Art. 1: Difendere il posto di lavoro e il proprio salario è
reato.
Una volta la nostra Costituzione recitava al suo primo punto
che l’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro, oggi sarebbe più
giusto dire che è una reggenza antidemocratica dove il lavoro non è più un
diritto e chi manifesta per il mantenimento del proprio posto di lavoro
commette un grave reato. Resistenza a pubblico ufficiale e violenza privata nel
caso degli operai addetti al facchinaggio presso la Bormioli di Fidenza che
ieri sono stati letteralmente caricati di peso nelle camionette e portati in
Questura, per il semplice fatto che stazionavano seduti per terra, in modo
estremamente pacifico e senza alcuna violenza davanti ai cancelli dei magazzini
della Bormioli. Quale è la colpa di questi onesti lavoratori? E’ forse una
colpa difendere il proprio posto di lavoro, fonte di reddito per famiglie che
già devono fare grandi salti mortali? O è forse un reato non accettare l’accordo
raggiunto tra la cooperativa che subentra nella Bormioli e i tre sindacati
CGIL, CISL, UIL, sempre più servi dei padroni, che tutte e tre insieme
rappresentano una minima parte dei lavoratori interessati, e che prevede il
passaggio degli stessi sotto la nuova cooperativa rinunciando ai diritti
acquisiti negli anni e soprattutto agli accordi fatti in precedenza con la
vecchia cooperativa?
A leggere la Gazzetta di Parma di oggi, sembra quasi che
questi lavoratori sono degli ingrati e che non si capisce il motivo della
continuazione della protesta. Certo, si dice dalle mie parti che chi è sazio
non crede a chi invece è costretto a digiunare. Il problema vero è che l’Italia
si sta avviando verso uno stato di cose che prevede sempre di più la schiavizzazione
del mondo del lavoro. Si è cominciato con le leggi sul precariato, lo
smantellamento dell’art. 18, l’approvazione dello job act, il continuo affidamento
dei servizi essenziali anche della pubblica amministrazione e dei servizi a
ditte esterne, quasi sempre cooperative che nella stragrande maggioranza dei
casi schiavizza i lavoratori con ore di lavoro sottopagate e senza riconoscere
reali diritti. Arrivai a Fidenza venticinque anni fa e ricordo ancora molto bene le
mobilitazioni sindacali e l’impegno delle Amministrazioni comunali per
difendere anche un solo posto di lavoro; quella solidarietà che ci faceva
essere una vera società civile che fine ha fatto? Dove sono finiti i diritti di
chi lavora? E i sindacati, quelli ufficiali per intenderci come mai hanno
perduto negli anni la quasi totalità degli iscritti? Cosi non può andare, il
diritto al lavoro e ad un giusto salario non deve mai essere messo in
discussione, e quando coloro che dovrebbero difendere tali diritti, fanno
sempre più spesso accordi con i padroni a discapito dei lavoratori, come nel
caso dei facchini della Bormioli, o quando Amministrazioni comunali svendono
servizi pubblici essenziali come l’assistenza agli anziani, per affidarli a
cooperative esterne solo perché si deve rispondere alla logica delle
privatizzazioni, allora vuol dire che i lavoratori non hanno più rappresentanza
e che l’articolo uno della nostra Costituzione altro non è che la più grossa
presa per i fondelli.
Tonino Ditaranro
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