giovedì 10 giugno 2010
CIAO ENRICO
Un gigante, cosi ti vidi quella prima volta, quando entrasti nel salone grande del centro studi comunisti di Frattocchie, alle porte di Roma, nel settembre del 1971.
In quella sala nei giorni precedenti, dove noi quasi ancora ragazzetti, provenienti da ogni parte d'Italia, ci eravamo inoltrati in seminari quasi pallosi, sull'antifascismo, le politiche meridionali, i quaderni di Gramsci, e dove si erano alternati big dal nome di Amendola, Raiclin, Napolitano, Macaluso, Pajetta, ti vedemmo entrare a nostra insaputa, tu che ancora non eri segretario, lo saresti diventato l'anno seguente, saltammo in piedi, increduli, di trovarci di fronte a colui che già per tutti i comunisti italiani, era il modello da seguire.
Gramsci, Togliatti, Longo, Berlinguer, partì improvviso e forte lo slogan, ma soprattutto Berlinguer, eri il nostro futuro, il futuro delle masse, dei tanti milioni di laloratori e lavoratrici, che già in te vedevano colui che li avrebbe guidati, in quegli anni che si preannunciavano durissimi, nelle grandi battaglie per i diritti, il lavoro, la lotta alla corruzione, alla mafia e al terrorismo.
Socialismo Europeo, non uno slogan campato in aria, ne un progetto demagogico, come erano abituati i partiti in quegli anni, per incantare le masse, ma un pensiero futurista, che dallo strappo da Mosca, attraverso la ricerca di quel compromesso storico con le componenti socialiste e cattoliche, ci portò fino al 1978, al primo governo di solidarietà nazionale, e che costò all'Italia la reazione dei nemici del popolo, con la tragica fine di Aldo Moro.
Alla scomparsa di Moro seguirono anni di divisioni, una ritrovata alleanza tra la democrazia cristiana e il partito socialista di Craxi, diede il via agli anni delle tangenti e della messa in discussione delle conquiste ottenute, e tu, mai come in quel periodo, ti ritrovasti a vivere lunghissimi mesi, tra la ricerca costante dell'unità del mondo progressista, e il dover scendere davanti ai cancelli di Mirafiori, per la difesa della scala mobile.
Giorni e notti, sempre in movimento, ti vedemmo in centinaia di comizi, girare come mai avevi fatto, tutta l'Italia e anche l'Europa, fino a quel tragico 9 giugno dell'84, quando proprio durante uno dei tuoi innumerevoli comizi, a Padova, ti accasciasti al suolo, senza più rialzarti.
Cominciò la diretta più lunga della storia della televisione italiana, per giorni l'Italia intera si fermò, uomini, donne, bambini, comunisti e non comunisti, lavoratori ed imprenditori, tutti incollati davanti a quella piccola scatola, dalla quale tutti speravano e aspettavano che i tanti luminari dell'ospedale di Padova, avrebbero dato sollievo a tutti con un comunicato in cui si dicesse che eri fuori pericolo.
Cosi non fu, quel comunicato non arrivò mai, ne arrivò un altro di pochissime riga, che annunciava al mondo che l'uomo più grande del novecento italiano ci aveva lasciato.
Ho dovuto lasciare per due minuti di scrivere e prender un caffè, non nascondo che parlare di questo, mi ha fatto tornare negli occhi qualche piccola lacrima, le stesse che scesero negli occi degli italiani quel giugno dell'84.
Erano le sette del mattino del 13 giugno, quando dopo interminabili ore di coda riuscii a passare davanti al tuo feretro, posto nell'ingresso di Botteghe Oscure, e subito dopo andai in piazza S.Giovanni, dove già si accalcavano migliaia e migliaia di persone ad aspettare i tuoi funerali che si sarebbero tenuti nel tardi pomeriggio di quel caldissimo giorno d'estate. Alle 18 cominciarono le orazioni, i capi del mondo affollavano quel palco, Giorgio Almirante, tuo nemico di sempre, anche lui su quel palco a rendere omaggio all'uomo politico più onesto e più leale d'Italia.
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1 commento:
... e dopo pochi giorni alle Europee il PCI divenne per la prima ed ultima volta della storia il primo partito italiano su tutto il territorio nazionale.
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