CRONACA DI UNA STRAORDINARIA GIORNATA – SIAMO TUTTI ABD EL
SALAM
Sono le nove del mattino, comincio le mie telefonate per
invitare i compagni a partecipare alla manifestazione di Piacenza; la prima, la
seconda, la terza e via dicendo fino alla trentesima. Tutti hanno altri
impegni, comincio a pensare che ci devo andare da solo, partiamo male mi ripeto
tra me e me. Ho il treno alle 13, 37, intorno all’una mi chiama Nello, un compagno
rsu fiom di Savona che mi dice aspettami vengo anch’io. Mi rincuoro, almeno non
sono solo.
In stazione incontriamo Valter volante rossa, sono felice,
almeno lui, l’immancabile Valter con la sua fedele macchina fotografica è dei
nostri.
Arriviamo a Piacenza con un quarto d’ora di ritardo e usciti
dalla stazione si presenta subito davanti a noi uno spettacolo indescrivibile;
centinaia di bandiere rosse sono in attesa di poter partire con il corteo.
Facciamo un giro per vedere di trovare compagni che
conosciamo e quasi subito incontriamo Giovanni Paglia, un abbraccio spontaneo
dopo quattro anni che non ci vedevamo e soprattutto dopo che ci eravamo
lasciati non proprio in un bel modo a seguito dell’autoscioglimento del circolo
SEL di Fidenza. No c’è stao bisogno di tornare sui vecchi rancori, gli occhi di
entrambi dicevano all’altro mettiamoci alle spalle tutto, abbiamo sbagliato
entrambi ma ora dobbiamo ricostruire.
Con Giovanni siamo subito d’accordo sul fatto che questo
assassinio non va lasciato impunito e conveniamo sul fatto che bisognerà
procedere alla costituzione di un comitato che si costituisca parte civile
nella richiesta della verità.
Il corteo parte, lo aprono i facchini e le donne musulmane a
lutto per la perdita di ABD EL SALAM e poi la fiumana di persone e bandiere a testimoniare
la nostra rabbia.
Siamo posizionati all’incirca a metà del corteo, mi giro
spesso ma non riesco a vedere la coda; dopo mezz’ora e con il corteo che ha
percorso ormai più di un chilometro, la coda ancora deve partire dal piazzale
della stazione.
Siamo a migliaia, qualcuno azzarda oltre i diecimila; non so
quanti, ma siamo davvero tanti, come da anni non si vedeva un fiume di compagni
sfilare intorno ad un unico slogan :
SIAMO TUTTI ABD EL SALAM.
Davanti a noi c’è il gruppo del PCL con il segretario
nazionale Ferrando, il corteo sfila pacifico con i suoi mille colori listati a
lutto ma anche con una grande voglia di ripartenza.
A metà percorso come usciti dal nulla si materializzano davanti
a noi un gruppo di ragazzi vestiti di nero, con il cappuccio in testa con in
mano grosse mazze di legno. Capiamo subito che si stanno preparando a fare i
cretini. Ferrando rallenta il suo gruppo e si crea una spaccatura nel corteo.
Bisogna assolutamente impedire che vi sia la spaccatura, sarebbe molto
pericolosa. Con Nello ci avviciniamo a Ferrando e lo invito a stringere sul
corteo che ormai si sta allontanando. Dopo alcuni disguidi, lui mi ha scambiato
per uno della digos, ci capiamo e cosi riesco a convincerlo di stringere sul
corteo in modo da evitare spaccature.
La tensione comincia ad alzarsi, ed interviene prontamente
un gruppo di pompieri usb che riesce a spingere di lato i facinorosi.
La tensione è sempre alta, se la stanno prendendo con un
ragazzo con la bandiera di rifondazione, a quel punto decido di intervenire e
preso di petto quello che sembra il loro capo lo invito a modo mio a starsene
calmi perché se continuano a fare i cretini se la devono vedere con noi. La
discussione va avanti per alcuni minuti sotto gli occhi attenti della polizia
che saggiamente decide di non intervenire e lascia che la diatriba si risolva
tra di noi.
Si va avanti, finalmente gli incappucciati sembrano essersi
calmati. Comincia a piovere e noi sempre avanti.
La pioggia diventa battente e il corteo comincia a sciogliersi; decidiamo di tornare indietro con Nello e Valter, ma la pioggia è sempre più forte. Ormai sima bagnati, e decidiamo di prendere un taxi. Ad un chilometro dalla stazione il taxi ci deve lasciare perché la strada è bloccata dalla polizia e non si passa, cosi ci lascia a piedi sotto ad un temporale di quelli che se ne vedono pochi.
La pioggia diventa battente e il corteo comincia a sciogliersi; decidiamo di tornare indietro con Nello e Valter, ma la pioggia è sempre più forte. Ormai sima bagnati, e decidiamo di prendere un taxi. Ad un chilometro dalla stazione il taxi ci deve lasciare perché la strada è bloccata dalla polizia e non si passa, cosi ci lascia a piedi sotto ad un temporale di quelli che se ne vedono pochi.
Andiamo avanti, abbiamo un treno da prendere; ormai la
pioggia non la sentiamo neanche più, non c’è un solo centimetro dei nostri
vestiti che ormai non sia inzuppato fradicio.
Arriviamo in stazione che mancano cinque minuti alla partenza
del treno; ci ferma la polizia che vuole vedere i biglietti per farci entrare
in stazione. Finalmente sul treno, stiamo per partire e arriva di corsa una
anziana signora con una borsa pesante che rischia di cadere sugli scalini del
treno, prontamente afferrata da me e da Valter. Si lamenta della polizia che ha
avuto il coraggio di chiedere anche a lei il biglietto nonostante il treno
fosse in partenza.
Finalmente a Fidenza, di corsa verso casa e intanto i
chicchi di grandine mi sbattono in testa.
Stanco, bagnato come da tempo non ricordavo, ma felice di
essere stato li con migliaia di compagni venuti da tutta Italia senza che
nessuno li avesse chiamati ma tutti con la speranza che da Piacenza possa
rinascere la lotta che porta ai diritti.
ABD EL SALAM e morto sotto la mano assassina del padrone, ma
noi tutti gli dobbiamo riconoscenza, perché se un giorno la coscienza di classe
tornerà nelle piazze a lottare per un futuro di speranza, questo sarà stato
anche grazie al sacrificio di ABD EL SALAM, un professore venuto da lontano per
fare il facchino ed insegnare a noi tutti il prezzo della dignità.
Tonino Ditaranto
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