Libera Chiesa in Stato coatto.
Ricorre,l'11 febbraio, il 92° anniversario dei Patti Lateranensi,stretti, nel 1929, tra un dittatore in feluca, Mussolini, reo confesso di omicidii,e l'allora teocrate di un regno assoluto, nella persona di Pio XI.La parte del leone toccò naturalmente al Vaticano, che si ritrovò, dopo 59 anni, ancora padrone di uno Stato minuscolo, ma la cui potenza era e rimarrà inversamente proporzionale alla sua superficie, data la soffocante ed ininterrotta presenza quotidiana del clero vaticano sulle spalle di ogni cittadino italico, volente o nolente che sia.
Nato dalla famosa truffa storico-giuridica della Donazione Costantiniana, finalmente caduto nel 1870, lo Stato della Chiesa si vedeva ripristinato e riconosciuto, mentre Mussolini era acclamato come “ l'uomo della Provvidenza”, per bocca dello stesso Vicario di Cristo, in un suo discorso agli studenti dell'Università Cattolica di Milano, e si assicurava così il consenso dei benpensanti, perbenisti e baciapile cattolici italioti. Le preesistenti Leggi delle Guarentigie, che, fra l'altro, come provvigione al Papa, gli assicuravano una somma pari ad attuali 14 milioni di € annui, non bastavano più? Al Vaticano, tra liquidi e titoli di Stato, vennero subito assegnati, allora, quasi 3 miliardi di lire, una vera manna! Ancora peggiore la revisione operata da Craxi e dal card. Casaroli, nel 1984; del primo sappiamo le ben tristi imprese, che ancora pesano sul nostro Paese, tra cui la distruzione vergognosa e l'affossamento definitivo di un glorioso partito, come il PSI. Il secondo, con quella sua aria sempre compunta da seminarista, figurava tra i 121 iscritti alla massoneria, insieme a Marcinkus e a Poletti, come fece appena in tempo a pubblicare, su OP, il povero Pecorelli. Nella revisione dell'84, venne istituita la perversa truffa dell'8xMille, invisa, giustamente, ad ogni italiano onesto lavoratore. La nomina dei vescovi non era nemmeno più sottoposta ad un'approvazione statale e l'ora di religione, nelle scuole, comunque, non era più obbligatoria. Mi suona però strano e misterioso quel perverso gioco per cui l'insegnante di religione deve ricevere l'approvazione vescovile, ma lo stipendio, poi, glielo passa lo Stato italiano, non quello, straniero, del Vaticano. Essendo appunto, un trattato internazionale, il Concordato non può essere sottoposto a referendum abrogativo, per cui rimarrà sul gobbo degli italiani, favorevoli o contrarii, per l'eternità. La faccenda dell'8xMille è stata definita, da insigni ed eminenti giuristi e storici, come “una mostruosità giuridica”, vedi lo storico Piero Bellini; persino un bacchettone come Oscar Luigi Scalfaro era contrario. In tanti poi si chiedono, senza mai ricevere risposte adeguate ed esaurienti, come mai siano istituite esenzioni da imposte di ogni genere, a cominciare dall'ICI, non solo per gli edifici adibiti al culto, il che ci potrebbe anche stare, bensì su ogni altro, destinato ad attività di lucro e gestito da religiosi. Pare, infatti, che basti costruire, all'interno di esso, una graziosa nicchia, una minuscola cappella con la statuina di qualche santo, per poterlo denominare come edificio di culto. Mi rimane poi un mistero come mai esista un Ordinario militare, tra le truppe dell'esercito italiano, non di quello vaticano, che vive e prospera, ora nella persona di Mons. Vincenzo Pelvi, con il grado e lo stipendio, congruo e pingue, di Generale di Corpo d'Armata, con giurisdizione sui militari, i loro familiari e tutti i civili in servizio nelle nostre forze armate. Non capisco assolutamente come si possa conciliare la dottrina evangelica di Cristo, assolutamente contraria a guerre, di aggressione o di “pacificazione”, di missioni bellicose o di “pace”, con la presenza di un alto prelato del Vaticano tra militari, armati fino ai denti. Non parliamo poi delle omelie guerrafondaie di mons. Pelvi, reiterate ad ogni celebrazione di esequie per soldati italiani, caduti mentre operavano e sparavano, in nome della pace tra i popoli. Non mi risulta che Cristo girasse con un mitra in spalla e ricoprisse incarichi e gradi militari, di qualsiasi sorta, in nessun esercito, di allora e di mai.
Franco Bifani
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