mercoledì 7 aprile 2010

Basilicata coast to coast (da la gazzetta del mezzogiorno)


Ben tre debutti nel film
Basilicata coast to coast
ROMA – Ci sono tre debutti nel road movie musicale Basilicata coast to coast, dal 9 aprile in 150 sale distribuito da Eagle Pictures: quello di Rocco Papaleo, attore dalla carriera ultraventennale, come regista, del cantautore Max Gazzè come coprotagonista e di Giovanna Mezzogiorno come cantante. Il film, girato in grande armonia vista l’amicizia che lega tutti gli interpreti, fra i quali anche Alessandro Gassman e Paolo Briguglia ha significato per Papaleo, autore anche delle canzoni e della sceneggiatura, con Valter Lupo «coronare un sogno. Avevo fatto leggere il soggetto a Giovanna e lei, ha iniziato un’opera di trapanamento per convincermi a dirigerlo».

Nata dall’esperienza di teatro-canzone del regista, la pellicola la racconta il divertente viaggio a piedi di una band di amici, fra splendidi paesaggi, prove, canzoni, incontri, scoperte interiori, amori più o meno duraturi, da Maratea a Scanzano Jonico, per partecipare a un festival musicale. A comporre il gruppo sono: Nicola, professore liceale (Papaleo), con tanti sogni inespressi, sposato a una moglie che sta esaurendo la pazienza (Michela Andreozzi); Franco (Gazzè), falegname con la passione del contrabbasso, che da anni ha deciso di non parlare più; Salvatore (Briguglia), ex studente di medicina; il cugino Rocco (Gassman), divo televisivo di una stagione ma ancora idolo locale e Tropea (Mezzogiorno), giornalista annoiata, che li segue (inizialmente) di malavoglia.

«Questo film non vuole essere un omaggio solo alla mia terra – spiega il lucano Papaleo, classe 1958 – perchè la mia terra è tutta e il federalismo sentimentale mi è sempre stato antipatico». L'attore vorrebbe che la Basilicata del film «fosse vista come un non luogo. Io l’ho rappresentata come il sud in cui sono cresciuto negli anni '70, con giovani animati da sogni velleitari ma necessari, sennò non fai un c...o nella vita».

La Mezzogiorno, diventata amica di Papaleo 12 anni fa sul set di Del perduto amore spiega: «Il mio personaggio mi fa tenerezza. E' una ragazza annoiata e disinteressata a tutto, che a trent'anni non ha realizzato nulla, però grazie a un avvenimento, un incontro improvviso, risolve una crisi interiore». Come ha vissuto il debutto nel canto? «Con un pò d’ansia come ogni volta che si affrontano cose nuove. Poi cantare non è facile, e io sono una perfezionista, ma Rocco mi ha molto aiutato».

Gazzè, autore anche della canzone sui titoli di coda, Mentre dormi, che anticipa l’uscita del suo nuovo album, in arrivo fra qualche settimana, si è convinto del suo personaggio "non parlante" senza neppure leggere la sceneggiatura: «La cosa bella è stato poter veicolare i significati non attraverso la parola, ma il suono, la musica, una forma di comunicazione archetipica ancora più importante».
di Francesca Pierleoni - ANSA

ORE 17.19 - PAPALEO: "IL MIO FILM COME UNA CANZONE"
Con quella faccia un pò così, Rocco Papaleo è sempre stato un prodigio di creatività, eclettismo e atteggiamento jazz nei confronti del cinema e della vita. E ora si ritrova «a presentare un film, per la prima volta, dalla sedia centrale, quella del regista. Ho bisogno di un pizzicotto per capire se sto sognando». E di sogno si tratta, perchè il suo piccolo e graziosissimo film Basilicata coast to coast uscirà il 9 aprile nelle sale, in ben 150 copie, e coprodotto e distribuito da una major come la Eagle Pictures. «Con loro c'è stato subito un gran...feedback!».

