giovedì 3 febbraio 2011

Volgarità

Volgarità.

La volgarità si esprime soprattutto con il comportamento ed il modo di esprimersi, ma darne una definizione precisa, definitiva ed esauriente è cosa ardua, se non impossibile. Si possono costruire migliaia di tessere esemplificative, per comporne un mosaico inesauribile, che mai verrà condotto a termine.
 Io credo che la volgarità sia specialmente tutto ciò che è troppo e quindi stroppia, tutto ciò che trasborda, esonda, occupa spazii e tempi improprii, non pertinenti e, come quella famigerata sostanza catabolica, più in alto sale, più puzza o fa danni. Non la si può ridurre solo alla parola triviale, all'espressione di intercalari a base di genitali e zone circonvicine; c'è , addirittura, chi ha scritto che un tocco di volgarità è essenziale, anche nella più raffinata e sublime opera d'arte, e che anche qualche parolaccia od imprecazione ci possono star bene, all'interno di un discorso, a tempo e luogo debiti; c'è poi, chi esagera, come il cosiddetto scrittore e romanziere Aldo Busi, che io trovo intimamente e volutamente scurrile e penoso. La volgarità è l'ostentazione sfacciata dell'Avere, dell'Apparire, del Pre-potere, a fronte di chi non possiede, ma E' e non Può, ricco dentro, senza volontà di puro esibizionismo. Terribilmente volgare è chi predica contro la prepotenza, l'arroganza, la sopraffazione, le angherìe, i soprusi, gli arbitrii, le ingiustizie, ed implora il perdurare o il ritorno di virtù eccelse, quali la misericordia, la carità, l'amore fraterno, la giustizia, ma continua poi, imperterrito, la sua vita, privata e pubblica, chiuso nelle quattro mura, grigie e sorde, dell'astio, del rancore, dell'odio, dell'egoismo più feroce. per i motivi più futili ed ignobili. Specie se poi si reca, puntualmente, a biascicare preghiere, giaculatorie, voti, suppliche ed invocazioni al suo personal Jesus, quello che ha costruito su misura dei suoi difetti morali. Lo scriveva già, ai tempi, Arlotto Piovano: “Ma, Bartolommeo mio, guardati da chi ode due messe per mattina, da chi giura “per la coscienza mia!”, da quelli che ne lo annoverare dicono”ventinove e trenta, sia lodato Iddio!”...da quelli che torcono il collo e tengono gli occhi bassi alla terra”. Per rimanere in un campo che mi è più noto, io trovo volgari quegli insegnanti, buonisti e calabrachisti, che si autodenominano “di sinistra”, giustificanti ogni tipo di negligenza e di trasgressività negli alunni, regolarmente ed immeritatamente promossi, secondo perversi parametri giustificatorii ed assolutorii. Trovo dozzinale chi gioca a fare il conformista dell'anticonformismo, in modo convenzionale e coatto, solo perchè fa molto trendy e di gauche, specie dal '68 in avanti, ed ancora si abbiglia, in modo stanco e ripetitivo, come a quei tempi: relitti e fossili modaioli pseudo-ideologici. Ritengo un becero chi si diverte a respingere o, peggio, a ferire il prossimo più fragile, innocuo ed indifeso, pugnalandolo nei punti deboli e rigirandogli dentro il coltello, malignamente. Sono scurrili i reality TV, interpretati da parantropi d'ambo i sessi, sbracati, seminudi, urlacchianti, ed i programmi strappalacrime, come “Carramba che sorpresa”, con la conduttrice fasciata in tubini ormai ridicoli, alla sua veneranda età. Ed ancora, i programmi con cafoni urlanti e buzzurri sbraitanti, condotti dalla caracollante Maria De Filippi. Per non parlare di quelle ragazzotte straripanti, sudate, surriscaldate e fortemente traspiranti, che indossano, sulla spiaggia, microcostumi e topless, a due centimetri dal tuo ombrellone, dai tuoi occhi e dalle tue nari. Quelle stesse sciacquette che poi, in altre stagioni, ti ritrovi attorno, a spaccarti i timpani, ed altro, con le melense suonerie dei loro cellulari, sparate a diecine di decibels, e che tengono bene in vista le bretelle del pump-up e le slips, con tanto di cartellino à l'envers, sotto i jeans a vita non tanto bassa, quanto abissale, a latitudini di vello pubico. Loro e i bamboccioni maschi coetanei, dopo aver letto tre best-sellers di autori di nicchia, dopo aver seguito, senza capirli, un paio di films di Wim Wenders o di Nanni Moretti ed un'esibizione di Dario Fo in gramelot, sfoggiano una pseudo-cultura di vernice, superficiale, posticcia ed imparaticcia, tra nasini arricciati , labbruzze corrucciate e tonalità nasali. Volgare è chi fa un'offerta alla parrocchia, in attesa dell' immancabile pubblicazione della medesima sul giornalino parrocchiale, con tanto di nome e cognome ostentati in pubblico. Molto spesso la volgarità è anche tutto ciò che vorremmo fare, ma che non osiamo intraprendere, per rispetto umano o per pregiudizio, non per sincera convinzione morale. In questo, invece, costituiscono sorprendenti esempi di anticonformismo numerosi politici, abilissimi nei salti della quaglia, anche se poi non usano solo la parola, il Verbo, per restare a galla nel mare magnum della quotidiana mediocrità. Ci sono pie donne che, dalla prima adolescenza, fin ben oltre la menopausa, vendono regolarmente il proprio corpo ai varii acquirenti, od anche solo al marito, sposato in chiesa, in abito candido, dopo averne valutato, con precisione ed accortezza, il conto corrente ed i beni mobili ed immobili: prostitute a vita, benedette dagli uomini e da Dio; tutte, appunto, casa, Chiesa e lavoro. Potrei anche citare il solito maschietto con cui fai l'amore, tu, fragile donna romantica, e che, ogni volta, immancabilmente, alla fine, ti chiede: “Ti è piaciuto?”, o chi, ad ogni minuto, si dà un'aggiustatina al pacco inguinale od una grattatina al retrobottega e poi, magari, ti porge la mano, nel congedarsi, o chi esce dalla porta della toilette, rialzandosi vistosamente la zip dei pantaloni, en plein air. Ed anche, chi macina chewing-gum in continuazione, sempre e dovunque, come un mangano elettrico, tra suoni osceni di masticazione insalivata, e poi ti mostra, ogni tanto, anche il malloppo, rivoltandolo ed estroflettendolo con la lingua, in capriole abilissime tra i denti. Sapesse almeno costruire certe minisculture mirabili, come in quello spot televisivo con due masticacicche asiatici...E purtroppo c'è chi ha scritto che solo la volgarità è immortale sulla terra; che Iddio abbia dunque pietà di noi e ci conduca non alla vita eterna, ma a momenti di finezza, di garbo, di delicatezza, a un rinnovato “dolce stil novo”, insomma.
Franco Bifani

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