venerdì 19 novembre 2010

LEZIONI DI STILE, VITA E SOLIDARIETA'


Ancora un viaggio in treno, e come ormai spesso accade nei miei viaggi, forse perché ho un certo magnetismo che attrae episodi fuori dal normale, o forse perché di questi episodi i nostri treni ormai sono pieni, ancora una volta mi trovo qui a raccontare una storia di normale amministrazione.
Ci fermiamo in una stazione, per la sosta prevista e mentre il treno stà ripartendo, si sente un urlo che copre lo stesso rumore delle ruote di ferro sulle rotaie.
Fermate il treno, si sente gridare, e ancora urla e imprecazioni, fermate sto maledetto treno, e intanto si vede un giovane correre verso la leva del freno d’emergenza, pronto a tirarla per poter fermare quel treno ormai in corsa. Un altro giovane lo blocca e gli dice che non gli conviene fare un gesto del genere, oltretutto per un motivo molto banale. La banalità sta nel fatto che il ragazzo in questione, insieme alla moglie non aveva fatto in tempo a scendere dal treno prima che il treno ripartisse.
Convintosi che ormai non poteva fare altro che scendere alla prossima stazione e prendere il primo treno che tornasse indietro, il giovane in questione ha cominciato ad infierire contro la moglie, colpevole secondo lui di essersi attardata, mentre l’altro giovane sempre con molta calma e tanta gentilezza cercava di calmarlo in qualche modo. Chiediamo al giovane sventurato e sua moglie da dove venissero e se fossero italiani, e ci rispondono che erano del posto, tipica cittadina del nord Italia, mentre il giovane che si era dimostrato cosi gentile aveva un accento chiaramente dell’est Europa.
Intanto che il viaggio va avanti, le imprecazioni del giovane continuano e si lamenta anche del fatto che non ha soldi per il biglietto di ritorno. L’altro giovane, quello dell’est Europa per intenderci, senza scomporsi minimamente, prende venti euro e li allunga al malcapitato, che imbarazzato gli chiede come fare per restituirglieli, alla fine si accordano su una ricarica al telefonino.
Fine della storia, il treno si ferma, i due giovani coniugi scendono, l’altro si risiede ad uno sgabello del corridoio, e noi altri presenti non abbiamo potuto far altro che restarcene muti a guardare quel ragazzo nel suo rispettoso silenzio che da straniero aveva dato a noi tutti una lezione di stile, vita e solidarietà. Tra me e me mi sono chiesto chissà se aveva il permesso di soggiorno? Ma  permesso o meno la risposta non poteva essere che una, quel ragazzo meritava di stare in Italia molto più di tanti italiani

1 commento:

Anonimo ha detto...

Hai ragione Tonino, proprio una bella lezione...di quelle che ci fanno guardare dentro e poi, per il disagio provato, guardarci attorno con dissimulata indifferenza.