sabato 24 novembre 2012
lunedì 19 novembre 2012
Quest'uomo è un mentecatto!!!
"NON POSSO GARANTIRE L'AFFIDABILITA' DELL'ITALIA DOPO LE ELEZIONI POLITICHE DEL 2013"
Sono le parole pronunciate dal premier Mario Monti davanti ad una platea di operatori economici e possibili investitori in Italia ieri i Kuwait.
Ma chi cavolo si crede di essere questo emerito mentecatto che Governa l'Italia con una squadra di affamatori di popolo al servizio di avidi banchieri e famelici lupi dell finanza, vampiri che succhiano il sangue della povera gente.
L'Italia non ha bisogno delle sue garanzie, ha sempre dimostrato di saperne venire fuori anche nei momenti più drammatici, anche quando, come in questo momento, doveva assicurare stipendi da centinaia di migliaia di euro a personaggi come lui. Se ne faccia una ragione il Sig. Monti, prima va via da palazzo Chigi e prima l'Italia potrà sperare in una ripresa.
Sono le parole pronunciate dal premier Mario Monti davanti ad una platea di operatori economici e possibili investitori in Italia ieri i Kuwait.
Ma chi cavolo si crede di essere questo emerito mentecatto che Governa l'Italia con una squadra di affamatori di popolo al servizio di avidi banchieri e famelici lupi dell finanza, vampiri che succhiano il sangue della povera gente.
L'Italia non ha bisogno delle sue garanzie, ha sempre dimostrato di saperne venire fuori anche nei momenti più drammatici, anche quando, come in questo momento, doveva assicurare stipendi da centinaia di migliaia di euro a personaggi come lui. Se ne faccia una ragione il Sig. Monti, prima va via da palazzo Chigi e prima l'Italia potrà sperare in una ripresa.
sabato 10 novembre 2012
SAREBBE QUESTO IL ROTTAMATORE?
Forse sarebbe meglio se il suo mezzo di trasporto invece del camper fosse un bel compattatore.
Saturday 10 november 2012
Ecco un " ritratto inedito" del nuovo moralizzatore della sinistra caviale e champagne. C.M.
Pranzi
e cene in ristoranti di lusso, vacanze, viaggi in aereo, conti
astronomici in bar e enoteche,
pernottamenti costosi in alberghi, e ancora regali e spot in tv e
sui giornali. Per un totale di ben 20 milioni di euro, tutti a spese del
contribuente.
Nei cinque anni in cui è stato presidente della provincia di Firenze, dal 2004 al 2009, Matteo Renzi non si è fatto mancare proprio nulla. Il “rottamatore” del Pd non ha niente da invidiare a un qualsiasi Lusi o Belsito in quanto a gestione allegra dei soldi pubblici, con la differenza che Renzi oggi si è creato l’immagine di “moralizzatore” della politica.
Il vero “big bang”, però, sono le oltre 250 fatture che indicano le “spese di rappresentanza” sostenute dal presidente Matteo Renzi tramite utilizzo di carta di credito personale. Spese che la provincia ha liquidato e rimborsato, approvandone tutte le motivazioni.
Naturalmente non possiamo pubblicare tutte le fatture in un solo articolo, ma come primo “assaggio” possono bastare alcune chicche: i due viaggi in Usa nel 2007, con tanto di giornalista al seguito pagato dal contribuente, totalmente rimborsati dalla provincia. Dagli alberghi alle consumazioni nei bar: Renzi in totale spende 70.000 euro per i due viaggi “di rappresentanza”. E c’è pure una cifra “strana”, pari a 3.000 euro pagati con la carta di credito in un albergo di Boston, senza alcuna voce di spesa. Cosa può costare 3.000 euro, di notte, in un albergo?
Nei cinque anni in cui è stato presidente della provincia di Firenze, dal 2004 al 2009, Matteo Renzi non si è fatto mancare proprio nulla. Il “rottamatore” del Pd non ha niente da invidiare a un qualsiasi Lusi o Belsito in quanto a gestione allegra dei soldi pubblici, con la differenza che Renzi oggi si è creato l’immagine di “moralizzatore” della politica.
Il vero “big bang”, però, sono le oltre 250 fatture che indicano le “spese di rappresentanza” sostenute dal presidente Matteo Renzi tramite utilizzo di carta di credito personale. Spese che la provincia ha liquidato e rimborsato, approvandone tutte le motivazioni.
Naturalmente non possiamo pubblicare tutte le fatture in un solo articolo, ma come primo “assaggio” possono bastare alcune chicche: i due viaggi in Usa nel 2007, con tanto di giornalista al seguito pagato dal contribuente, totalmente rimborsati dalla provincia. Dagli alberghi alle consumazioni nei bar: Renzi in totale spende 70.000 euro per i due viaggi “di rappresentanza”. E c’è pure una cifra “strana”, pari a 3.000 euro pagati con la carta di credito in un albergo di Boston, senza alcuna voce di spesa. Cosa può costare 3.000 euro, di notte, in un albergo?
Sotto
la voce “spese di rappresentanza” si trovano pure alcuni bonifici a
favore di Matteo Colomo, ristoratore
che gestisce il locale “I Riffaioli” vicino al torrente Mugnone a
Firenze. I pagamenti ammontano a circa 4 mila euro tra il 4 e il 12
aprile del 2008
BARBONE PER NECESSITA', NON PER SUA SCELTA.
BARBONE PER NECESSITA’, NON PER SUA SCELTA
Furtivo s’aggira fra le bancarelle
all’ora di chiusura.
nel suo sgualcito paltò
dal collo rialzato;
un cappello a nascondere
Furtivo s’aggira fra le bancarelle
all’ora di chiusura.
nel suo sgualcito paltò
dal collo rialzato;
un cappello a nascondere
la fronte dai solchi profondi
scavati dal tempo e
dalle fatiche;
tra putride casse di foglie
rovista gli scarti,
sceglie quelle più sane;
il temperino affonda
con movimenti chirurgici
nell’umile mela trovata
scava il nero del marcio
e porta alla luce
l’adorato profumo
della bianca polpa rimasta.
Felice ma ancora furtivo
con veloce passo s’allontana,
le tasche del paltò gonfie
dello squisito bottino.
E’ fatta, la vergogna di oggi è passata,
Per oggi si mangia
Domani chissà,
Dio vede e provvede
t.m.
scavati dal tempo e
dalle fatiche;
tra putride casse di foglie
rovista gli scarti,
sceglie quelle più sane;
il temperino affonda
con movimenti chirurgici
nell’umile mela trovata
scava il nero del marcio
e porta alla luce
l’adorato profumo
della bianca polpa rimasta.
Felice ma ancora furtivo
con veloce passo s’allontana,
le tasche del paltò gonfie
dello squisito bottino.
E’ fatta, la vergogna di oggi è passata,
Per oggi si mangia
Domani chissà,
Dio vede e provvede
t.m.
venerdì 9 novembre 2012
NIKI, DAGLI RETTA.
DAL NUOVO DI PARMA DEL 9 NOVEMBRE 2012
“Fuori dal PD poi ce n’è uno che è il più bravo di tutti, si
chiama Niki Vendola. Ma stia attento Vendola quando passa da Parma, eviti di
farsi appoggiare dai leader dei SEL parmigiani; anzi faccia finta di non
conoscerli, li schivi, vada dritto per la propria strada. Il mestissimo risultato
elettorale di SEL alle primarie e alle elezioni di maggio parlano da sole. Niki,
ci pensi bene: se non può schivarli, gli venga a spiegare due o tre cosette,
oppure li chiuda in una cantina (con buon vino e abbondanti libagioni, per
carità) sino al giorno delle primarie: tanto sono in pochini. Il loro voto non
inciderà numericamente, ma la loro assenza le sarà di enorme giovamento.”
cipolla
giovedì 8 novembre 2012
Cambiare si può!! Si, ma come?
Cambiare si può! Si, ma come?
