sabato 1 giugno 2013

Tanto va il fel(l)ino al lardo che ci lascia lo zampino

Mai proverbio potrebbe essere più azzeccato di "tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino", naturalmente riferito alle elezioni di Salsomaggiore. Fellini, come ben sappiamo, candidato sindaco di una lista di sinistra in contrapposizione a quella del PD capeggiata da Filippo Fritelli che aveva vinto con merito le primarie di centro sinistra, ha ottenuto il 14% dei voti al primo turno e naturalmente sperava in questo modo di potersi rivelare l'ago della bilancia con un eventuale apparentamento al secondo turno. Solo che questa volta ha fatto i conti senza l'oste ed è rimasto con un pugno di mosche in mano quando ha appreso che sia Fritelli che Matteo Orlandi, l'altro candidato al ballottaggio di domenica 9 giugno, hanno dichiarato espressamente di non essere interessati ad apparentamenti.
Va ricordato che la pratica di Fellini di andare alle elezioni con una propria lista al primo turno non è cosa di oggi; già alle scorse elezioni amministrative di Fidenza ruppe l'accordo con "sinistra per Fidenza" la sera prima della presentazione delle liste, stessa cosa alla tornata scorsa di Salsomaggiore quando ruppe l'accordo con SEL e Rifondazione Comunista e dopo quattro mesi di trattative in cui la Francani era stata indicata da tutti come candidata Sindaco, per poi apparentarsi al secondo turno con la Ceriati. Stessa cosa avrà pensato di fare oggi sperando in un apparentamento che avrebbe potuto fruttargli qualche rendita di posizione, solo che questa volta gli è andata davvero di traverso avendo trovato candidati al ballottaggio che a quanto pare preferiscono fare accordi con i cittadini e non seguire le vecchie logiche della spartizione dei posti cosi cari ai Comunisti Italiani, a Fellini e al grande capo Bernazzoli che ha sempre tirato i fili di queste sceneggiate.
TANTO VA LA GATTA AL LARDO CHE CI LASCIA LO ZAMPINO

1 commento:

Franco Bifani ha detto...

Il fatto è che, oltre che andare al lardo, se lo vuole pure pappare tutto;Crapa pelàda l'ha fà i turtèi, ghe ne dà minga ai sò fradèi.