Mai periodo politico è stato cosi tanto combattuto come
quello che stiamo attraversando. La crisi che attraversa i partiti e insieme ad
essi ampi settori delle Istituzioni ci pone di fronte al drammatico scollamento
creatosi tra lo Stato e il Paese. Da una parte una classe politica sempre più
compromessa e coinvolta in comportamenti di malcostume diffuso, dall’altra un
Paese stritolato dalle tasse, dalla disoccupazione sempre più crescente, dalla
incertezza di un domani che non offre spiragli di luce e condanna le nuove
generazioni a non avere un futuro.
Il sentimento più comune oggi negli italiani è l’impotenza; è il non sentirsi in grado di reagire, il
sentirsi soli, il sentirsi condannati a vivere e combattere la propria quotidianità
nel più totale individualismo.
La sola reazione che oggi accomuna gli italiani è il forte
senso di vomito che si avverte nell’apprendere le notizie, sempre più
frequenti, di latrocini di cui si rendono fautori i politici italiani senza più
alcun pudore.
Combattere tali comportamenti non è più solo un diritto del
popolo italiano ma è un dovere che ognuno di noi deve sentire e fare proprio con
spirito di vera missione. Non ne usciamo dal baratro in cui siamo caduti se non
si parte con il ripulire, con un autentico lavoro di spazzolamento, tutte
quelle parti delle Istituzioni dove si annidano ladri, corrotti e corruttori.
Premessa doverosa questa che non deve faci perdere di vista
però i problemi del paese e le loro soluzioni;
gridare al lupo al lupo e non essere in grado di porvi
rimedio non servirebbe a nulla, caccerebbe si via il lupo, ma, senza una
adeguata protezione, aprirebbe la strada ad altri lupi travestiti da agnelli, o
nel migliore dei casi lascerebbe il Paese in mano ad agnelli sui quali si
avventerebbero di sicuro altri lupi. Il rischio è reale in un Paese che negli
ultimi decenni ha conosciuto un progressivo abbassamento del livello culturale
ed ideologico e una crescita smisurata della cultura del “grande fratello” e
della possibilità di poter raggiungere obbiettivi in modo individuale e alle
spalle degli altri.
Ecco cosa è diventata in questi anni l’Italia: una società
di arrampicatori sociali.
Diversi sono stati i tentativi operati negli ultimi anni di
poter costruire movimenti in grado di ridare credibilità alla politica e alle
Istituzioni, tali tentativi però, erano o sono destinati a fallire proprio in
virtù del fatto che alcuni di essi hanno permesso che al loro interno si accalcassero,
in maniera sfrenata, proprio gli arrampicatori sociali che non hanno trovato
posto in altri partiti; altri perché fortemente caratterizzati da discorsi
intellettualoidi e poco pragmatici che li ha spinti a non tener conto del Paese
reale, altri invece perché accomunati solo da un desiderio di fare piazza
pulita, capaci solo di gridare al lupo al lupo, ma del tutto incapaci di dare
le risposte di cui il Paese ha bisogno, è il caso questo del Movimento 5
Stelle.
Il M5S ha vinto le elezioni amministrative scorse al comune
di Parma. Io personalmente in quella occasione auspicai una loro vittoria, ma
sapevo benissimo che non poteva in alcun modo venire da loro la rinascita di
Parma. Era importante comunque dare un segnale di cambiamento e le forze del
centro sinistra, alla forte richiesta di pulizia da parte dei cittadini di
Parma avevano risposto candidando alla carica di sindaco l’uomo che più di ogni
altro rappresentava il legame con quel tipo di politica che richiamava al
passato. Non solo io, ma tanti parmigiani hanno avuto il mio stesso pensiero,
pur non condividendo in alcun modo il “modus operandi” del Movimento 5 stelle.
Tra l’altro proprio l’amministrazione odierna di Parma, da prova della sua
incapacità nel momento in cui rifiuta qualsiasi contatto con le altre forze
politiche o sociali della città, che pur non hanno nessun legame con la vecchia
partitocrazia; dimostrazione questa della loro arroganza e della loro
conseguente inutilità.
Parma comunque ha aperto una strada, ha dimostrato alla fine
che gli unici veramente in grado di decidere sono i cittadini. La vecchia
politica, la partitocrazia classica, le lobbies e i comitati d’affari possono
essere sconfitti; si possono creare per davvero i presupposti per ridare
speranza, per questo non possiamo non tenerne conto e fare in modo che l’esperienza
di Parma non si tramuti in un percorso al buio in fondo al quale ci sia
soltanto qualunquismo e mancanza di dialogo. Da parma si può ripartire, ma con
spirito diverso.
Dalla città dalla quale è arrivato il segnale che cambiare è
possibile, può avere inizio l’intera “rinascita” dell’Italia. Di qui, credo, si
possa oggi far nascere la spinta che porti coloro che, in tutta l’Italia si
sentono impotenti, a spezzare finalmente le catene dell’individualismo e ad
unirsi in un progetto comune, che con la necessaria riproposizione di una
carica ideale, porti gli italiani a convincersi che se cambiare è possibile
allora è possibile anche ricostruire.
Tonino Ditaranto
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