Ho aderito dal primo momento all’appello di “CAMBIARE SI PUO’”,
credo che a questo cambiamento auspicato e che si impone per la tenuta stessa
della democrazia italiana, noi tutti abbiamo il dovere di contribuire senza
tentennamenti alcuni. Lo scenario che abbiamo di fronte è a dir poco
apocalittico; larghi settori delle Istituzioni, a partire dallo stesso Parlamento, sono sotto i riflettori della Magistratura
per comportamenti, non più episodici ma diffusi, di mal costume e corruzione;
tutto ciò mentre il Paese attraversa una delle più feroci crisi economiche dal
dopo guerra ad oggi e di conseguenza il notevole incremento della sfiducia da parte
dei cittadini nelle Istituzioni dello Stato e dei suoi rappresentanti.
Le elezioni in Sicilia, con la partecipazione al voto di
meno della metà della popolazione, non sono più solo un segnale che deve farci
riflettere, ma una triste realtà che deve indurci a non indugiare ulteriormente
nella ricerca di un cambiamento se teniamo al futuro della nostra nazione e
alla tenuta della democrazia e della libertà.
La politica tradizionale ha fallito; nonostante ciò, pare
non rendersene conto e continua con le vecchie regole che hanno caratterizzato la
vita interna dei partiti nella rincorsa di rendite di posizioni. Le stesse primarie
del PD e quelle che si annunciano nel PDL altro non sono che una lotta
intestina per acquisire posizioni di potere che permettano a questo o quel gruppo
di primeggiare al fine di fare gli interessi delle caste che rappresentano.
Non hanno il bene comune come obbiettivo queste primarie
farsa, ma solo il desiderio di difendere i propri interessi.
In questa baraonda, degna delle migliori telenovele
americane, si innestano da una parte un Governo che ha come unico scopo quello
di seguire le direttive delle più forti potenze europee e delle multinazionali
della finanza, dall’altra un popolo, fatto di famiglie, piccoli imprenditori,
lavoratori dipendenti e pensionati ormai allo stremo, stritolato da continui e
massacranti prelievi fiscali.
Qualcuno pensa che basterebbe cambiare gli uomini e mandare
a casa i partiti per rimettere a posto le cose e si lascia trasportare nel vortice
senza fine del qualunquismo al richiamo della parola d’ordine del “sono tutti
uguali”; peccato però che dietro tale parola d’ordine si nascondano personaggi
non proprio immuni da tale comportamento; lo stesso Grillo nel 93 accolse con
entusiasmo la discesa in campo di Berlusconi, dichiarando che era arrivato il
momento che gli imprenditori andassero a governare, con i risultati che tutti
noi vediamo e lo sfascio completo dell’Italia grazie al Berlusconismo.
Può l’Italia dare credito e affidarsi oggi ad un fantomatico
movimento che altro non sa fare che strillare ai quattro venti senza dire una
sola parola su come la pensa sul lavoro, sulla sanità, sull’economia che va in
frantumi, sul precariato, sul come risolvere il problema delle tante persone
che hanno perso il lavoro e si vedono pignorate le case dalle banche, staccate
le forniture di gas, luce e acqua perché non hanno i soldi per pagare le
bollette?
Crediamo forse basti gridare “al lupo” per far scappare il
lupo? Nella favola di cappuccetto rosso è proprio il lupo che mangia la nonna e
ne assume le sembianze.
Vent’anni di Berlusconismo hanno cambiato il nostro modo di
vivere ma anche quello di pensare; la crisi italiana affonda le radici in
questo radicale cambiamento culturale che abbiamo subito. I danni al sistema
Italia sono la diretta conseguenza della perdita di valori fondamentali ed
inestimabili del nostro stesso modo di vivere, quali la solidarietà tra le
persone, la disponibilità a farsi carico dei problemi degli altri, il
collettivismo nel ricercare le soluzioni ai problemi; valori sostituiti da
altri meno nobili che ci hanno condotto all’individualismo, all’egoismo, all’inseguire
posizioni personali a scapito degli altri passando anche sul loro cadavere pur
di arrivare al nostro obbiettivo; un individualismo ed un egoismo cosi diffuso
che ha fatto si che ormai siamo il popolo che non conosce il vicino della porta
accanto.
