La Giornata della Memoria e quella della s-memoria
A proposito della Giornata della Memoria, io credo però che le sue celebrazioni siano giunte ad un punto in cui continuare a richiamarla, nei soliti triti e ritriti modi e riti canonici, serva oramai a poco o niente. Ciò sottolineando che siamo in un Paese pieno zeppo di armadi della vergogna, preteriti e recenti. Ad es., si sopporta, in parecchie città, che esistano e prosperino sedi di associazioni e partiti di estrema destra, nazifascistoidi,come CasaPound, e poi, nel medesimo luogo,si mettono in atto iniziative in ricordo della Shoah e dintorni. Vi sembra logico ed onesto, eticamente e politicamente? E' un po' come l'ipocrisia dello Stato, con il suo monopolio nella vendita di sigarette, che sul pacchetto portano, però, quale alibi farisaico, scritte di avvisi di morte. E poi, perché ricordare solo la strage degli ebrei e non tutti gli altri genocidii, per cui non si è mai chiesto perdono, alle vittime ed ai superstiti, nel corso della storia, passata e recente? Vedi quelli contro gli amerindi, le stragi in Congo, il genocidio armeno, quelli in Vietnam, in Cambogia, in Cina, nell'URSS, in Bosnia, in Australia e Nuova Zelanda. Ad Hiroshima ed a Nagasaki, nel forno crematorio creato da due bombe atomiche, perirono, all'istante, centinaia di migliaia di persone innocenti, di ogni età. Nel loro piccolo, definiamolo così, si sono dati da fare, con zelo ed alacrità, anche Pinochet e Videla, Duarte e Romero; ma erano protetti dalla Chiesa nazionale e piacevano tanto ai monsignori locali. Però, se lo si facesse, si darebbe fastidio a potenze europee e mondiali, che poi si irriterebbero molto e se ne vendicherebbero strozzandoci sul piano economico e finanziario, vedi ad es., USA, Russia, la Cina che ci inonda di schifezze made in PRC, il Belgio, il Regno Unito, la Turchia. Oggi, rivedevo, per l'ennesima volta, le testimonianze dei pochi superstiti di Auschwitz e di altri Lager. Ma chi è molto giovane non ha informazioni sufficienti, dalla scuola ed in famiglia o da altre agenzie educative, onde collocare in modo corretto e proficuo, quanto vede e sente. Ogni anno, si rispolverano sempre i soliti films e documentari, si ascoltano sempre le medesime testimonianze, in calo continuo, per ragioni anagrafiche. Ma non è così, per un breve periodo l'anno, pur tra i ricordi tragici ed orribili di alcuni 80-90enni, che le nuove generazioni potranno veramente crescere pure e libere dai virus della xenofobia, del razzismo, del nazifascismo. Io, classe 1945, e, come me, la gran parte dei miei coetanei, siamo arrivati alla maturità classica, senza mai sentire una sola sillaba, in famiglia, a scuola, in chiesa, sul genocidio degli ebrei. Anzi, nei primi anni '60, ricordo che imperversavano docu-films molto ambigui, su Hitler e Mussolini. Ed ero guardato a vista e con sconcerto, dai colleghi, quando, invece, come docente, ne informavo con abbondanza di particolari, i miei alunni; quello era far politica! E sui libercoli del Catechismo da oratorio, in preparazione per Cresima e Comunione, negli anni '50, gli ebrei erano ancora raffigurati come appartenenti ad un popolo deicìda, con nasi adunchi ed espressioni grifagne, sul modello dell'Assalonne Mordivò dei giornalucoli fascisti della leggi razziali. E infine, non è forse una bestiale ed infame forma di discriminazione sessuale, che arriva, sempre più spesso, all'omicidio, il disprezzo per le donne, che insozza tanti, troppi maschi, nostrani e non, e quello contro i gay? Eppure, tutti, come per la Shoah, si stracciano abiti, calze, mutande, per il momento contingente e per qualche giorno l'anno, poi, tutto ritorna all'a-normalità precedente. Ricordo che, seppur tra parecchie controversie, l'ONU aveva definito come genocidio “tutti gli atti commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte,un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”; io ci includerei anche chi appartiene ad un diverso sesso o segue sue particolari tendenze sessuali.
Franco Bifani