sabato 9 gennaio 2016

Articolo 1: difendere il posto di lavoro è reato

Art. 1: Difendere il posto di lavoro e il proprio salario è reato.
Una volta la nostra Costituzione recitava al suo primo punto che l’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro, oggi sarebbe più giusto dire che è una reggenza antidemocratica dove il lavoro non è più un diritto e chi manifesta per il mantenimento del proprio posto di lavoro commette un grave reato. Resistenza a pubblico ufficiale e violenza privata nel caso degli operai addetti al facchinaggio presso la Bormioli di Fidenza che ieri sono stati letteralmente caricati di peso nelle camionette e portati in Questura, per il semplice fatto che stazionavano seduti per terra, in modo estremamente pacifico e senza alcuna violenza davanti ai cancelli dei magazzini della Bormioli. Quale è la colpa di questi onesti lavoratori? E’ forse una colpa difendere il proprio posto di lavoro, fonte di reddito per famiglie che già devono fare grandi salti mortali? O è forse un reato non accettare l’accordo raggiunto tra la cooperativa che subentra nella Bormioli e i tre sindacati CGIL, CISL, UIL, sempre più servi dei padroni, che tutte e tre insieme rappresentano una minima parte dei lavoratori interessati, e che prevede il passaggio degli stessi sotto la nuova cooperativa rinunciando ai diritti acquisiti negli anni e soprattutto agli accordi fatti in precedenza con la vecchia cooperativa?
A leggere la Gazzetta di Parma di oggi, sembra quasi che questi lavoratori sono degli ingrati e che non si capisce il motivo della continuazione della protesta. Certo, si dice dalle mie parti che chi è sazio non crede a chi invece è costretto a digiunare. Il problema vero è che l’Italia si sta avviando verso uno stato di cose che prevede sempre di più la schiavizzazione del mondo del lavoro. Si è cominciato con le leggi sul precariato, lo smantellamento dell’art. 18, l’approvazione dello job act, il continuo affidamento dei servizi essenziali anche della pubblica amministrazione e dei servizi a ditte esterne, quasi sempre cooperative che nella stragrande maggioranza dei casi schiavizza i lavoratori con ore di lavoro sottopagate e senza riconoscere reali diritti. Arrivai a Fidenza venticinque anni  fa e ricordo ancora molto bene le mobilitazioni sindacali e l’impegno delle Amministrazioni comunali per difendere anche un solo posto di lavoro; quella solidarietà che ci faceva essere una vera società civile che fine ha fatto? Dove sono finiti i diritti di chi lavora? E i sindacati, quelli ufficiali per intenderci come mai hanno perduto negli anni la quasi totalità degli iscritti? Cosi non può andare, il diritto al lavoro e ad un giusto salario non deve mai essere messo in discussione, e quando coloro che dovrebbero difendere tali diritti, fanno sempre più spesso accordi con i padroni a discapito dei lavoratori, come nel caso dei facchini della Bormioli, o quando Amministrazioni comunali svendono servizi pubblici essenziali come l’assistenza agli anziani, per affidarli a cooperative esterne solo perché si deve rispondere alla logica delle privatizzazioni, allora vuol dire che i lavoratori non hanno più rappresentanza e che l’articolo uno della nostra Costituzione altro non è che la più grossa presa per i fondelli.

Tonino Ditaranro

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