I proclami e gli appelli per il cambiamento ben vengano; fa
anche piacere vedere che vengono da persone di cosi alto spessore culturale e
sociale; persone impegnate nel mondo della politica, e della cultura; fa
piacere leggere nomi quali quello di Don Gallo e don Marcello Cozzi, come fa
piacere apprendere dell’adesione all’appello di De Magistris. A me questo però
non basta, i nomi che voglio vedere sono altri; mi piacerebbe leggere il nome
di “Ciro Esposito”, cassintegrato di Napoli al quale hanno staccato il gas o
quello di “Mario Rossi”,ex artigiano cinquantenne senza più un lavoro e senza
alcuna indennità di disoccupazione o integrazione al quale Equitalia ha rubato
la casa.
Cambiare si può! Ne sono convinto; dobbiamo essere disposti
a cambiare prima noi stessi. Occorre ritrovare la solidarietà e la
disponibilità verso gli altri cui prima facevo riferimento; ritornare a
guardare negli occhi quello della porta accanto e tendergli la mano nel momento
del bisogno senza atteggiamenti di pietismo o di compassione, ma come un
fratello che ha bisogno del tuo aiuto.
Le prime parole dell’Inno dei lavoratori recitava “ su
fratelli e su compagni”; fratelli si, perchè è solo con lo spirito di fratellanza
che i lavoratori possono sperare di avere ragione di coloro che tentano di
dividerci per poterci sottomettere e “su compagni” (cum panem) perché solo se
si è disposti a dividere il proprio pane con il proprio vicino ci rende
veramente solidale con gli altri.
Cambiare si può?
Certo, cambiare si può.
ToninoDitaranto
martedì 6 novembre 2012
CAMBIARE SI PUO'
CAMBIARE SI PUÒ!
Per
una presenza elettorale alternativa alle elezioni politiche del 2013
● Il
sistema sta andando in pezzi. Le differenze economiche e sociali crescono, le
disonestà individuali o di gruppi sono diventate corruzione del sistema, la distanza tra stato e
società e tra organi rappresentativi e cittadini non è mai stata così elevata.
La possibilità di contare e di decidere sulla propria vita e sul proprio futuro
è quotidianamente frustrata da decisioni verticistiche e incontrollabili. Così
lo stesso desiderio di partecipazione politica si affievolisce, riducendosi a
esplosioni di rabbia, alla fuga dal voto o all’adesione a proposte populiste
(egualmente presenti dentro e fuori le forze politiche tradizionali). Prevale
l’idea che non ci sia più nulla da fare perché ogni scelta è obbligata e
«imposta dall'Europa» (cioè dai mercati). Il modello sociale europeo è
cancellato dalle compatibilità economico-finanziarie in una concezione
dell’economia che non lascia spazio alla politica.
Questa posizione è stata da tempo
abbracciata dal Partito democratico e si è tradotta nell’appoggio senza se e
senza ma al governo Monti, nel concorso all’approvazione del cosiddetto patto
fiscale e della modifica costituzionale sul pareggio di bilancio, nel contributo
alla riduzione delle tutele del lavoro, nel sostegno alle grandi opere, nel
frequente aggiramento dell’esito referendario in favore dell’acqua pubblica. È
una prospettiva nella quale si è inserito, da ultimo, il gruppo dirigente di
Sel con la scelta di partecipare alle primarie, in una alleanza che ne sancisce
la subalternità al Partito democratico (a prescindere dallo stesso esito delle
primarie). Dall’altra parte c’è la posizione del Movimento 5 stelle di Beppe
Grillo, che, pur partendo da una condivisibile critica radicale di questa
classe politica e di questi partiti, non offre risposte sul piano della
democrazia costituzionale e di una diversa uscita dalla crisi in atto.
