Conoscere il beato John Henry Newman ed il suo pensiero
Il 23 febbraio p.v. alle 18.00 presso la sala multimediale di San Michele, a Fidenza, l'Ucid promuove un'incontro per conoscere la figura del Beato J.H. Newman.
Parteciperanno, tra gli altri, Fabio Zavattaro - Vaticanista di Raiuno, e Cesare Cavalleri direttore di Studi Cattolici.
John Henry Newman
(Londra, 21 febbraio 1801 – Edgbaston, 11 agosto 1890)
è stato un cardinale, teologo e filosofo inglese. È considerato uno dei più grandi prosatori inglesi e il più autorevole apologista della fede che la Gran Bretagna abbia prodotto, apprezzato anche dai non cattolici. In ambito cattolico, è stato definito uno dei «padri assenti» del Concilio Vaticano II per la profondità e l'originalità del suo pensiero teologico e filosofico. Sulla sua tomba è scolpito l'epitaffio scritto da lui stesso, un epitaffio che doveva narrare, secondo il suo intento, la storia del suo pellegrinaggio: "Ex umbris et imaginibus in veritatem" (Dall'ombra e dai simboli alla verità). John Henry Newman é stato beatificato il 19 settembre 2010 da papa Benedetto XVI.
Biografia
Sacerdote anglicano > John apparteneva ad una famiglia anglicana. Primo di sei fratelli, il padre John Newman era banchiere, la madre Jemina Foundrinier discendeva da una famiglia di ugonotti emigrati in Inghilterra in seguito alla revoca dell'editto di Nantes. Ricevette un'educazione elevata in una scuola vicina a Londra e, sotto l'influsso di un pastore calvinista, nel 1816 aderì ai principi del cristianesimo protestante, in quella che egli chiamò la sua "prima conversione". Nel 1817 entrò nel Trinity College di Oxford e, dopo un periodo di studi, divenne diacono della Chiesa anglicana nel 1824. Nel 1828 divenne parroco della chiesa universitaria di St. Mary, con l'incarico di seguire gli studenti universitari; nel frattempo si dedicò a studi filosofici e teologici. In questo periodo della sua vita fondò il movimento di Oxford, il cui scopo precipuo fu quello di contrastare l'ascesa del liberalismo religioso all'interno delle università inglesi. Si oppose, cioè, alle posizioni della nascente "chiesa larga", quella componente dell'anglicanesimo, favorevole alle posizioni illuministiche e razionalistiche. Elaborò in questi anni la teoria della "via media" in cui riconosceva alla Chiesa Anglicana una posizione intermedia fra gli eccessi dottrinali del luteranesimo da un lato e del cattolicesimo romano dall'altro. Come pastore e teologo anglicano mantenne posizioni tradizionaliste e fu sempre uno strenuo difensore del principio dogmatico, tanto da essere considerato il più insigne esponente della cosiddetta "chiesa alta", la componente anglicana più vicina alle posizioni dogmatiche cattoliche. Nel 1832, compì un viaggio nel Mediterraneo, che lo portò a Roma, dove incontrò Nicholas Patrick Wiseman, ed in Sicilia, dove, a Leonforte, presso Enna, nel 1833, si ammalò gravemente ed ebbe modo di riflettere a lungo sul suo credo religioso. Dal 1833 al 1841 Newman e altri compagni del movimento pubblicarono i cosiddetti "Tracts for the Times", 90 saggi riguardanti la situazione della Chiesa anglicana ma anche diverse questioni sulla religione cristiana in generale. Nell'ultimo di questi saggi, "Tract 90", Newman propose una interpretazione dei Trentanove articoli di religione che si accordasse con la dottrina cattolica del Concilio di Trento: ciò gli costò una condanna da parte dell'Università di Oxford e di 42 vescovi anglicani.