Un road movie di una scalcagnata band di provincia che fa musica sperimentale e decide di attraversare la Basilicata a piedi per arrivare a un festival locale molto importante. Cinema e musica, musica di «quel teatro canzone che faccio da anni, ma su schermo è tutto più difficile», dove c'è tanto di lui e della sua autobiografia. Tanto che nel cast ha chiamato amici di lunga data come Alessandro Gassman (il cugino attore, bello e idolo della provincia, ma fallito), Giovanna Mezzogiorno (la giornalista annoiata che «deve» seguirli), Max Gazzè (il non parlante del gruppo, per scelta, adorabile) e «lo è anche Paolo Briguglia, perchè ci siamo capiti al volo, è come se fosse uno di noi da sempre». E l’affetto dei suoi amici e attori è tangibile.

«Sono l’autrice del celebre trapanamento di cui si lamenta Rocco- racconta Giovanna Mezzogiorno-, sono io che soprattutto via mail continuavo a insistere, a dire «devi farlo!». Con Rocco siamo amici veri, fin dal film Del perduto amor di Michele Placido, un film molto importante per me ma anche difficilissimo come lavorazione. Lui allora mi stette vicino, mi diede molti consigli, fu molto generoso umanamente e professionalmente. E ci siamo legati, siamo rimasti vicini in questi 12 anni, anche senza cellulari! Appena eravamo a Roma entrambi, uscivamo a cena e in una di queste, ricevetti il trattamento di questo film, erano ancora poche pagine. Le lessi prima della partenza per la Colombia per L’amore ai tempi del colera. Lo trovai subito bello e ora posso dire che sono felice di essere stata presente fin dal tempo del germoglio di questa opera».

Alessandro Gassman, sempre in gran forma, interviene con ironia rivelando che «sono stato l’ultimo a essere chiamato, ma, tanto per farmi invidiare un pò, quando ho risposto ero comodamente adagiato su una spiaggia delle Hawaii. Un dettaglio non da poco, visto che con pollice e indice nel film replichiamo spesso un saluto tipico delle isole del Pacifico. Abbiamo lavorato insieme con Rocco, poi ci siamo frequentati perchè eravamo quasi vicini di casa e si cantava insieme. Ma sono qui soprattutto perchè questo è un film anomalo e libero che racconta un meridione che si pensava dimenticato e impensato. Una Basilicata che a volte sembra il Klondike altre il deserto del Govi, Io questa regione così non me l'aspettavo (e neanche molti giornalisti, omaggiati di pubblicazioni sulla regione e di un amaro Lucano e poi protagonisti di un concorso che ha regalato a uno dei presenti un viaggio nella regione stessa) e che cibo! Comunque grazie a Rocco e a questa bellissima storia sono andato anche oltre la vergogna di cantare e suonicchiare, perchè questa è una bella sceneggiatura e un viaggio tra amici».

Briguglia si accoda all’entusiasmo per «questa splendida storia, non solo comica. E poi a me e Rocco ci accomunano due passioni: cantare e camminare. Attraversare a piedi dei luoghi ti porta in una dimensione che ti fa riacquistare tempi più umani, ti fa affrontare i tuoi pensieri. Io ho voluto subito il film, lui di contro mi ha piazzato subito in Basilicata, nei suoi concerti e con un pubblico spinoso. Mi faceva cantare e ricordo ancora improvvisazione su Johnny Cash, io non ricordavo nulla e lui che voleva che continuassi. Io sono siciliano e so che talento e creatività spesso al Sud rimangono inespresse, per stanchezza e per strutture politiche e sociali lente e malfunzionanti. Ecco perchè mi piace chi si mette sulle spalle la propria vita e finalmente l’affronta, come il mio protagonista».