● A fronte di ciò non è più possibile
stare a guardare o limitarsi alla critica. L’attuale pensiero unico e il
conseguente orizzonte politico sono modificabili. Esiste un'alternativa forte,
sobria e convincente alla politica liberista che, in tutta Europa, sta
distruggendo il tessuto sociale senza dare soluzione a una crisi che non
accenna a diminuire nonostante le rassicurazioni di facciata.
È un’alternativa che si fonda sulle
promesse di civiltà contenute nella nostra Carta fondamentale: la Costituzione
stabilisce che tutti i cittadini hanno diritto al lavoro e, in quanto lavoratori,
a una retribuzione sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa:
noi vogliamo che questi principi siano attuati e posti a base delle politiche
economiche e sociali. È un’alternativa che esprime una cultura politica nuova,
che si prende cura degli altri e rifiuta il leaderismo, che parla il linguaggio
della vita della persone e non quello degli apparati, che include nelle
discussioni e decisioni pubbliche la cittadinanza attiva. Un’alternativa capace
di fare emergere, con l’impegno collettivo, una nuova rappresentanza politica
preparata, capace, disinteressata al tornaconto personale e realmente al
servizio della comunità. Un’alternativa in grado di produrre antidoti a quel
sistema clientelare che ha generato corruzione e inquinamento mafioso e di
trasformare lo stato rendendolo trasparente, de-centralizzato ed efficiente.
Un’alternativa, quindi, che guarda a un mondo diverso, in cui si rispetti
l’ambiente, siano valorizzati i beni comuni, si pratichi l’accoglienza, si
assicuri a tutte e tutti la possibilità di una vita degna di essere vissuta
anche se si è vecchi, malati o senza lavoro o se si è arrivati nel nostro paese
per viverci e lavorare. Non è un’illusione, ma il compito di una politica
lungimirante: il welfare, lungi dall’essere un lusso dei periodi di prosperità,
è la strada che ha portato alla soluzione delle grandi crisi economiche del
secolo scorso. E non c’è solo una prospettiva di tempi lunghi. Ci sono azioni
positive da realizzare e scelte sbagliate da contrastare. Subito.
L’elenco è semplice e riguarda sia gli
interventi indispensabili che le modalità per recuperare le risorse necessarie.
Da un lato, la rinegoziazione delle normative europee che impongono politiche
economiche recessive; un progetto di riconversione di ampi settori
dell’economia in grado di rilanciare rapidamente l’occupazione con migliaia di
piccole opere di evidente e immediata utilità collettiva; un piano di riassetto
del territorio nazionale e dei suoi usi mirante a garantire la sicurezza dei
cittadini e la riduzione del consumo di suoli agricoli; un’imposizione fiscale
equa ed efficace (estesa ai patrimoni e alle rendite finanziarie nonché alle
proprietà ecclesiastiche); il potenziamento degli interventi a sostegno delle
fasce più deboli e dei presidi dello stato sociale; il ripristino delle tutele
fondamentali del lavoro e dei lavoratori; la sperimentazione di modalità di
creazione diretta di occupazione, anche in ambito locale, affiancata
dall’introduzione di un reddito di cittadinanza; l’attuazione di forme di sostegno
e promozione delle esperienze di economie di cooperazione e solidarietà; l'investimento a favore della scuola e dell'università
pubblica, a sostegno della formazione, della cultura, della ricerca e
dell’innovazione; il rispetto pieno e immediato dei referendum 2011 sui beni
comuni e contro la vendita ai privati dei servizi pubblici locali; un’effettiva
riforma del sistema dell’informazione e del conflitto di interessi; il pieno
riconoscimento dei diritti civili degli individui e delle coppie a prescindere
dal genere e l’accesso alla cittadinanza per tutti i nati in Italia.
Dall’altro: una reale azione di contrasto dell’evasione fiscale e della
corruzione; il ritiro da tutte le operazioni di guerra e l’abbattimento delle
spese militari; la definitiva rinuncia alle grandi opere (a cominciare dalla
linea Tav Torino-Lione e dal ponte sullo Stretto); l’abrogazione delle leggi ad personam (che sanciscono la
disuguaglianza anche formale tra i cittadini); la previsione di un tetto
massimo per i compensi pubblici e privati e l’azzeramento delle indennità
aggiuntive della retribuzione per ogni titolare di funzioni pubbliche.
