Non perdere il senso della democrazia.
Ultimi giorni di una campagna elettorale anomala; diverse
dalle tante passate. Pur non avendovi partecipato, non sono comunque stato
assente e nonostante il grande senso di nausea e di rifiuto sempre più forte
ogni giorno che passava, i temi e i comportamenti delle varie forze politiche
non mi sono stati completamente estranei.
A cinque giorni dal voto rimane sempre fortemente in me l’idea
del non voto, o meglio del rifiuto della scheda elettorale. Questo per tante
ragioni; la prima naturalmente è quella che nessuno delle forze che si
richiamano alle idee della sinistra riesce a rappresentarmi, l’altra è che pur
volendo fare un sforzo e turarmi ancora una volta il naso, in tutta onestà non
ce la farei proprio a votare con una legge elettorale che non mi consente di
scegliere liberamente i candidati cui dare la mia preferenza; il tutto
aggravato dal fatto che non c’è un solo partito o movimento della sinistra che
non abbia catapultato dall’alto i primi delle liste, infischiandosene altamente
degli stessi proclami di democrazia partecipata alla quale nessuno escluso
dichiara di volersi attenere. Lo stesso Favia, consigliere regionale grillino
in Emilia, espulso dal movimento 5 stelle per le sue battaglie contro la
mancanza di democrazia all’interno del movimento, si ritrova capolista della
lista Ingroia non per scelta degli aderenti a Rivoluzione Civile, ma perché catapultato
dallo stesso Ingroia in quella posizione solo per una questione di visibilità.
Ho parlato e mi sono confrontato con tanti negli ultimi
giorni; in molti prevale questo senso di disgusto che io stesso provo; non
tutti però alla rabbia e alla voglia di protesta fanno seguire un razionale
ragionamento che li mantenga sul binario della democrazia e della difesa dei
principi fondamentali della nostra costituzione. Sono molti quelli che vivono
queste elezioni anteponendo il senso di disgusto e il pensiero di mandare a
casa la vecchia politica alla effettiva convinzione che se un cambiamento è
doveroso esso non può avvenire senza un progetto che si richiami al valore
della democrazia.
In tanti voteranno 5 stelle perché Grillo è quello che in
questi ultimi tempi ha urlato maggiormente; molti di essi però non sono mai
stati ad un incontro del movimento, ne hanno mai sfogliato un loro programma,
lo faranno solo perché credono che il cambiamento significhi votare qualcuno
che non ci è mai stato senza appurarsi che le idee di questi o le loro capacità
vadano nella direzione del cambiamento che ci auspichiamo. Coloro che intendono
votare per Grillo in queste elezioni dovrebbero però porsi una domanda: come
mai tanti che hanno frequentato il movimento 5 stelle negli anni scorsi oggi
stanno abbandonando la barca al punto di averli convinti a costituire un nuovo
movimento che si chiama “DEMOCRAZIA IN MOVIMENTO”?
La risposta è una sola e volendola dare con le parole di
Favia essa sta nel fatto che nel movimento 5 stelle, al di la del fatto che non
esiste alcun programma sulle grandi tematiche sociali e del lavoro, gli aderenti
non sono dei soci di un qualcosa di comune, ma dipendenti di una impresa i cui
unici azionisti sono Grillo e Casaleggio.
Tutta la campagna grillina, compreso il rifiuto di
confrontarsi con la comunicazione di massa e l’apertura a destra, con il riconoscimento
di fatto di Casa Pound viene studiata a tavolino dal sig. Casaleggio e gli
altri vi si devono attenere come degli autentici burattini.
Vogliamo veramente che l’Italia diventi uno stato dove tutto
venga deciso dal burattinaio di turno e che il popolo subisca passivamente le
imposizione dall’alto?
A coloro come me, disgustati, arrabbiati, delusi e con una
grande voglia di prendere a calci nel sedere la vecchia politica mi va di
rivolgere un unico appello: diamo pur sfogo alla nostra rabbia e alla nostra
protesta, ma stiamo attenti a non commettere il grossissimo errore di affidare
l’Italia nelle mani di un fomentatore illusionario e pazzo che ha come unico
scopo quello di affossare la democrazia.
Mussolini nel 1920 salì al potere allo stesso modo di come
oggi vorrebbe farlo Grillo; riuscì a portare dalla sua parte tutti i delusi e
gli incazzati e i risultati li conosciamo tutti.
I padri costituenti ci hanno dato due grandi strumenti: il
voto per poter scegliere liberamente e il non voto per esprimere il nostro
sacrosanto disappunto per le scelte sbagliate fatte da tutti. Oggi è il momento
del non voto per costringere il Capo dello Stato ad aprire una nuova fase
costituente che delinei un nuovo patto tra gli italiani e ridia un senso alla
democrazia.
2 commenti:
Il clima politico favorisce i capipopolo. Quando i partiti considerano i cittadini come schede di voto senza curarsi del vistoso naso di Pinocchio che cresce ad ogni promessa, che fare?
Non votare? Si perderebbe il piacere di aver fatto perdere qualcuno, che è l'unica cosa che la democrazia ci regala.
Tuttavia sono d'accerdo con te, se dobbiamo scegliere un capopopolo, scegliamolo ancora pelato che andiamo sul sicuro. Come? Ritiriandoci sull'Aventino, come suggerisci.
Appunto Ambrogio, la democrazia ci regala il piacere di poter far perdere qualcuno; stiamo attenti però che quando la voglia di piacere è dettata da rancori e personalismi lo steso piacere rischia di rivelarsi un vero boccone amaro. La vendetta non ha mai portato da nessuna parte, cosi come l'incapacità di progettare un futuro diverso. Grillo oggi li accomuna entrambi: vendetta e incapacità.
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