Lettera aperta a tutti gli uomini del mio partito (SEL) di Fulvia Bandoli
Lettera aperta a tutti gli uomini del mio partito ( SEL)
Se ne parla tanto sulla Rete, lo leggiamo sui giornali e la tv ce ne da
notizia, anche se nei mezzi di informazione spesso l’uccisione di una
donna da parte del suo compagno viene presentata come il gesto disperato
di un uomo abbandonato, un dramma della gelosia. Promuoviamo iniziative
come l’ultima dei giovani e delle giovani di Tilt molto apprezzabile e
repentina. Altre e altri sono in questi giorni alle prese con l’ennesima
raccolta di firme contro la violenza sulle donne e il femminicidio ,
sono già 130.000, ed io penso che tra poco assisteremo ad un'altra
Manifestazione di moltissime donne e anche di diversi uomini. E sarà
solo l’ultima di una lunga serie che da decenni si svolgono nel nostro
paese su questo tema. Alcune Associazioni hanno scritto al Presidente
della Repubblica. Ma sull’efficacia di queste pratiche nutro dubbi
seri, perché una firma non si nega a nessuno su un dramma tanto forte,
salvo poi tornare il giorno dopo sui giornali e nelle tv a ripetere le
stesse parole, quelle parole che non raccontano nulla del perché una
donna che liberamente sceglie di mettere fine ad una storia d’amore
debba pagare prezzi altissimi e tante, troppe volte, con la sua vita,
quelle parole che tacciono soprattutto sul perché tanti , troppi uomini
,decidano di uccidere una donna che con la sua scelta fa un gesto di
liberta’. Io so da tempo che la libertà femminile, grazie a molte lotte e
al pensiero femminista, è venuta al mondo ma sono attonita di fronte al
fatto che solo pochissimi uomini ne abbiano preso coscienza o atto.
Alcuni anni fa un gruppo di donne promosse una manifestazione che aveva
come titolo “Usciamo dal silenzio” e io mi stupii perché mi pareva
guardando la storia del movimento femminile e femminista che le donne
non avessero mai smesso di parlare. Sono convinta che ad uscire dal
silenzio secolare nel quale si nascondono debbano piuttosto essere gli
uomini, e non lo si fa sicuramente affiancandosi alle donne e alle loro
manifestazioni. Ci vuole altro ed è di questo altro che vorrei parlarvi
brevemente. Alcuni o molti di voi scrivono spesso sulle morti sul
lavoro, promuovono dibattiti e si interessano alle leggi che potrebbero
meglio tutelare la sicurezza dei lavoratori. Sulla violenza verso le
donne le leggi ci sono, dunque non credo ne servano altre. Magari
servirebbe non togliere i fondi ai Centri antiviolenza attivi in tante
città ( cosa che invece viene fatta anche da questo governo e da vari
Comuni e Regioni) e che non si occupano solo di assistere le vittime
della violenza ma anche di lavorare nelle scuole con i bambini e i
ragazzi perchè cresca in loro un solido rispetto della libertà femminile
e il riconoscimento pieno della differenza sessuale. Ma solo questo non
può bastare. Se è vero che non tutti gli uomini sono violenti con le
donne è altrettanto vero che sono sempre uomini quelli che uccidono un
numero sempre più grande di donne. Dunque sono gli uomini che devono
uscire dal silenzio, e voi che siete impegnati a diverso titolo e a vari
livelli in partito della Sinistra forse dovreste farlo per primi.
Parlarvi e parlare con altri uomini, affrontare nelle vostre relazioni
personali e politiche il tema, e farlo pubblicamente in Convegni da voi
organizzati, perché comincino a diventare patrimonio di tutti i vostri
pensieri. Dire che non bisogna usare violenza alle donne non basta, mai
frase fu più generica quando i numeri ci dicono che quella violenza sta
crescendo. E io aspetto da voi, non solo dalle e dagli esperti, parole
di verità, un guardarsi dentro , una sorta di processo di autocoscienza
che forse le donne hanno compiuto e che voi non avete ancora iniziato.
So che non è facile cominciare a parlare pubblicamente della propria
sessualità, ma vi assicuro che é possibile, migliaia di donne l’hanno
fatto in questo ultimo secolo, senza imbarazzo, quando si è trattato di
spiegarvi la loro sessualità, o quando hanno affrontato l’ interruzione
della gravidanza o la procreazione assistita. Dunque potete farlo anche
voi se solo voleste. Le grandi manifestazioni possono anche servire ( a
parte il fatto che io stavolta mi aspetterei, se viene fatta, una
manifestazione di soli uomini con le donne sui marciapiedi per una volta
a vedervi sfilare….come scrisse alcuni anni fa Saramago in un suo pezzo
memorabile) ma io credo serva di più un lavoro meticoloso, continuo che
gli uomini dovrebbero fare su loro stessi, sulla loro cultura, sulla
loro relazione con il proprio corpo e con quello delle donne e su quel
senso malinteso di proprietà che nega alla radice qualsiasi principio di
libertà. Non posso essere io a suggerirvi le forme, per essere
autenticamente vostre dovrebbero nascere da voi. Se è il simbolico una
dimensione importantissima della vita e della sua rappresentazione, e io
lo credo, allora è abbastanza facile capire che anche sul simbolico
potreste lavorare molto. Io ho l’ingenuita’ di pensare che se sempre più
uomini ( e non solo piccoli gruppi di uomini come è stato finora)
facessero della lotta alla violenza sulle donne un loro tratto
distintivo, fondativo della loro vita sessuale , della politica, della
cultura e delle relazioni personali qualcosa si muoverebbe. Certo in
questo percorso perdereste diverse cose, una certa immunità e lo status
di maschi che non devono chiedere mai e anche alcuni poteri , simboli e
luoghi comuni vecchi quanto è vecchio il genere umano. Ma guadagnereste
anche cose nuove. E le guadagnerebbe la società e con essa la politica,
l’informazione, la cultura del nostro paese. E noi donne forse potremmo
cominciare a vivere più tranquillamente la conquista faticosa della
nostra libertà. Alcune donne che frequento pensano sia inutile
rivolgersi agli uomini, cercare di sgretolare il muro dietro il quale vi
nascondete da vari secoli. E forse hanno ragione. Io idealista come
sono penso sempre che tutto sia possibile: chiedere la luna, camminare
su Marte, e anche che gli uomini imparino la loro differenza , accettino
la loro limitatezza, rinuncino alla loro onnipotenza.
Fulvia Bandoli
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