giovedì 8 marzo 2012

8 marzo, tutto l'anno.

8 marzo, tutto l'anno.

Sì, non concentriamoci, amici e nemici maschi, vicini e lontani, come ripeteva, a long time ago, Nunzio Filogamo, solo per l'8 di marzo, in un rito ipocrita e in un cerimoniale consumistico, dal fioraio, per uno striminzito mazzetto di mimose ingrigite, od anche per un enorme virgulto dai pallini gialli, da portare alle nostre donne, specie a quelle più odiate; le più amate ne fanno anche a meno. Regaliamo loro, anche e soprattutto a chi non se lo merita, fiori e verzure, per ogni giorno dell'anno; alla fine, secondo la legge del “toujours perdrix!”, vorranno essere perlomeno frustate, con l'ultimo mazzo di fiori; e, magari, si tratta di rose dalle spine enormi...Io trovo, ancora oggi, un poco ambigua l'istituzione di tale festa, al di là del consumismo che vi si è innestato, come succede ormai sempre, dovunque e comunque. Torniamo alle origini; Dio Creatore plasmò un pupazzetto di fango, si spera non da acque sulfuree puteolenti, a sua immagine e somiglianza, e vi spirò dentro il principio vitale; visti i risultati, quel giorno, forse, era affetto da un'alitosi malefica. Ma di che sesso era, la creatura, chi lo sa? Infatti, poi, gli indusse un sonno profondo e ne trasse la donna; ma non si mise in faccende per un'altra statuina d'argilla, diversa dalla prima. Privò Adamo, che in sé conteneva il principio maschile insieme con quello femminile, di un pezzetto di carne e di una scintilla spirituale, e ne formò Eva.
Solo allora si può forse arguire che il genere umano si presentasse sotto due forme, leggermente diverse, soprattutto nei complementi di arredamento, fisici e psichici; qualche cosa in più ad uno, qualcosa in meno all'altra. Ma non provavano vergogna, pur essendo nudi come vermiciattoli. E qui, tu sia benedetta fra le donne, o Eva, femmina primigenia, scopristi il peccato di fornicazione, e lo mettesti subito in comunione di beni con Adamo. E, finalmente,essi provarono il senso del “pudore” e cercarono di coprire le nudità. Finalmente, da allora, con grande ardore, solerzia e zelo, sia l'uno che l'altra, si diedero da fare, ognuno a modo suo, per scoprirsi ed attirare le attenzioni del partner sulle proprie qualità, fisiche in primis, ma anche spirituali, emotive, sentimentali, passionali. Perdemmo, è vero, il posto fisso nell'Eden; ma il Monti di allora avrebbe sentenziato che ci eravamo salvati da una noia mortale. Ecco uno dei motivi, se non il principale, per cui coprire di mimose, di rose, di gigli, di ogni fiore di campo e di serra, le nostre donne e femmine. Le quali brillano nel firmamento delle bellezze naturali, ed anche innaturali, per motivazioni ben più varie che non quelle maschili, concentrate, purtroppo, da millenni, unicamente su pochi cm. di carne, di forma e dimensioni variabili, posti all'equatore del fisico di ogni maschietto. Chi si sente di preporre, alle bellezze ed alle attrattive muliebri, qualsiasi oggetto del Creato, una qualsivoglia forma di vita o di presenza inorganica, nel Cosmo intero, a tutto quanto una donna offre agli occhi ed al cuore, alla mente ed ai sensi maschili? Non per nulla, fiumi di poesia sono stati spesi, dai tempi delle caverne, e gli artisti dipinsero le fattezze femminili, le tradussero in sculture mirabili. E poi, appunto rifacendoci alla Genesi, chi di noi può dirsi interamente maschio, o del tutto femmina, quando, entrambi, da una sola forma abbiamo avuto origine? Non esistono due sessi, ma uno solo, con leggere modifiche alla carrozzeria; persino i cromosomi si differenziano solo per un segmento infinitesimale. Regaliamo dunque, e regaliamoci, fiori a cesti, non a mazzi, in una coreografia simile alla Primavera del Botticelli; magari non proprio tutto l'anno, con gran dispetto dei fiorai, ma almeno un poco più spesso, nel corso di esso, che non solo ed unicamente per l'8 di marzo.

Franco Bifani

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