mercoledì 13 luglio 2011

La lettera scarlatta (ovvero la tessera bruciata)



La lettera scarlatta (The Scarlet Letter), pubblicato nel 1850, è un classico della letteratura statunitense scritto da Nathaniel Hawthorne. Ambientato nel New England puritano nel XVII secolo, il romanzo racconta la storia di Hester Prynne che, dopo aver commesso adulterio, ha una figlia di cui si rifiuta di rivelare il padre, lottando per crearsi una nuova vita di pentimento e dignità. Nell'insieme, Hawthorne esplora i temi della grazia, della legalità e della colpa.
Il racconto si apre con Hester mostrata al popolo di Boston, su un patibolo. È il risultato del processo che è stato intentato contro di lei per adulterio. Hester infatti ha dato alla luce una bambina, Pearl, nonostante il marito sia assente da anni dalla città. Oltre al pubblico ludibrio, Hester deve sottostare a un'altra pena per la sua colpa: deve portare sul petto una A scarlatta (che sta per "Adultera"), diventando così la pecora nera della comunità puritana, assai poco incline al perdono e alla comprensione. L'autore indugia sui discorsi delle comari, alcune delle quali vorrebbero che Hester venisse uccisa, in quanto la pena per l'adulterio, sarebbe la morte.
Le comari dunque, le classiche donnette sempre pronte a trovare la cosiddetta pagliuzza negli occhi degli altri, senza fare attenzione alla trave nei propri occhi, pronte a mandare al patibolo coloro che a loro dire non si comportano secondo le regole prestabilite dettate da una società dove l’ipocrisia e il chiacchiericcio la fanno sempre da padrone.
Qualche tempo fa un iscritto a SEL di Fidenza ebbe l’ardire di bruciare pubblicamente la propria tessera del partito, (che grande adulterio) in chiaro contrasto con alcune scelte fatte dai dirigenti provinciali.
La cosa naturalmente fini su un blog locale con, aimè apriti cielo, gli inevitabili strascichi delle comari nostrane, molto attente a seguire le cose mondane, molto meno attente ai fatti che più interessano la società civile, fino al punto che nonostante i chiarimenti, le pubbliche prese di posizione del diretto interessato, il fatto che il sottoscritto, presente all’atto si fosse adoperato per strappare di mano la tessera che veniva bruciata, l’inquisito dell’intera vicenda è diventato e continua tutt’ora ad essere il sottoscritto, oltre ad un incolpevole Villi Vernazza, reo di essere stato seduto ad un tavolo vicino a quello dove avveniva il fattaccio.
Fu allora che l’inceneritore di Parma, i problemi dei precari, la corruzione dei dirigenti comunali, e quant’altro, passarono tutti in secondo piano, vista l’entità dell’affronto della “tessera Bruciata”, cosi le “comari” incontro dopo incontro non perdevano occasione per proseguire il processo contro coloro che loro ritenevano gli autori di cosi infame delitto.
Alla Gogna!!!
Che dire a questo punto, faccio pubblica ammenda, strappatemi pure la camicia, condannatemi al pubblico patibolo, l’ipocrisia è davvero dura da combattere, meglio una lettera scarlatta stampata sul petto, o se volete una tessera bruciata, l’importante che si finisca il processo e si cominci a parlare dei problemi che non possono aspettare.
Tonino Ditaranto

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