parte di faccendieri senza scrupoli che hanno visto nella Di Vittorio un posto dove poter meglio lucrare. La cooperativa, nata per tutelare gli interessi dei lavoratori e dei propri soci alla fine si è trasformata in una impresa che ha attuato metodi simili se non peggiori di quelle imprese per le quali era nata per contrastare. E i soci? I soci hanno un’unica colpa, quella di aver pensato in tutti questi anni che il PCI non fosse mai morto e che i dirigenti del PDS-PD fossero ancora i compagni fratelli cui erano abituati a conoscere. A questi soci, persone oneste che io amo ancora definire compagni, non solo deve andare la nostra solidarietà umana per la drammatica condizione ma soprattutto il nostro rispetto per aver affidato in custodia i propri averi alla cooperativa non perché  fruttassero interessi, ma in virtù di un grande ideale in cui credevano fermamente. Non ci sono scusanti per coloro che hanno portato la Di Vittorio alla drammatica situazione attuale, essi non solo hanno ridotto sul lastrico un’azienda, ma hanno soprattutto rubato i sogni di quanti hanno creduto che con l’unione si potesse sconfiggere la bramosia di denaro della grande speculazione edilizia. Oggi la Di Vittorio è sotto concordato preventivo e null’altro si può fare se non seguire le direttive imposte dal Tribunale; un intervento delle pubbliche Istituzioni non è neanche ipotizzabile e anche se fosse possibile esso non sarebbe neanche giusto nei confronti dei tanti cittadini che non fanno parte della cooperativa; questo per quanto riguarda le Istituzioni in quanto tale. Ma le istituzioni sono anche politica e la politica non può esimersi dall’interrogarsi sul quanto essa stessa sia colpevole di ciò che stanno vivendo centinaia di famiglie fidentine. Certamente la politica non può dare risposte, ne può intervenire economicamente per sanare la crisi della Di Vittorio, ma essa però ha il dovere di provare a mettere insieme gli attori di questa drammatica situazione per chiamare ognuno alle proprie responsabilità, non solo morali, ma anche economiche che hanno nei confronti delle centinaia di persone che hanno investito i propri averi e che rischiano di non riavere più indietro. Coinvolgimento degli attori vuol dire soprattutto chiamare alle proprie responsabilità la Lega delle Cooperative, responsabile in prima persona secondo il mio punto di vista per non aver visto o per non aver voluto vedere quello che succedeva nella Di Vittorio e nei cantieri in cui essa era coinvolta insieme ad altre imprese aderenti alla stessa Lega. Accertare se ce ne sono anche responsabilità di tipo personale o eventuali distrazioni di fondi, il tutto sotto lo stretto controllo del nuovo consiglio di amministrazione, il tutto però accettando il dialogo con grande umiltà e trasparenza con coloro che sono gli attori principali: i soci e i loro comitati di rappresentanza che sono gli unici che rischiano di rimetterci le penne.

Tonino Ditaranto

martedì 12 agosto 2014

Scampato il pericolo Solveko ci pensa la fogna ad ammorbare l’aria di Fidenza.

Scampato il pericolo Solveko ci pensa la fogna ad ammorbare l’aria di Fidenza.
Almeno per questo mese d’agosto i cittadini di Fidenza possono stare tranquilli, la Solveko è chiusa per ferie e nel frattempo la ditta approfitta per mettere a posto l’impianto, stando alle comunicazioni date nell’ultimo consiglio comunale (a proposito, se i dati relativi agli ultimi prelievi sono nella norma, qualcuno mi spiega perché l’impianto deve essere messo a posto?). Intanto però da qualche giorno ci stanno pensando le fognature (almeno cosi credo) a rendere irrespirabile l’aria del centro storico di Fidenza, nelle aree comprese lungo via Berenini, via Cavour, piazza Garibaldi e zone circostanti. Possibile che nessuno nei due palazzi comunali, amministratori e tecnici compresi non se ne sia accorto? Eppure la puzza di fogna e così forte che mi viene il dubbio che anche i topi siano dovuti correre ai ripari e procurarsi qualche maschera antigas.

Chi è che dovrebbe monitorare lo stato delle nostre fognature? La San Donnino? Emilambiente?, io francamente non ne sono a conoscenza, certo che se non si corre subito ai ripari rischiamo di passare un ferragosto con le mascherine sul naso e sulla bocca nella sciagurata ipotesi che dovessimo decidere di fare una vasca in centro.

venerdì 8 agosto 2014

8/8/2014, la Democrazia è morta. Riportiamo in vita la Democrazia

Può un parlamento eletto da elezioni truccate grazie ad una legge elettorale (porcellum) dichiarata fasulla  dall’Alta Corte Costituzionale italiana approvare una riforma costituzionale come quella che abolisce l’elezione dei Senatori della Repubblica attraverso libere elezioni? A quanto pare, stando a quanto deciso tra Renzi, Berlusconi e Giorgio Napolitano si.
Il Senato ha approvato, con una procedura alquanto antidemocratica, con la imposizione di tempistiche che non hanno permesso una seria discussione sull’argomento, la riforma del bicameralismo perfetto che prevede un Senato non più elettivo ma nominato dai capi partito. La cosa che più ci lascia perplessi però è il fatto che tutto ciò sia avvenuto in un momento in cui l’Italia è governata da un Parlamento illegittimo eletto grazie ad una legge elettorale truffa dichiarata incostituzionale dalla stessa Corte; da un Governo il cui capo non risulta neanche essere stato eletto tra i Deputati o i Senatori; da un Presidente della Repubblica eletto da questo Parlamento e di conseguenza anch’esso illegittimo, il tutto grazie all’accordo con un pregiudicato che ha perso i diritti civili sulla base di una sentenza passata in giudicato da un tribunale dello Stato italiano.
Questa riforma che dichiara di fatto la morte della democrazia italiana altro non è che il frutto di un attacco indiscriminato alle nostre Istituzioni da parte del nuovo fascismo avanzante in Europa e arriva proprio nel giorno in cui l’Istituto nazionale di statistiche annuncia che non solo non c’è stata la ripresa economica tanto ventilata dal bamboccio di Firenze, ma che siamo addirittura in recessione sia in materia di prodotto interno lordo che in materia di esportazione.
Tutto questo avviene nel momento in cui un’altra drammatica statistica, di cui stranamente non danno più notizia i telegiornali e gli organi di informazione ufficiali, e che fissa ormai in oltre un morto al giorno il numero di persone che si tolgono la vita per effetto della crisi economica.
Dobbiamo ancora attendere oltre?
Questo Parlamento, questo Governo e questo Presidente della Repubblica, che stanno affamando l’Italia e che si rendono responsabili di tanti omicidi di stato, non sono i legittimi rappresentanti dello Stato italiano perché non eletti da una legge in sintonia con la nostra Costituzione, pertanto non hanno alcun diritto di continuare a snaturare la nostra legge fondamentale, mentre il popolo ha il dovere di porre fine con tutti i mezzi che ci fornisce la nostra Costituzione a questo inesorabile cammino verso una dittatura dove ci stanno conducendo i fascisti di oggi.
Oggi, 8 agosto 2014, grazie al voto del Senato la nostra Democrazia è morta, a noi sinceri democratici il compito di farla rinascere spazzando via tutti coloro che ne hanno decretato la morte.

