sabato 27 aprile 2013

Nel momento attuale, tra giri di valzer e scambi di coppia, per formare il governicchio, certe notizie gravissime rischiano di scivolare via, in silenzio,invisibili,alla chetichella. Allora mi sento in dovere di ricordare che la soave poliziotta Monica Segatto, l'unica dolce creatura femminile,in divisa da questurina,a pestare a morte, con altri colleghi maschietti, il povero Aldrovandi, se l'è cavata con sei mesi di sospensione dal servizio. Insieme agli altri suoi tre colleghi, era stata condannata, in via definitiva, a tre anni e mezzo (ridotti a sei mesi a causa dell'indulto) per aver provocato la morte di Federico Aldrovandi, il diciottenne picchiato, durante un controllo di polizia a Ferrara, il 25 settembre 2005. Il reato era stato sapientemente derubricato come eccesso colposo in omicidio colposo: “Ma mi faccia il piasciere!”, avrebbe detto il grande Totò! Ma Monica Segatto non si è rassegnata, perdinci e perbacco!, se l'è legata al dito per questa severissima e draconiana sanzione,inflitta,a lei e agli altri tre colleghi, autori del massacro, dalle Commissioni disciplinari del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, e si è rivolta al Tar per chiedere che venga annullata questa abominevole sospensione semestrale. La vicenda dovrebbe terminare entro il giugno di quest'anno e il rientro in servizio e in divisa è previsto per l'inizio del 2014. A più riprese Patrizia Moretti, madre di Federico, ha invocato il licenziamento dalla polizia dei condannati. Ma il regolamento del Viminale, in caso di condanne per reati colposi, prevede,al massimo,una sospensione. Quindi,dal prossimo anno,i quattro dell'Ave Maria torneranno,indossando la divisa della PS,ad amministrare l'ordine pubblico per le vie ed i borghi di Ferrara.Da ciò si deduce che, qui in Italia, nel caso di un omicidio, si giudica l'omicida a seconda della sua funzione, pubblica o privata. Un poveraccio qualunque va in galera a vita, un poliziotto, invece, no; per lui, come cantava quel motivetto, “Tout va très bien, Madame la Marquise!”. Se non altro, finalmente, vedrà soddisfatte le sue strenue battaglie in difesa dei poliziotti assassini l'Ottimo Massimo pidiellino Giovanardi, che ha definito gli agenti come povere vittime ed ha insinuato, con insistenza, che il sangue che colava dal capo di Aldrovandi altro non era che un cuscino rosso, dalla madre infilato dietro il capo del figlio, ad arte, per aggravare la posizione e la situazione dei poliziotti ed accattivarsi la misericordia del pubblico. Franco Bifani

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