ciao Rita
domenica 30 dicembre 2012
ALBA invita a votare no al referendum del 30 e 31 dicembre
A poche ore dal referendum di Cambiare si può del 30 e 31
dicembre 2012
A tutte - tutti gli aderenti di ALBA che hanno aderito e/o promosso Cambiare si può
Buongiorno, in questi giorni ( sui giornali, per mail, nelle assemblee) il progetto in cui ci siamo spese e spesi sta mostrando tratti importanti fortemente insoddisfacenti, in quanto non risponde alle caratteristiche di lista di cittadinanza politica attiva e del passo indietro reale dei partiti e del rinnovamento completo della rappresentanza ( che non è l'esclusione di chi ha una tessera).
A poche ore dal referendum che coinvolge i firmatari della campagna 'Cambiare si può' sulla decisione di aderire o meno al percorso elettorale presentato ieri da Antonio Ingroia, ALBA ritiene di intervenire esprimendo forti perplessità sulla proposta politica così come illustrata.
Il quadro comunicato dalla delegazione Chiara Sasso, Livio Pepino, Marco Revelli è molto chiaro ( lo trovate di seguito).
Non ritenendo quindi che sussistano ora tali condizioni, invitiamo gli/le aderenti ad esprimere un giudizio negativo e a VOTARE NO alla proposta così formulata.
ALBA COMITATO OPERATIVO NAZIONALE
********************
Cari tutti,
scusateci per il ritardo nell’informazione ma i contatti con Antonio Ingroia e con alcuni dei potenziali partner nella costruzione di una lista alternativa per le elezioni del 24 febbraio (Luigi Demagistris e Leoluca Orlando) hanno avuto tempi più lunghi del previsto e si sono conclusi solo questa mattina prima della conferenza stampa di Ingroia. Riferiamo, dunque, in estrema sintesi, all’esito della assemblea torinese che si è chiusa pochi minuti fa.
La verifica si è articolata essenzialmente su tre punti: il programma, l’esplicita alternatività della lista rispetto a quella del centrosinistra, la sua caratterizzazione in termini di visibile discontinuità con il recente passato (e le regole per la sua formazione). Sul primo punto c’è stata convergenza (con l’accettazione da parte di Ingroia dei nostri 10 punti programmatici e la condivisione della necessità di mettere al primo posto le scelte economiche per uscire dalla crisi e il tipo di sviluppo perseguito nel quadro europeo). Anche sulla seconda questione si è raggiunto un punto di equilibrio condiviso, pur nel permanere di diversità di valutazioni tattiche sulla opportunità di mantenere aperto un confronto con il Pd ovvero di chiuderlo (ferma la concorde esclusione di ogni ipotesi di accordo, del resto di evidente impossibilità). Sul terzo punto, invece, le posizioni si sono rivelate profondamente divaricate. La proposta di Ingroia è stata quella di demandare la formazione della lista a un comitato di garanti (di cui non è stata precisata la composizione) a partire dalle proposte nominative di tutti i soggetti coinvolti nell’impresa (“Cambiare si può”, Movimento arancione, “Su la testa”, partiti e lo stesso Ingroia). Per altro verso, la candidatura a premier di Ingroia è stata considerata non contendibile dagli altri soggetti interpellati che l’hanno ritenuta il punto fermo intorno a cui costruire la lista. Ogni approfondimento ulteriore è stato interrotto dalla mancata soluzione della questione relativa alla candidabilità dei segretari dei partiti potenzialmente coinvolti nell’impresa (Di Pietro, Diliberto, Ferrero e Bonelli), da noi esclusa in quanto ambigua (per alcuni degli interessati) quanto alla coerenza con il programma (pur a parole accettato) e, in ogni caso, indice di un progetto tutto interno al quadro politico attuale (e alla sua salvaguardia) anziché finalizzato a nuove modalità di partecipazione e di rappresentanza. A fronte di ciò Ingroia ha dichiarato di non essere in grado di assumere impegni, riservandosi un confronto con gli interessati (tutti, peraltro, indisponibili al passo indietro, all’infuori di Ferrero) con successiva ripresa del dialogo con noi e sono state avanzate alcune bizzarre proposte di mediazione come la candidatura dei segretari al secondo posto della lista dopo lo stesso Ingroia, capolista in tutte le circoscrizioni (sic!) chiunque sia il secondo candidato e la sua provenienza. Questa mattina, Ingroia, esplicitamente interpellato, ha confermato di non poter escludere quelle candidature (e, con esse, quelle delle burocrazie dei partiti).
A voi le valutazioni. A noi non resta che proporvi il quesito da discutere nelle assemblee territoriali e da sottoporre a consultazione telematica, secondo quanto previsto dalla assemblea nazionale del 22 dicembre (ricomprendendo in esso, data l’intervenuta modifica della situazione, quello sulla cosiddetta “contendibilità” della candidatura a premier proposto in tale assemblea da Daniele Pigoli ed altri).
Ritieni che, nella mutata situazione di fatto rispetto all’assemblea del 22 dicembre (vedi report precedente), si possa proseguire nell’iter di formazione di una lista comune, avente come candidato premier non contendibile Antonio Ingroia (che ha dichiarato la disponibilità ad accogliere nel programma i nostri dieci punti irrinunciabili), con attribuzione a un comitato di garanti della formazione delle liste, nelle quali è comunque previsto l’inserimento dei segretari politici di IDV, Comunisti italiani, Verdi e Rifondazione comunista?
A tutte - tutti gli aderenti di ALBA che hanno aderito e/o promosso Cambiare si può
Buongiorno, in questi giorni ( sui giornali, per mail, nelle assemblee) il progetto in cui ci siamo spese e spesi sta mostrando tratti importanti fortemente insoddisfacenti, in quanto non risponde alle caratteristiche di lista di cittadinanza politica attiva e del passo indietro reale dei partiti e del rinnovamento completo della rappresentanza ( che non è l'esclusione di chi ha una tessera).
A poche ore dal referendum che coinvolge i firmatari della campagna 'Cambiare si può' sulla decisione di aderire o meno al percorso elettorale presentato ieri da Antonio Ingroia, ALBA ritiene di intervenire esprimendo forti perplessità sulla proposta politica così come illustrata.
Il quadro comunicato dalla delegazione Chiara Sasso, Livio Pepino, Marco Revelli è molto chiaro ( lo trovate di seguito).