● I fatti richiedono un’iniziativa
politica nuova e intransigente, per non restare muti di fronte a opzioni che
non ci corrispondono e per rompere con la logica paralizzante delle compatibilità. Un’iniziativa politica nuova e non la raccolta dei cocci
di esperienze fallite, dei vecchi ceti politici, delle sigle di partito, della
protesta populista. Un’iniziativa che porti alla costituzione di un polo
alternativo agli attuali schieramenti, con uno sbocco immediato anche a livello
elettorale. Un’iniziativa che parta dalle centinaia di migliaia di persone che
nell’ultimo decennio si sono mobilitate in mille occasioni, dalla pace ai referendum,
e che aggreghi movimenti, associazioni, singoli, amministratori di piccole e
grandi città, lavoratrici e lavoratori, precari, disoccupati, studenti,
insegnanti, intellettuali, pensionati, migranti in un progetto di rinnovamento
delle modalità della rappresentanza che veda, tra l’altro, una effettiva parità
dei sessi.
È un’operazione complicata ma
necessaria, che deve essere messa in campo subito. Negli ultimi giorni si sono
susseguiti numerosi appelli in questo senso. È tempo di unire passione, intelligenze,
capacità ed entusiasmo per costruire una proposta elettorale coerente con
questa prospettiva, in cui non ci siano ospiti e ospitanti, leader e gregari ma
un popolo interessato a praticare e promuovere cambiamento.
● È questo il senso della campagna
“CAMBIARE SI PUÒ! NOI CI SIAMO”, nella quale abbiamo deciso di impegnarci con
l’obiettivo di presentare alle elezioni politiche del 2013 una lista di
cittadinanza politica, radicalmente democratica, alternativa al governo Monti,
alle politiche liberiste che lo caratterizzano e alle forze che lo sostengono.
Noi ci siamo e pensiamo che molte e
molti vogliano costruire con noi questo percorso.
Ma le firme non bastano. Serve che tutti
noi, che aderiamo a questa campagna, ci incontriamo, per definire i passaggi
successivi, in una prima assemblea pubblica, che proponiamo per il 1° dicembre.
5 novembre 2012
Luciano Gallino
(professore sociologia, Università di Torino)
Livio Pepino
(magistrato, responsabile Edizioni Gruppo Abele)
Marco Revelli
(professore di scienza della politica, Università del Piemonte orientale)
don Marcello
Cozzi (vicepresidente nazionale Libera)
Antonio Di Luca
(operaio, Fiom, Fiat Pomigliano)
Chiara Sasso
(scrittrice, Coordinamento Rete dei Comuni Solidali)
Vittorio
Agnoletto (medico)
Andrea Aimar (Officine corsare, Torino)
Caterina Avanza
(Ethicando)
Andrea Bagni
(insegnante, redazione École,
Firenze)
Piero Basso
(dirigente di azienda)
Bengasi
Battisti (sindaco Comune Corchiano, coordinatore
nazionale enti locali per l'Acqua bene comune)
Oliviero Beha
(giornalista e scrittore)
Lorenzo Bicchi
(ferroviere, delegato sindacale, Firenze)
Cinzia Bottene
(No Dal Molin, consigliera Comune di Vicenza)
Antonio Bruno (consigliere Comune di Genova)
Antonio Bruno (consigliere Comune di Genova)
Massimo Carlotto
(scrittore)
Emilio Chiaberto
(sindaco di Villar Focchiardo, Val Susa)
Ivan Cicconi (esperto di infrastrutture e appalti pubblici, Bologna)
Ivan Cicconi (esperto di infrastrutture e appalti pubblici, Bologna)
Nicolella Clizia
(consigliera Comune di Genova)
Ylenia da
Valle (biologa, Università di Pisa)
Maurizio Del
Bufalo (coordinatore di Cinema e Diritti, Napoli)
