Sarà Violante il prossimo Presidente della Repubblica?
Il punto interrogativo che ho messo al titolo ha
semplicemente un valore simbolico solo perché alla fine sono convinto che
qualsiasi gioco che pur sia stato fatto può sempre inciampare in un incidente
di percorso, come la storia della elezione dei Presidenti eletti fino ad oggi
ci insegna; pur tuttavia ritengo che eventuali possibilità di incidenti siano
cosi limitati questa volta che mi sento di affermare quasi con certezza che il
Prossimo Presidente della Repubblica alla fine sarà proprio l’ex inquilino di
Montecitorio.
La convinzione di ciò mi viene dalla lettura di alcune
situazioni politiche e avvenimenti degli ultimi anni che probabilmente sono
passate in secondo piano rispetto alla crisi economica che sta attraversando il
Paese e non ultima la nuova escalation del terrorismo internazionale che
distoglie gli occhi da situazioni che invece meriterebbero di essere guardate
con moltissima attenzione. Napolitano fu rieletto due anni addietro dopo il
fallimento (pilotato scrivevo allora) del Parlamento nell’eleggere il uovo
Presidente della Repubblica che non va mai dimenticato coincideva con il
periodo in cui l’Italia doveva darsi un governo legittimo all’indomani delle
elezioni politiche. Berlusconi usciva sconfitto ma non troppo; il PD con
Bersani usciva vittorioso ma non troppo e stranamente l’ago della bilancia
veniva rappresentato manco a farla apposta da una nuova formazione politica (5
stelle) sui quali nessuno avrebbe scommesso un dollaro falso fino a quel
momento, ma che soprattutto non risultava condizionabile sia in un senso che
nell’altro. Una situazione di tale instabilità politica che qualunque scelta
fosse stata fatta sia per la formazione di un Governo, sia per la scelta del
successore di Napolitano avrebbe finito in ogni modo per contrastare quel
percorso di ristrutturazione dello Stato fortemente voluto ed imposto dal
Governo centrale europeo. Di li la decisione dei grandi gruppi della finanza
europea ed internazionale di congelare le elezioni politiche italiane
attraverso la rielezione di Giorgio Napolitano e la successiva nomina di due
Governi non legittimati da un voto popolare a guida di Letta e di Matteo Renzi.
Le dimissioni odierne del Presidente della Repubblica avvengono in un periodo
in cui i pericoli di instabilità che si erano prospettati all’indomani delle
elezioni politiche del 2013 sembrano ormai appartenere al passato; il movimento
5 Stelle non sembra più costituire un reale problema dato le innumerevoli
defezioni interne e la continua perdita di credibilità; Il Governo, a suon di
fiducia e con il placido sostegno dei berlusconiani va avanti secondo il
proprio programma di snaturamento della Costituzione Italiana, cosi come
richiesto dalla grande Finanza, e Berlusconi, redivivo e resuscitato incassa il
premio per la fedeltà al patto del Nazareno che gli permetterà di tornare
ancora una volta sulla scena politica ma soprattutto gli consentirà di
diventare un intoccabile risolvendo una volta per tutte i suoi guai giudiziari.
Per fare questo manca un solo tassello: una figura di presidente della
Repubblica, che naturalmente Berlusconi sa molto bene sarà del PD, che sia da
garanzia al raggiungimento di quella riforma della giustizia fatta su misura
per Berlusconi che ancora non è riuscito ad ottenere. Detto questo, quale
migliore garanzia per Berlusconi e quindi per il proseguimento dell’accordo del
Nazareno, se non quello di eleggere una persona del PD che già nel dicembre del
2013 aveva bacchettato i suoi compagni di partito per non aver difeso i diritti
del “cavaliere” sul problema della sua decadenza da Senatore?
Tonino Ditaranto
Nessun commento:
Posta un commento