Quando penso ad un borgo in maniera spontanea cerco di
associarlo all’idea di un vicinato delle mie parti, con persone che affacciati
dalle finestre salutano i passanti, vocii continui di gente che sorride anche
nelle avversità e tende la mano ai propri simili; un posto dove la fila al
supermercato non neanche immaginabile e la cortesia è di casa, cosi come pure
il continua andirvieni di scodelle piene di buone cose che passano da una porta all’altra e tutti vivono
la loro vicinanza in completa armonia, come se tutti si appartenga ad un’unica
famiglia. L’orto, si anche quello, sia pure diviso in tante piccole frazioni,
finisce per diventare l’orto comune e tutti raccolgono l’uva dal vigneto del
vicino o i fichi dell’altro vicino. Al mio paese c’è un borgo, e nel borgo ci
si sente a casa, si avverte il calore e l’affetto degli altri, ma in
particolare ci si sente protetti dalla disponibilità di altre persone che non
chiedono nulla di più del potersi prendere cura uno degli altri.
Le vicissitudini della vita purtroppo mi hanno portato a
lasciare i miei posti e anche il mio borgo, ma ironia della sorte sono
capitato, manco a farlo apposta, in un posto chiamato “Borgo”.
Non è facile inserirsi in una comunità che non si conosce
per uno che viene da lontano, ma il fatto di essere capitato in un borgo a me è
bastato per alimentare quel giusto entusiasmo che occorre per approcciarsi in
maniera ideale all’inizio di una nuova convivenza, e cosi che man mano che gli
anni sono volati questo borgo nuovo è diventato il mio borgo.
Diciamo che ho fatto di tutto per far si che lo sentissi
ogni giorno sempre di più parte della mia esistenza e aiutato anche dalla mia
estrema disponibilità al dialogo e al civile confronto e rapporto con gli altri
gli anni hanno fatto si che ormai conosco tutti i borghigiani, cosi come i
borghigiani conoscono me.
Eppure, nonostante gli sforzi, ho sempre sentito dentro un
vuoto che non riuscivo a colmare e che non mi permetteva fino in fondo di
capire che cosa non andasse in quel borgo che invece di portarmi armonia,
spesso mi creava malessere.
Ho cominciato negli ultimi mesi a guardare il borgo non più
come uno del posto, ma da semplice osservatore di fatti e fenomeni con le
intenzioni di darmi una risposta. Ho
notato persone ridere e scherzare davanti ad un bicchiere di vino, salvo poi
sparlarsi alle spalle appena l’altro si è allontanato; amici portarsi rancore perché
l’altro la pensa diversamente dall’altro; ho notato persone gioire per
disgrazie capitate ad altre persone; o altri tradire la fiducia di amici solo perché
si deve apparire o si vuole dimostrare a qualcuno di essere migliori degli
altri. Ho percepito indifferenza, supponenza e anche arroganza ma la
manifestazione caratteriale che più ho avvertito è tantissima ipocrisia.
Naturalmente questi sono solo pensieri, sui quali
sicuramente nessuno potrà essere d’accordo, di uno venuto da fuori, ma quello
sul quale nessuno potrà mai obbiettare è il fatto che questo è un borgo senza
un orto comune ma con tanti piccoli orticelli recintati da filo spinato.
2 commenti:
Tonino, ne hai impiegato di tempo ma alla fine lo hai capito.
Caro Tonino, io ti scrivo da apolide; sono nato e cresciuto a Salsomaggiore, ivi ho lavorato per decenni. Ma io non sono mai stato considerato un salsese del sasso, bensì solo un ospite poco gradito e mal tollerato, nato da due genitori, portatori di un difetto genetico gravissimo ed intollerabile: erano venuti da fuori, anche se italiani.
Poi, dall'87, sono emigrato, a Fidenza, non su un barcone, ma su una vecchia auto con 280mila km. sul groppone. Qui ero solo un salsese bastardo, non di Borgo, un mezzosangue, ed anche qui tollerato, come si sopporta un porro sul naso, se non si riesce ad eliminarlo criogenicamente. Non sono nemmeno un terùn, un africano, un mediorientale, un emigrato dell'Est Europa.
Io ricordo una Fidenza dei primi anni '50,una cittadina sobria e semplice, abitata da gente altrettale, che era molto simile al borgo di fratellanza e di amicizia comune, come hai decritto il tuo di provenienza. Ora, effettivamente, Borgo-Fidenza è stata lottizzata in orti, giardini, parchi, orticelli, brughiere, sterpaglie, ma anche questi sono ben pochi.
Il tutto è stato lentamente e costantemente ricoperto da uno strato di asfalto, cemento e calcestruzzo, inquinati dai liquami mefitici e dai miasmi mortali delle aziende periferiche. E come nella parabola del buon seminatore, chi ha sparso sementi buone e fruttifere, le ha viste soffocate e bruciate da terreni aridi ed inquinati.
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