In diversi negli ultimi giorni mi hanno chiesto per chi
voterò alle prossime primarie del centro sinistra; la mia risposta non può
essere che una sola: NON VOTERO’. Credo anche che per la prima volta nella mia
vita non mi recherò alle urne alle prossime elezioni politiche.
Eppure ho speso una vita a convincere altri della importanza
delle elezioni e del parteciparvi.
Cosa è cambiato per spingermi questa volta ad una scelta
cosi drastica e lontana dal mio modo di pensare?
Più volte negli ultimi tempi abbiamo richiamato la crisi che
attraversa l’Italia e la politica ma questa da sola non basterebbe per
giustificare da parte mia una tale scelta; ho passato quarant’anni della mia
vita in politica e ne ho visto di cotte e di crude. Questa volta vi sono dei
fattori che mi spingono in una direzione che mai avrei potuto pronosticare.
I fatti degli ultimi tempi hanno messo in mostra una
immagine del nostro Paese completamente diversa dai tanti periodi bui che
abbiamo passato dalla nascita della Repubblica fino ad oggi. Siamo passati
attraverso crisi economica anche più gravi, periodi in cui la Democrazia è
stata messa in seria difficoltà dai tanti tentativi di colpi di stato; siamo
passati attraverso gli anni del terrorismo e abbiamo superato tangentopoli.
L’Italia più volte è stata sul punto di soccombere ma sempre
ha saputo sollevarsi. La ragione di questa nostra capacità stava nel fatto che
se da una parte il cancro aggrediva con veemenza settori dello Stato,
dall’altra avevamo una massiccia dose di anticorpi tali da essere in grado di
affrontare e sconfiggere il male con successo. Gli anticorpi dello Stato, i
sindacati, i partiti politici, l’associazionismo, la scuola, il mondo del
lavoro ha saputo reagire dandoci ogni volta la forza necessaria per venirne
fuori. Collante unico di questi anticorpi lo spirito di solidarietà insito nel
dna degli italiani.
Per quanto oggi mi sforzi di
cercare nei vari settori della nostra società quegli anticorpi necessari
per venirne fuori anche questa volta, mi imbatto sempre in una cancrena diffusa
che ha invaso tutto il corpo della nostra Italia. L’Italia è in metastasi, per
continuare ad usare una metafora
medica. Le regioni, le provincie, i
comuni sono ormai stati colpiti dal cancro; i partiti politici sono il cancro
stesso; i sindacati sono sempre più sottomessi alle logiche padronali e quelli
che ancora oppongono un minimo di resistenza lo fanno non più con lo spirito
missionario che era stato dei grandi dirigenti del mondo sindacale quali
Giuseppe Di Vittorio e Luciano Lama ma con spirito di funzionar iato che porta
gli attuali dirigenti sindacali a vivere il proprio ruolo più come mestiere che
come reale scelta di vita.
Se negli anni scorsi si riusciva a sopperire alle carenze
dei vari settori dello Stato con la spinta propulsiva che veniva dalla scuola e
dalla cultura, oggi dobbiamo prendere atto dello svuotamento di contenuti di un
sistema scolastico completamente snaturato e di un decadimento progressivo del
livello culturale degli italiani. Quelle che possono apparire come le novità
del momento non vanno oltre il pavoneggiare del sindaco di Firenze,
autonominatosi rottamatore, che viaggia con carta di credito della provincia,
non immune lui stesso a pratiche comportamentali dell’attuale sistema, o il
Movimento 5 stelle che pur raccoglie il dissenso di gente schifata dall’attuale
stato di cose ma si affida alla cappa dirigenziale di personaggi e
multinazionali della comunicazione che hanno l’unico scopo di rimpinguare il
proprio portafogli.
La cura che oggi ci viene prospettata quindi per questa
nostra Italia malata non è altro che una ulteriore malattia da aggiungere alla
cancrena che ormai divora tutto il corpo.
Continuare a mantenere in vita un malato terminale con la
somministrazione di leggi e leggine, anche cambiando il sistema elettorale o
con nuove elezioni, senza cambiare il sistema Italia rischia di rivelarsi solo
un inutile accanimento terapeutico. Per quanto noi possiamo cercare di
mantenere in vita una persona completamente invasa dal cancro, potremmo solo
prolungarne l’agonia, ma il destino alla fine sarebbe segnato. Bisogna solo avere il coraggio di riconoscere
che questo nostro sistema è ormai giunto alla fine; Dopo una guerra, o dopo un
fallimento ci si rimbocca le maniche e si ricostruisce con spirito nuovo. Ecco
quindi di cosa ha bisogno l’Italia; ha bisogno di spirito nuovo e ripartenza e
per poterlo fare bisogna avere il coraggio di dichiarare la morte di questo
sistema e riformulare un nuovo patto tra gli italiani con una nuova Costituente.
Tonino Ditaranto
1 commento:
http://fidenza-luoghi.blogspot.it/2012/10/grillo-in-sicilia-sondaggio.html
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