mercoledì 20 luglio 2011

Fuori dal coro



Ho seguito marginalmente il dibattito che si è sviluppato nelle ore passate alla Camera dei Deputati e al Senato sull’autorizzazione all’arresto del Deputato Papa (PDL) e del Senatore Tedesco (ex PD).
Credo si sia consumata oggi una delle pagine più oscure della storia della nostra Repubblica, una persona entra in carcere, mentre un’altra viene salvata, solo sulla base di simpatie, giochi di bottega, interessi politici, e non perché ritenuti colpevoli e meritevoli del carcere o innocenti e quindi degni di rimanere in libertà.
Oggi non ha vinto la giustizia, ma la solita vecchia logica che anche le questioni politiche si devono decidere sulla base di scontri, anche se questi vengono giocati sulla pelle di persone.
La lega che già in passato aveva negato con il proprio voto l’autorizzazione all’arresto di altri parlamentari, questa volta ha voluto dare una dimostrazione di forza al proprio alleato PDL solo per ricordargli che se continuano a governare è solo grazie al loro appoggio, mentre dall’altro lato il PD che pubblicamente ha sempre sostenuto che l’autorizzazione andava data anche per Tedesco, nel segreto dell’urna ha salvato il proprio ex Senatore facendo votare contro l’arresto una ventina di propri franchi tiratori.
Signori, questa non è politica, qui siamo davvero al mercato delle vacche.
Non dimentichiamo che siamo in una repubblica garantista e non giustizialista. La magistratura ha il dovere di indagare e combattere la corruzione e qualunque altro tipo di reato, quindi è giusto che anche il Parlamento dia il massimo apporto al raggiungimento della verità, ma va anche sottolineato come spesso non si giustifica la custodia cautelare richiesta sulla base di indizi, anche se molto forti, mentre come tutti sappiamo per condannare definitivamente una persona occorrono prove che devono essere acquisite nell’ambito dei tre gradi di giudizi, e solo dopo il terzo grado, in caso di condanna, si dovrebbero aprire le porte del carcere.
Purtroppo in Italia, avviene che una persona viene condannata alla gogna mediatica ancor prima che sia processato, viene sbattuto sulle prime pagine dei giornali dove vi resta per settimane con grandi titoloni, viene sbattuto in carcere sulla base di supposizioni e non di prove certe, solo per giustificare un eventuale ventilato inquinamento delle prove o possibilità di fuga, salvo prendersi qualche scusa e un trafiletto sul giornale quando viene appurato la propria estraneità ai fatti.
Ora io mi chiedo, non hanno forse avuto in questi mesi sia Papa che Tedesco, tutto il tempo necessario per inquinare le prove o fuggire? Che senso ha a questo punto che vengano sottoposti a regime di custodia cautelare, quando magari sarebbe bastata una semplice ordinanza restrittiva di movimento e il ritiro del passaporto?
Non dimentichiamoci che quando si aprono le porte del carcere per una persona nello stesso momento quella persona viene distrutta, viene distrutta la propria famiglia, i propri affetti, le amicizie, le amicizie dei figli e viene compromesso qualsiasi futuro.
Può una società civile permettere tutto questo solo per la sete di giustizialismo o peggio in alcuni casi per il desiderio di emergere di qualcuno?
Non sto parlando naturalmente solo dei casi Papa e Tedesco, ma delle tante volte che una persona è costretto ad affrontare il carcere solo sulla base di indizi. Il padre dei fratellini di Gravina era diventato il mostro ormai per tutti, fini per mesi in carcere, condannato già prima di essere processato e sarebbe rimasto in carcere a vita con una accusa infamante sulle spalle se non fosse stato per il caso fortuito del ritrovamento dei poveri resti dei due fratellini.
La storia italiana è piena di errori giudiziari anche gravi e anche quando i processi hanno rimesso le cose al posto giusto nell’immaginario collettivo le persone incappate in quegli errori sono rimasti per tutti dei delinquenti.
I quattro ragazzi arrestati per gli scontri davanti ai cantieri della TAV in val di Susa sono rimasti dentro per quindici giorni anche se non vi era alcun pericolo di fuga o di inquinamento delle prove, ma solo perché si doveva dare delle dimostrazioni.
A Parma alcuni degli arrestati per corruzione e concussione sono stati rilasciati subito dopo aver cominciato a collaborare, mentre chi continua a professare la propria estraneità resta dentro, c’è da pensare a questo punto che la custodia cautelare non viene usata per impedire l’inquinamento delle prove, ma come mezzo per costringere le persone a confessare, con la promessa di essere rilasciati.
Una persona coinvolta a sua insaputa, che fa resta in carcere per sei mesi solo perché non ha nulla da confessare?
Credo che tutti dovremmo interrogarci su queste cose, c’è bisogno veramente di una riforma radicale della giustizia, se da una parte dobbiamo adoperarci per far si che vi sia la certezza dei processi e della pena per chi viene condannato, dall’altra dobbiamo far in modo che persone innocenti o inconsapevoli non finiscano anche se solo per errore dietro le sbarre.

1 commento:

Franco Bifani ha detto...

Gli antichi ubriacavano i loro schiavi per insegnare ai fanciulli il disgusto per l'ubriachezza; noi dovremmo mandare i nostri figliuoli alla Camera, a vedere i nostri rappresentanti, per disgustarli del governo cosiddetto rappresentativo. Nel Parlamento non si ritrova la rappresentanza del complesso della nazione, ma solo di quella parte che sovrasta le altre con astuzia volpina e con la forza dei numeri.La miglior garanzia per noi rappresentati sarebbe che i rappresentanti dovessero rinnovare i loro mandati il più spesso possibile, almeno una volta al mese, con possibilità di rielezione solo se meritevoli.