Essere Comunisti oggi
Mi è capitato di leggere la lettera di Pietro Ancona su FB
con la quale si chiede se ha senso continuare a distinguere Rossana Rossanda da
Bersani o da Veltroni e con la quale si auspica una totale riscoperta dei
leader maximi del comunismo storico, Da Engels a Marx, da Lenin a Stalin
facendo intravvedere una notevole simpatia per il contributo dato da
quest’ultimo nel aver portato un popolo di contadini e semplici operai ad un
popolo di intellettuali e scenziati, omettendo anche di fare alcun riferimento
ai milioni di deportati nei gulag siberiani e le uccisioni “criminali” senza
motivo operate nel periodo stalinista.
In tutta onestà non capisco come si possa accostare Stalin a
Marx ed Engels o a Lenin stesso che
prima della sua morte aveva avvertito il popolo sovietico del grande
rischio che si sarebbe corso se il potere fosse finito nelle mani di Stalin. La
cosa che non capisco invece è il fatto che alcun riferimento venga fatto invece
a Gramsci e Berlinguer, Comunisti nostrani che indicarono nella democrazia e
nella libertà individuale della persona la chiave fondamentale per la
costruzione di una società socialista. La vera abiura del comunismo comincia da
qui, dal fatto di non aver creduto fino in fondo alla novità di una società dove
comunismo, democrazia e libertà potessero convivere in un unico grande stato
dove nelle proprie fondamenta fossero posti gli uomini e il bene comune verso i quali portare il più profondo
rispetto.
La crisi del comunismo è la mancanza di una visione globale
degli interessi degli uomini e dei lavoratori e la caduta di valori
fondamentali come la solidarietà e la fratellanza.
L’inno dei lavoratori non a caso cominciava dicendo “su
fratelli e su compagni”.
Non si è comunisti se non si sente di essere fratelli dei nostri simili e non si è compagni “ cum
panem” se non si è disposti a dividere il proprio pane con gli altri. La
negazione di questi due concetti fondamentali che possono sembrare appartenere
al cristianesimo ma che sono le fondamenta del nostro essere comunisti, sono la
vera causa del baratro in cui è caduto tutto il mondo della sinistra italiana
ed europea.
Quando Marx ed Engels
ipotizzavano una società comunista partivano dal fatto che il popolo in
fondo poteva e doveva essere una grande
famiglia all’interno della quale ognuno avrebbe avuto il proprio compito
(doveri) e ognuno i suoi giusti riconoscimenti (diritti). Diritti e doveri in
una società cosi ipotizzata avrebbero dovuto essere valori inalienabili e
imprescindibili. Il socialismo reale se da una parte ha acutizzato i doveri
dall’altra ha vergognosamente mortificato i diritti, il tutto a favore di un
nuovo potentato che alla faccia e in nome della dittatura del proletariato il
cui unico scopo era quello di esercitare il proprio indiscusso predominio sullo
Stato.
Siamo certi che il concetto gramsciano dell’essere
partigiani perché si odia l’indifferenza
volesse dire giustificare ad ogni costo le azioni, anche quelle più orrende di
una parte e non invece parteggiare per le proprie idee di giustizia,
uguaglianza, fratellanza e solidarietà e difenderle anche da coloro che
indegnamente in nome di quei valori sfruttavano, ammazzavano, deportavano e
schiavizzavano i loro popoli?
Se invece di essere comunista oggi fossi un cristiano,
sarebbe giusto che assolvessi la chiesa dagli orrendi crimini di cui si sono
macchiati tanti Papi e prelati durante il Medio Evo o nello sterminio dei
nativi durante la colonizzazione dell’America solo perché anch’essi dichiaravano
di operare nel nome di Cristo?
Pietro Ancona si chiede se ci siano differenze tra Rossanda
e Veltroni, io mi sento di ribaltargli la domanda e chiedergli se ci sono
differenze tra Hitler e Stalin.
Essere comunisti non può essere uno stereotipo, un etichettarsi, un volersi definire tali perché
ci piace la falce e il martello, il grande Giorgio Gaber ci dava decine di motivazioni per il quale
uno si definiva comunista ma l’essere comunisti ha un unico e solo significato:
Amore e condivisione con i propri simili.
Forse Io e Pietro Ancona abbiamo ognuno un proprio pensiero
sull’essere comunisti, entrambi amiamo e siamo orgogliosi di definirci tali,
chi dei due sia più comunista non sarà mai dato sapere, ma di una cosa possiamo
essere certi che se fossimo vissuti in Unione Sovietica ai tempi di Stalin
entrambi saremmo finiti nei gulag.
Tonino Ditaranto
2 commenti:
Attenzione Tonino non ricorrere a troppi distinguo e a bizantinismi.
Ti dichiari comunista e poi riproponi un socialismo utopico, lontanissimo da Marx. Lo fai affermando "l’essere comunisti ha un unico e solo significato: Amore e condivisione con i propri simili."
Col marxismo filosofico, teorico, storico,dialettico od altro questo non ha nulla da spartire.
Ambrogio, io però, e forse anche tu, ho conosciuto molti comunisti, il cui esempio di vita, fulgida e dedicata al prossimo, poteva essere seguito ed imitato da parte di tanti cattolici da sagrestìa, ipocriti e sepolcri imbiancati, egoisti, egotici ed egocentrici, più aridi di un pezzo di pietra pomice.
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