Non ritenendo quindi che sussistano ora tali condizioni, invitiamo gli/le aderenti ad esprimere un giudizio negativo e a VOTARE NO alla proposta così formulata.
ALBA COMITATO OPERATIVO NAZIONALE
********************
Cari tutti,
scusateci per il ritardo nell’informazione ma i contatti con Antonio Ingroia e con alcuni dei potenziali partner nella costruzione di una lista alternativa per le elezioni del 24 febbraio (Luigi Demagistris e Leoluca Orlando) hanno avuto tempi più lunghi del previsto e si sono conclusi solo questa mattina prima della conferenza stampa di Ingroia. Riferiamo, dunque, in estrema sintesi, all’esito della assemblea torinese che si è chiusa pochi minuti fa.
La verifica si è articolata essenzialmente su tre punti: il programma, l’esplicita alternatività della lista rispetto a quella del centrosinistra, la sua caratterizzazione in termini di visibile discontinuità con il recente passato (e le regole per la sua formazione). Sul primo punto c’è stata convergenza (con l’accettazione da parte di Ingroia dei nostri 10 punti programmatici e la condivisione della necessità di mettere al primo posto le scelte economiche per uscire dalla crisi e il tipo di sviluppo perseguito nel quadro europeo). Anche sulla seconda questione si è raggiunto un punto di equilibrio condiviso, pur nel permanere di diversità di valutazioni tattiche sulla opportunità di mantenere aperto un confronto con il Pd ovvero di chiuderlo (ferma la concorde esclusione di ogni ipotesi di accordo, del resto di evidente impossibilità). Sul terzo punto, invece, le posizioni si sono rivelate profondamente divaricate. La proposta di Ingroia è stata quella di demandare la formazione della lista a un comitato di garanti (di cui non è stata precisata la composizione) a partire dalle proposte nominative di tutti i soggetti coinvolti nell’impresa (“Cambiare si può”, Movimento arancione, “Su la testa”, partiti e lo stesso Ingroia). Per altro verso, la candidatura a premier di Ingroia è stata considerata non contendibile dagli altri soggetti interpellati che l’hanno ritenuta il punto fermo intorno a cui costruire la lista. Ogni approfondimento ulteriore è stato interrotto dalla mancata soluzione della questione relativa alla candidabilità dei segretari dei partiti potenzialmente coinvolti nell’impresa (Di Pietro, Diliberto, Ferrero e Bonelli), da noi esclusa in quanto ambigua (per alcuni degli interessati) quanto alla coerenza con il programma (pur a parole accettato) e, in ogni caso, indice di un progetto tutto interno al quadro politico attuale (e alla sua salvaguardia) anziché finalizzato a nuove modalità di partecipazione e di rappresentanza. A fronte di ciò Ingroia ha dichiarato di non essere in grado di assumere impegni, riservandosi un confronto con gli interessati (tutti, peraltro, indisponibili al passo indietro, all’infuori di Ferrero) con successiva ripresa del dialogo con noi e sono state avanzate alcune bizzarre proposte di mediazione come la candidatura dei segretari al secondo posto della lista dopo lo stesso Ingroia, capolista in tutte le circoscrizioni (sic!) chiunque sia il secondo candidato e la sua provenienza. Questa mattina, Ingroia, esplicitamente interpellato, ha confermato di non poter escludere quelle candidature (e, con esse, quelle delle burocrazie dei partiti).
A voi le valutazioni. A noi non resta che proporvi il quesito da discutere nelle assemblee territoriali e da sottoporre a consultazione telematica, secondo quanto previsto dalla assemblea nazionale del 22 dicembre (ricomprendendo in esso, data l’intervenuta modifica della situazione, quello sulla cosiddetta “contendibilità” della candidatura a premier proposto in tale assemblea da Daniele Pigoli ed altri).
Ritieni che, nella mutata situazione di fatto rispetto all’assemblea del 22 dicembre (vedi report precedente), si possa proseguire nell’iter di formazione di una lista comune, avente come candidato premier non contendibile Antonio Ingroia (che ha dichiarato la disponibilità ad accogliere nel programma i nostri dieci punti irrinunciabili), con attribuzione a un comitato di garanti della formazione delle liste, nelle quali è comunque previsto l’inserimento dei segretari politici di IDV, Comunisti italiani, Verdi e Rifondazione comunista?
sabato 29 dicembre 2012
Il mio non voto: una scelta politica.
Solitamente quando si pensa al non voto in una competizione
elettorale la prima cosa che viene in mente è un atto di protesta; io voglio
protestare di certo, ma voglio anche esprimere un sereno e ragionato giudizio
politico nella scelta di ciò che andrò a fare il 24 febbraio prossimo. Non mi
asterrò, non andrò al mare come solitamente si usa dire, ma mi recherò alle
urne come sempre, per ribadire la mia volontà e anche il diritto di
partecipare; con altrettanta determinazione, dopo essermi fatto registrare,
dichiarerò pubblicamente, pretendendo che venga messo a verbale, il mio diniego
verso partiti e formazioni politiche che non mi rappresentano e verso una legge
elettorale che mi toglie il diritto costituzionale di poter scegliere
liberamente gli uomini che dovrebbero rappresentarmi nel Parlamento.
La mia non è solamente una scelta di protesta; fosse cosi mi
sarei orientato come tanti verso formazioni che fanno della protesta il loro
unico scopo; avrei votato magari per il Movimento 5 stelle, avrei dato voce a
coloro che gridano al lupo con l’obbiettivo di scacciare il lupo ma senza
preoccuparsi di rafforzare il recinto del gregge e lasciarlo comunque alla
mercé delle iene e dei tanti altri predatori che non si chiamano lupo.
Ma io sono e rimango un uomo di sinistra e prima di questo
un comunista; sono abituato a ragionare pensando ad uno Stato che si basi sul
bene collettivo innanzitutto; una Nazione dove gli interessi di tutti vengano
al primo posto e dove anche le individualità possano emergere senza che queste
debbano in nessun caso anteporsi ai diritti inviolabili del bene comune.
mercoledì 26 dicembre 2012
La donna? Un diavolo che tenta il femminicidio?
