Sinistra italiana al teatro Quirino? Ennesima operazione di
paracadutismo.
Strano, ma rivedere nuovamente sullo stesso palcoscenico
Vendola e Ferrero, mi riporta indietro nel tempo alla notte dei lunghi coltelli
di Chianciano, quando al congresso di Rifondazione che doveva sancire l’ascesa
di Vendola al posto di segretario nazionale, fu proprio Ferrero a togliergli la
gioia con una rocambolesca operazione di altissima strategia, alleandosi con l’inimmaginabile
al solo scopo di impedirne l’ascesa.
Vendola e Ferrero nuovamente insieme, e con loro i Fassina e
i fuorusciti dal PD, quelli stessi cioè che dopo aver assistito inermi o
partecipandovi anche da protagonisti con il loro voto complice in Parlamento, alla
demolizione della nostra carta costituzionale, oggi paventano ripensamenti al
solo scopo, a mio avviso, di ricrearsi
delle posizioni di rendita su altri lidi diversi da quelli del PD nel quale
negli ultimi anni si sono inesorabilmente chiusi i rubinetti dai quali
abbeveravano. Sinistra italiana, sinistrati o trombati, quella del teatro
Quirino, altro non è che l’ennesimo tentativo di calare (paracadutare) dall’alto
un soggetto politico che serve solo a scopi ed interessi personali che nulla hanno a che spartire con la
necessità e la domanda del popolo di sinistra di potersi finalmente
riconoscere, nuovamente, in una comune casa del popolo.
Da tempo sostengo che non si può rifondare un soggetto della
sinistra se prima non si riscoprono e si fanno propri i due valori fondamentali
del nostro popolo che sono solidarietà e fratellanza. Lo stesso inno dei
lavoratori, nelle parole iniziali del suo testo, recita “su fratelli e su
compagni”; fratelli e compagni, ossia sentirsi parte di una grande famiglia ed
essere disposti a dividere con gli altri il proprio pane, cosi come per decenni
è stato e ci è stato insegnato nel mondo della sinistra dell’800 e del ‘900.
Vedete qualcosa che possa essere riportato a fratellanza e solidarietà nella
decisione dell’ex governatore pugliese di abolire i vitalizi per i consiglieri
regionali a partire dal 2016, garantendo in questo modo per lui stesso l’accessibilità
a quei vitalizi e ad un congruo gruzzolo di euro di buona uscita? Parliamo di
qualche centinaio di migliaia di euro per intenderci. Un esempio stupido potrà
pensare e dire qualcuno, ma un esempio che la dice lunga sull’attaccamento al
denaro di questi presunti nuovi o vecchi paladini delle cose di sinistra. Un
altro esempio? Che dire di quel Nicola Frattoianni, l’uomo dalla faccia d’angelo
di SEL, che al congresso fondativo di Sinistra Ecologia e Libertà di Firenze
fece valere tutto il suo potere che gli veniva dato dal maggior numero di
iscritti in Puglia per monopolizzare il congresso e la successiva nomina degli
organi decisionali alla faccia della rappresentatività di tutto il territorio
italiano tanto decantato dallo stesso Vendola nei due interventi di apertura e
di chiusura del Congresso? Frattoianni, non dimenticare che c’ero e proprio su
questa questione avemmo una bruttissima discussione dietro le quinte del
congresso. E che dire di quel Paolo Cento, mandato dallo stesso Vendola in
Emilia per imporre alleanze con il PD ad Imola, e diversi altri comuni emiliani
nonostante interi circoli si fossero espressi all’unanimità contrari a quelle
alleanze dimostratesi poi disastrose? Con questi uomini non può esserci futuro
per una nuova sinistra; questi sono uomini cresciuti all’insegna dell’arrivismo
e della sete di potere. La loro attenzione ai problemi degli ultimi è solo una
finzione. La loro unica paura è perdere posizioni di privilegi acquisiti e
poter continuare a mantenere quei privilegi facendosi scudo di problemi che
attanagliano il paese. Le formazioni politiche che si richiamano all’area di centro
destra ho sempre saputo quali fossero e quindi nei loro confronti ho potuto
avviare la mia azione politica con estrema lealtà; da qualche tempo, forse perché
finalmente sono riuscito a togliermi la fetta di prosciutto che mi oscurava la
vista, ho imparato a riconoscere anche coloro che si travestono da eroi ma che nulla
hanno di eroico se non l’impavida ostinazione e l’abilità dimostrata nel
defraudare il popolo dei propri sentimenti per usarli sciacallescamente per i
propri interessi. Questo lo fanno quotidianamente Grillo e Casaleggio, ma anche
tanti che si autodefiniscono comunisti o di sinistra ma che con il comunismo e
la sinistra non hanno nulla a che spartire e dai quali dovremmo imparare a
stare lontani.
Tonino Ditaranto
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