domenica 11 settembre 2011

Guerra di secessione a Fidenza

Ieri ho partecipato alla presentazione di un libro, scritto da Antonio Ciano, di Gaeta, fondatore del Partito del Sud, dal titolo “I Savoia ed il massacro del Sud”, dopo una breve introduzione, tenuta da Natale Cuccurese. Nella piccola saletta della libreria “La vecchia talpa”, ero l'unico nordista, anche se mezzosangue; ero arrivato in anticipo, come al solito, sempre e dovunque. Recatomi a bere un succo di pera al bar di fronte -dato che quotidianamente mi faccio la mia sacrosanta “pera” ricostituente- ho notato, seduti ai tavolini, personaggi la cui parlata mi rimandava al film “L'oro di Napoli”, che non mi stanco mai di rivedere. Già nel corso del sermone di Cuccurese, avevo avvertito un certo fastidio e bruciore intestinale, come di rigetto; e come non potevo, sentendo dire che i Savoia e dintorni erano assassini di massa, precursori delle teorie razziste, contenute in “Mein Kampf”, e concretizzate in genocidii ed aperture di Lager, che erano tutti massoni, filoguidati dai Grandi Maestri francesi ed inglesi, che i governi succedutisi da 150 anni a questa parte, in Italia, sono tutti, anche ora, filosabaudi, xenofobi, seguaci di riti neopagani -vedi la raccolta di ampolle dell'acqua delle sorgenti del Po- e che ogni male del Sud data dal 1861, mentre prima si era vissuti nel paese di Bengodi, in una specie di Eden insulare e peninsulare? Ora, io capisco il campanilismo, l'amor patrio regionale, ma il troppo stroppia! Mi meraviglio, infatti, che Cristo non abbia scelto di nascere nel Regno delle Due Sicilie, anziché in Palestina. Il libro di Ciano non fa che ripetere accuse contro i Savoia ed il loro atteggiamento verso il Sud, che si rinnovano dai tempi di Nitti e dei meridionalisti, comunque più saggi, imparziali ed informati di Ciano. Il libro è interessante, perchè contiene testimonianze di eventi che l'agiografia scolastica del Risorgimento ignora completamente. Però, la continua caterva di accuse di ruberie, rapine, soprusi, eccidi, stupri, omicidii e genocidii scaricati addosso al governo, diciamo così, nordista, per me, non concorre all'unità di noi tutti italiani,va a rovistare ancora tra rancori mai sopiti, tra odii inveterati, genera disprezzo, spirito di revanscismo, ormai rancido e scaduto. Ciano assicurava, sorretto dal coro degli altri 15 presenti, che il suo voleva essere solo revisionismo, ricerca della verità; può anche darsi, ma a me sembrava, almeno di frequente, solo un comizio urlato di denunce, non sempre supportate dalla verità. Il libro si presenta infatti come Quinto Evangelio, scritto da uno storico che raccoglie in sé la Vita, la Verità e la Via, e che ritorna, di continuo, a ripetere le stesse trite e ritrite accuse, da 150 anni, in una specie di patetico alibi, in un rosario infinito, per coprire e rivestire le pudenda di situazioni spiacevoli, per loro “sudisti” e per noi “nordisti”. Guai, infatti, ad accennare alla criminalità organizzata! Anche quella, sì, c'era, nel Paradiso Terrestre borbonico, ma era tenuta sotto controllo(sic!); ora esiste, ma non ha quella importanza che le si attribuisce al Nord. Spazzatura a Napoli? Tutte esagerazioni e propaganda leghiste! Da abolire la toponomastica ed i monumenti dedicati ad assassini come Garibaldi, Cavour, Mazzini e monarchi Savoia e dintorni! Tonino DiTaranto, lucano DOC, ha cercato, seguito a ruota dal sottoscritto, di controbattere validamente certe affermazioni e tesi assurde,ma ha poi lasciato la saletta, indignato. Mi son trovato così, solo soletto, a combattere contro la claque di Ciano. Un illustre studioso di letteratura portoghese, mi pare, di nome, Armando Cutolo, mi ha anche severamente redarguito, perché avrei interrotto Ciano nella sua illustrazione del libro; e mi hanno rimproverato anche un ex-ufficiale calabrese dei bersaglieri ed una bella signora bionda, sicula. Io mi sono immerso, con una certa fatica, nei panni e nella situazione di quella gente, ben sapendo che non avevano tutti i torti; ho avuto colleghi campani e lucani e c’era anche lì della gente, i cui nonni e bisnonni chiamavano noi del Nord “piemontesi”, e che avevano avuto vittime del repulisti che 120mila soldati piemontesi condussero, per anni, da quelle parti, dopo il 1861. Le truppe savoiarde si comportarono molto male, è vero; ma a che pro rivangare faccende del genere? Che significa, ad un certo punto del libro, fare il panegirico del linciaggio di 45 bersaglieri piemontesi, in un paese del Beneventano? Non si chiama, questa, apologia di reato? No, si è levato un coro unanime dai presenti, avevano fatto bene, dovevano accopparne di più! In altri paesi, come la Francia, la Gran Bretagna, in Russia, si continua a ravanare nelle ingiustizie compiute nel corso dell’unificazione nazionale? Come si può ancora tenere in piedi un CRS, Centro di studi sul Risorgimento e sugli Stati pre-unitari, di cui Cuccurese è il Consigliere per il Regno delle Due Sicilie, onde tenere accesa la fiamma maligna dell’odio tra Nord e Sud? Ciano continuava a battere il chiodo sulla differenza economica, a forbice, tra Settentrione e Meridione; gli ho più volte ribattuto che io riscontravo, invece, un profondo divario culturale, antico di secoli, che ancora sopravvive e sussiste tal quale, in ogni settore della vita pubblica e privata, nella cultura, nel comportamento, nella socialità, nel civismo, in ogni settore degli usi, costumi e tradizioni. Ed il suo libro non contribuiva certo a smussare gli angoli ed a spianare le asperità, anzi, li rendeva ancora più deleterii. Alla fine della lettura del suo libro, infatti, che restava, di positivo, nel cuore, nella mente e tra le mani del lettore? E dove stanno, poi, le pesanti responsabilità delle diecine di uomini politici del Sud, dal 1861 ad oggi, di destra, di sinistra o di centro, nei confronti, innanzitutto e soprattutto, della loro terra e dei loro compaesani, bistrattati, vilipesi, truffati, impoveriti? Anche questo è da ascrivere come colpa ai Savoia ed ai loro epigoni?
Franco Bifani

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