La donna? Un diavolo che tenta. Il femminicidio? Un’invenzione dei giornalisti tromboni. Eccolo, il regalo di Natale che don Piero Corsi ha riservato alle donne: l’affissione, nella chiesa della frazione San Terenzo di Lerici di un estratto dal sito radicale Pontifex.it in cui si accusa la donna di meritarsi il peggio, perché oggi ha abbandonato la virtù e la famiglia e si veste con abiti succinti. E dunque, merita il peggio. Don Piero aveva già appeso, sulla bacheca della medesima chiesa, alcune feroci vignette satiriche contro l’Islam e gli immigrati: la comunità si era “ribellata”, ma la Diocesi spezzina, pur invitando alla calma, ne aveva di fatto preso le parti.
Ora don Corsi, lericino, parroco di San Terenzo, ha fatto propria una dura filippica di Pontifex.it contro le donne: si denigra la realtà del femminicidio, e di fatto si accusano le donne di essere provocatrici, dunque causa del male.
Durissime le reazioni dei parrocchiani, che proprio non capiscono questa «guerra di Piero», contro l’Islam, gli immigrati e ora contro le donne. Toccherà al nuovo vescovo, se lo riterrà opportuno, rispondere della “crociata” radicale del prelato, ma finirà tutto a tarallucci e vino.
Don Piero Corsi in una foto d’archivio |
Appena insediato, don Piero aveva sgridato i turisti che vanno in chiesa «con i sandali sporchi di sabbia». Se l’era presa con alcuni disabili, giunti a tavola in ritardo e aveva chiuso la cucina prima del pasto. Insomma: don Piero è una persona intransigente. Non a caso è stato scelto come sacerdote esorcista ufficiale della Diocesi.
Alcuni giornalisti locali avevano provato a contattarlo, ma lui aveva risposto inviando loro una sorta di anatema. Io penso che potrebbe fare il paio con quel vecchio prete, imboscato nella canonica di Sorbolo, ricercato dall’Interpol, in quanto accusato di aver assistito, ripetutamente, come testimone silente, alle torture comminate, dai carnefici di Videla, in Argentina, ai comunisti sporchi, brutti, cattivi e pedofagi. Pure lui è strenuamente difeso dalle alte gerarchie ecclesiastiche, come se gli agenti dell’Interpol si fossero inventato tutto, iscritti come sono, dal primo all’ultimo, all’UAAR, da malefici atei ed agnostici anticlericali quali sono.
Franco Bifani
domenica 23 dicembre 2012
Buon Natale By Vince Guaraldi- originario di Montescaglioso
Buon Natale a tutti con la musica di Vince Guaraldi, al secolo Vincent Dell'aglio, pianista di fama internazionale originario di Montescaglioso (MT)
sabato 22 dicembre 2012
venerdì 21 dicembre 2012
mercoledì 19 dicembre 2012
Il mio nuovo compagno:Carduccio Parizzi
Ho appreso stasera di avere un nuovo “compagno” : Carduccio
Parizzi.
A quanto pare qualcuno non ha gradito il fatto che entrando
nella sala del Consiglio Comunale nei banchi riservati al pubblico sono andato
a sedermi di fianco a Carduccio; da quanto mi e stato raccontato, io ero
distratto, sembra infatti che nel momento in cui mi sono seduto qualcuno dai
banchi dell’opposizione si sia lasciato scappare la seguente frase rivolgendosi
ad un collega di partito : “ è arrivato il nuovo compagno di Carduccio”.
Ora volendo andare a sindacare sul significato della parola “compagno”,
essa deriva dal latino “Cum panem” ossia che si divide il pane; devo riconoscere in effetti che con
Carduccio, persona della quale non condivido il 99% del pensiero, spesso mi ci
sono trovato seduto allo stesso tavolo a dividere il pane e la cosa è stata
davvero piacevole; anzi per informazione siamo stati a cena insieme anche
sabato scorso alla festa dell’ANPI dove stranamente non c’era nessuno dei
cosiddetti “COMPAGNI”.
Non so cosa abbia voluto dire con quella frase il signore
che l’ha pronunciata, di certo sta il fatto che Carduccio Parizzi è un mio caro
amico di cui rispetto il pensiero che non condivido e ci passo volentieri tutto
il tempo che mi pare, cosa che non farei con tanti altri personaggi che
nonostante affermano di avere un pensiero simile al mio nella sostanza si
rivelano dei veri ipocriti.
venerdì 7 dicembre 2012
Le pettole dell'anima del purgatorio
Voglio riproporvi stasera ciò che ho scritto un paio di anni fa su Montescaglioso.net ma che puntualmente si è ripetuto anche quest'anno.
Buona Immacolata a tutti
Buona Immacolata a tutti
"Rientrando a casa intorno a mezzogiorno, già dentro l'ascensore, si percepiva l'odore caratteristico di olio fritto profumato delle case montesi del periodo di Natale. Ho realizzato subito che mia moglie stava friggendo le pettole, come ogni anno il giorno dell'Immacolata, tradizione che abbiamo mantenuto anche qui nella nebbia padana di Fidenza.
Come ogni anno, ho riempito un piatto di pettole belle calde, fragranti, e mentre mi accingevo ad uscire di nuovo, mio figlio mi ha chiesto come mai tutti gli anni quando friggiamo le pettole devo portare sempre un piatto a qualcuno.
Non ho mai detto ai miei figli, che anche questa usanza è tradizione consolidata non solo nella mia famiglia, ma nella stragrande maggioranza delle famiglie montesi, ma alla sua domanda non potevano non venirmi in mente i racconti di mia nonna.
Era la notte dell'Immacolata di tantissimi anni fa, quando mia nonna, ma credo questo sia accaduto alle nonni di tutti nell'immaginario collettivo, durante le poche ore di riposo, in una fase di dormiveglia, ricordava di aver sognata sua madre morta qualche tempo prima che le aveva espresso il desiderio di mangiare qualcosa di buono. Inutile dire che di fronte a tale richiesta, e turbata da quel sogno cosi reale, impossibilitata a riprendere sonno, si alzò dal letto e si mise a trombare il pane. Fu allora che realizzò l'idea, avendo di fronte quella pasta, di prenderne un pò e friggerla nell'olio bollente, per poi portarla in regalo ad una vicina di casa che versava in condizioni di miseria.
La notte seguente la madre le ritornò in sogno, dicendole espressamente di aver gradito il dono e di essere rimasta molto soddisfatta del comportamento della figlia.
Nascevano in quel modo ufficialmente le pettole.
Fin qui il racconto di mia nonna, quanto ci sia di vero, o quanto sia leggenda non si può sapere, fatto stà che è usanza a Montescaglioso di portare a regalare il primo piatto di pettole dell'Immacolata ad un vicino, con la convinzione di fare cosa gradita ai propri cari che non ci sono più".