Tonino Ditaranto

giovedì 31 luglio 2014

Cara Unità....



Cara Unità….
Avevo appena compiuto tredici anni, quell’autunno del 1969, quando Franco, mio coetaneo e compagno di scuola,  figlio di Ciro, dirigente comunista e simbolo delle occupazioni delle terre in Basilicata, mi convinse ad entrare per la prima volta nella sezione del PCI e mi propose di prendere la tessera dei giovani comunisti. Ti avevo incontrata già tante volte in precedenza, quando di domenica mio padre, bracciante agricolo, rientrava a casa con l’Unità infilata nella tasca della giacca, ma scarse volte avevo avuto modo di sfogliarti, in quanto non proponevi vignette e risultavi sempre abbastanza pesante per un adolescente come me che aveva avuto fino a quel momento interessi completamente diversi dalla politica. Da quel autunno del ’69 però qualcosa doveva cambiare radicalmente la mia vita e con essa, naturale conseguenza, l’instaurazione di un rapporto inscindibile con il quotidiano l’Unità che sarebbe durato per quasi trent’anni.
Portare l’Unità piegata in quattro, naturalmente con il titolo in bella vista e infilata nella tasca sinistra dell’eskimo era diventato ormai una consuetudine e anche un distintivo di appartenenza, negli anni in cui anche la partigianeria aveva la sua importanza e l’Unità serviva per distinguere noi comunisti aderenti al PCI da quelli che invece si riconoscevano nell’area della estrema sinistra extraparlamentare e che giravano con “lotta continua” o con “servire il popolo”.
Legame indissolubile il nostro; non sono mai riuscito a tenere il conto delle migliaia di copie che ho diffuso ogni domenica per quasi un ventennio, arrivando fin’anche a vincere un viaggio premio in Unione Sovietica che l’Unità metteva in palio ogni anno per i migliori diffusori e che fu utilizzato dal segretario di sezione visto che ero ancora un adolescente. Ogni domenica di buon ora, con il mio malloppo di copie sotto al braccio giravo praticamente l’intero paese per consegnare la copia ai compagni che non potevano passare in sezione o che purtroppo avevano impegni di lavoro. Solitamente diffondevo dalle centocinquanta alle duecento copie, ma in alcune occasioni il numero di copi saliva anche fino a toccare le cinquecento. L’unità risultava essere il quotidiano più venduto di domenica nel mio paese, superando fin’anche la Gazzetta del Mezzogiorno che era il giornale locale. Se devo affermare di aver avuto durante tutti gli anni del mio impegno politico un punto di riferimento genuino, quello di sicuro è stato il giornale fondato da Antonio Gramsci. Punto di riferimento e puntuale informazione per tutte le mie discussioni politiche di natura nazionale ed internazionale, o anche come spunto per i compiti di italiano su tematiche generali che solitamente si faceva in gruppo. La terza pagina, quella culturale era la preferita, ma non prima di aver letto il quotidiano fondo di satira politica, sempre molto piccante che si trovava nella prima pagina in basso a destra e scritto da Fortebraccio. A casa di mia madre conservo ancora quintali di copie dei miei abbonamenti che non ho mai avuto il coraggio di buttare via proprio perché mi sarebbe sembrato come se buttassi via una parte di me stesso, e anche quando l’Unità ha smesso di essere l’organo ufficiale del PCI, e pur non essendo più d’accordo con la nuova linea editoriale che purtroppo negli anni si è adeguata a nuovi padroni e nuovi interessi politici, ho continuato a vedere l’Unità come quella parte della tua famiglia che si è persa ma a cui tu continui a volere un sacco di bene.
Da anni ormai non ti compro più e ti leggo sporadicamente, ma fino a ieri quando entravo in una edicola, pur non comprandoti, mi bastava rivolgere lo sguardo al titolo della prima pagina per suscitare nuovamente in me un sentimento di reciproca appartenenza.
 Domani non sarai più nelle edicole; la paradossale situazione economica causata da coloro che spingono per una informazione sempre meno libera ma legata agli interessi di grandi gruppi d’affare, si è abbattuta anche su di te, con la grave conseguenza che uno dei quotidiani più liberi e indipendenti della storia di questa nostra Italia è costretto a chiudere i battenti. I poteri forti hanno vinto di nuovo, e con loro ha vinto questo PD sempre più colluso con i comitati d’affari e con le forze reazionarie che vogliono abbattere la democrazia in Italia.
L’unità chiude; per me è come se si sciogliesse per la seconda volta il PCI. Anche questa è una grande sconfitta, ma si tratta di una battaglia; La lotta per l’emancipazione dalla schiavitù di coloro che sono oppressi dalle ingiustizie continua, con o senza l’Unità. “Veniamo da lontano e andiamo lontano” diceva Gramsci, la strada è lunga, ma per quanto impervia che sia andremo avanti senza esitare, non più con l’unità infilata nella tasca dell’eskimo  ma stretta nel posto che si è guadagnata nel nostro cuore.

Tonino Ditaranto

mercoledì 30 luglio 2014

GLI ORTICELLI DI "BORGO"

