Abbiamo toccato il fondo; naturalmente non parlo del fondo
toccato da quello che siamo abituati ad identificare come il panorama politico
della sinistra italiana; quella non esiste più da tempo, non esiste più da
quando le nostre attenzioni si sono rivolte alla difesa di una economia
neoliberista , al servizio della grandi lobbi finanziarie europee e sotto lo
stretto controllo di una Germania ritornata più forte dello stesso periodo
hitleriano dopo la caduta del muro di Berlino. Abbiamo toccato il fondo nella
incapacità di porci davanti ai pressanti problemi causati dalle politiche
globalizzatrici con umanità e senso di solidarietà verso uomini e donne che
faticano ogni giorno ad assicurarsi di che vivere di una vita dignitosa. Cinque
milioni di italiani vivono sotto la soglia di povertà; cinque milioni, di cui
almeno un milione di bambini non hanno di che nutrirsi, non hanno di che
garantirsi cure mediche, ne di potersi assicurare una frequenza scolastica o la
condivisione di rapporti sociali con i propri coetanei. A questi vanno aggiunti
le centinaia di migliaia di persone che ogni anno varcano le frontiere d’Europa
perché scappano dalla fame e dalle guerre che insanguinano il terzo mondo, e
dove milioni di disperati abbandonano le loro case perennemente sotto la
pioggia incessante di bombe prodotte in Europa e in Italia. Col solo costo di
una di quelle bombe si potrebbero sfamare centinaia di persone o creare posti
di lavoro direttamente nei luoghi di origine dando un senso compiuto all’idea
che i popoli del terzo mondo vadano aiutati a casa loro. Questo purtroppo non
sarà possibile fino a quando gli interessi degli stati e della politica
coincideranno con la logica dell’arricchimento sconsiderato e ad ogni costo di
coloro che determinano le politiche dei governi del mondo occidentale e dell’Europa
in particolare. Globalizzare vuol dire uniformare i mercati, creare ossia un
cartello globale che determini non solo i prezzi dei beni al consumo, ma anche
e soprattutto il costo del lavoro che tanto più diventi basso, tanto più gli
introiti per le grandi compagnie finanziarie diventeranno alti, a discapito di
sicurezza sul lavoro, a discapito delle condizioni igieniche nei posti di
lavoro e a discapito della stessa garanzia di un lavoro dignitoso senza del
quale il lavoratore è sottoposto a continui e pressanti ricatti che fanno del
lavoro non più lo strumento per l’emancipazione economica e sociale degli
uomini, ma il solo mezzo per la propria sussistenza.
Chi pensa che tutto ciò sia la diretta conseguenza di una
crisi economica globale sbaglia; tutto ciò è la conseguenza di un crisi creata
e voluta di proposito per giustificare l’imposizione di condizioni di lavoro
disumane e creare un mercato che veda il livellamento della forza lavoro al
ribasso. In parole povere, se la forza
lavoro mondiale è composta da tre miliardi di persone, di cui mezzo miliardo
nei paesi più ricchi, e gli altri due miliardi e mezzo nei paesi più poveri,
risulterà più facile e remunerativo portare gli stipendi dei lavoratori dei
paesi più ricchi verso quelli dei paesi più poveri, piuttosto che aumentare gli
stipendi o garantire condizioni di lavoro migliori a due miliardi e mezzo di
persone. Naturalmente la chiave principale perché fosse stato possibile aprire un
simile percorso era quella di creare necessariamente attriti tra gli stessi
lavoratori, nella consapevolezza che da una guerra tra poveri gli unici a
trarne vantaggio sarebbero stati i ricchi e lo stesso progetto di acuire le
disparità tra chi più ha e chi meno possiede. Si calcola che in Italia, le dieci persone più
ricche guadagnano mediamente molto più di quello che spendiamo per l’accoglienza
e la gestione dell’intero flusso migratorio che ogni anno arriva in Italia. Le
ultime settimane sono state caratterizzate dalle polemiche scaturite dalla
chiusura dei porti alle navi delle ong e di conseguenza alle centinaia di
disperati da esse raccolti sui gommoni alla deriva nel mediterraneo; Non entro
nel merito delle decisione del Governo, dal quale, per la natura dichiaratamente
razzista e xenofoba di alcuni suoi ministri era naturale aspettarselo; la cosa
che invece deve farci riflettere è il fatto che ad entusiasmarsi per delle
decisioni cosi chiaramente inumane e contrarie a qualunque principio di
solidarietà e di legalità, non siano solo persone dichiaratamente avvezze ai
valori di solidarietà tra i popoli e tra
gli esseri umani, ma si entusiasmano facilmente e in maniera anche più
determinata, persone che fino a ieri sarebbero stati felici di aprire le loro
porte a dei fratelli che chiedono aiuto; si entusiasmano persone
tradizionalmente di sinistra, o persone che in passato hanno militato nello
stesso partito comunista.
