giovedì 28 marzo 2013

L’eurodeputato –nientepopodimeno!- Potito Salatto, ha ricordato, con calmo, sereno e soave atteggiamento, accompagnato da una fisicità prorompente, ad un omino coraggioso e, fisicamente, la sua metà, che lui rappresentava tutta l'Europa(!), a fronte di quell'omarino, che lo aveva informato di essere il portavoce di tutti i cittadini di Ferrara. Ciò accadeva sotto le finestre del Comune della città romagnola, dove lavora la madre di Aldrovandi, mentre un gruppo di poliziotti del sindacato COSIP, malignamente, si erano recati a protestare, proprio lì sotto, perché quattro loro poveri colleghi, avendo massacrato a morte, di botte, quel ragazzo di diciott'anni, cosa inaudita e vergognosa, erano pure stati condannati. Lui, il Sindaco, li ha invitati molteplici volte, perché si spostassero da un'altra parte, perlomeno; era un maleducato, gli ha urlato, in viso, l'eurodeputato Salatto. Aveva concesso che si tenesse la dimostrazione, e loro, i poliziotti, avevano scelto, ma proprio casualmente, di andare ad insultare la madre di Federico, che, sempre casualmente, lavora in Comune. Ma, loro, assolutamente, lo ignoravano, cadevano dalle nubi, lo ha ribadito anche e sempre Potito. Mi inchino di fronte a questo rappresentante dell'Italia all'estero, pagato con i soldi di tutti gli italiani, che si prende la briga di mettersi a capo di una manica di protestatari in favore di colleghi che si sono macchiati di un omicidio; anzi, mi prostro ai loro piedi e mi batto il petto, fino a sfondarmelo. Anche perché, pure quella volta, con Aldrovandi, si era trattato di un fatale e fortuito caso, così come per le vicende similari che hanno provocato la morte, assolutamente preterintenzionale, di Uva, Cucchi, Ferulli, Mastrogiovanni. Anche in questi casi, i signori succitati si erano dimostrati troppo agitati e scalmanati, se l’erano proprio voluta una buona dose di camomilla concentrata, per darsi una calmata. Ecchediàmine, quanno ce vo', ce vo'! Rimango in attesa di una prossima ventura dimostrazione di spacciatori, in favore dei colleghi pusher in galera, e di qualche magnaccia, che vuole che tornino in libertà i compagni di merende. Franco Bifani

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