Quando penso ad un borgo in maniera spontanea cerco di associarlo all’idea di un vicinato delle mie parti, con persone che affacciati dalle finestre salutano i passanti, vocii continui di gente che sorride anche nelle avversità e tende la mano ai propri simili; un posto dove la fila al supermercato non neanche immaginabile e la cortesia è di casa, cosi come pure il continua andirvieni di scodelle piene di buone cose che  passano da una porta all’altra e tutti vivono la loro vicinanza in completa armonia, come se tutti si appartenga ad un’unica famiglia. L’orto, si anche quello, sia pure diviso in tante piccole frazioni, finisce per diventare l’orto comune e tutti raccolgono l’uva dal vigneto del vicino o i fichi dell’altro vicino. Al mio paese c’è un borgo, e nel borgo ci si sente a casa, si avverte il calore e l’affetto degli altri, ma in particolare ci si sente protetti dalla disponibilità di altre persone che non chiedono nulla di più del potersi prendere cura uno degli altri.
Le vicissitudini della vita purtroppo mi hanno portato a lasciare i miei posti e anche il mio borgo, ma ironia della sorte sono capitato, manco a farlo apposta, in un posto chiamato “Borgo”.
Non è facile inserirsi in una comunità che non si conosce per uno che viene da lontano, ma il fatto di essere capitato in un borgo a me è bastato per alimentare quel giusto entusiasmo che occorre per approcciarsi in maniera ideale all’inizio di una nuova convivenza, e cosi che man mano che gli anni sono volati questo borgo nuovo è diventato il mio borgo.
Diciamo che ho fatto di tutto per far si che lo sentissi ogni giorno sempre di più parte della mia esistenza e aiutato anche dalla mia estrema disponibilità al dialogo e al civile confronto e rapporto con gli altri gli anni hanno fatto si che ormai conosco tutti i borghigiani, cosi come i borghigiani conoscono me.
Eppure, nonostante gli sforzi, ho sempre sentito dentro un vuoto che non riuscivo a colmare e che non mi permetteva fino in fondo di capire che cosa non andasse in quel borgo che invece di portarmi armonia, spesso mi creava malessere.
Ho cominciato negli ultimi mesi a guardare il borgo non più come uno del posto, ma da semplice osservatore di fatti e fenomeni con le intenzioni di darmi una risposta.  Ho notato persone ridere e scherzare davanti ad un bicchiere di vino, salvo poi sparlarsi alle spalle appena l’altro si è allontanato; amici portarsi rancore perché l’altro la pensa diversamente dall’altro; ho notato persone gioire per disgrazie capitate ad altre persone; o altri tradire la fiducia di amici solo perché si deve apparire o si vuole dimostrare a qualcuno di essere migliori degli altri. Ho percepito indifferenza, supponenza e anche arroganza ma la manifestazione caratteriale che più ho avvertito è tantissima ipocrisia.

Naturalmente questi sono solo pensieri, sui quali sicuramente nessuno potrà essere d’accordo, di uno venuto da fuori, ma quello sul quale nessuno potrà mai obbiettare è il fatto che questo è un borgo senza un orto comune ma con tanti piccoli orticelli recintati da filo spinato.

venerdì 25 luglio 2014

Luglio 1960-Luglio 2014 una eversione che viene da lontano

Era il 7 luglio del 1960, quando la polizia agli ordini del Presidente del Consiglio Tambroni aprì il fuoco ad altezza d'uomo lasciando sul terreno, falciati inesorabilmente a morte cinque ragazzi di vent'anni. Erano i ragazzi dalle magliette a strisce, i ragazzi di Reggio Emilia, quelli ai quali da oltre cinquant'anni dedichiamo la canzone "Morti di Reggio Emilia" per ricordare all'Italia e a noi stessi che la resistenza non è mai finita e che bisogna tenere sempre alta la guardia.
Nei giorni scorsi mi sono più volte chiesto se qualche volta il nostro Premier Matteo Renzi abbia mai cantato quella canzone. Forse si, ha partecipato a tante feste dell'Unità, ma di sicuro non si sarà mai chiesto le ragioni di quella canzone e del perchè a cinque ragazzi di vent'anni fu tolta la vita in quel caldo giorno di luglio e i loro corpi grondanti di sangue lasciati per terra a bagnare il selciato rovente di Reggio. Vedi Matteo, avresti dovuto leggere la storia, perchè forse o non avresti mai cantato "Morti di Reggio Emilia", o non avresti mai pensato di avventurarti nella grande porcata che stai combinando. La scintilla che portò il popolo italiano a ribellarsi e scendere nelle piazze di tutta Italia in quella occasione, fu il tentativo del governo Tambroni di approvare una legge elettorale truffa che avrebbe assicurato un premio di maggioranza alla Democrazia Cristiana. Il popolo si oppose, vi furono i morti di Reggio, ma alla fine il governo dovette cedere e Tambroni tornarsene a casa sconfitto. Ma allora c'era anche il grande PCI.

Ho voluto ricordare questa storia perchè sia chiaro per ognuno di noi quanto sia costato all'Italia in termine di vite umane la nascita e la difesa successiva della Repubblica e della sua Costituzione. Dopo Tambroni ci provarono il generale DeLorenzo e Valerio Borghese oltre alla Gladio della P2 di Licio Gelli a sovvertire l'ordinamento dello stato, scontrandosi però ogni volta contro il muro invalicabile eretto dal movimento dei lavoratori con in testa il PCI e il movimento sindacale. Nulla da fare, allora altro non restava che fare che provare a scalfire quel muro minandolo dall'interno e alle sue fondamenta. Quello a cui oggi stiamo assistendo, altro non è che il nuovo tentativo dello stesso progetto eversivo. Bisognava abbattere il muro quindi, allora quale sistema migliore se non quello di impossessarsi direttamente del muro? Lo smantellamento del PCI, e tutte le fasi successive dello sfaldamento della sinistra italiana fino alla nascita del PD, fanno parte di un unico disegno eversivo che parte da lontano e che ha come obbiettivo l'azzeramento della repubblica e l'instaurazione di una nuova dittatura. Non potendo sconfiggere il movimento dei lavoratori, hanno preferito annullarlo comprando direttamente il suo ex partito di riferimento, il PD e il movimento sindacale. La scalata di Renzi alla segreteria del PD era l'unico tassello ancora mancante per portare a compimento il progetto. Venuto meno Bersani, nulla più impedisce al grande potere economico internazionale di appropriarsi dell'Italia grazie alla complicità di un Presidente fantoccio.

La filosofia ambientalista della giunta Massari: buttare via il bambino insieme all'acqua sporca.

