Mi scusi signor padrone, ossequi a vossia!!!
Mi scusi signor padrone, ossequi a vostra signoria;
scusatemi di cuore, non volevo arrecarvi danno, cosa posso fare per farmi
perdonare? Le accettate un fazzoletto di uova? O volete che vi porto uno di
quei conigli che crescono nel mio cortile?
Vi sembrerà una cavolata, ma è proprio quello che succedeva
nel lontano sud nella prima metà del secolo scorso, quando presi dalla rabbia e
dalla disperazione i contadini ed i braccianti del meridione diedero vita alla
più grande rivoluzione dei lavoratori contro i grandi latifondisti. Era il ‘ 49
e i braccianti di Montescaglioso, guidati dalla CGIL, occuparono le terre dei
vari conti e marchesi lasciando sulla terra il sangue di Giuseppe Novello.
Stessa cosa a Melissa in Sicilia e in tanti altri comuni di tutto il
mezzogiorno d’Italia. Ecco, la storia di quei giorni, tramandatami da mio
padre, bracciante agricolo e da mia madre. Entrambi protagonisti di quelle
occupazioni e dai tanti altri compagni arrestati per quelle sommosse hanno
fatto si che in me nascesse un amore profondo non solo per l’idea del
comunismo, ma anche per quel sindacato, la CGIL, nella cui sede ho trascorso
buona parte della mia giovinezza, sempre in prima linea nella difesa dei
diritti dei lavoratori, di tutti i lavoratori e non solo di una parte di essi,
e che mai si era tirata indietro, almeno fino ad oggi, nel combattere le
strategie padronali che da sempre hanno cercato i modi per mettere i lavoratori
gli uni contro gli altri. Dividi et impera, la solita strategia che mai era
riuscita a scalfire il mondo del lavoro e che ora, a quanto pare, sta
diventando la consuetudine quotidiana.
Che tristezza osservare oggi un corteo di lavoratori per le
vie di Fidenza, sindacato e amministrazione comunale in testa, che gridava i
veri lavoratori siamo noi; e gli altri, quelli che ormai hanno perso il posto
di lavoro, quelli che sicuramente hanno sbagliato strategia di lotta ma che non
hanno avuto alcuna solidarietà, che sono? Sono forse dei delinquenti? No
signori, sono Lavoratori come voi; sono padri di famiglia che lavorano come voi
o magari con orari di lavoro più proibitivi dei vostri e che hanno anch’essi
figli da sfamare. Bollette da pagare e mutui da restituire. L’unica loro colpa
è stata quella di non aver chinato la testa, quella cioè di non aver accettato
inconsapevolmente il taglio di cento euro di stipendio. Ma finiamola di dire
fesserie, finiamola di voler colpevolizzare persone che lottano per i loro
diritti con scempiaggini tipo l’arrecare danni ad altri lavoratori o all’azienda
e di non voler accettare un accordo migliorativo. Qui le uniche persone che
hanno subito un danno sono quelle persone che ormai sono rimaste senza lavoro e
che da domani saranno costretti a rivolgersi ai servizi sociali per andare
avanti o alla caritas per un pasto caldo.
Ho trascorso dicevo la mia giovinezza nella sede della CGIL
ad organizzare scioperi e manifestazioni, ho dato anni della mia vita per quel
sindacato, ma se la CGIL è diventata ciò che ho visto oggi in piazza allora
devo dire che sono davvero disgustato.
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