sabato 23 marzo 2013

Gentile Direttore- Lettera denuncia del Parroco del Duomo di Fidenza


Egregio
Dr. Giuliano Molossi
Direttore
Gazzetta di Parma

Fidenza, lì 16 marzo 2013

Gentile Direttore,
Ci è facile metterci nei sentimenti di chi proverà a leggere le prime righe questa nostra lettera, che ha la cortesia di ospitare. “I soliti cattolici bacchettoni e perbenisti che ci fanno la morale”. Ci spiace deludere alcuni dei suoi lettori anche autorevoli ma non è proprio così. Siamo uomini di mondo e sappiamo bene che, soprattutto in periodo di crisi come questa, il profitto viene prima di tutto e che un locale pubblico come qualsiasi azienda per sopravvivere se le deve inventare proprio tutte, in molti casi è questione di sopravvivenza. Così come sappiamo che una “bevuta” nel week end viene addirittura considerata come un dovere civico per sfogare una pesante settimana. Come ci sentiamo vicini ai tanti che considerano fuori dal mondo, chi ritiene l’alcool l’ultima delle droghe legali nel nostro paese.

Non bisogna a nostro parere scomodare l’apostolo Giovanni per sentirsi nel mondo ma non del mondo. Basta mantenere alto oltre ai sopracitati sentimenti patrimonio comune della nostra società anche un altro sentimento, che preso in dosi moderate riesce a non mandare il cervello al definitivo ammasso, la sana indignazione. Allora chiediamo a lei e ai suoi lettori se non ci si debba indignare di fronte a locali del territorio fidentino, che somministrano liberamente alcoolici a tredicenni contravvenendo non solo a norme di legge in vigore ma anche a comuni regole di buon senso. Non ci si deve indignare di fronte a tecniche di marketing antiche ma passate come nuove come free bar o free drink. Si paga una quota e poi si beve finché si vuole e quindi vince chi beve di più poco importa se è sotto i 18 anni. Non era molto simile a chi tempo fa offriva lo spinello gratis fuori dalla scuola per avviare ad un percorso che spesso sfociava nell'eroina.
Se permette noi ci indigniamo a vedere ogni venerdì e sabato sera ragazzi uscire da questi locali distrutti, se va bene dopo aver abbondantemente vomitato. Non crediamo che il volto pulito dei nostri giovani si possa sporcare in questo modo rubandogli dignità e futuro. Certo c’è chi non si indigna e ritiene tutto questo normale, salvo poi piangere lacrime di coccodrillo al primo incidente mortale frutto ovviamente del caso o della crudele fatalità. Siamo bacchettoni se riusciamo ad indignarci prima che questo accada? Se è così, lo ammettiamo vogliamo annegare nel nostro essere retrogradi e antiquati, perché il bene della vita per noi rimane ancora oggi nel 2013 il più importante.

Perché siamo noi i soliti cattolici ben pensanti ad alzare il polverone, perché non si indignano le istituzioni, le forze di polizia, la scuola e le famiglie. Onestamente è una domanda che ci facciamo anche noi. Crediamo che ci siano persone capaci e consapevoli in tutte le categorie elencate, con molte di esse abbiamo collaborato in diversi progetti ma su questo tema sembra che tutti alzino bandiera bianca. Certo non per cattiva volontà solamente forse per mancanza di risorse o più semplicemente perché ritengono il problema più grande di loro. Noi ci siamo e siamo pronti a collaborare con tutti. Conosciamo i locali e i ragazzi che li frequentano. Sappiamo come finiscono spesso i week end e pensiamo che qualcosa si possa fare.

Le crociate sono un errore come cattolici ne sappiamo qualcosa, per questo non riteniamo i gestori dei locali degli “orchi” ma degli imprenditori che cercano, con più o meno etica, di portare avanti la loro impresa a cui spesso sono legati posti di lavoro e quindi futuro delle famiglie. Per questo vorremmo iniziare con loro un dialogo e vedere insieme se questo è l’unico modo di fare impresa sulla pelle dei giovani. Per questo invitiamo loro, le istituzioni, le forze di polizia, la scuola e le famiglie ad iniziare un dialogo senza chiudere gli occhi su quanto accade nella nostra città o nella prima periferia. Tutti gli strumenti sono validi e noi siamo a disposizione magari già a partire dalle colonne del suo giornale che ha usato la cortesia di ospitarci.

Cordiali Saluti
Don Stefano Bianchi
Presidente di Progetto Link A.p.S.