Inceneritore: Pizzarotti resta a guardare
Il Tribunale del riesame ha rigettato la richiesta della
Procura di Parma di sequestro del cantiere dell’inceneritore di Ugozzolo; a questo punto tutto sembra pronto per l’accensione
del forno.
Tralasciando gli aspetti legali della vicenda e volendo
prendere per buono il fatto che non vi siano abusi commessi da parte di IREN
nelle procedure per la realizzazione dell’impianto, cosi come sancito dal
Tribunale del riesame, vi è un aspetto politico che a conti fatti ci lascia con
l’amaro in bocca.
E’ un dato di fatto che la battaglia condotta dal
G.C.R. negli anni scorsi contro la
realizzazione dell’inceneritore, battaglia fatta propria dal Movimento 5
Stelle, partiva dalla convinzione che l’impianto cosi come previsto, oltre alla
inutilità delle dimensioni, sovradimensionato per le reali esigenze di Parma,
non dava garanzie sufficienti; al contrario dai dati forniti e fatti propri dal
Sindaco Pizzarotti durante la campagna elettorale, emergeva chiaramente che l’emissione
di polveri sottili e di diossine avrebbero sicuramente portato ad un
inquinamento atmosferico tale da mettere a serio rischio la salute dei
cittadini ed in particolare delle fasce più deboli fatte dai bambini e dagli
anziani.
Su questo tema si è spesa una campagna elettorale che ha
portato ai risultati che tutti sappiamo: l’elezione di un sindaco dei 5 Stelle
con una maggioranza assoluta in consiglio comunale.
Senza entrare ora nel merito della bontà o meno delle ricerche
e quindi delle convinzioni circa la dannosità dell’inceneritore (personalmente
ne sono pienamente convinto), c’è da porsi una domanda: ma Pizzarotti, il
Movimento 5 Stelle e il G.C.R. di Parma, di cui un loro rappresentane è
presente in giunta con la delega all’ambiente, erano pienamente convinti di
quello che affermavano prima, durante e dopo la campagna elettorale?
A rivedere le loro azioni da Giugno ad oggi, a me, in tutta
onestà, questo non appare. Al di la delle pubbliche dichiarazioni a mezzo
stampa, fino ad oggi nessun atto concreto è stato preso ne dalla Giunta, ne dal
Consiglio Comunale; le manifestazioni contro l’inceneritore che prima della
campagna elettorale avevano una frequenza quasi mensile si sono stranamente
interrotte; mentre da parte del Sindaco si è cominciato a parlare di procedure
e di eventuali penali da pagare, come se la salute dei cittadini non fosse
invece una priorità inalienabile che viene al di sopra sia delle procedure che
delle eventuali penali.
Il Consiglio Comunale va ricordato è sovrano ed è anche l’unico
organo istituzionale preposto a deliberare sul proprio territorio; ora
Pizzarotti e il M.5.S, che tanto si sono prodigati, riuscendo ad avere su
questo la fiducia dei cittadini, nell’eleggersi difensori della salute
pubblica, come mai ad oggi non hanno ancora approvato un ordine del giorno che
impegni la Giunta in tal senso? Perché ad oggi nessuna delibera di Consiglio
Comunale è stata presa che vieti l’emissione di polveri sottili e diossine nei
cieli di Parma? Eppure hanno una maggioranza assoluta che li consente di poter
decidere nel merito senza pericoli da parte della minoranza.
Esiste oggi un’unica strada che possa impedire ad IREN di
accendere il forno di Ugozzolo: quella politica;gli unici ad avere oggi in mano
la possibilità di perseguire quella strada sono Pizzarotti e i consiglieri dei
5 Stelle; spetta solo a loro dimostrare oggi se credono realmente in ciò che
hanno sostenuto durante la campagna elettorale, in tal caso si comportassero di
conseguenza, altrimenti riconoscessero pubblicamente che le loro altro non
erano che strumentali campagne utili solo per portare acqua al proprio mulino.
Tonino Ditaranto
sabato 24 novembre 2012
lunedì 19 novembre 2012
Quest'uomo è un mentecatto!!!
"NON POSSO GARANTIRE L'AFFIDABILITA' DELL'ITALIA DOPO LE ELEZIONI POLITICHE DEL 2013"
Sono le parole pronunciate dal premier Mario Monti davanti ad una platea di operatori economici e possibili investitori in Italia ieri i Kuwait.
Ma chi cavolo si crede di essere questo emerito mentecatto che Governa l'Italia con una squadra di affamatori di popolo al servizio di avidi banchieri e famelici lupi dell finanza, vampiri che succhiano il sangue della povera gente.
L'Italia non ha bisogno delle sue garanzie, ha sempre dimostrato di saperne venire fuori anche nei momenti più drammatici, anche quando, come in questo momento, doveva assicurare stipendi da centinaia di migliaia di euro a personaggi come lui. Se ne faccia una ragione il Sig. Monti, prima va via da palazzo Chigi e prima l'Italia potrà sperare in una ripresa.
Sono le parole pronunciate dal premier Mario Monti davanti ad una platea di operatori economici e possibili investitori in Italia ieri i Kuwait.
Ma chi cavolo si crede di essere questo emerito mentecatto che Governa l'Italia con una squadra di affamatori di popolo al servizio di avidi banchieri e famelici lupi dell finanza, vampiri che succhiano il sangue della povera gente.
L'Italia non ha bisogno delle sue garanzie, ha sempre dimostrato di saperne venire fuori anche nei momenti più drammatici, anche quando, come in questo momento, doveva assicurare stipendi da centinaia di migliaia di euro a personaggi come lui. Se ne faccia una ragione il Sig. Monti, prima va via da palazzo Chigi e prima l'Italia potrà sperare in una ripresa.
sabato 10 novembre 2012
SAREBBE QUESTO IL ROTTAMATORE?
Forse sarebbe meglio se il suo mezzo di trasporto invece del camper fosse un bel compattatore.
Saturday 10 november 2012
Ecco un " ritratto inedito" del nuovo moralizzatore della sinistra caviale e champagne. C.M.
Pranzi
e cene in ristoranti di lusso, vacanze, viaggi in aereo, conti
astronomici in bar e enoteche,
pernottamenti costosi in alberghi, e ancora regali e spot in tv e
sui giornali. Per un totale di ben 20 milioni di euro, tutti a spese del
contribuente.
Nei cinque anni in cui è stato presidente della provincia di Firenze, dal 2004 al 2009, Matteo Renzi non si è fatto mancare proprio nulla. Il “rottamatore” del Pd non ha niente da invidiare a un qualsiasi Lusi o Belsito in quanto a gestione allegra dei soldi pubblici, con la differenza che Renzi oggi si è creato l’immagine di “moralizzatore” della politica.
Il vero “big bang”, però, sono le oltre 250 fatture che indicano le “spese di rappresentanza” sostenute dal presidente Matteo Renzi tramite utilizzo di carta di credito personale. Spese che la provincia ha liquidato e rimborsato, approvandone tutte le motivazioni.
Naturalmente non possiamo pubblicare tutte le fatture in un solo articolo, ma come primo “assaggio” possono bastare alcune chicche: i due viaggi in Usa nel 2007, con tanto di giornalista al seguito pagato dal contribuente, totalmente rimborsati dalla provincia. Dagli alberghi alle consumazioni nei bar: Renzi in totale spende 70.000 euro per i due viaggi “di rappresentanza”. E c’è pure una cifra “strana”, pari a 3.000 euro pagati con la carta di credito in un albergo di Boston, senza alcuna voce di spesa. Cosa può costare 3.000 euro, di notte, in un albergo?
Nei cinque anni in cui è stato presidente della provincia di Firenze, dal 2004 al 2009, Matteo Renzi non si è fatto mancare proprio nulla. Il “rottamatore” del Pd non ha niente da invidiare a un qualsiasi Lusi o Belsito in quanto a gestione allegra dei soldi pubblici, con la differenza che Renzi oggi si è creato l’immagine di “moralizzatore” della politica.
Il vero “big bang”, però, sono le oltre 250 fatture che indicano le “spese di rappresentanza” sostenute dal presidente Matteo Renzi tramite utilizzo di carta di credito personale. Spese che la provincia ha liquidato e rimborsato, approvandone tutte le motivazioni.
Naturalmente non possiamo pubblicare tutte le fatture in un solo articolo, ma come primo “assaggio” possono bastare alcune chicche: i due viaggi in Usa nel 2007, con tanto di giornalista al seguito pagato dal contribuente, totalmente rimborsati dalla provincia. Dagli alberghi alle consumazioni nei bar: Renzi in totale spende 70.000 euro per i due viaggi “di rappresentanza”. E c’è pure una cifra “strana”, pari a 3.000 euro pagati con la carta di credito in un albergo di Boston, senza alcuna voce di spesa. Cosa può costare 3.000 euro, di notte, in un albergo?
Sotto
la voce “spese di rappresentanza” si trovano pure alcuni bonifici a
favore di Matteo Colomo, ristoratore
che gestisce il locale “I Riffaioli” vicino al torrente Mugnone a
Firenze. I pagamenti ammontano a circa 4 mila euro tra il 4 e il 12
aprile del 2008
BARBONE PER NECESSITA', NON PER SUA SCELTA.
BARBONE PER NECESSITA’, NON PER SUA SCELTA
Furtivo s’aggira fra le bancarelle
all’ora di chiusura.
nel suo sgualcito paltò
dal collo rialzato;
un cappello a nascondere
Furtivo s’aggira fra le bancarelle
all’ora di chiusura.
nel suo sgualcito paltò
dal collo rialzato;
un cappello a nascondere
la fronte dai solchi profondi
scavati dal tempo e
dalle fatiche;
tra putride casse di foglie
rovista gli scarti,
sceglie quelle più sane;
il temperino affonda
con movimenti chirurgici
nell’umile mela trovata
scava il nero del marcio
e porta alla luce
l’adorato profumo
della bianca polpa rimasta.
Felice ma ancora furtivo
con veloce passo s’allontana,
le tasche del paltò gonfie
dello squisito bottino.
E’ fatta, la vergogna di oggi è passata,
Per oggi si mangia
Domani chissà,
Dio vede e provvede
t.m.
scavati dal tempo e
dalle fatiche;
tra putride casse di foglie
rovista gli scarti,
sceglie quelle più sane;
il temperino affonda
con movimenti chirurgici
nell’umile mela trovata
scava il nero del marcio
e porta alla luce
l’adorato profumo
della bianca polpa rimasta.
Felice ma ancora furtivo
con veloce passo s’allontana,
le tasche del paltò gonfie
dello squisito bottino.
E’ fatta, la vergogna di oggi è passata,
Per oggi si mangia
Domani chissà,
Dio vede e provvede
t.m.
venerdì 9 novembre 2012
NIKI, DAGLI RETTA.
DAL NUOVO DI PARMA DEL 9 NOVEMBRE 2012
“Fuori dal PD poi ce n’è uno che è il più bravo di tutti, si
chiama Niki Vendola. Ma stia attento Vendola quando passa da Parma, eviti di
farsi appoggiare dai leader dei SEL parmigiani; anzi faccia finta di non
conoscerli, li schivi, vada dritto per la propria strada. Il mestissimo risultato
elettorale di SEL alle primarie e alle elezioni di maggio parlano da sole. Niki,
ci pensi bene: se non può schivarli, gli venga a spiegare due o tre cosette,
oppure li chiuda in una cantina (con buon vino e abbondanti libagioni, per
carità) sino al giorno delle primarie: tanto sono in pochini. Il loro voto non
inciderà numericamente, ma la loro assenza le sarà di enorme giovamento.”
cipolla
giovedì 8 novembre 2012
Cambiare si può!! Si, ma come?
Cambiare si può! Si, ma come?
Ho aderito dal primo momento all’appello di “CAMBIARE SI PUO’”,
credo che a questo cambiamento auspicato e che si impone per la tenuta stessa
della democrazia italiana, noi tutti abbiamo il dovere di contribuire senza
tentennamenti alcuni. Lo scenario che abbiamo di fronte è a dir poco
apocalittico; larghi settori delle Istituzioni, a partire dallo stesso Parlamento, sono sotto i riflettori della Magistratura
per comportamenti, non più episodici ma diffusi, di mal costume e corruzione;
tutto ciò mentre il Paese attraversa una delle più feroci crisi economiche dal
dopo guerra ad oggi e di conseguenza il notevole incremento della sfiducia da parte
dei cittadini nelle Istituzioni dello Stato e dei suoi rappresentanti.
