mercoledì 18 settembre 2013

Concordia e discordia in Italia Tutte le operazioni di raddrizzamento della Costa Concordia, con relativi trionfalismi, proclami, tra rullar di tamburi e squilli di trombe, apologie, panegirici ed agiografie mediatici, ululati di sirene, applausi, passerelle e red carpet di personaggi del Governo e dintorni, mi hanno veramente sconcertato. L'evento, per gli italiani in genere, ha assunto e rivestito una tale importanza, da oscurare persino la volontà di Berlusconi di mandare in onda il suo video-messaggio, rimandato a miglior data. Stormi di uccelli neri, corvi del turismo macabro ed avvoltoi del gossip funesto, si sono riversati, a documentare l'avvenimento, sulla costa dell'isola del Giglio o su gusci di noce di fortuna. Molti isolani avranno messo giù il muso, pensando al calo di turisti, per la prossima estate, dato che mancherà l'attrazione principale. Pareva quasi di assistere allo spot dell'Amaro Montenegro, ingigantito solo nella quantità, più che nella qualità. Io spero che qualcuno, oltre ai parenti delle due vittime, ancora intrappolate tra i rottami, abbia rivolto anche un solo tenue e vago pensiero al ricordo dei 32 poveracci, affogati nel disastro. Per me, esultare per il raddrizzamento di quella nave, ennesimo ed assurdo mostro marino da crociera, sarebbe come sentirsi orgogliosi del fatto che, nonostante la tragica strage degli abitanti della valle sottostante, la diga del Vajont abbia resistito all'urto immane delle acque. In Italia, tra poco, ululeranno le sirene d'allarme dell'IMU e dell'IVA; la Concordia e l'Italia, entrambe, non galleggiano, ma sono solo precariamente poggiate su un fondale. Partirà la nave partirà, dove arriverà, questo non si sa... Intanto, il principale colpevole di diecine di vittime sulla nave che comandava, l'eroico e glorioso Capitan Schettino, sta combattendo furiosamente, ai domiciliari, per il dissequestro della sua adorata moto, coccolato e strenuamente difeso dai compaesani della costiera campana. Se il grande Padre Dante fosse stato qui, presente, ancora una volta avrebbe lamentato: Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello! Franco Bifani

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