lunedì 12 dicembre 2011

Canto per Giuseppe Novello


Vincenza son stanco ce ne andiamo a dormire
 domani è santa Lucia,
Il bambino è già nella  naca
 fa freddo non si deve scoprire,
ancora un momento Giuseppe,
 non ho ancora finito,
ci sono i panni da stendere,
 metto la legna nel camino,
il pane da tagliare
 che ti devi portare domani,
in campagna fa molto freddo
 ma non c’è altro da mangiare.
Che cosa succede Giuseppe
è andata via la luce
sarà stato il vento forte
 che tira ai balconi sottani,
non credo sia colpa del vento,
si sente tanto rumore,
c’è gente che grida di fuori
 chiamano tutti a raccolta,
gridano che hanno arrestato
 i nostri compagni di lotta,
vogliono farci fermare
 ci voglion riempire di botte.

Vincenza io vado a vedere,
 con gli altri io voglio restare,
In questo momento cruciale
 si decide il nostro futuro,
Giuseppe stai attento
 mi sento un nodo alla gola,
non voglio che accada qualcosa
 noi siamo povera gente.
Vincenza non ti preoccupare
 non vedi che siamo a migliaia,
se in tanti siamo a lottare
nulla potrà accadere.
Fu allora che si udirono i primi scoppi
In piazza la gente correva
ognuno cercava di sfuggire
 al fumo dei lacrimogeni,
L’odore acre delle bombe
 aveva invaso il paese,
cercavano di sconfiggere con le bombe
le nostre poche pretese.
Compagni  uniti dobbiamo rimanere
 non dobbiamo scappare,
 i nostri compagni arrestati
dobbiamo liberare,
arrivano due carabinieri
 a bordo di una motocicletta,
arrivano in tutta fretta,
  imbracciano la mitraglietta.
Giuseppe cade colpito,
 un altro rimane ferito,
Vincenza rimane impietrita,
 il sangue scorreva sul selciato.
La notte di Santa Lucia,
 la santa dei non vedenti,
A Giuseppe si chiusero gli occhi,
 Giuseppe non vide più niente.
Compagni la nostra lotta
 deve continuare,
hanno ucciso un nostro compagno
 ma non ci devono fermare,
domani di nuovo tutti insieme
 andremo ad occupare
La terra che abbiamo zappato
 è nostra e ce la devono dare.
Lottiamo per la nostra terra,
 lottiamo per i nostri diritti,
lottiamo per il nostro futuro,
 tenendoci per mano.
Lottiamo tenendoci stretto,
 perché questa lunga notte,
negli anni sia tramandata,
 ai figli sia ricordata.
Se riusciremo a tenere vivo
 Questo nostro ricordo,
se riusciremo a tenerci ancora per mano,
Giuseppe non sarà morto invano.

2 commenti:

Maria ha detto...

Tonino, sapessi quante volte ho immaginato queste scene, immaginandomi -come si fa da ragazzi- protagonista, seppur in modo marginale....Le ho immaginate vivendole e soffrendone interiormente, ma nella sofferenza, traendone "gioia" e orgoglio; gioia perchè non c'è niente che accomuni di più che lottare insieme per un fine e un ideale comune, soprattutto quando questa lotta porta a risultati concreti, nonostante il prezzo che purtroppo, si è dovuto pagare; orgoglio per affondare le proprie radici in una terra antica e bella e nel suo popolo fiero e capace di rialzare la testa davanti ai prepotenti per affermare la propria dignità. Non so cosa resti oggi di quel coraggio e di quella dignità; noi siamo andati via non solo perchè non avevamo niente, ma anche, come diceva sempre mio padre, "per non doverci togliere il cappello davanti a nessuno, neanche di fronte a quel Gesù che sta in chiesa"....Son passati tanti anni, ma ho l'impressione che alcune situazioni legate a certa mentalità, sembrano ataviche, difficili da sovvertire. Spesso mi sono chiesta quanti giovani a Monte conoscano questo pezzo di storia che ci appartiene, spesso mi sono chiesta se il sacrificio di Giuseppe Novello insieme al coraggio dei nostri genitori e dei nostri nonni non siano passati invano dal momento che l'interesse per quelle terre conquistate con dure lotte, sembra oggi essere scemato trasformandosi quasi esclusivamente, solo in interesse di tipo edilizio....Ma questa ovviamente è solo l'impressione di una "forestiera" che pur vivendo in una diversa realtà, si permette di "sparare sentenze" .....

Lucania (R. Scotellaro)

M'accompagna lo zirlio dei grilli
e il suono del campano al collo
d'un'inquieta capretta.
Il vento mi fascia
di sottilissimi nastri d'argento
e là, nell'ombra delle nubi sperduto,
giace in frantumi un paesetto lucano.

FB ha detto...

Tonino, aspettati una querela da parte dei soliti benpensanti e perbenisti, anche perchè la tua potrebbe configurarsi come un'istigazione alla ribellione e all'eversione sociale. Inoltre, ricordati che continui a frequentare, anche se furtivamente e per pochi minuti,quel losco individuo,padre di una terrorista anti-TAV, che risponde al nome di Franco Bifani, noto anarchico e nemico di esercito e forze dell'ordine, che ha persino rifiutato di sottoporsi alla naja, nel lontano'68, preferendole il servizio civile. Per evitare poi di indossare una qualsiasi divisa, si è scagliato, in auto, a 120 km\h, contro un albero di albicoche, in un Paese comunista, oltretutto. Peggio di così si muore! Se poi si incontra un carabiniere col ditino nervosetto sul grilletto di un mitra, si muore per davvero...