Uccisi da uno stato assassino e dalla nostra indifferenza
Il premier Monti facendo riferimento alle persone che negli ultimi tempi hanno deciso di togliersi la vita a causa delle notevoli difficoltà economiche in cui versavano loro e le loro famiglie, ha avuto la spudorataggine e anche la maleducazione di richiamarsi al numero enormemente più grande di suicidi avvenuti in Grecia, come se fosse il numero a contare e non la disperazione che può spingere anche solamente una singola persona ad un gesto di tale disperazione.
Questo il senso di quanto i cittadini contino oggi per lo Stato italiano. Numeri, soltanto numeri che devono produrre altri numeri (le tasse) e se poi uno di quei numeri non c’è più perché non ce l’ha fatta, tanto di guadagnato, un numero da depennare e comunque un numero che non era produttivo ma solo un parassita di questa società.
Uomini e donne che non vengono considerati tali, persone da continuare a spremere fino all’inverosimile, persone senza un’anima considerati ancor meno di macchine la cui dignità è senza valore dei quali bisogna evitare anche di parlarne.
Numeri che levitano e che assumono ormai l’entità di una strage. Questa si una vera strage di Stato.
In una delle sue parabole Gesù ci parla della pecorella smarrita, di come tornato alla casa del proprio padre il fratello che era andato via viene accolto con grandi festeggiamenti e si macella il vitello grasso per festeggiarne il ritorno.
Il Padre che è contento del proprio figlio, che lo ama e anche nelle più grandi avversità lo protegge e fa sentire in ogni modo il suo amore e la sua protezione.
Lo Stato è la famiglia di tutti, almeno cosi dovrebbe essere, ogni suo componente dovrebbe avvertire il suo amore e la sua protezione e se diversi componenti di questa famiglia si smarriscono al punto di arrivare ad estremi gesti di disperazione allora vuol dire che il padre di questa famiglia, ma con esso tutti gli altri componenti hanno fallito e non hanno aperto la porta al fratello che bussava.
Ora potremmo discutere all’infinito di ciò che sta accadendo in Italia, ma qualunque discussione non potrà riportare in vita le tante persone che hanno preferito rinunciare alla vita piuttosto che rinunciare alla propria dignità.
Di queste morti i veri colpevoli sono lo Stato in primo luogo e poi ognuno di noi, Lo Stato che stritola i suoi cittadini fino a spingerli alla disperazione, ognuno di noi che quella disperazione la lasciamo nella più totale indifferenza e solitudine, incapaci ormai di cogliere anche dai più piccoli gesti quotidiani i drammi che vive la persona della porta accanto.
Un popolo che permette ciò dovrebbe provare almeno vergogna, cosi non è. Siamo tutti pronti ad entusiasmarci per l’isola dei famosi, per lo scudetto alla iuve o al milan, ci emozioniamo per le imprese dei nostri soldati in Afganistan, passiamo interminabili ore davanti a trasmissioni di gossip, mentre lasciamo nell’indifferenza chi oggi muore di fame.
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