domenica 4 novembre 2012

NO WAR (riceviamo e pubblichiamo)

L'Italia ripudia la guerra, anche il 4 novembre
Ricordare le vittime delle guerre, costruire la pace e la sicurezza attraverso il Disarmo


Il 4 novembre non è un giorno di festa: è un giorno di lutto per le vittime delle guerre e d'impegno per il disarmo. Non festa ma lutto, perché si ricorda la fine di una "inutile strage", come Benedetto XV definì la prima guerra mondiale, e non si può non ricordare che tutte le guerre sono "inutili stragi" e tutti gli eserciti ne sono gli strumenti.
Non festa ma impegno, perché per ricordare davvero – e non retoricamente e ipocritamente – le vittime delle guerre l'unico modo è "ripudiare la guerra" e costruire la pace, attraverso la via realistica del disarmo.
Eppure il 4 novembre – unica celebrazione traghettata dal fascismo alla Repubblica - si continuano a "festeggiare" le forze armate, cioé gli strumenti di guerra. Ed è una festa che si prolunga tutto l'anno: nelle varie manovre finanziarie, qualunque siano i governi in carica, si continuano a dilapidare preziose risorse in spese militari e di armamenti (23 miliardi nell'ultimo anno), si continua a finanziare l'acquisto di terribili strumenti d'attacco come i caccia f-35 (15 miliardi previsti) ed a condurre operazioni di guerra come l'occupazione militare in Afghanistan, atti contrari alla Costituzione italiana. Si lascia invece quasi privo di risorse il Servizio Civile Nazionale, strumento di difesa civile della Patria prevista dalla legge e coerente con la Costituzione.
Del resto, le forze armate e i loro armamenti non sono solo strumenti di guerra potenziale, che diventano attuali solo quando entrano in azione. Le armi sono strumenti e mezzi di guerra in atto anche quando non sparano, perché la quantità enorme di risorse pubbliche che vengono destinate alle spese militari, alla preparazione della guerra contro minacce ipotetiche o pretestuose, lasciano la Patria senza difesa ed insicura rispetto alle reali minacce alle quali sono gravemente sottoposti, qui ed ora, tutti i cittadini, sul proprio territorio: la disoccupazione e la precarietà del lavoro, la povertà e l’analfabetismo, la fragilità edilizia in un paese sismico e i disastri idro-geologici…
Svuotare gli arsenali e riempire i granai, diceva il Presidente Pertini, ed invece abbiamo riempito gli arsenali e svuotato i granai, offrendo la peggiore delle risposte possibili alla crisi economica e sociale che stiamo vivendo.
Ricordare davvero le vittime delle guerre e costruire la pace può dunque avvenire solo avviando un serio disarmo, attraverso la riconversione dalla difesa militare alla difesa civile; liberando le risorse necessarie per l'affermazione dei “principi fondamentali” sanciti nei primi dodici articoli della Carta costituzionale, quelli che offrono la sicurezza della cittadinanza - il lavoro, la solidarietà, l’uguaglianza, la cultura, la difesa del patrimonio naturale – attraverso il ripudio della guerra e degli strumenti che la rendono possibile. Il 4 novembre, come tutto l'anno.

Per questo il nostro Movimento, insieme a Peacelink e al Centro di ricerca per la pace di Viterbo, ha lanciato per il 4 novembre la campagna "Ogni vittima ha il volto di Abele", affinché in ogni città si svolgano commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre.

Movimento Nonviolento
Centro di Reggio Emilia
www.nonviolenti.org
4 novembre 2012

4 commenti:

ambrogio ha detto...

Ti posso assicurare che a Fidenza è stata una commemorazione non violenta ed alle vittime è stato riservato tutto l'onore dovuto. La commemorazione ha da tempo assunto questo significato senza ingenui o farisaici proclami.

Franco Bifani ha detto...

Ambrogio, che però, nel corso di tante commemorazioni, figurino, tra gli astanti, alti papaveri delle Forze Armate, ricoperti, dalla testa ai piedi, di nastrine e di medaglie, mi procura un leggero voltastomaco. Dietro quelle onorificenze, soprattutto a ridosso
di una guerra, quanti morti, feriti, mutilati nel fisico e nella psiche ci stanno? Non trovi ipocrita che a commiserare dei poveracci, mandati allo sbaraglio a vent'anni o giù di lì, ci siano proprio coloro che, standosene al sicuro ed al calduccio nelle retrovie, ne hanno provocato la fine ingloriosa e prematura? Quanta di questa gente in divisa ha onorato, a parole, il Travaglio di tuo padre, loro, che lo avevano spedito in guerra a far da carne da cannone? Si vergognino! È chiudiamo le 454 inutili caserme che costellano l'Italia, quando il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito in persona ha proclamato che ne basterebbero solo 15.

Ambrogio ha detto...

Caro Franco, hai tutte le ragioni del mondo. Non amo le divise come le maschere e quant'altro ha la funzione di nascondere o esibire come le parate e i discorsi. Detto questo ritengo tuttavia importanti queste date specialmente oggi che si sono un po' "bonificate" dalla retorica.
Gli ipocriti non mi interessano come non mi interessano gli opportunisti, sono endemici al nostro paese ed io, a 72 anni, non ho tempo da perdere per denigrarli.


Franco Bifani ha detto...

Ambrogio, spero di rivederti presto;sei sempre un grande saggio, che io rispetto e stimo, dal basso della mia costante e perversa vena polemica, a soli 67 anni, contro i tuoi 72. Ma sono ancora inchiodato su un letto d'ospedale, dal 3 di ottobre, e giovedì mi attende un altro intervento. Ogni limite ha la sua pazienza ed ogni umanismo ha il suo limitiamo. Io sono agli sgoccioli...