Conversione al Cattolicesimo > In seguito a questo evento, Newman rinunciò al suo ufficio di parroco universitario e nel 1842 si ritirò a Littlemore, dove iniziò a scrivere la sua opera Sviluppo della dottrina cristiana. In questo studio sulle origini del cristianesimo, che fu pubblicato nel 1845, arrivò alla conclusione che "la Chiesa Cattolica era formalmente dalla parte della ragione". Il 9 ottobre di quello stesso anno fu accolto nella Chiesa Cattolica da padre Domenico Bàrberi, passionista (poi proclamato beato), che ebbe una parte non secondaria nella sua conversione. Se ne andò da Oxford e si stabilì a Birmingham. Dopo un periodo di riflessione, decise di entrare nell'Oratorio di San Filippo Neri e fu ordinato sacerdote cattolico nel 1847 a Roma; fondò quindi a Edgbaston, presso Birmingham (attualmente parte integrante della città), e poi a Londra, i primi oratòri di San Filippo in Inghilterra. Importante fu l'influenza della spiritualità dell'Oratorio nei suoi scritti, come mostra l'opera Dolori mentali di nostro Signore durante la sua Passione, opera che rimanda a quella simile scritta da santa Camilla da Varano, clarissa le cui opere erano lette e meditate non solo da Filippo neri, ma anche dai membri dell'Oratorio. Nel 1851 venne scelto dai vescovi cattolici inglesi come rettore della neonata Università Cattolica di Dublino, attività che esercitò effettivamente dal 1854 (anno dell'apertura dei corsi) al 1858. Ritornò in Inghilterra per dedicarsi sia agli studi che all'attività pastorale. Nel 1850 fu coinvolto in una vicenda giudiziaria sfortunata: perse la causa da lui intentata al predicatore evangelico d'origine italiana Giacinto Achilli, che il Newman accusava di calunnia. Nel 1864 scrisse sulla sua conversione quello che è considerato il suo capolavoro: Apologia pro vita sua.
Cardinale > Nel 1879, all'età di ottant'anni, Leone XIII lo creò cardinale diacono titolare di San Giorgio in Velabro – nello stesso concistoro in cui nominò cardinale il fratello Giuseppe Pecci, detto il Giovane – senza consacrarlo vescovo. La nomina di Newman fu fortemente voluta dal Papa, infatti si trattava del suo primo concistoro, anche a dispetto dell'opposizione dell'arcivescovo di Westminster cardinale Henry Edward Manning. Nel discorso pronunciato da Newman in occasione della sua nomina a cardinale, spiegò che tale decisione del papa era motivata dal «riconoscimento del mio zelo e del servizio che avevo reso per tanti anni alla Chiesa Cattolica» e dal fatto che «i cattolici inglesi e perfino l'Inghilterra protestante si sarebbero rallegrati del fatto che io ricevessi un segno del suo favore». Nello stesso discorso, Newman condannò a chiare lettere il relativismo e il liberalismo in campo religioso, definiti una «grande sciagura», «un errore che si estende come trappola mortale su tutta la terra». Continuò a vivere in Inghilterra, pubblicando articoli fino al 1885. Celebrò l'ultima messa nel Natale del 1889 e morì nel 1890 nell'Oratorio di Edgbaston.
Processo di beatificazione > Nel 1958 venne aperta la procedura diocesana di beatificazione presso la diocesi di Birmingham; nonostante la volontà di Paolo VI di poterne celebrare la beatificazione nell'Anno Santo del 1975, solo nel gennaio 1991 il papa Giovanni Paolo II ne decretò l'eroicità delle virtù, con cui gli venne dato il titolo di Venerabile. Il 3 luglio 2009 papa Benedetto XVI ha approvato il documento che riconosce a Newman l'intercessione per la guarigione del diacono permanente Jack Sullivan nel 2001, guarito da una grave menomazione alla spina dorsale in seguito alle preghiere rivolte al cardinale mentre si trovava in ospedale. La cerimonia di beatificazione si è tenuta il 19 settembre 2010 nei pressi della Casa dell'Oratorio, a Rednal, dove sono sepolte le spoglie del cardinale, durante il viaggio apostolico di Benedetto XVI nel Regno Unito. In deroga a quanto accade per consuetudine, la ricorrenza liturgica è stata fissata nell'anniversario della conversione al cattolicesimo, il 9 ottobre, e non in quello della morte.
Pensiero > Il cardinale Newman, molto popolare in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, ha scritto un gran numero di opere, tra le quali l'Apologia pro vita sua e la Grammatica dell'assenso che spiegano perché e a quali condizioni un atto di fede è anche un atto della ragione. Il suo pensiero, abbracciando una enorme vastità di temi e seguendo diversi generi letterari (dal sermone al trattato, dal romanzo alla poesia) riuscì ad enucleare le più grandi questioni teologiche e filosofiche del suo tempo, giungendo ad anticipare sviluppi che si sarebbero compiuti soltanto nel XX secolo, al punto di essere stato annoverato tra i «padri assenti» del Concilio Vaticano II, in particolare per quanto riguarda il primato della coscienza (ripreso poi nella costituzione Dignitatis humanae), la concezione di Chiesa, le idee sul laicato. Nella sua adesione al cattolicesimo, frutto di un percorso interiore, Newman mantenne un modo di pensare "originale" rispetto agli altri pensatori cattolici, che gli diede la fama di pensatore "liberale" e poco "romano": importante fu il riferimento ai Padri della Chiesa ma anche quello a Joseph Butler, vescovo anglicano del XVII secolo, autore del libro Della analogia della religione naturale.