Sono per caso diventati razzisti tutto di un colpo anche
loro? No compagni ed amici, non lo erano ieri e non lo sono diventati oggi, semplicemente
sono persone o compagni che cercano risposte anche ai loro dolori di pancia e
danno l’unica risposta che in questo determinato frangente sembra essere la più
credibile o forse la più realizzabile. Dolori di pancia appunto, dolori di pancia
ai quali altri parlano, magari in maniera sciacallesca o vomitevole, dolori di
pancia di cui la sinistra non vuole neanche sentir parlare come se fosse un
tabù che non si possa infrangere. Ma fatemi di grazia, non è forse un dolore di
pancia una bolletta che non si riesce a pagare? Non è un dolore di pancia dover
aspettare mesi per un esame radiologico?, non è un doloro di pancia svegliarsi
di notte e trovare nel proprio appartamento dei ladri che stanno rovistando nei
tuoi cassetti? E allora di che cavolo
stiamo parlando. Se gli altri parlano alla pancia con proclami e promesse
magari irrealizzabili, se gli altri parlano di sicurezza paventando leggi sull’uso
di armi per autodifesa, se altri parlano di reddito di cittadinanza o di
chiusura dei porti, o di prima gli italiani, noi che dovremmo essere i
detentori dei valori di solidarietà, di giustizia e di fratellanza, a quelle
pance in che modo abbiamo parlato? Nulla, il vuoto assoluto. Alle pance vuote
abbiamo detto stringete la cinghia, a chi non poteva pagare le bollette ed è
dovuto emigrare per vivere gli abbiamo tassato l’energia della casa che ha dovuto
lasciare facendo passare delle catapecchie per seconde case di lusso e
imponendo 47 euro di bolletta fissa bimestrale, anche a fronte di un consumo
reale uguale a zero. Non meravigliamoci se oggi le persone danno ascolto ai
proclami di Salvini o alle chiacchiere di DiMaio, la verità è che loro alle
pance ci parlano mentre noi alle pance vuote che rumoreggiavano per la fame
abbiamo risposto parando il culo alle banche, regalando soldi al raket delle
slot machine, acquistando super aeroplani da mandare nelle zone di guerra e
regalando contributi alle fabbriche di armi che esportano la morte. Abbiamo
toccato il fondo si compagni e lo abbiamo fatto nel modo più vergognoso inimmaginabile
possibile, diventando noi stessi peggiori di coloro che per una vita abbiamo
combattuto e calpestando quei valori per i quali altri compagni prima di noi
avevano lottato e dato la vita. Oggi che tutto è andato a puttane ci
nascondiamo dietro cervellotiche analisi cercando colpevoli cui attribuire le
colpe del disastro, quando invece sappiamo benissimo che i colpevoli siamo
tutti indistintamente, chi ha operato in maniera indegna, e chi complice ha
lasciato che il tutto avvenisse sotto gli occhi dell’indifferenza. Non ci sono
giustificazioni per lenire le colpe dei nostri disastri, non esistono argomenti
che possano giustificare in qualche modo la bramosia di potere, il
personalismo, l’arrivismo di cui si sono macchiate le nostre classe dirigenti
con la nostra colpevole complicità. Abbiamo permesso che strutture di
azionariato sociale come le cooperative di produzione e lavoro, divenissero aziende
nelle mani di pochi e utili solo ai propri tornaconti e che attuassero
politiche del lavoro schiavistiche e disumane che neanche le peggiori aziende a
conduzione padronale mai si erano permesse di attuare. Abbiamo lasciato che il
sindacato si rendesse complice delle classe padronali con l’accettazione di
contratti capestro e avallando le politiche di precarizzazione del lavoro che
non va mai dimenticato ebbero il loro sciagurato inizio non coi governi di
destra e di Berlusconi, ma con i governi di Prodi e D’Alema. Siamo venuti meno ai nostri doveri di
difendere la pace e l’articolo 11 della nostra costituzione, dichiarando guerra
alla Bosnia e Partecipando a innumerevoli missini di guerra per conto degli
imperialisti americani e vergogna delle vergogne abbiamo tradito la fiducia di
un patriota che aveva chiesto la nostra protezione, consegnando Ocalan nelle
mani assassine del criminale turco Erdogan. Non ci sono giustificazione per
questo nostro comportamento vigliacco e non ci sono giustificazioni per esserci
schierati dalla parte dei ricchi condannando i i lavoratori ad una vita di
stenti. Non so se e in quanto tempo potrà esserci nuovamente una sinistra in
Italia, sicuramente non nei prossimi dieci anni e non con chi è rimasto intriso
del fetore di un marciume e di una cancrena che l’ha divorata giorno dopo
giorno; so per certo però che come l’araba fenice i valori fondanti del mondo
dei più umili non possono morire; c’è una strada lunga e lastricata di spine da
percorrere, ma le piante sane dei piedi delle nuove generazioni riusciranno ad
avere ragione di spine e carboni ardenti, cosi come riattraverseremo nuovamente
il fiume della lotta contro le ingiustizie ponendo una pietra dopo l’altra
affinchè nessuno più possa sentirsi solo ma parte di una famigli che non
abbandona nessuno e che protegge tutti a partire dal più debole. La strada è lunga e anche il buio della notte
che l’avvolge non lascia intravvedere bagliori, ma io vi dico mettiamoci in
cammino. Su fratelli e su compagni.
Tonino