Ci chiediamo spesso cosa siano gli ideali, ci attacchiamo ad essi per giustificare comportamenti e pensieri, e ancora più spesso ad essi ci rivolgiamo, definendoli utopici e irrealizzabili.
A chi di noi, non è capitato di giocare al superenalotto, e intanto che si aspetta il momento delle estrazioni, fantasticare sull'utilizzo dell'eventuale vincita, fino al punto di autoconvincersi che questa sia la volta buona?
Si sogna macchinoni, vacanze da favola, voli intorno alla terra, ma anche amici e parenti da aiutare, ospedali da costruire, scuole da realizzare, e poi la gratitudine, e il sentirsi realizzati, l'affetto degli altri, e anche la loro ammirazione.
Ecco, cosi nasce l'ideale, dall'insieme dei sogni irrealizzabili, che in un miscuglio di desideri individuali e collettivi, ci porta al punto di far crescere in noi la consapevolezza che se dipendesse da noi, faremmo quello che abbiamo sognato.
A sognare siamo tutti, buoni e cattivi, e anche i malvagi in fondo, sognano di realizzare cose buone.
In un mondo fantastico, e nella fantasia degli autori della storia infinita, la principessa reggente rischia di morire, per l'avanzata del nulla, avanzata che può essere fermata solo dai sogni di un bambino che vive nella realtà.
Fantasia e realtà si intrecciano in un unico scopo: il sogno, sul quale costruire il futuro, e quindi anche la realtà.
Dopo aver assistito alla proiezione di un film commovente, romantico, e con un finale per cosi dire strappalacrime, le emozioni provate dagli spettatori, saranno identiche, tutti si saranno commossi, e allo stesso modo ognuno si sarà sentito quasi protagonista dell'emozione suscitata dal racconto, salvo poi ritornare alla propria realtà e ricalarsi nei soliti comportamenti, magari contrapposti allo spirito di idea che il film stesso voleva trasmettere.
Quindi, se le emozioni sono le stesse, se tutti pensando alla vincita del superenalotto hanno pensieri si di realizzo individuale, ma anche di disponibilità verso il prossimo, allora perchè nella realtà quotidiana, sempre più spesso ci si lascia andare ad individualismi che ci impediscono di rapportarci con altri, con i diversi, con coloro che nel loro fantasticare sognano al nostro stesso modo?
La globalizzazione, la continua ricerca dell'ego, e soprattutto il rifiuto del sogno e di quello che esso rappresenta, ci porta a questi comportamenti contrastanti e alla negazione di quello che dovrebbe essere il frutto del sogno, cioè l'ideale.
Il non credere, il rifiuto dell'idea e anche del sognare provoca l'avanzata del nulla, e con essa la fine di un mondo fantastico, dove anche i piccoli gesti come solidarietà, accoglienza, rapporto umano, facevano di noi tutti degli utopistici creduloni, di un mondo di ideali.
Un'utopia? si, ma una fantastica utopia.
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