Il primato della coscienza > Uno dei punti significativi del suo pensiero fu l'indagine sulla coscienza, sviluppata da Newman durante la sua predicazione nei sermoni domenicali e in varie opere tra le quali la Grammatica dell'assenso e la Apologia pro vita sua. Nemwan giudicò la coscienza un elemento innato e irriducibile che contraddistingue l'animo umano, caricato anche di un significato religioso: essa venne definita «un maestro che giudica con autorità», «rappresentante di Dio nel nostro intimo», «anelito tra il Creatore e la creatura» nel quale «la voce di Dio parla chiaramente». Nel 1874 fu pubblicato un pamphlet polemico scritto da William Gladstone (già primo ministro inglese) in cui venivano presi di mira i documenti del Concilio Vaticano I e in particolare il dogma dell'infallibilità papale che, secondo Gladstone, decretava la fine della libertà di coscienza del fedele in quanto esso si estendeva ad ogni ambito della vita umana. In tale occasione, sollecitato da alcune personalità inglesi tra cui il cattolico duca di Norfolk, scrisse la Lettera al duca di Norfolk in cui approfondì il rapporto tra coscienza e autorità rispondendo alle accuse di Gladstone. In esso, oltre a specificare i limiti entro il quale andava applicata la definizione dell'infallibilità papale, sostenne il primato della coscienza (definita «vicario primitivo di Cristo»), se usata con responsabilità: « Se uno di noi è in grado di dire a se stesso, come se si trovasse alla presenza di Dio, che non deve agire in conformità di quanto gli viene comandato dal papa, egli è obbligato a obbedire, e, se disobbedisse, commetterebbe un peccato [...] Certamente se sarò costretto a coinvolgere la religione in un brindisi al termine di un pranzo, brinderò al papa - se vi farà piacere -, ma prima alla coscienza, e poi al papa » (dalla Lettera al Duca di Norfolk). Joseph Ratzinger definì Newman «l'uomo della coscienza».
Fede e ragione > Altro punto significativo fu la sintesi tra fede e ragione e l'affermazione della necessità di un dialogo tra il mondo della fede e quello della scienza, per cui disse: « Vorrei che l’intelletto si espandesse con la massima libertà, e che la religione godesse di un’eguale libertà, ma ciò che io ritengo è che essi dovrebbero collocarsi nel medesimo posto ed esemplificarsi nelle stesse persone » (Discorso all'Università di Dublino). A pochi anni dalla pubblicazione de L'origine delle specie di Charles Darwin affermò la compatibilità dell'evoluzionismo con la fede cristiana: « Non mi sembra filare logicamente che venga [in Darwin] negata la creazione per il fatto che il Creatore, milioni di anni fa, abbia imposto leggi alla materia. [...] La teoria del signor Darwin non necessariamente deve essere atea, che essa sia vera o meno; può semplicemente star suggerendo un’idea più allargata di Divina Prescienza e Capacità. [...] A prima vista non [vedo] come “l’evoluzione casuale di esseri organici” sia incoerente con il disegno divino – È casuale per noi, non per Dio. » (Lettera a J. Walker di Scarborough sulla teoria dell’evoluzione di Darwin). Tale argomento comprendeva anche la ragionevolezza dell'atto di fede e quindi del credere (affermata nella sua Grammatica dell'assenso) ed era anche strettamente connessa al percorso con cui Newman giunse all'adesione alla Chiesa cattolica (ritenuta la vera Chiesa di Cristo), sintetizzato nell'epitaffio sulla sua tomba: «Dall'ombra e dai simboli alla verità». Questo processo di adesione alla verità fu tuttavia per Newman più di un semplice ragionare con gli strumenti della logica, ma richiese un assenso completo da parte della persona: « Per me non era la logica a farmi andare avanti, [...] si ragiona con tutto l'essere, nella sua concretezza » .