Donatella Della Porta (professore scienze politiche e sociologia, Istituto Universitario Europeo, Firenze)
Donatella Della Porta (professore scienze politiche e sociologia, Istituto Universitario Europeo, Firenze)
Mariangela
Delogu (delegata Rsu La Rinascente)
Gianna De Masi (assessore Comune di Rivalta)
Gianna De Masi (assessore Comune di Rivalta)
Francesca
Fornario (autrice satirica, videomaker, giornalista di Pubblico)
Flavia Fortunati
(Libera, Perugia)
Dario Fracchia
(sindaco di Sant’Ambrogio, Val Susa)
don Andrea Gallo
(Comunità San Benedetto al Porto Genova)
Piero Gilardi
(artista)
Paul Ginsborg
(professore di storia contemporanea, Università di Firenze)
Haidi Giuliani (già
insegnante)
Lorenzo
Guadagnucci (giornalista, Comitato verità e giustizia per Genova)
Sabina Guzzanti
(artista)
Sergio
Labate (ricercatore Università di Macerata)
Roberto Lamacchia
(avvocato, presidente Associazione italiana Giuristi democratici)
Enrico
Lauricella (visual designer, Prato)
Chiara Lesmo
(assessore alle politiche sociali Comune di Novate)
Domenico Lucano
(sindaco di Riace)
Alberto Lucarelli (professore, assessore Comune
Napoli e coautore quesiti referendari sull’acqua)
don
Aniello Manganiello (già parroco di Scampia)
Rino Marceca
(vice presidente Comunità montana Valle di Susa e val Sangone)
Teresa
Masciopinto (dirigente Banca Etica)
Ugo Mattei (professore di diritto civile, Università
di Torino, coautore quesiti referendari sull’acqua)
Sandro Medici
(giornalista, presidente del X Municipio di Roma)
Emilio Molinari
(presidente Comitato italiano per un Contratto mondiale
sull'acqua)
Andrea Mormiroli (referente area Tratta e marginalità sociale, cooperativa Dedalus, Napoli)
Andrea Mormiroli (referente area Tratta e marginalità sociale, cooperativa Dedalus, Napoli)
Guido Ortona
(professore di politica economica, Università del Piemonte orientale)
Moni Ovadia
(artista)
Giovanni
Palombarini (magistrato, pubblicista)
Rosangela
Paparella (garante per i minori, Regione Puglia)
Tonino Perna
(professore di sociologia economica, Università di Messina)
Riccardo
Petrella (professore Università cattolica di Lovanio, fondatore Comitato
Mondiale dell'Acqua)
Nicoletta
Pirotta (presidente Iniziativa femminista europea)
Michele
Pistone (delegato Rsu STM, Catania)
Matteo
Pucciarelli (giornalista di Repubblica)
Leana
Quilici (assessore Comune di Capannori)
Roberta Roberti
(insegnante, Parma)
Marco Rovelli
(scrittore e musicista)
Luca Sappino
(giornalista di Pubblico)
Giuseppe Sergi
(professore storia medievale, Università di Torino)
Giacomo Sferlazzo (cantautore, Askavusa, Lampedusa
Giacomo Sferlazzo (cantautore, Askavusa, Lampedusa
Lorenzo Signori
(presidio di San Pietro di Rosà,Vicenza)
Paolo Sollier (allenatore di calcio e scrittore, già calciatore)
Paolo Sollier (allenatore di calcio e scrittore, già calciatore)
Gianmaria Testa
(musicista e cantautore)
Gianni Tognoni
(medico, segretario del Tribunale permanente dei popoli)
Francesco
Vallerani (professore di geografia, Università Ca’ Foscari, Venezia)
Guido Viale (economista, giornalista e studioso di tematiche ambientali, Milano)
Laura Vigni
(consigliere Comune di Siena)
Attilio
Wanderlingh (giornalista, editore, Caffè letterario Intra Moenia, Napoli)
Alfredo
Zuppiroli (primario cardiologo, Firenze)
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