CINQUE MOTIVI PER
DIRE NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE
La riforma costituzionale
non abolisce il Senato, abolisce il voto dei cittadini.
Il nuovo Senato della Repubblica, con il nuovo testo, viene
nominato direttamente dai consigli regionali; ogni Senatore nominato e non
eletto, gode di immunità parlamentare e resta in carica per il tempo di
scadenza del suo mandato da consigliere o di sindaco. Situazione quest’ultima
che provocherebbe un continuo avvicendamento nella carica di senatore anche nel
corso dei lavori stessi del Senato o delle sue commissioni, con aggravio dei
tempi di discussione. La nomina dei Senatori da parte dei consigli regionali,
potrebbe produrre altresì una maggioranza politica al Senato diversa da quella
della Camera.
La riforma
costituzionale non riduce in modo sostanziale i costi della politica.
Tutte le strutture senatoriali rimangono attive e con esse i
relativi costi di gestione, La riduzione dei costi riguarderebbero
esclusivamente gli emolumenti relativi ai senatori, ossia il 5% della spesa
complessiva attuale del Senato della Repubblica.
La nuova riforma non
semplifica i lavori parlamentari.
La ventilata semplificazione dei lavori parlamentari altro
non è che una vera e propria presa per i fondelli; infatti, secondo l’art.70, la stragrande maggioranza delle leggi da
approvare, restano a carico delle due camere, mentre quelle di esclusiva
competenza della Camera dei Deputati, devono comunque essere trasmesse al
Senato che può proporre modifiche da sottoporre nuovamente all’esame della
Camera dei Deputati. Questo comporterebbe, nel caso di maggioranze
politicamente diverse nei due rami del Parlamento, un aggravio sostanziale dei tempi di
approvazione delle leggi, che attualmente ha una tempistica media di
approvazione di 45 giorni ( la legge Fornero è stata approvata in 16 giorni).
La riforma
costituzionale limita la partecipazione dei cittadini alla vita democratica.
Con questa riforma non solo ai cittadini viene impedito di
eleggere direttamente i propri rappresentanti in seno al Senato della
repubblica, venendo meno al principio fondamentale della costituzione che la
sovranità appartiene al popolo, ma ne limita di fatto la possibilità di
partecipazione diretta mediante la proposizione di disegni di legge mediante
petizione popolare. Infatti secondo il nuovo art.71, il numero di firme
necessarie per la proposta di legge da parte dei cittadini passa da
cinquantamila a centocinquantamila, impedendo di fatto a quei territori con un
limitato numero di abitanti o alle minoranze linguistiche e religiose di poter
partecipare alla vita pubblica con proprie proposte da sottoporre all’esame del
Parlamento.
La riforma limita di
fatto l’autonomia delle Regioni.
Secondo il nuovo titolo V tutta una serie di argomenti che
erano di competenza dei consigli regionali passano ad essere esclusiva
prerogativa dello Stato, compreso le disposizioni in materia ambientale ed
energetica territoriale. Quello che di fatto era stato anticipato con la legge “sblocca
Italia” in materia di ricerche di idrocarburi e trivellazioni togliendo la competenza ai consigli regionali.
Sono questi solo alcuni dei punti della pasticciata riforma
voluta dal governo per i quali personalmente ritengo indispensabile che i
cittadini esprimano il loro dissenso al fine di garantire il legittimo diritto
di tutti i cittadini, di tutte le minoranze e di. tutti i territori alla
partecipazione alla vita politica dello Stato, cosi come previsto dalla parte
fondamentale della Costituzione