La critica al liberalismo > Negli ultimi della sua vita si distinse per una forte critica al fenomeno sempre più crescente del relativismo e del liberalismo in campo religioso. Nella sua analisi, il rischio del liberalismo consisteva principalmente nel fatto che esso privi la religione di «verità positiva», riducendola invece a «questione di opinioni», a «un sentimento e una preferenza personale; non un fatto oggettivo o miracoloso». Egli intravedeva in questo fenomeno forti ripercussioni sociali, spiegando che «poiché dunque la religione è una caratteristica così personale e una proprietà così privata, si deve assolutamente ignorarla nei rapporti tra le persone. [...] La religione non è [più] affatto un collante della società». In questo Newman vedeva l'origine della crescente secolarizzazione in atto nel Regno Unito, osservando così il distacco della società e della dimensione pubblica dai valori del Vangelo e del cristianesimo: « Finora il potere civile è stato cristiano. Anche in Nazioni separate dalla Chiesa, come nella mia, quand'ero giovane valeva ancora il detto: "Il cristianesimo è la legge del Paese". Ora questa struttura civile della società, che è stata creazione del cristianesimo, sta rigettando il cristianesimo. [...] Finora si pensava che bastasse la religione con le sue sanzioni soprannaturali ad assicurare alla nostra popolazione la legge e l'ordine; ora filosofi e politici tendono a risolvere questo problema senza l'aiuto del cristianesimo. Al posto dell'autorità e dell'insegnamento della Chiesa, essi sostengono innanzitutto un'educazione totalmente secolarizzata, intesa a far capire ad ogni individuo che essere ordinato, laborioso e sobrio torna a suo personale vantaggio » . Newman osservò inoltre che l'origine di questa «grande apostasia» non era solo da cercare nella diffusione dell'ateismo; infatti, nell'esperienza anglosassone, tale criterio liberalistico era una conseguenza diretta del pluralismo delle Chiese e delle sette religiose, che imponeva l'accantonamento della sfera religiosa dal dibattito pubblico. Nonostante ciò, egli non mancò di riconoscere al pensiero liberale dei valori positivi: « non dimentichiamo che nel pensiero liberale c'è molto di buono e di vero; basta citare, ad esempio, i principi di giustizia, onestà, sobrietà, autocontrollo, benevolenza che, come ho già notato, sono tra i suoi principi più proclamati e costituiscono leggi naturali della società. È solo quando ci accorgiamo che questo bell'elenco di principi è inteso a mettere da parte e cancellare completamente la religione, che ci troviamo costretti a condannare il liberalismo. »
L'ecumenismo > Fu inoltre un ispiratore del movimento ecumenico[12]: nella sua visione la «via media» doveva essere anche un ponte di dialogo tra le confessioni cristiane, così come costante fu il riferimento ai Padri della Chiesa indivisa. In molte occasioni evidenziò i punti di unione tra l'anglicanesimo e il cattolicesimo - come la cattolicità e l'apostolicità - e nel suo Tract 90, pubblicato durante il periodo del movimento di Oxford, tentò di interpretare i Trentanove articoli di religione dimostrandone la conformità alla dottrina cattolica; anche dopo la conversione mantenne buoni rapporti con il mondo anglicano.
Riconoscimenti > L'autore John O'Brien, in un libro intitolato Conversioni che hanno cambiato il mondo, pone il Newman nella schiera di San Paolo, Sant'Agostino e Gilbert Keith Chesterton. Papa Giovanni Paolo II annoverò Newman tra i grandi pensatori che hanno saputo coniugare fede e ragione, in quella che venne da lui definita una «sintesi eccezionale».
Bibliografia:
Giuseppe Regina, Il cardinale Newman nei suoi scritti, Edizioni Paoline, 1956. IT 1956 8240
Angelo Bottone, Newman e Wittgenstein sulla certezza, Napoli, CUEN, 1998;
Jose Morales, John Henry Newman, la vita, (1801-1890), edizione italiana a cura di Luca Obertello, Milano, Jaca book, 1998;
Luca Obertello, La grammatica dell'assenso di John Henry Newman, Milano, Jaca book, 2000;
Giovanni Velocci, Newman, il coraggio della verità, Città del Vaticano, Libreria editrice vaticana, 2000;
Lina Callegari, Newman, la fede e le sue ragioni, Milano, Paoline, 2001;
Don Davide Brighi, Assenso reale e scienze profane, il contributo di John Henry Newman ad una rinnovata ragione teologica, Roma, Pontificia universita gregoriana, 2007;
Luca Orbetello, Newman Poeta, Milano, Jaca Book, 2010; ISBN 978-88-16-30488-8
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