Lento trascina le sue dilaniate membra,
una vita passata tra mattoni e cumuli di sabbia.
Gli avevan detto che avrebbe un giorno
trovato il meritato riposo, ma non ci aveva creduto.
si, ci aveva sperato, si era adeguato
aveva contribuito guardando a quel sogno
ma in cuor suo avvertiva di già
che non poteva essere vero.
Come fidarsi di chi negli anni
aveva tolto la scuola ai suoi figli,
li aveva condannati, carne da macello,
a divenire nel tempo schiavi
di eterno precariato, merce
di avidi padroni, al Dio denaro soltanto devoti?
Eppure, se pur col cuore e mente piena di rabbia,
ancora una volta aveva dato fiducia,
aveva votato convinto che
i nipoti di Enrico mai avrebbero potuto,
a colui che vive del sol proprio lavoro,
arrecare infame tradimento.
L’ultimo atto è compiuto
l’amaro in bocca, il cuore e la mente
ancor più piena di rabbia
accompagnano il suo lento trascinare
le dilaniate e ormai vecchie membra,
ancora li tra i mattoni e i cumuli di sabbia
tradito, aimè infami, dai nipoti di Enrico
e dovrà rinunciare anche alla sua ultima illusione:
una meritata pensione.
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