Le elezioni in Sicilia, con la partecipazione al voto di
meno della metà della popolazione, non sono più solo un segnale che deve farci
riflettere, ma una triste realtà che deve indurci a non indugiare ulteriormente
nella ricerca di un cambiamento se teniamo al futuro della nostra nazione e
alla tenuta della democrazia e della libertà.
La politica tradizionale ha fallito; nonostante ciò, pare
non rendersene conto e continua con le vecchie regole che hanno caratterizzato la
vita interna dei partiti nella rincorsa di rendite di posizioni. Le stesse primarie
del PD e quelle che si annunciano nel PDL altro non sono che una lotta
intestina per acquisire posizioni di potere che permettano a questo o quel gruppo
di primeggiare al fine di fare gli interessi delle caste che rappresentano.
Non hanno il bene comune come obbiettivo queste primarie
farsa, ma solo il desiderio di difendere i propri interessi.
In questa baraonda, degna delle migliori telenovele
americane, si innestano da una parte un Governo che ha come unico scopo quello
di seguire le direttive delle più forti potenze europee e delle multinazionali
della finanza, dall’altra un popolo, fatto di famiglie, piccoli imprenditori,
lavoratori dipendenti e pensionati ormai allo stremo, stritolato da continui e
massacranti prelievi fiscali.
Qualcuno pensa che basterebbe cambiare gli uomini e mandare
a casa i partiti per rimettere a posto le cose e si lascia trasportare nel vortice
senza fine del qualunquismo al richiamo della parola d’ordine del “sono tutti
uguali”; peccato però che dietro tale parola d’ordine si nascondano personaggi
non proprio immuni da tale comportamento; lo stesso Grillo nel 93 accolse con
entusiasmo la discesa in campo di Berlusconi, dichiarando che era arrivato il
momento che gli imprenditori andassero a governare, con i risultati che tutti
noi vediamo e lo sfascio completo dell’Italia grazie al Berlusconismo.
Può l’Italia dare credito e affidarsi oggi ad un fantomatico
movimento che altro non sa fare che strillare ai quattro venti senza dire una
sola parola su come la pensa sul lavoro, sulla sanità, sull’economia che va in
frantumi, sul precariato, sul come risolvere il problema delle tante persone
che hanno perso il lavoro e si vedono pignorate le case dalle banche, staccate
le forniture di gas, luce e acqua perché non hanno i soldi per pagare le
bollette?
Crediamo forse basti gridare “al lupo” per far scappare il
lupo? Nella favola di cappuccetto rosso è proprio il lupo che mangia la nonna e
ne assume le sembianze.
Vent’anni di Berlusconismo hanno cambiato il nostro modo di
vivere ma anche quello di pensare; la crisi italiana affonda le radici in
questo radicale cambiamento culturale che abbiamo subito. I danni al sistema
Italia sono la diretta conseguenza della perdita di valori fondamentali ed
inestimabili del nostro stesso modo di vivere, quali la solidarietà tra le
persone, la disponibilità a farsi carico dei problemi degli altri, il
collettivismo nel ricercare le soluzioni ai problemi; valori sostituiti da
altri meno nobili che ci hanno condotto all’individualismo, all’egoismo, all’inseguire
posizioni personali a scapito degli altri passando anche sul loro cadavere pur
di arrivare al nostro obbiettivo; un individualismo ed un egoismo cosi diffuso
che ha fatto si che ormai siamo il popolo che non conosce il vicino della porta
accanto.
I proclami e gli appelli per il cambiamento ben vengano; fa
anche piacere vedere che vengono da persone di cosi alto spessore culturale e
sociale; persone impegnate nel mondo della politica, e della cultura; fa
piacere leggere nomi quali quello di Don Gallo e don Marcello Cozzi, come fa
piacere apprendere dell’adesione all’appello di De Magistris. A me questo però
non basta, i nomi che voglio vedere sono altri; mi piacerebbe leggere il nome
di “Ciro Esposito”, cassintegrato di Napoli al quale hanno staccato il gas o
quello di “Mario Rossi”,ex artigiano cinquantenne senza più un lavoro e senza
alcuna indennità di disoccupazione o integrazione al quale Equitalia ha rubato
la casa.
Cambiare si può! Ne sono convinto; dobbiamo essere disposti
a cambiare prima noi stessi. Occorre ritrovare la solidarietà e la
disponibilità verso gli altri cui prima facevo riferimento; ritornare a
guardare negli occhi quello della porta accanto e tendergli la mano nel momento
del bisogno senza atteggiamenti di pietismo o di compassione, ma come un
fratello che ha bisogno del tuo aiuto.
Le prime parole dell’Inno dei lavoratori recitava “ su
fratelli e su compagni”; fratelli si, perchè è solo con lo spirito di fratellanza
che i lavoratori possono sperare di avere ragione di coloro che tentano di
dividerci per poterci sottomettere e “su compagni” (cum panem) perché solo se
si è disposti a dividere il proprio pane con il proprio vicino ci rende
veramente solidale con gli altri.
Cambiare si può?
Certo, cambiare si può.
ToninoDitaranto
martedì 6 novembre 2012
CAMBIARE SI PUO'
CAMBIARE SI PUÒ!
Per
una presenza elettorale alternativa alle elezioni politiche del 2013
● Il
sistema sta andando in pezzi. Le differenze economiche e sociali crescono, le
disonestà individuali o di gruppi sono diventate corruzione del sistema, la distanza tra stato e
società e tra organi rappresentativi e cittadini non è mai stata così elevata.
La possibilità di contare e di decidere sulla propria vita e sul proprio futuro
è quotidianamente frustrata da decisioni verticistiche e incontrollabili. Così
lo stesso desiderio di partecipazione politica si affievolisce, riducendosi a
esplosioni di rabbia, alla fuga dal voto o all’adesione a proposte populiste
(egualmente presenti dentro e fuori le forze politiche tradizionali). Prevale
l’idea che non ci sia più nulla da fare perché ogni scelta è obbligata e
«imposta dall'Europa» (cioè dai mercati). Il modello sociale europeo è
cancellato dalle compatibilità economico-finanziarie in una concezione
dell’economia che non lascia spazio alla politica.
