Non può esserci lotta alla mafia se non c’è il rispetto per
il bene comune.
In Emilia 160 arresti per associazione di stampo mafioso tra
affiliati alle cosche della ndrangheta, politici e imprenditori in una delle
più grandi operazioni di polizia degli ultimi decenni. Credo che il vaso di
pandora sia stato solo leggermente scoperchiato e spero che quando il coperchio
sarà tolto del tutto la società civile potrà tirare un sospiro di sollievo.
Questo però non deve farci abbassarla guardia, ne smettere di continuare in una
lotta contro la criminalità organizzata che non può avere tentennamenti ne cali
di pressione. I fatti dell’Emilia sono stati ispirazione di una parte del
discorso di insediamento del Capo dello Stato Sergio Mattarella martedì scorso
davanti alle Camere riunite; nulla da eccepire, se non il fatto che la lotta
alla mafia non può prescindere da una ricerca costante della cultura della
legalità e del bene comune profondamente compromessa negli atteggiamenti
quotidiani ormai di buona parte della società civile.
Si diceva una volta che la mafia per uccidere usava la
pistola; oggi alla pistola si è aggiunta la penna stilografica. Una
semplicissima metafora per dire che mafia non è più solo quello che una volta
poteva essere identificata con la strategia dell’intimidazione per appropriarsi
di un territorio, oggi, sempre più spesso l’azione criminale si identifica con
la gentilezza dei modi di coloro che intrecciano rapporti d’affari e di scambi
di favori con parte di quella società istituzionale che invece dovrebbe
garantire uguali diritti e opportunità a tutti i cittadini. In una società dove
i diritti individuali e il bene comune non sono più garantiti dalle Istituzioni
democratiche, la ricerca di un by pass al fine di raggiungere uno scopo, sia
pure legittimo come la ricerca del lavoro, si insinua in maniera culturale nel
modo di pensare anche delle persone normali al punto da spingerli a sentirsi
legittimati all’uso di scappatoie anche illegali pur di raggiungere un proprio
diritto. Questo senso ormai comune a tanti che la legalità si può anche scavalcare,
fa si che anche chi mafioso non lo è mai stato possa accettare con indifferenza
tutto ciò che gli succede intorno e permette l’incrementare della azioni della
mafia e la collusione con apparati della società civile che invece dovrebbero
essere i baluardi della legalità e del rispetto del bene comune. Gli unici due scopi che perseguono le
associazioni criminali, sono il denaro e il potere, denaro e potere che neanche
a farlo apposta sono oggi gli stessi scopi che oggi interessano i comitati d’affari
che si sono impadroniti dell’intero panorama politico italiano, non escluso
quelle zone, come l’Emilia che per la loro natura sociale erano state per anni
la roccaforte della legalità contro l’azione mafiosa. Sono anni ormai che si parla di infiltrazioni
mafiose in Emilia Romagna, forse anche per questo i fatti della scorsa
settimana non hanno meravigliato nessuno e per quanto possano essere stati
definiti da qualcuno come un mezzo terremoto, la gente comune li ha accolti con
molta indifferenza. Non è un caso infatti che nel pensiero comune ormai da
tempo vi è una sorta di rassegnazione verso un modo di fare di buona parte
delle Istituzioni. Non c’è appalto o lavoro pubblico o assunzione che non
susciti nel pensiero comune il sospetto dell’imbroglio anche quando tutto si è
svolto regolarmente, cosi come nessuno più si indigna per la squallida pratica
dei sub dei sub appalti o l’utilizzo di manovalanza a basso costo magari con l’ausilio
di caporali reclutatori di poveri cristi, che si è impadronita del mondo del
lavoro e quello che più è peggio anche di quei settori dell’economia nati per
contrastare il lavoro nero ma diventati anch’essi primi utilizzatori, come il
mondo della cooperazione.
Non passa giorno che non si apprende dai giornali di qualche
cooperativa finita sotto inchiesta per comportamenti di estrema scorrettezza
nella gestione delle proprie risorse o nel trattamento riservato ai propri
dipendenti o peggio fallite per azioni truffaldine come successo alla Coop. Edile
G. Di Vittorio di Fidenza. Forse non centrano nulla con le azioni di
infiltrazioni di carattere mafioso, ma non sono esse meno colpevoli solo perché
non hanno collegamenti con qualche ndrina; sono esse stesse parte di un sistema
che truffa lo Stato e i suoi cittadini, mortifica le maestranze e annienta la
dignità delle persone. La mafia per assicurarsi il potere lo fa attraverso l’annientamento
della dignità, per questo tutto ciò che è palesemente contro la dignità delle
persone non può essere altro che mafia, sia essa organizzata in maniera
classica, sia essa nascosta dietro la maschera della politica, dei comitati d’affare
e spesso anche delle Istituzioni.
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