Sembra che la nuova filosofia ambientalista della giunta Massari sia quella di buttare via il bambino insieme all'acqua sporca. Si, perchè non si spiegherebbe altrimenti la decisione odierna di tagliare completamente alle radici un albero di tiglio in via Costa, sia pure malato in uno dei rami. Come si può vedere dalle foto, il tronco dell'albero in questione, compreso la maggior parte dei rami superiori, era completamente sano, allora, quale necessità c'era per rimuovere l'intera pianta? era forse nei piedi di qualcuno? 
Non più tardi di un mese fa stessa sorte era toccata agli alberi dell'ospedale di Vaio, piante che come ricordiamo costituivano un polmone di verde in una ziona ormai completamente spoglia, mentre d'altra parte ci sono dei condomini che aspettano l'autorizzazione al taglio di alcune piante pericolose che il comune stenta ad autorizzare. Il solito giochino, fai quello che dico io ma non fare ciò che faccio io. In altre parole i privati cittadini devono sottostare giustamente alle regole del comune, mentre il comune può fare quel cavolo che gli pare.


domenica 20 luglio 2014

Tenere alta la guardia

Tenere alta la guardia
Lo “sforamento” di alcuni dati, secondo la Gazzetta di Parma, delle campionature effettuate dall’ARPA sulle emissioni di sostanze in atmosfera da parte della Solveko SPA di Rimale, riporta alla ribalta il problema più generale dello stato di salute nel nostro territorio e più in generale in quello della provincia di Parma. Eppure proprio Parma e il suo territorio dovrebbe essere la città modello per l’ottimo cibo made in Italy, si ritrova a dover fare i conti quotidianamente con una aggressione smisurata al suo stato di salute ambientale e solo per rispondere a logiche politiche che favoriscono insediamenti industriali e che rispondono a esigenze di grandi gruppi economici poco interessati all’ambiente quanto invece a fatturati milionari a dispetto dell’aria che respiriamo e dell’acqua che beviamo. Fidenza non ha ancora metabolizzato il disastro provocato dalla Carbochimica e si ritrova oggi a fare i conti con dati allarmanti provenienti sul lato Solveko, ma anche Parma non vive certo una situazione migliore con l’entrata in funzione del termovalorizzatore di Ugozzolo? Quanto tempo credete dovrà passare per avere dati allarmanti anche in quella direzione? Mi auguro di cuore che ciò non avvenga e che le mie siano solo delle fantasie di uno stupido pazzo visionario, ma in attesa ritengo sia necessario non indugiare oltre e senza cullarci sugli allori fare in modo che le problematiche legate all’ambiente e allo stato di salute del nostro territorio diventino il nostro pane quotidiano. Salute del territorio e salute dei cittadini sono legati tra loro da un sottilissimo filo che non possiamo assolutamente permettere che si spezzi. Altri territori e altre popolazioni hanno indugiato o si sono fidati delle rassicuranti parole dei loro Amministratori e vivono oggi situazioni paradossali con aumenti indiscriminati di malattie tumorali strettamente legate alla mancanza di tutela dell’ambiente. La terra dei fuochi in Campania o le morti per tumore legate all’inceneritore di Melfi in Basilicata sono solo alcuni degli esempi più eclatanti di quello che la sporca politica sta provocando nella nostra Nazione. Nessuno è contro lo sviluppo e neanche contro insediamenti industriali, essi però devono servire per rendere la vita dell’uomo più vivibile e non per arrecare danno non solo alla salute dei cittadini ma anche a quella dell’ambiente che ci circonda. Non possiamo dire se i dati forniti dalla provincia circa la Solveko o le sostanze che essi riguardano siano o meno dannosi per la nostra salute, rimane il fatto che se dei limiti a tali emissioni sono stati posti essi devono essere rispettati. Esistono norme che regolano l’autocontrollo per le aziende interessate, ma spesso vengono eluse o tali controlli sono effettuati in periodi vicini ad una manutenzione effettuata; la stessa ARPA o le USL di competenza del resto non riescono ad assicurare un controllo metodico e continuo dato i continui tagli alla spesa e al personale cui sono stati sottoposti negli ultimi anni, perciò ritengo che i primi controllori non possiamo che essere noi comuni cittadini attraverso un monitoraggio permanente della salute del nostro territorio, cominciando con il voler vederci chiaro ogni qualvolta i nostri rassicuranti politici si rivolgono a noi per convincerci della bontà di scelte di cui non siamo per nulla convinti.

Tonino Ditaranto

venerdì 18 luglio 2014

PD Fidenza- scena muta su Gaza e la strage di innocenti in Palestina

Sembra inverosimile, ma è proprio cosi, il PD di Fidenza fa scena muta in consiglio comunale sul conflitto in Palestina. Dopo il minuto di silenzio osservato su proposta del Presidente del Consiglio Comunale Amedeo Tosi, il capogruppo e segretario del PD fidentino Gallicani chiede la parola e mentre tutti si aspettano un intervento sui tragici eventi che nelle ultime ore stanno sconvolgendo la striscia di Gaza con l'attacco indiscriminato da parte di Israele alle popolazioni inermi della Palestina, lui si limita ad offrire una bandiera della pace al Sindaco Massari. A rompere il ghiaccio ci pensa Pollastri della lista civica Rigoni, che legge un documento appello da sottoscrivere da parte del consiglio che impegni le istituzioni italiane ad adoperarsi per promuovere le iniziative necessarie affinchè la diplomazia internazionale intervenga per fermare i massacri. Purtroppo l'invito di Pollastri è caduto nel vuoto dopo che il Presidente Tosi si è rivolto al Consiglio per chiedere se vi fosse l'intenzione di approvare un appello e non ha ottenuto alcuna risposta. Scena muta quindi, tra l'imbarazzo generale dei presenti che mai si sarebbero aspettati da parte del PD una simile indifferenza. Vi sembrerà strano, ma c'è da constatare che oggi almeno per l'evidenza, il gruppo più a sinistra ospitato nei banchi del Consiglio Comunale, sembra proprio essere quello di Rigoni.

Sul blog di Ambrogio Ponzi il documento proposto da Pollastri.

Diffidata la Solveko, valori di emissione nell'aria alle stelle. Operazione trasparenza dell'Amministrazione Massari.

Tocca all'Assessore all'ambiente Castellani dare il via all'operazione trasparenza della nuova giunta di Fidenza che ha informato il Consiglio Comunale, in apertura della seduta odierna, circa una diffida inviata dalla Provincia di Parma nei confronti della Solveko spa che opera a Rimale. Dalle campionature effettuate infatti, in due diverse occasioni, nel mese di marzo scorso e in quelle di maggio, le emissioni nell'aria di alcune sostanze risultano essere decine di volte superiori ai limiti consentiti. Come non ricordare che toccò proprio a Castellani nel 2010, allora assessore provinciale all'ambiente insieme con il Sindaco Cantini il compito di dover tranquillizzare una numerosa folla di cittadini di Formio, preoccupati della autorizzazione al raddoppio di produzione da parte della Solveko, rilasciata proprio dalla Provincia di Parma e dal Comune di Fidenza. Più volte da queste pagine avevamo denunciato la faciloneria con la quale erano state rilasciate quelle autorizzazioni in un territorio dove ancora sono evidenti i segni dell'inquinamento ambientale causato dalla Carbiochichimica e che ancora aspetta di essere bonificata. Oggi, nell'apprezzare la celerità con la quale l'Amministrazione Comunale ha deciso di rendere pubblica la notizia del procedimento in atto nei confronti di Solveko spa, auspichiamo anche che nulla sia compromesso in termini di salute pubblica e che il Comune metta in atto tutti i provvedimenti necessari a tutelare la salute e i diritti dei cittadini.



Riportiamo di seguito la tabella con i dati riferiti alle campionature di marzo e maggio 2014



Nessun onore ai fucilatori di partigiani

CONSIGLIERI COMUNALI DI FIDENZA RICORDATELO STASERA IN CONSIGLIO

NESSUN ONORE A COLUI CHE DIEDE L'ORDINE PER IL QUALE FURONO FUCILATI I RAGAZZI DI FIDENZA E MIGLIAIA DI ALTRI GIOVANI ITALIANI!!!



lunedì 14 luglio 2014

Renzi, giù le mani dalla Lucania.

Matteo Renzi, Presidente del Consiglio, in una intervista al Corriere della sera, dichiara espressamente di vergognarsi di dover andare a discutere di piani energetici con Francia e Germania, quando potrebbe tranquillamente raddoppiare le estrazioni di petrolio in Basilicata. Evidentemente il "bamboccione" di Firenze pensa di poter fare i conti senza l'oste. Attento Renzi, che già una volta il presidente Berlusconi ha tentato di prevaricare il popolo lucano sulla questione scorie nucleari a Scanzano Ionico, e tutti sappiamo come è andata a finire. La Lucania è stanca di essere sfruttata e sottomessa da gentaglia arricchita come te, quindi cerca di non vendere la pelle dell'orso prima di averlo catturato. I tre o quattro comitatini cui fai riferimento, ricorda che nel 2003 portarono a bloccare l'intero sud Italia per oltre un mese, quindi prima di riempirti la bocca con affermazioni gratuite e irrispettose su di un popolo che non ha nulla da imparare da quelli come te, ricorda che noi lucani, già da oltre trent'anni forniamo all'Italia, petrolio per il 15% del suo fabbisogno energetico, senza avere in cambio la giusta e sacrosanta remunerazione. La Basilicata, nonostante le sue grandi ricchezze, risulta essere oggi tra le regioni più povere d'Italia, e questo perchè viene letteralmente turlupinata da quella classe politica di cui tu sei il degno rappresentante. Caro Renzi, abbiamo già ampiamente dimostrato di quale determinazione è capace il popolo lucano, quindi se proprio devi fare riferimento oggi alla Basilicata, fallo per dirci quando intendete restituirci il maltolto, e non per fregarci ancora ulteriormente.

giovedì 3 luglio 2014

Consiglio comunale: SPERIAMO CHE CRESCA

Consiglio comunale: speriamo che cresca.
Speriamo che cresca, si speriamolo per davvero, che crescano politicamente i neo consiglieri eletti, sia di maggioranza che di opposizione, e speriamo che cresca anche il senso critico di coloro che in consiglio non si sentono rappresentati, altrimenti davvero ci troveremo di fronte ad un periodo in cui la pubblica Amministrazione sarà solo appannaggio di tecnici o di addetti ali lavori.
La cronaca dell’ultimo consiglio è stata ampiamente riportata in modo abbastanza fedele nei vari blog cittadini, e anche sulla Gazzetta di Parma; quello che manca a mio avviso è il resoconto di ciò che il consiglio è riuscito ad esprimere in termini di valori politici.
Si discuteva il bilancio consuntivo, ma prima il doveroso compito di eleggere i rappresentanti di Fidenza nel consiglio delle Terre Verdiane e prima ancora e ancora più doverosa la discussione sulla delibera del distretto ASP di Fidenza che con un voto unanime di tutti i comuni rappresentati ha letteralmente mandato a puttane le sacrosante aspettative di centinaia di lavoratori che chiedevano garanzie e ha affidato alle cooperative l’intera gestione di case protette e casa di riposo. Ho rivisto la discussione via web e trà un misto tra insofferenza e un po di indignazione, e naturalmente mettendomi le mani tra i capelli, non riuscivo a rassegnarmi al fatto che tutta la questione ASP fosse riportata solo ad una questione numerica, o di scadenze da rispettare, quando il vero dramma è quello di persone che hanno una loro dignità e che si sentono sballottati e presi in giro da un pugno di persone che giocano a fare politica. Signori, si tratta di operare delle scelte e come tale bisogna decidere se si sta dalla parte delle lavoratrici che operano nel settore sociale, spesso con turni massacranti e mal pagate e che chiedono maggiori garanzie sulla piena applicazione dei loro diritti oppure condannarle ad una vita lavorativa fatta di ricatti e di continue pressioni, e ad  una sempre maggiore cottimizzazione del lavoro, a scapito non solo delle lavoratrici ma degli stessi assistiti. Il PD, Massari, i suoi colleghi sindaci che rispondono tutti agli stessi burattinai hanno scelto la privatizzazione, e l’opposizione, i consiglieri che gridano alla partitocrazia di andarsene a casa, cosa hanno scelto? Non basta una semplice dichiarazione di contrarietà declamata da una sedia del Consiglio comunale, ma in questi casi occorre avere coraggio e scendere nelle piazze a fianco dei lavoratori per costringere coloro che invece vogliono continuare a mantenere un potere ricattatorio a rimangiarsi le scelte sciagurate e fare marcia indietro.
Altra nota dolente le Terre Verdiane; va da se che la maggioranza dovesse eleggere due rappresentanti del PD, unico partito di maggioranza, ma i consiglieri della lista Rigoni e quella dei cinque stelle, non hanno forse fatto la loro campagna elettorale sullo slogan che non hanno nulla a che spartire con la partitocrazia? Allora, come si giustifica il voto alla Gambarini, capo gruppo di Forza Italia? Non sarebbe stato forse meglio cercare di puntare sulla elezione di un rappresentante indipendente dai partiti che potesse quanto meno portare una voce critica nelle Terre Verdiane e che potesse contrastare in qualche modo il sistema di spartizioni messo in piedi proprio da i partiti:
Bilancio; si trattava si di un consuntivo e dal momento che riguardava la passata amministrazione andava comunque approvato per correttezza, ma possibile che a nessuno sia venuto in mente di provare comunque a guardare dentro le singole voci, magari sul sociale o sui fondi per la scuola e provare a dare indicazioni per il futuro che non ricalcassero le sciaguarataggini della passata Amministrazione?
Il Consiglio comunale è il posto dove si dovrebbe fare politica e non quello in cui ci si va solo per alzare o meno la mano, o per scaldare una sedia, o peggio per non scaldarle per nulla come ha fatto la maggioranza durante la discussione del bilancio. Fidenza ha bisogno di progetti per il suo rilancio economico, sociale e culturale, ha bisogno che si diano risposte ai tanti lavoratori del commercio che hanno chiuso o che rischiano di chiudere le loro attività. Le risposte alle domande che aspettano i cittadini sono tante e complesse; non ci resta di augurarci quindi che il consiglio comunale possa crescere e che possa ridare quel senso che oggi manca alla politica cittadina.

