Era il 15 aprile del 1986, quando due missili SCUD in dotazione all’esercito libico di Gheddafi vennero lanciati per colpire la base NATO di Lampedusa creando una delle crisi più cruente nei rapporti tra Italia e Libia dopo la cacciata degli italiani dal territorio libico dei primi anni settanta, con esproprio di tutti i beni senza che mai fu riconosciuto il minimo indennizzo.
La crisi che segui l’attacco missilistico ebbe ripercussioni tali che portarono al progressivo isolamento della Libia non solo da parte dell’occidente,
ma anche da parte di numerosi Stati Arabi che proprio in quegli anni avevano intrapreso rapporti commerciali con i Stati dell’Unione Europea.
ma anche da parte di numerosi Stati Arabi che proprio in quegli anni avevano intrapreso rapporti commerciali con i Stati dell’Unione Europea.
Occorreva da parte di Gheddafi correre ai ripari, pur di recuperare parte di credibilità perduta, al punto che tra le misure intraprese vi fu anche quella di proporre a diverse cittadine italiane ed europee l’istituzione di gemellaggi con altrettante cittadine libiche con notevoli introiti economici (decine di miliardi di lire) dei quali avrebbero fruito i comuni italiani che avessero accettato.
Nell’estate del 1987, all’epoca ero assessore del comune di Montescaglioso, tramite un assessore della provincia di Firenze che intratteneva rapporti con l’allora Ambasciatore libico in Italia, fu proposto anche al nostro comune di intraprendere un gemellaggio con una cittadina libica che naturalmente avrebbe portato alle casse del comune enormi vantaggi economici.
Non nascondo che la proposta era molto allettante per un comune come il nostro che per poter tirare avanti doveva inventarsi ogni giorno il modo per sopperire alle carenze di bilancio che già allora non permettevano di andare oltre la normale amministrazione, ma la nostra risposta (personalmente mi imposi con una specie di veto), fu chiara e perentoria: non avevamo nulla a che spartire con una dittatura criminale che violava quotidianamente i diritti civili e che non poteva esserci denaro al mondo che potesse comprare la dignità dei cittadini di Montescaglioso.
Oggi, dopo la caduta di Gheddafi, tutti i politici italiani ed europei si sono preoccupati di prendere le distanze dal regime libico e dalle atrocità perpetrate, ma i fatti ci raccontano un’altra storia.
Non più tardi di un anno e mezzo fa Gheddafi frequentava da ospite graditissimo molte capitali europee, la nostra per prima, ricevendo i più alti onori e accolto con schiere di prostitute che allietavano le sue serate romane; il nostro stesso Presidente del Consiglio mostrava nei suoi confronti la più alta stima e riverenza senza il minimo pudore e con grande strafottenza del pensiero del popolo italiano.
Come si può giustificare tanta meschinità e ipocrisia?
La Libia oggi sta cambiando, vi sarà forse qualche tentativo di democrazia, ma le prime avvisaglie non lasciano sperare.
Sul corpo di Gheddafi si sono accaniti istinti brutali che non possono trovare alcuna giustificazione da parte di chi come noi si è adoperato per sancire il diritto inviolabile del rispetto dell’uomo sopra ogni cosa; le prime dichiarazioni del fronte di liberazione parla di nuova Libia fondata sulla legge islamica; l’Europa e l’Italia, che pure hanno fatto tanto per la liberazione del popolo libico dalla dittatura di Gheddafi non possono dimenticare però che per noi chi non rispetta le donne, la libertà di pensiero e di religione resterà comunque un oppressore con il quale non abbiamo nulla a che spartire.
Tonino Ditaranto
3 commenti:
Però ho imparato molto dalla visione del film "Il leone del deserto", che narra le vicende dell'eroe della resistenza antitaliana in Libia, al-Mukhtar, per la regia di Moustapha Akkad; qui si poteva facilmente capire quali metodi usassero i fascisti in Libia, con rastrellamenti, internamenti e fucilazioni sommarie di libici, ruberie e politica di apartheid. Nelle cittadine fondate dagli italiani, costoro ci viveano bene, tenendo ben distanti i libici, utilizzati per lavori manuali di bassa lega. La leggenda degli "italiani brava gente" è ormai scaduta, non regge più. I nostri maschietti, poi, militari o civili, erano famosi, come del resto gli spagnoli in Lombardfia di manzoniana memoria, per insegnare la pudicizia e la modestia alle ragazze libiche, considerate oggetto di trastullo sempre a loro disposizione.
punto di partenza per capire le occupazioni italiane può essere l'ottimo libro dello storico Del Boca, intitolato appunto "Italiani, brava gente". Ciao Marco
Lo so, marcaval, infatti, in ogni special sull'argomento della colonizzazione italiana in Libia, ho seguito testimonianze illuminanti di Del Boca. E lo stesso dicasi per il comportamebnto dei nostri soldatini in Slovenia, Croazia e Grecia, dove, addirittura, un certo ufficiale chiedeva rappresaglie di 50 greci per ogni italiano ucciso, Gli stessi tedeschi si lamentarono con gli alti comandi italiani, temendo l'esasperazione delle popolazioni locali.
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