martedì 6 marzo 2012
Una normale mattina in giro per Fidenza
Me ne sto tranquillamente a cazzeggiare con il compiuter quando mi squilla il telefono, ciao Tonì, sono Franco, che fai? Verresti con me a fare un giro? Ma non stavi lavorando? No dopo la nevicata non abbiamo più ripreso.
Infilato il giubbotto scendo e incontro mio fratello che mi sta già aspettando di sotto, comincia a raccontarmi e parlarmi del lavoro che non c’è, ha lavorato una settimana in gennaio prima della nevicata, poi più niente, lo consolo dicendogli che a me e mio figlio va peggio, praticamente fermi ormai da più di un anno, tranne sporadici lavoretti qui e là di qualche settimana con intervalli interminabili di mesi.
Ci fermiamo ad un bar a San Lazzaro per prendere un caffè e li incontriamo alcune persone appoggiate alla ringhiera del bar. Stessa situazione, anche loro ormai fermi da mesi aspettando tempi migliori.
Nella saletta interna altre quattro persone, anch’essi artigiani che giocano a briscola. Salvatò, chiedo ad uno di loro, cu minchia fai qui e lui mi risponde: Tonì, vulessi sfottere? Lo sai bene che l’unico lavora da un anno a questa parte è solo la partita a briscola.
Eppure tre anni fa gli occhi di Salvatore brillavano di luce quando mi raccontava che finalmente erano riusciti a mandare sul comune un loro paesano in qualità di assessore, vedrai che ora la musica cambia mi diceva allora, e di fatti è cambiata ma non nel verso che pensava Salvatore ma nel senso che da tre anni a questa parte in tanti ci siamo ritrovati senza lavoro.
Mal comune mezzo gaudio si dice normalmente, ma io non mi sento per nulla sollevato nel vedere Salvatore, uomo di sessant’anni, e con lui Giovanni e gli altri due seduti a quella partita di briscola mentre il pensiero mi corre veloce alle loro abili mani di artisti di quando realizzavano capitelli nelle ville fidentine.
Quattro passi in piazza passando per via Berenini e li incontriamo alcuni altri nostri colleghi, anch’essi a spasso. Intanto la facciata del comune è occupata da un ponteggio sul quale ci lavorano alcuni operai provenienti da altre provincie e naturalmente il pensiero non può non correre al fatto che decine di nostri colleghi residenti a Fidenza consumano le suole delle scarpe facendo su e giù per il corso, mentre i pochi lavori presenti sul nostro territorio sono effettuati da ditte forestiere che il più delle volte utilizzano manod’opera a basso costo.
Alcuni ragazzi ascoltano i nostri discorsi e quasi a volerci consolare ci dicono che loro non sanno neanche cosa voglia dire un lavoro, nonostante i loro trent’anni passati e una laurea raggiunta con grandi sacrifici da parte delle loro famiglie.
Un’occhiata qua e là alle vetrine dei negozi e al loro interno completamente deserti ci portano alla conclusione che neanche i commercianti del centro se la devono passare bene e non possiamo fare a meno a questo punto di tornare con la mente a quando il centro e le serate di Fidenza si riempivano di armonia e di gente che affollava i locali perché in tasca aveva qualche lira da spendere.
La locandina del giornalaio porta la notizia che tra il Sindaco ed alcuni suoi Assessori ormai si è arrivati ai ferri corti. Beati voi viene da pensare, che non avete altri cavoli a cui pensare e vi divertite a giocare alla guerra delle carte bollate, mentre sono in tanti che oggi devono spaccarsi il cervello per inventarsi dieci euro con cui andare a fare la spesa.
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7 commenti:
Purtroppo così stanno le cose e se davvero non ci si dà una sferzata, sarà sempre più triste!
Tonì tutti sti extracomunitari ci stanno rovindo..soltantanto se parliamo di case popolari..le rilasciano a loro che la maggior parte non si impegnano neanche un minimo a cercarsi un lavoro..e li vedi in giro sempre al telefono con la sigaretta e perchè no anche una bella birra..e poi ci sono i nostri paesani a casa senza lavoro..costretti a pagare un mutuo o un affitto comunque..e se questo non si riesce a fare
Arriva lo sfratto..guardiamo gli asili..noi italiani dobbiamo spesso pagarci una beby sitter..e perchè questo scusa?!abbiamo i nostri asili statali..ma non accettano i nostri figli..è un ingiustizia..rumeni artigiani con partita iva e tutto il resto seguiti da contabili al loro paese escono a 17 € all ora fatturato..x noi il minimo è 25€ x starci appena dentro..è chiaro che tutti i lavori vanno a loro..
Il problema non sono gli eztracomunitari, piuttosto una classe politica capace di guardare solo ed esclusivamente al proprio orticello e che se ne infischia di coloro che restano senza lavoro
Tonino, è semplicistico parlare di "classe politica". Poi tu la politica la conosci bene, e quanto poco la sinistra politica si sia spesa negli ultimi dieci anni per i lavoratori lo sai ancora meglio.
Parlando nel gergo della sinistra si può dire che: i lavoratori oggi non hanno un riferimento politico e un riferimento sindacale perdente.
Hai ragione Ambrogio, ho voluto semplificare, ma pensavo che parlando in modo generico di classe politica era chiaro che mettevo dentro tutti, compreso quella sinistra e quei sindacati che tanto parlano di problematiche dei lavoratori ma che non disdegnano di fare accordi con i Governi e con la confindustria che vanno a capito dei diritti sacrosanti dei lavoratori, come naturalmente vanno messi dentro anche quegli amministratorti che non possono ritenersi veramente facenti parte della classe politica, ma che avrebbero comunque il dover di mettere in cantiere una progettualità capace di contrastare il fenomeno della crisi e della disoccupazione almeno a livello locale, ma che hanno una visualità che non supera il proprio naso e non li lascia vedere oltre.
Tonino,io, grazie a Dio, non ho mai conosciuto la disoccupazione, ma sono comunque in grado di capire che, per un capofamiglia, deve essere una cosa avvilente. Tu sai che ti considero un grande amico, forse l'unico; ho anch'io i miei rospacci da ingoiARE QUOTIDIANAMENTE, MA, PERLOMENO, RIESCO A FAR FRONTE A TANTI DI ESSI, CON QUEL POCO CHE PRENDO, FINORA, DI PENSIONE. M'è scappata la maiuscola, Tonì, scusa. E non so nemmeno come aiutarti, tu, che sei una persona tanto ricca di poesia, di sogni,di dignità, di voglia di comunicare, ossia di mettere in comunione la tua umanità con altri. Ma qui, Tonino, non si tratta di crisi della classe polirtica, quanto piuttosto di una crisi civica e civile, che trascina giù tutti, come sabbie mobili, come cantava Battiato, tanto tempo fa.
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