Tonino Ditaranto

domenica 29 giugno 2014

i lunghi artigli sull'ASP

Alla fine hanno vinto loro, ancora una volta le coop che da anni la fanno da padroni nel mercato del lavoro nei servizi sociali. Per il comunicato di "Carta Canta" vi rimandiamo al blog di Ambrogio Ponzi, noi ci limiteremo a delle considerazioni di natura politica su questa vicenda che è simile alle decine di altre che ormai sono il quotidiano in molti enti pubblici italiani. Il tutto va ricondotto al periodo in cui Massimo D'Alema nel 2000 sostituì Prodi alla Presidenza del Consiglio; fu allora che grazie alla complicità del PDCI, staccatosi da Rifondazione comunista e degli altri partiti satelliti che componevano il governo, fu possibile emanare le famose leggi sul precariato che tanto danno hanno arrecato a migliaia di famiglie e all'economia italiana. La giustificazione di rendere più flessibile il mercato del lavoro, altro non era che la maschera che nascondeva il vero obbiettivo di alcuni gruppi economici, trà i quali il mondo delle cooperative, di acquisire un maggiore potere ricattatorio nei confronti dei propri dipendenti ed operare indisturbati e senza colpo ferire l'arrembaggio al mondo del lavoro nei servizi pubblici riguardanti il sociale. Ambrogio si meraviglia che a distanza di solo due settimane dalla sua elezione il sindaco Massari si sia rimangiato le promesse elettorali ed abbia ratificato la decisione del comitato di distretto di Fidenza di passare l'ASP tutto nelle mani dei privati e quindi delle cooperative. Mi dispiace Ambrogio di questo tuo meravigliarti, se mai ci saremmo dovuti meravigliare del contrario dal momento che è ormai risaputo che l'interesse del PD in materia di posti di lavoro nei servizi, è tutto rivolto verso il mondo cooperativo, dal momento che le leggi che regolano i concorsi nel pubblico, non consentono più o quasi di poter effettuare assunzioni di tipo clientelare. Il PD in Emilia Romagna, l'unico modo che ancora mantiene per procacciare posti di lavoro ai propri asserviti e continuare a mantenere su di loro un potere ricattatorio è solo quello di favorire le cooperative e Fidenza non è da meno.
Tonino Ditaranto

Italiani "coglioni" parola di Renzi

Uniti anche nel linguaggio.
Dopo Berlusconi che definì "COGLIONI" gli italiani che votavano a sinistra ecco che un altro Presidente del Consiglio usa lo stesso linguaggio per definire gli italiani.
Stando ad alcune intercettazioni rese note questa mattina il Presidente Renzi, durante un colloquio telefonico con un non meglio precisato Mario, avrebbe testualmente detto: "...tranquillo, tanto gli italiani sono coglioni, con la promessa degli ottanta euro abbiamo già la vittoria in tasca", e poi prosegue  "...lo sai anche tu che qui siamo un misto tra DC e vecchi comunistacci, lasciamo ancora un po che questi africani, facciamo un figurone e abbiamo anche i vaticanisti dalla nostra, arriviamo alle elezioni e poi troveremo una soluzione...".

Bravo Renzi, sei davvero sulla buona strada.... si vede che Silvio è stato un buon maestro.

La Resistenza continua

Apprendiamo con vero disgusto dalle pagine della Gazzetta di Parma che il consigliere comunale di Forza Italia Giuseppe Comerci, propone di intitolare una via cittadina a Giorgio Almirante. Si tratta di una oltraggiosa vergogna indirizzata alla memoria dei giovani partigiani fidentini, fucilati durante la Resistenza per ordine del boia assassino cui oggi si vorrebbe omaggiare con l'intitolazione di una strada. Siamo convinti che mai il Consiglio Comunale di Fidenza darà il via libera ad una carognata del genere, ma ad ogni buon conto, si tenga ben presente che mai e poi mai permetteremo che a Fidenza, medaglia d'argento per la lotta di liberazione, la resistenza venga infangata con l'omaggio ad un assassino. 





sabato 28 giugno 2014

A Pugno Chiuso- Chiude la sede di Rifondazione

Ha chiuso ufficialmente i battenti ieri sera la sede di Rifondazione Comunista in vicolo delTeatro; La dirigenza ha voluto salutare i compagni con un aperitivo a base di ottimo vino e salame contadino. Non si tratta però di un addio, ma una necessità dettata dalla macanza di fondi necessari per poter continuare a mantenere aperta una sede. La politica purtroppo fa un'altra vittima; mentre da un lato assistiamo sempre con più frequenza allo sperpero di denaro pubblico, oltre che al cattivo utilizzo per scopi personali dei fondi destinati alla politica, dall'altra, le coscienze critiche devono fare i conti con il venir meno delle possibilità finanziarie, basate solo su contributi volontari di coloro che credono in progetti alternativi ad un sistema sempre più marcio. 
Per diversi anni ho frequentato la sede di Rifondazione, prima come iscritto, poi perchè, pur non condividendo più strategie e linee politiche nazionali di Rifondazione, non ho mai smesso di nutrire la mia più grande stima in persone che hanno dato alla politica fidentina un contributo genuino e leale senza mai eccedere in personalismi o in ambizioni di occupare posizioni di potere.
Le ultime vicende legate alla esclusione della lista di Rifondazione Comunista dalle ultime amministrative, ad opera di un clamoroso errore nella presentazione dei documenti da parte del candidato sindaco Nardella, sembrano essere il preludio per ciò che si è consumato ieri sera con la chiusura della sede di vicolo del Teatro. 
A rimetterci non è solo Rifondazione, ma tutta la città di Fidenza; Ricordo perfettamente le tantissime iniziative svolte in quella sede, non solo di carattere politico ma anche sociale e culturale, e non ultima la presenza costante di un gruppo di acquisto solidale "GAP" che era diventato il punto di riferimento per tanti consumatori, ma anche per molti produttori agricoli che hanno potuto offrire prodotti di qualità a chilometri zero, a prezzi molto contenuti.
Ai compagni di Rifondazione il mio personale saluto "A PUGNI CHIUSI" con la promessa e la speranza che anche senza sede potremo condurre avanti ancora tante battaglie per una società più giusta.
Tonino Ditaranto