Questa posizione è stata da tempo
abbracciata dal Partito democratico e si è tradotta nell’appoggio senza se e
senza ma al governo Monti, nel concorso all’approvazione del cosiddetto patto
fiscale e della modifica costituzionale sul pareggio di bilancio, nel contributo
alla riduzione delle tutele del lavoro, nel sostegno alle grandi opere, nel
frequente aggiramento dell’esito referendario in favore dell’acqua pubblica. È
una prospettiva nella quale si è inserito, da ultimo, il gruppo dirigente di
Sel con la scelta di partecipare alle primarie, in una alleanza che ne sancisce
la subalternità al Partito democratico (a prescindere dallo stesso esito delle
primarie). Dall’altra parte c’è la posizione del Movimento 5 stelle di Beppe
Grillo, che, pur partendo da una condivisibile critica radicale di questa
classe politica e di questi partiti, non offre risposte sul piano della
democrazia costituzionale e di una diversa uscita dalla crisi in atto.
● A fronte di ciò non è più possibile
stare a guardare o limitarsi alla critica. L’attuale pensiero unico e il
conseguente orizzonte politico sono modificabili. Esiste un'alternativa forte,
sobria e convincente alla politica liberista che, in tutta Europa, sta
distruggendo il tessuto sociale senza dare soluzione a una crisi che non
accenna a diminuire nonostante le rassicurazioni di facciata.
È un’alternativa che si fonda sulle
promesse di civiltà contenute nella nostra Carta fondamentale: la Costituzione
stabilisce che tutti i cittadini hanno diritto al lavoro e, in quanto lavoratori,
a una retribuzione sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa:
noi vogliamo che questi principi siano attuati e posti a base delle politiche
economiche e sociali. È un’alternativa che esprime una cultura politica nuova,
che si prende cura degli altri e rifiuta il leaderismo, che parla il linguaggio
della vita della persone e non quello degli apparati, che include nelle
discussioni e decisioni pubbliche la cittadinanza attiva. Un’alternativa capace
di fare emergere, con l’impegno collettivo, una nuova rappresentanza politica
preparata, capace, disinteressata al tornaconto personale e realmente al
servizio della comunità. Un’alternativa in grado di produrre antidoti a quel
sistema clientelare che ha generato corruzione e inquinamento mafioso e di
trasformare lo stato rendendolo trasparente, de-centralizzato ed efficiente.
Un’alternativa, quindi, che guarda a un mondo diverso, in cui si rispetti
l’ambiente, siano valorizzati i beni comuni, si pratichi l’accoglienza, si
assicuri a tutte e tutti la possibilità di una vita degna di essere vissuta
anche se si è vecchi, malati o senza lavoro o se si è arrivati nel nostro paese
per viverci e lavorare. Non è un’illusione, ma il compito di una politica
lungimirante: il welfare, lungi dall’essere un lusso dei periodi di prosperità,
è la strada che ha portato alla soluzione delle grandi crisi economiche del
secolo scorso. E non c’è solo una prospettiva di tempi lunghi. Ci sono azioni
positive da realizzare e scelte sbagliate da contrastare. Subito.
L’elenco è semplice e riguarda sia gli
interventi indispensabili che le modalità per recuperare le risorse necessarie.
Da un lato, la rinegoziazione delle normative europee che impongono politiche
economiche recessive; un progetto di riconversione di ampi settori
dell’economia in grado di rilanciare rapidamente l’occupazione con migliaia di
piccole opere di evidente e immediata utilità collettiva; un piano di riassetto
del territorio nazionale e dei suoi usi mirante a garantire la sicurezza dei
cittadini e la riduzione del consumo di suoli agricoli; un’imposizione fiscale
equa ed efficace (estesa ai patrimoni e alle rendite finanziarie nonché alle
proprietà ecclesiastiche); il potenziamento degli interventi a sostegno delle
fasce più deboli e dei presidi dello stato sociale; il ripristino delle tutele
fondamentali del lavoro e dei lavoratori; la sperimentazione di modalità di
creazione diretta di occupazione, anche in ambito locale, affiancata
dall’introduzione di un reddito di cittadinanza; l’attuazione di forme di sostegno
e promozione delle esperienze di economie di cooperazione e solidarietà; l'investimento a favore della scuola e dell'università
pubblica, a sostegno della formazione, della cultura, della ricerca e
dell’innovazione; il rispetto pieno e immediato dei referendum 2011 sui beni
comuni e contro la vendita ai privati dei servizi pubblici locali; un’effettiva
riforma del sistema dell’informazione e del conflitto di interessi; il pieno
riconoscimento dei diritti civili degli individui e delle coppie a prescindere
dal genere e l’accesso alla cittadinanza per tutti i nati in Italia.
Dall’altro: una reale azione di contrasto dell’evasione fiscale e della
corruzione; il ritiro da tutte le operazioni di guerra e l’abbattimento delle
spese militari; la definitiva rinuncia alle grandi opere (a cominciare dalla
linea Tav Torino-Lione e dal ponte sullo Stretto); l’abrogazione delle leggi ad personam (che sanciscono la
disuguaglianza anche formale tra i cittadini); la previsione di un tetto
massimo per i compensi pubblici e privati e l’azzeramento delle indennità
aggiuntive della retribuzione per ogni titolare di funzioni pubbliche.
● I fatti richiedono un’iniziativa
politica nuova e intransigente, per non restare muti di fronte a opzioni che
non ci corrispondono e per rompere con la logica paralizzante delle compatibilità. Un’iniziativa politica nuova e non la raccolta dei cocci
di esperienze fallite, dei vecchi ceti politici, delle sigle di partito, della
protesta populista. Un’iniziativa che porti alla costituzione di un polo
alternativo agli attuali schieramenti, con uno sbocco immediato anche a livello
elettorale. Un’iniziativa che parta dalle centinaia di migliaia di persone che
nell’ultimo decennio si sono mobilitate in mille occasioni, dalla pace ai referendum,
e che aggreghi movimenti, associazioni, singoli, amministratori di piccole e
grandi città, lavoratrici e lavoratori, precari, disoccupati, studenti,
insegnanti, intellettuali, pensionati, migranti in un progetto di rinnovamento
delle modalità della rappresentanza che veda, tra l’altro, una effettiva parità
dei sessi.
È un’operazione complicata ma
necessaria, che deve essere messa in campo subito. Negli ultimi giorni si sono
susseguiti numerosi appelli in questo senso. È tempo di unire passione, intelligenze,
capacità ed entusiasmo per costruire una proposta elettorale coerente con
questa prospettiva, in cui non ci siano ospiti e ospitanti, leader e gregari ma
un popolo interessato a praticare e promuovere cambiamento.
