domenica 10 febbraio 2013

Giornata del Ricordo

a Giornata del Ricordo So che quanto sto per scrivere susciterà scandalo e ci saranno stracciamenti di vesti, espressioni verbali e mimiche di orrore, si scaglieranno contro di me scomuniche, anatemi e maledizioni, specie tra quanti, domani, in una seduta straordinaria del Consiglio Comunale, qui a Fidenza, commemoreranno le vittime del massacro delle foibe. Ma io resto sempre convinto del fatto che non si può interpretare la storia a segmenti, scegliendo di mettere in vetrina quelli che preferiamo ed escludendo quelli, invece, che ci procurano pruriti e fastidi. Ed allora, io mi permetto di ricordare che se i morti ammazzati delle foibe sono da onorare e commemorare, come, del resto, la maggior parte dei defunti, bisogna però anche esaminare l'eziologia che scatenò questo eccidio e fare altresì attenzione a quanto poi ne seguì. In Slovenia ed in Croazia, i nostri generali, dal '41 al '43, perpetrarono stragi infami sugli abitanti: parlo di Roatta, Robotti, Orlando, Grazioli, Ambrosio, tanto per citare solo gli alti papaveri dell'esercito regio. Ci furono centinaia di migliaia di morti per stenti nei Lager italiani, come ad Arbe; a Podhum, in Croazia, non fummo certo secondi alle SS, come zelo e solerzia nell'ammazzare dei poveracci. Inoltre, da secoli, gli abitanti della Slovenia e della Croazia erano stati trattati come esseri di seconda scelta e come schiavi dalla Serenissima Repubblica di Venezia. Purtroppo, chi di spada ferisce, di spada perisce e, specie in guerra, la vendetta si abbatte tremenda su chi ha angariato, per tempi lunghissimi, le vittime. Noi italiani avremmo dovuto consegnare ben 1200 criminali di guerra ad Etiopia, Grecia e Jugoslavia, tra i quali l'ineffabile Badoglio. Ma preferimmo seppellire il tutto negli armadi della vergogna, con la complicità di tutti i partiti politici italiani, ognuno per motivazioni proprie particolari, ma convergenti nell'assoluta omertà; non ci fu mai nessuna Norimberga per i generali criminali di casa nostra, che morirono tutti nel loro letto, senza pentimenti né ravvedimenti Se qualcuno ha potuto vedere quanto combinarono gli italiani in Slovenia, nel docu-film della BBC “Fascist Legacy”, uscito solo nel 2004, da noi, per merito di La7, cioè con sessant'anni di silenzio sul groppone, ebbene, allora non mancherà di onorare, come si deve, i morti delle foibe, ma, forse, concepirà anche un briciolo soltanto di comprensione e di giustificazione per quanto perpetrarono i titini e gli sloveni a Trieste ed in Istria, nel '43 e nel '45, con la connivenza silenziosa, fra l'altro, delle truppe alleate, che giocarono, allora, alle tre scimmiette. Quando mai i vincitori non si sono presi la rivincita sui vinti, a base di quantità più o meno abbondanti di sangue? Franco Bifani

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