martedì 24 giugno 2014

Si parte!!! Prima seduta del Consiglio Comunale di Fidenza

Si parte!!! Primo consiglio comunale dell’era Massari
Si celebra stasera alle 21 la seduta del primo consiglio comunale dell’era Massari; un consiglio di routine, con punti all’ordine del giorno di normale amministrazione essendo il consiglio di insediamento, ma non per questo meno importante rispetto a tutta l’attività consiliare e amministrativa che coinvolgerà nei prossimi cinque anni gli eletti consiglieri e i nominati assessori. Volti già noti alla politica, a partire dal Sindaco, già assessore durante l’amministrazione Cerri, Malvisi, già consigliere durante lo scorso quinquennio e la Gambarini, presidente del consiglio uscente; ma anche molti nomi nuovi, di giovani ragazzi e ragazze che si avvicinano per la prima volta al pianeta politica, e con esso devono imparare a misurare e ad operare delle scelte. Inutile ribadire quanto già detto in passati interventi sul chi ha condotto le redini della politica locale negli ultimi decenni; i risultati sono sotto gli occhi di tutti. A nessuno sfuggono le mega strutture realizzate nel nostro territorio, a partire dalle torri della stazione, per continuare con l’outlet e il centro commerciale di San Michele Campagna, il pinguino a San Faustino, e perché no la fabbrica del freddo, rifiutata da Parma e stranamente accettata a Fidenza e il raddoppio della lavorazione di oli di rifiuti da parte della Solveko. Ora senza entrare nel merito della giustezza o meno di tali opere, va ricordato che esse sono il frutto di scelte politiche di consigli comunali che hanno preceduto quello attuale. Ecco quindi quale è il compito del Consiglio comunale: operare delle scelte. Nei prossimi mesi sui banchi del consiglio approderanno provvedimenti che porranno i consiglieri di fronte a delle scelte, sta ad essi cercare di capire se tali scelte portano nella direzione per cui ci si è candidati ad amministrare il comune o magari portano nella direzione opposta. Già si vocifera di un nuovo albergo al di la della ferrovia, una mega struttura che prevede centinaia di camere da realizzarsi ad opera di investitori che verrebbero da fuori Fidenza, il tutto con una variante in deroga agli strumenti urbanistici vigenti e giustificati da una non si sa quale relazione che sosterrebbe che a Fidenza mancano strutture ricettive. A parte il fatto che ciò è tutto da verificare, ma se anche fosse vero perché non prevedere allora di far fronte a tale mancanza con la promozione di un albergo diffuso in centro storico, realizzato direttamente dai residenti, che consenta ad eventuali avventori di pernottare direttamente in centro, con notevoli vantaggia di una intera comunità piuttosto che affidarsi a speculatori il cui unico interesse sarebbe quello di rimpinguare il loro già gonfio portafogli? Questo vuol dire operare delle scelte. Possiamo decidere di operare scelte che vanno in una certa direzione e scelte che vanno nella direzione opposta; questo è l’arduo compito che aspetta al nuovo Consiglio comunale e in particolare ai giovani consiglieri che per la prima volta si apprestano a prendere decisioni che riguardano il futuro della nostra cittadina. A tutti loro un sincero  augurio di buon lavoro.

Tonino Ditaranto

lunedì 23 giugno 2014

Il voltafaccia del Sindaco di Salsomaggiore Terme sulla "Mariola"

Che fine farà la scuola elementare di Contignaco?
Aspettiamo una risposta chiara dall'Amministrazione di Salsomaggiore Terme, ed in particolare dal Sindaco Filippo Fritelli, che all'epoca dell'Amministrazione Carancini presentò in Consiglio comunale una mozione contro l'alienazione della scula della "Mariola", e dall'Assessore Elena Francani che proprio sulla destinazione della scuola di Contignaco aveva speso non una ma due campagne elettorali.
Certo, anche Salsomagiore ha notevoli problemi di bilancio, aggravati dalla drammatica situazione delle terme, ciò però non giustifica l'alienazione di un pezzo di storia della cittadina termale. Purtroppo apprendiamo che con inspiegabile voltafaccia, rispetto a tre anni addietro, l'amministrazione di Salso ha posto in approvazione con il bilancio 2014 anche l'alienazione della scuola di Contignaco,

alla giunta di Salsomaggiore Terme, ed in particolar modo all'Assessore Francani, chiediamo oggi di adoperarsi affinchè tale vendita venga scongiurata, mentre già informiamo che in caso di persistenza di tale sciagurato progetto, non resterà altro da fare che chiamare i cittadini ad alzare una barriera di protesta, anche legale per far si che la scuola della Maestra Mariola resti un bene della città di Salsomaggiore Terme.

mercoledì 18 giugno 2014

Il cattivo esempio del Sindaco che pensa di dare il buon esempio

Bravo Sindaco, splendido esempio quello di aver pagato la multa presa per non aver cambiato il disco orario. Speriamo solo che le tue affermazioni non siano di esempio ai cittadini fidentini, in quanto "cambiare il disco orario" è ugualmente vietato dal codice della strada ed è una pratica messa in atto solamente dai furbetti.Quindi Sindaco, visto che prima di fare il Sindaco, ha fatto anche l'assessore alla viabilità, la prossima volta, se non vuole incorrere nuovamente in una sanzione, si ricordi di spostare la macchina, e non di andare a cambiare il disco orario.

giovedì 12 giugno 2014

Ebbene si, ha vinto il PD.