● È questo il senso della campagna
“CAMBIARE SI PUÒ! NOI CI SIAMO”, nella quale abbiamo deciso di impegnarci con
l’obiettivo di presentare alle elezioni politiche del 2013 una lista di
cittadinanza politica, radicalmente democratica, alternativa al governo Monti,
alle politiche liberiste che lo caratterizzano e alle forze che lo sostengono.
Noi ci siamo e pensiamo che molte e
molti vogliano costruire con noi questo percorso.
Ma le firme non bastano. Serve che tutti
noi, che aderiamo a questa campagna, ci incontriamo, per definire i passaggi
successivi, in una prima assemblea pubblica, che proponiamo per il 1° dicembre.
5 novembre 2012
Luciano Gallino
(professore sociologia, Università di Torino)
Livio Pepino
(magistrato, responsabile Edizioni Gruppo Abele)
Marco Revelli
(professore di scienza della politica, Università del Piemonte orientale)
don Marcello
Cozzi (vicepresidente nazionale Libera)
Antonio Di Luca
(operaio, Fiom, Fiat Pomigliano)
Chiara Sasso
(scrittrice, Coordinamento Rete dei Comuni Solidali)
Vittorio
Agnoletto (medico)
Andrea Aimar (Officine corsare, Torino)
Caterina Avanza
(Ethicando)
Andrea Bagni
(insegnante, redazione École,
Firenze)
Piero Basso
(dirigente di azienda)
Bengasi
Battisti (sindaco Comune Corchiano, coordinatore
nazionale enti locali per l'Acqua bene comune)
Oliviero Beha
(giornalista e scrittore)
Lorenzo Bicchi
(ferroviere, delegato sindacale, Firenze)
Cinzia Bottene
(No Dal Molin, consigliera Comune di Vicenza)
Antonio Bruno (consigliere Comune di Genova)
Antonio Bruno (consigliere Comune di Genova)
Massimo Carlotto
(scrittore)
Emilio Chiaberto
(sindaco di Villar Focchiardo, Val Susa)
Ivan Cicconi (esperto di infrastrutture e appalti pubblici, Bologna)
Ivan Cicconi (esperto di infrastrutture e appalti pubblici, Bologna)
Nicolella Clizia
(consigliera Comune di Genova)
Ylenia da
Valle (biologa, Università di Pisa)
Maurizio Del
Bufalo (coordinatore di Cinema e Diritti, Napoli)
Donatella Della Porta (professore scienze politiche e sociologia, Istituto Universitario Europeo, Firenze)
Donatella Della Porta (professore scienze politiche e sociologia, Istituto Universitario Europeo, Firenze)
Mariangela
Delogu (delegata Rsu La Rinascente)
Gianna De Masi (assessore Comune di Rivalta)
Gianna De Masi (assessore Comune di Rivalta)
Francesca
Fornario (autrice satirica, videomaker, giornalista di Pubblico)
Flavia Fortunati
(Libera, Perugia)
Dario Fracchia
(sindaco di Sant’Ambrogio, Val Susa)
don Andrea Gallo
(Comunità San Benedetto al Porto Genova)
Piero Gilardi
(artista)
Paul Ginsborg
(professore di storia contemporanea, Università di Firenze)
Haidi Giuliani (già
insegnante)
Lorenzo
Guadagnucci (giornalista, Comitato verità e giustizia per Genova)
Sabina Guzzanti
(artista)
Sergio
Labate (ricercatore Università di Macerata)
Roberto Lamacchia
(avvocato, presidente Associazione italiana Giuristi democratici)
Enrico
Lauricella (visual designer, Prato)
Chiara Lesmo
(assessore alle politiche sociali Comune di Novate)
Domenico Lucano
(sindaco di Riace)
Alberto Lucarelli (professore, assessore Comune
Napoli e coautore quesiti referendari sull’acqua)
don
Aniello Manganiello (già parroco di Scampia)
Rino Marceca
(vice presidente Comunità montana Valle di Susa e val Sangone)
Teresa
Masciopinto (dirigente Banca Etica)
Ugo Mattei (professore di diritto civile, Università
di Torino, coautore quesiti referendari sull’acqua)
Sandro Medici
(giornalista, presidente del X Municipio di Roma)
Emilio Molinari
(presidente Comitato italiano per un Contratto mondiale
sull'acqua)
Andrea Mormiroli (referente area Tratta e marginalità sociale, cooperativa Dedalus, Napoli)
Andrea Mormiroli (referente area Tratta e marginalità sociale, cooperativa Dedalus, Napoli)
Guido Ortona
(professore di politica economica, Università del Piemonte orientale)
Moni Ovadia
(artista)
Giovanni
Palombarini (magistrato, pubblicista)
Rosangela
Paparella (garante per i minori, Regione Puglia)
Tonino Perna
(professore di sociologia economica, Università di Messina)
Riccardo
Petrella (professore Università cattolica di Lovanio, fondatore Comitato
Mondiale dell'Acqua)
Nicoletta
Pirotta (presidente Iniziativa femminista europea)
Michele
Pistone (delegato Rsu STM, Catania)
Matteo
Pucciarelli (giornalista di Repubblica)
Leana
Quilici (assessore Comune di Capannori)
Roberta Roberti
(insegnante, Parma)
Marco Rovelli
(scrittore e musicista)
Luca Sappino
(giornalista di Pubblico)
Giuseppe Sergi
(professore storia medievale, Università di Torino)
Giacomo Sferlazzo (cantautore, Askavusa, Lampedusa
Giacomo Sferlazzo (cantautore, Askavusa, Lampedusa
Lorenzo Signori
(presidio di San Pietro di Rosà,Vicenza)
Paolo Sollier (allenatore di calcio e scrittore, già calciatore)
Paolo Sollier (allenatore di calcio e scrittore, già calciatore)
Gianmaria Testa
(musicista e cantautore)
Gianni Tognoni
(medico, segretario del Tribunale permanente dei popoli)
Francesco
Vallerani (professore di geografia, Università Ca’ Foscari, Venezia)
Guido Viale (economista, giornalista e studioso di tematiche ambientali, Milano)
Laura Vigni
(consigliere Comune di Siena)
Attilio
Wanderlingh (giornalista, editore, Caffè letterario Intra Moenia, Napoli)
Alfredo
Zuppiroli (primario cardiologo, Firenze)
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