Con questa lettera denuncia inviata da Don Stefano Bianchi, Parroco del Duomo di Fidenza e responsabile del progetto link del centro giovani e ripresa dal blog "Fidenza-luoghi-blogspot.it", torna alla ribalta con decisione l'annoso problema dell'uso (abuso) di alcolici tra i minorenni.
Su una cosa non siamo d'accordo con Don Stefano, cioè quando, riferito ai gestori dei locali che somministrano alcolici ai minorenni li definisce non "orchi" ma imprenditori che cercano con più o meno etica di portare avanti la loro azienda. No caro Don Stefano, quelli non solo sono "orchi" ma anche squallidi individui procuratori di morte e verso i quali la società non deve mostrare alcuna remora nel colpirli con fermezza e decisione. Non conosco personalmente i cosiddetti locali che somministrano bevande alcoliche ai ragazzini, ma ritengo che chiunque abbia informazioni al riguardo non si debba tirare indietro nel denunciare alle autorità competenti chiunque non rispetta le leggi in materia. Troppe volte abbiamo ascoltato l'angoscioso ululato delle ambulanze che al venerdì e sabato sera percorrono in lungo e in largo le strade della nostra cittadina; credo sia giunto il momento che ognuno di noi e le autorità prima di ogni altro, si faccia un esame di coscienza e comprenda che non è più ora di chiudere gli occhi di fronte ad una cosi tragica emergenza.
Stessa cosa vale per ognuno di noi genitori che spesso e volentieri ci disinteressiamo delle compagnie e dei locali frequentati dai nostri figli; non un controllo, ma anche qualche semplice attenzione in più forse può servire per evitare quello che spesso diventa inevitabile.
Tonino Ditaranto

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Hai parlato con la mia bocca. Specie sulle responsabilità dei gestori dei locali, di ognuno di noi cittadini e dei singoli genitori. Per principio, io, non pretendo, grandi cose dagli amministratori, mentre credo fermamente nella presa di coscienza individuale per un bene comune e la esigerei anche.
Claretta Ferrarini

Franco Bifani ha detto...



Don Stefano ha tutte le ragioni di questo mondo ed anche dell'Altro; anzi, è stato fin troppo leggero, nel commentare i comportamenti di certi giovani e dei gestori e proprietari di bar e discoteche. Però, non sono solo i cattolici, bene o male pensanti,a sollevare la questione dei week-end di beceri e decerebrati bamboccioni, a base di alcoolici e pasticche varie, ma tutte le persone di buon senso e di buona volontà, di qualsiasi ceto, censo e fede politica e religiosa. Detto ciò, io non riesco a capire perché, per socializzare, certi tremebondi ragazzotti e troppe sciacquettine debbano trangugiare alcool e droghe, leggere o pesanti, fino a darsi un aiutino, i maschiettini, con pillole di vasodilatatori:come se l'amore fosse tutto riducibile e riconducibile alle prestazioni genitali! Ma come, non sei capace, a 20 anni o giù di lì, di trascorrere un fine settimana, che sia poi stato lieve o pesante, in compagnia di amici e coetanei, ridendo, scherzando, ascoltando o raccontando avventure e disavventure esistenziali? Hai bisogno di ottenebrare la mente, l'emotività, gli affetti, le sensazioni? Io non sopporto la visione di questi falsi maschioni machi, tutti con la bottiglia di birra,levata ed ostentata in alto,a tracannarnea litri, fra l'altro con effetti spiacevoli di meteorismi e flatulenze. E poi, come accadde con le becere e buzzurre movide,via ad orinare, defecare e vomitare contro i portoni delle case altrui! Perché avvilirsi e degradarsi a questi abominevoli livelli? L'alccol ed il fumo sono tra le prime cause di morte, prima ancora delle droghe più pesanti; e chi continua a servire alcoolici a giovani, in evidente stato di ebbrezza, è complice infame di quanto poi essi perpetreranno, una volta fuori; ci deve essere un limite a tutto, essi sono ben peggio che orchi e la legge del profitto è anticristiana ed antiumana. O servi Dio, o servi Mammona! I giovani che ricorrono a queste modalità per socializzare e comunicare, mi fanno una gran pena,sono dei poveri polli d'allevamento,coccolati,viziati dalle famiglie, tenuti sotto vetro, nella bambagia, incapaci di reagire positivamente al minimo soffio di vento contrario e di sorpassare il più infimo degli ostacoli. Tra le agenzie educative, chiamate in causa da don Stefano, non vedo nominata, però, la Chiesa. Essa potrebbe, invece,istituire od incoraggiare, nei modi e nei tempi debiti, dei corsi di educazione sessuale, intesa come avvio alla conoscenza reciproca tra maschi e femmine, all'Amore, al rispetto ed alla stima vicendevoli; e non soltanto, come si crede da più parti, come semplice conoscenza delle varie anatomie genitali e di come farne uso, proprio od improprio. Anche questo sarebbe un contributo alla mutua conoscenza tra gli adolescenti ed i giovani, le cui modalità d'approccio, sono invece, oggi, affidate ai siti porno sul web ed al passaparola, da caserma e da osteria, fra coetane malinformati e disinformati.