Ebbene si, ha vinto il PD
Certi bocconi amari sono veramente duri da mandare giù quando sono conditi da sonore sconfitte che si fatica ad accettare, eppure dovremmo essere ormai consapevoli che la politica è fatta di vittorie ma anche di sconfitte e che esse vengono determinate in ogni caso sempre e comunque dall’espressione di un voto popolare. E il voto popolare, non c’è alcun dubbio su questo, ha sancito la vittoria del PD di Fidenza e la conseguente elezione di Massari alla carica di sindaco, al quale vanno i miei personali auguri di buon lavoro.
Quello che però non riesco a capire è l’arrampicamento sugli specchi di questi ultimi giorni, nel voler trovare ad ogni costo scusanti che giustificano il risultato elettorale; qualcuno sostiene che in fondo Massari è stato eletto da non più del 35% dei fidentini, altri che la vittoria di Massari sia il frutto di promesse elettorali pro o contro qualcuno o qualcosa: la Gambarini si spinge oltre e ipotizza di sentirsi la rappresentante del rimanente 65% che non ha votato Massari. Ma siamo seri, io non ho votato Massari, ma mai in alcun caso mi sentirei rappresentato da un gruppo consiliare che fa riferimento a Forza Italia, partito che non va mai dimenticato è il primo responsabile del disastro economico in cui versa l’Italia.
Il boccone sarà anche amaro, ma va accettato e rispettato, come rispettato va la volontà della metà dei fidentini che al primo turno elettorale ha dato fiducia al PD. Quello che dovremmo imparare a capire è che la gente nel momento in cui si reca alle urne vota con la propria testa e difficilmente si lascia influenzare da promessucce varie, piuttosto mette a confronto il grado di affidabilità che i singoli candidati, con le loro squadre e i gruppi o partiti che li sostengono riescono a trasmettere durante la campagna elettorale. Io al primo turno ho dato il mio voto ad una lista civica se pure non mi sentissi rappresentato da essa, per le ragioni che già più volte ho evidenziato, mentre al secondo turno ho espresso il mio voto con il non voto perché il mio pensiero sul PD di Fidenza rimane quello della vigilia delle elezioni; la ragione è molto semplice, ritengo che ad un ballottaggio si debba andare a votare quando ci si sente rappresentati dalla parte politica in cui ci si riconosce ideologicamente o quando comunque vi siano altre formazioni che possono ispirarti fiducia che abbiano programmi e storie che non contrastano con le idee in cui ti riconosci, e mai perché si debba fare un dispetto a qualcuno. Ora mi risulta che diverse persone di sicura provenienza ideologica di sinistra, al ballottaggio si sono recati alle urne per votare la candidata di Forza Italia con la sola ragione di contrastare una vittoria ancora più schiacciante di Massari; ora, fermo restando il fatto che era un loro rispettoso diritto un si tale comportamento, una domanda spontanea però me la devono consentire; ma il loro essere di sinistra era un vero e profondo convincimento delle idee che la sinistra rappresenta o un seguire una moda? Se pure loro partano dal presupposto che il PD non abbia più nulla di sinistra, cosa che penso anche io, ciò però non giustifica il fatto di andare a votare per una coalizione che vedeva insieme il partito di Berlusconi, insieme alla Lega Nord, fomentatrice di odi razziali e i fascisti di Fratelli d’Italia, solo perché Massari ci può stare più o meno antipatico.
Coerenza vuol dire soprattutto questo, non perdere mai l’orientamento della parte con cui stare, e quando la nostra parte non è rappresentata non andare comunque mai a votare per i nemici storici dei lavoratori.
Un’ultima considerazione alla nuova giunta che si sta per formare. Pare, da quello che si riesce a percepire, e comunque con beneficio di inventario, che uno dei prossimi assessori sarà l’ex assessore all’ambiente della provincia di Parma, Castellani; nulla di personale nei confronti di Castellani, ma non va mai dimenticato che sotto il suo assessorato è stato realizzato l’inceneritore di Parma e il raddoppio della lavorazione di oli di rifiuto da parte della Solveko di Fidenza; sei il buon giorno si vede dal mattino allora ci aspetta “DAVVERO” una splendida giornata.

Tonino Ditaranto

martedì 27 maggio 2014

Un risultato che non ci sorprende.

Un risultato che non ci sorprende.
Il PD e Andrea Massari, manca ormai solo l’ufficialità dell’investitura al ballottaggio, vincono le elezioni amministrative di Fidenza. Il 48% è un risultato che parla da solo e che non lascia spazio a scusanti di nessun tipo, la volontà popolare è stata netta e cosi chiara che in tutta franchezza avrei preferito che si fosse evitato il dispendio di energie e di soldi che sicuramente ci sarà tra quindici giorni. Regole sono regole e vanno comunque rispettate. Entrare nel merito dei numeri di Massari e provare a cercarne le ragioni sarebbe da idioti, a Massari e al PD va riconosciuto il merito di essere stati convincenti durante questa campagna elettorale, cosa che a quanto pare non è riuscita ad altri candidati. Se si toglie il risultato di Forza Italia e delle liste ad essa collegate (Lega, Fratelli d’Italia e identità e valori), che comunque messi insieme non vanno oltre il 20%, e quello del Movimento 5 stelle per il quale era ipotizzabile sin dalla vigilia un notevole calo rispetto al dato delle europee, quello che dovrebbe stupire maggiormente, ma che già in tempi non sospetti avevamo previsto, è lo scarso risultato ottenuto dalle liste civiche. Le intenzioni in questo caso sono sempre molto nobili, ma spesso si commettono errori che in politica non perdonano. Ma davvero Nardella poteva sperare in un risultato migliore dopo che l’approccio a queste elezioni era stato caratterizzato da un eccesso di presunzione o di latore di verità occulte al punto da non condividere fino all’ultimo giorno i contenuti del suo programma sia con i suoi collaboratori più stretti che con i suoi ipotetici alleati? E Primavera fidentina di Giovanna Galli, non sarebbe stato meglio se si fosse presentata non con l’etichetta personale ma come gruppo nuovo di cambiamento? Non me ne voglia Giovanna, ma gli elettori non hanno letto nella sua lista il civismo di cui si proclamava, ma è stata vista come una branca del PD che aveva scelto la strada della lista civica più per ripicche personali verso alcuni dirigenti del PD locale che verso il PD stesso, dato le note e dichiarate simpatie della stessa Galli nei confronti di Matteo Renzi.
Discorso a parte merita Gabriele Rigoni, persona sicuramente non legata in alcun modo al vecchio mondo della politica. Lui paga sicuramente la grande ingenuità, ma non gliene si può fare una colpa, dimostrata nel cercare ed accettare alleanze che pensava potessero portargli dei voti ma che alla fine hanno finito per trascinarlo insieme a loro nella sconfitta.
La storia insegna che le battaglie si vincono con la condivisione dei contenuti e con la capacità di mettersi a disposizione degli altri con grande umiltà senza avere l’ambizione di voler primeggiare ad ogni costo, cosi come il civismo può essere una grande risorsa se riesce a dare una immagine di se veramente slegata dalle vecchie partitocrazie colluse con un modo di fare politica che predilige gruppi di appartenenza. Questo è ciò che è mancato alle liste civiche fidentine. La lettura del voto comunque va dato in chiave positiva; se da una parte è vero che il civismo non è riuscito a sfondare, dall’altra invece è riuscito nell’intento di far re innamorare delle questioni politiche tanti onesti cittadini che ci hanno messo la faccia. Questa è una grande risorsa che Fidenza non può permettersi di perdere; da loro, e con loro si può ricominciare per cercare in qualche modo di far crescere quello spirito critico che è mancato negli ultimi vent’anni nella nostra cittadina in modo da garantire ai futuri amministratori, chiunque essi saranno, un supporto di idee e contenuti che altrimenti verrebbe a mancare.

Tonino Ditaranto