sabato 29 settembre 2012

E se la rinascita nazionale la facessimo partire da Parma?


Mai periodo politico è stato cosi tanto combattuto come quello che stiamo attraversando. La crisi che attraversa i partiti e insieme ad essi ampi settori delle Istituzioni ci pone di fronte al drammatico scollamento creatosi tra lo Stato e il Paese. Da una parte una classe politica sempre più compromessa e coinvolta in comportamenti di malcostume diffuso, dall’altra un Paese stritolato dalle tasse, dalla disoccupazione sempre più crescente, dalla incertezza di un domani che non offre spiragli di luce e condanna le nuove generazioni a non avere un futuro.
Il sentimento più comune oggi negli italiani è l’impotenza;  è il non sentirsi in grado di reagire, il sentirsi soli, il sentirsi condannati a vivere e combattere la propria quotidianità nel più totale individualismo.
La sola reazione che oggi accomuna gli italiani è il forte senso di vomito che si avverte nell’apprendere le notizie, sempre più frequenti, di latrocini di cui si rendono fautori i politici italiani senza più alcun pudore.
Combattere tali comportamenti non è più solo un diritto del popolo italiano ma è un dovere che ognuno di noi deve sentire e fare proprio con spirito di vera missione. Non ne usciamo dal baratro in cui siamo caduti se non si parte con il ripulire, con un autentico lavoro di spazzolamento, tutte quelle parti delle Istituzioni dove si annidano ladri, corrotti e corruttori.
Premessa doverosa questa che non deve faci perdere di vista però i problemi del paese e le loro soluzioni;
gridare al lupo al lupo e non essere in grado di porvi rimedio non servirebbe a nulla, caccerebbe si via il lupo, ma, senza una adeguata protezione, aprirebbe la strada ad altri lupi travestiti da agnelli, o nel migliore dei casi lascerebbe il Paese in mano ad agnelli sui quali si avventerebbero di sicuro altri lupi. Il rischio è reale in un Paese che negli ultimi decenni ha conosciuto un progressivo abbassamento del livello culturale ed ideologico e una crescita smisurata della cultura del “grande fratello” e della possibilità di poter raggiungere obbiettivi in modo individuale e alle spalle degli altri.
Ecco cosa è diventata in questi anni l’Italia: una società di arrampicatori sociali.
Diversi sono stati i tentativi operati negli ultimi anni di poter costruire movimenti in grado di ridare credibilità alla politica e alle Istituzioni, tali tentativi però, erano o sono destinati a fallire proprio in virtù del fatto che alcuni di essi hanno permesso che al loro interno si accalcassero, in maniera sfrenata, proprio gli arrampicatori sociali che non hanno trovato posto in altri partiti; altri perché fortemente caratterizzati da discorsi intellettualoidi e poco pragmatici che li ha spinti a non tener conto del Paese reale, altri invece perché accomunati solo da un desiderio di fare piazza pulita, capaci solo di gridare al lupo al lupo, ma del tutto incapaci di dare le risposte di cui il Paese ha bisogno, è il caso questo del Movimento 5 Stelle.
Il M5S ha vinto le elezioni amministrative scorse al comune di Parma. Io personalmente in quella occasione auspicai una loro vittoria, ma sapevo benissimo che non poteva in alcun modo venire da loro la rinascita di Parma. Era importante comunque dare un segnale di cambiamento e le forze del centro sinistra, alla forte richiesta di pulizia da parte dei cittadini di Parma avevano risposto candidando alla carica di sindaco l’uomo che più di ogni altro rappresentava il legame con quel tipo di politica che richiamava al passato. Non solo io, ma tanti parmigiani hanno avuto il mio stesso pensiero, pur non condividendo in alcun modo il “modus operandi” del Movimento 5 stelle. Tra l’altro proprio l’amministrazione odierna di Parma, da prova della sua incapacità nel momento in cui rifiuta qualsiasi contatto con le altre forze politiche o sociali della città, che pur non hanno nessun legame con la vecchia partitocrazia; dimostrazione questa della loro arroganza e della loro conseguente inutilità.
Parma comunque ha aperto una strada, ha dimostrato alla fine che gli unici veramente in grado di decidere sono i cittadini. La vecchia politica, la partitocrazia classica, le lobbies e i comitati d’affari possono essere sconfitti; si possono creare per davvero i presupposti per ridare speranza, per questo non possiamo non tenerne conto e fare in modo che l’esperienza di Parma non si tramuti in un percorso al buio in fondo al quale ci sia soltanto qualunquismo e mancanza di dialogo. Da parma si può ripartire, ma con spirito diverso.
Dalla città dalla quale è arrivato il segnale che cambiare è possibile, può avere inizio l’intera “rinascita” dell’Italia. Di qui, credo, si possa oggi far nascere la spinta che porti coloro che, in tutta l’Italia si sentono impotenti, a spezzare finalmente le catene dell’individualismo e ad unirsi in un progetto comune, che con la necessaria riproposizione di una carica ideale, porti gli italiani a convincersi che se cambiare è possibile allora è possibile anche ricostruire.
Tonino Ditaranto

Nessun commento: