Quante volte in questi ultimi decenni, mi sono ripetuto che
avvertivo fin’anche nostalgia e quasi rimpianto per quei politici democristiani
che tanto avevo combattuto ma nei confronti dei quali provavo comunque stima per
la loro condotta ideologica e morale decisamente più elevata rispetto ad una
classe dirigente anche di centrosinistra che si è rivelata non solo
fallimentare ma in molti casi collusa con i poteri mafiosi e con le grandi
lobbies finanziarie? Bene, oggi un uomo di quella Democrazia Cristiana, quella
di Moro e Zaccagnini, quella che, superando le grandi difficoltà interne alla
DC, ritenne possibile una intesa anche
con i Comunisti per sconfiggere il terrorismo e rilanciare la lotta alla
Mafia,è salito al Quirinale.
Potrebbe sembrare da queste prime considerazioni che io sia
contento della scelta fatta dal Parlamento, cosi non è; rimango pur sempre un
comunista e vedere un democristiano al Quirinale non mi farà fare certamente
salti di gioia, come d’altronde non posso far finta di dimenticare le azioni
che hanno visto protagonista il Presidente Mattarella in un passato non tanto
lontano sia sulla vicenda del suo non riconoscimento della relazione esistente
trà malattie tumorali leucemiche e uranio impoverito, sia il coinvolgimento
stesso dell’Italia nella guerra dei Balcani con Mattarella Ministro della
Difesa. A sua discolpa però va il fatto che fosse un Ministro di Governi
cosiddetti di centro sinistra ( D’Alema e Amato) ai quali vanno imputate le
colpe di quella sciagurata avventura italiana. Da Mattarella però non mi
aspetto grandi cose, mi aspetto invece, e credo che su questo lui abbia tutte
le qualità che servono per poterlo mettere in pratica, quel ritorno al rispetto
delle Istituzioni e della Costituzione italiana che la politica ha fortemente
messo in discussione negli ultimi anni e che Napolitano non è stato in grado di
garantire. Un giudice costituzionalista e un uomo fortemente ferito negli
affetti famigliari da un vile attentato mafioso, dovrebbero essere garanzia
affinchè l’azione del Parlamento e del Governo siano improntate alla emanazione
di leggi e provvedimenti che vadano nella direzione del massimo rispetto della
Costituzione e della Legalità. Non faccio salti di gioia dicevo, ma non posso
neanche non riconoscere il grande messaggio politico che viene oggi dal
Parlamento con la scelta del Presidente. Nei numeri certamente, Mattarella
raccoglie quasi i due terzi dei suffragi, ma anche e soprattutto nel modo in
cui si è arrivati alla sua elezione e che a mio avviso segna uno dei pochi lati
positivi della politica degli ultimi decenni. Tutti si affrettano a riconoscere
i grandi meriti di Renzi nella vicenda e la sconfitta di Berlusconi; Forza
Italia ha accusata certamente il colpo, ma io non sarei tanto sicuro che il
vincitore assoluto di oggi sia proprio il nostro Premier. Se mai, ritengo sia
giusto il contrario. Erano altri i nomi su cui puntava Renzi, questo è noto da
tempo, come altre erano le aspettative politiche, visto che è impegnato in un
progetto di riforme proprio con Berlusconi e oltretutto se c’è un uomo oggi
nelle istituzioni che può mettergli i bastoni tra le ruote proprio su quelle
riforme a cominciare dalla legge elettorale, quello è proprio Mattarella. Allora perché questo improvviso
cambio di rotta da parte di Renzi? E’ risaputo ormai da diversi mesi che l’indice
di gradimento del nostro premier, dopo l’apice raggiunto con le elezioni
europee, è in caduta libera negli ultimi periodi, non solo nel Paese, ma anche
nelle sue stesse truppe cammellate; il suo continuo forzare la mano su
provvedimenti mal visti dal suo stesso partito, ha portato il PD ad una forte
spaccatura nelle ultime settimane che lo ha costretto ad accettare voti
determinanti da Forza Italia per approvare la riforma elettorale al Senato che
in caso contrario avrebbe significato una caduta certa del Governo; ultima
considerazione non meno importante delle prime è la grande vittoria di Tsipras
in Grecia che non ha solo ricostruito una sinistra in quel Paese, ma ha
dimostrato all’Europa che opporsi ai diktat della troika e della Germania è
possibile ed è anche indispensabile se si vuole rilanciare un futuro per i
Paesi del sud Europa. Per queste ragioni, quello che molti critici si affannano
a definire il grande capolavoro di Renzi, io ritengo sia di fatti la sua
waterloo; la sconfitta di quella politica dell’arroganza e dello strapotere cui
ci aveva abituati Berlusconi, cosi follemente imitata da Renzi e la rivincita
della politica del dialogo. Se proprio dovessimo dare dei riconoscimenti in questo momento per
il risultato ottenuto con la elezione di questo Presidente della Repubblica, credo
che tali riconoscimenti andrebbero dati a Pier Luigi Bersani che ha saputo
mantenere compatti gli uomini del PD che a lui fanno riferimento e che di fatti
ha costretto Renzi a scegliere l’unità del partito e ha rompere il patto del
Nazareno.
Tonino Ditaranto
1 commento:
Parafrasando Bertolt Brecht:
Il Presidente che verrà
Non è il primo. Prima
ci sono stati altri presidenti.
Alla fine dell'ultimo
c'erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente egualmente.
Bertolt Brecht
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