Curiosità per l’ottimo lavoro per l'attore non professionista Max Gazzè, grande cantautore che qui, nonostante «parli tanto- rivela Papaleo- una volta mi tenne tantissimo a parlarmi dello swing: eravamo nel backstage di un suo concerto, dovettero portarlo sul palco di peso!"- ha un personaggio muto e tenerissimo. «Non è muto, il mio personaggio è non parlante, è una scelta profonda, un modo d’essere. Con Rocco ci conosciamo da una ventina d’anni, è un film di amici in grande sintonia. Durante una perlustrazione di una location mi ha chiamato e mi parlato del mio personaggio: io colsi il suo spirito e mi trasmise la sua arte da come lo descriveva. Ho scelto senza leggere la sceneggiatura (anche perchè non sono abituato). Bello entrare dentro un ruolo così particolare. Mi piaceva questo viaggio tra musicisti e questo personaggio archetipico che vittima di una delusione d’amore smette di parlare. Non è musical, è road movie, ma le etichette sono difficili: è molto, ma non inquadrabile in nulla. Mi ha riconciliato con la musica, qui dimostriamo che è un linguaggio che parla al cuore, più efficace di quelli che puntano alla testa. L’arte è espressione e comunicazione».

E C'E' SPAZIO ANCHE PER LA QUESTIONE MERIDIONALE
Papaleo, insieme a musica e divertimento, mette anche la questione meridionale, quella ambientale (il gruppo si chiama «Le pale eoliche»), un ricordo di Carlo Levi- «un’icona per noi lucani, per quel Cristo si è fermato a Eboli che rappresenta il nostro modo di pensare gli intellettuali, di affrontare il mondo»- e, contestualmente, di Gian Maria Volontè, «a cui, nel film, dedichiamo un brindisi, che è per lui e per tutti gli attori che intendono il mestiere in una certa maniera».

«La questione del Sud è importantissima per me, è passione e fardello che ho addosso da sempre. Ecco perchè spero che la Basilicata diventi qui un non luogo. Non a caso è una regione diversa, è la Basilicata della mia testa di ragazzo, del mio cugino più grande che faceva la messa beat, chitarra elettrica e batteria sull'altare in una sorta di controgospel. Erano gli anni '70 di Easy Rider, era il sud di certe pulsioni, capace di sogni velleitari ma necessari. Questo è un omaggio verso la terra, non solo verso la mia terra. Il campanilismo mi è antipatico, questo federalismo sentimentale, la regionalizzazione ci fa perdere di vista tutto... comunque io il film non l’ho ancora capito, aspetto di leggere le vostre critiche per farlo. Mi piacerebbe che questo film, però, fosse preso come una canzone, come un buttare giù dei versi con gli amici, un jazz cinematografico che offre tante interpretazioni, a seconda di chi la accoglie».

Naif e jazz, l’on the road lucano dolce, melodico e «sgarrupato» piace. «Mi viene in mente- dice Gazzè- quello che dice un giapponese «se vuoi sapere da dove nascono i fiori, neanche il dio della primavera lo sa». Ecco il film è un pò così, pieno di cose belle che non dobbiamo per forza sapere come e dove sono nate». «Più che naif, siamo stati garibaldini: penso a tutte le scene girate una volta sola, fidandoci del nostro talento e del nostro recitare e cantare senza rete: sapevamo che il secondo ciak era impossibile per questioni tecniche o anche metereologiche».

L’ultimo pensiero è per Rita Marcotulli, che ha dato un grande spessore musicale alla pellicola. «Un altro incontro fantastico per me, una bella conoscenza, ero solo innamorato di lei e della sua musica prima del film. Rita è per me come Padre Pio per i cattolici. E' la più grande pianista e jazzista italiana, è la sintesi di tutto, un’enorme musicista. Sono stordito per la grande bellezza che c'è nel film e nella nostra futura collaborazione. Un disco insieme? Non so, con la crisi che c'è la vedo dura, sicuramente ci saranno feste a casa mia, in cui esibiremo a comando...».

1 commento:

marcaval ha detto...

decisamente un film piacevole, bravissimi gli autori e un bellissimo modo di fare un pò conoscere una meravigliosa regione poco conosciuta dal turismo.