martedì 22 novembre 2011

Ode a Silvio Berlusconi caduto da cavallo


 

Balsami beati
per  te le Olgettine apprestino,
per  te i lini odorati
ch’al culo flaccido,
sì villana il nomò,
lenimento apportino
ed al capo dal crin cadente;
per  te che, ai lidi sardi aduso,
ai piè di Monti,
ahi Fato avverso!
da cavallo indocile
in giuso cadesti
e di lai le valli padane
lugubri empiesti.

Te sol le donne pie consolino,
purchè la soglia di maturità
non abbian varcato.

La Santa Daniela
coi calzari verso il ciel protesi
prima fra tutte
con le bende
al dito medio avvolte,
dal teschio di Sallusti edotta,
premurosa accorra.
Lei sola, sol lei
ardisca i molli glutei
con devozione curar.


Non l’inviata del Formigone,
che il dente mobile
con rara perizia
e ammiccanti movenze
di curare si perita.

Non la Mara campana,
che la nipote del duce       
 vajassa nomò;
l’avvenente ministra
la pari opportunità
anche al Bocchino offerse.

Non la rossa Michela,
ch’al mondo del turismo
una muta di cuccioli donò.

Né colei che dalla terra
a Nichi votata
seco le immagini
delle intime stanze
della regale magione
gelosamente portò.

Non le tope roditrici,
che da sensali esperti
furon procacciati
tra giornali d’Avanti
e sanitari Tarantini.
 

Le tope, adunque, 
nei baccanali notturni
da cetra servile
e da infimi versi del Lumacone allietati,
ove Fede albergava,
non Speranza e Carità,
a gara le mani protendean
ignude e con disiosi sguardi
verso il vegliardo Cavalier,
che lasso, ahimè!, 
molto lasso 
 del dolce far niente mattutino, 
di monili, magioni
e tintinnanti monete
offriva ricompensa,
dopo che di Priapo
la sporgenza immane
avessero alle labbra
senza pudor accostato.

Piangete tutti,
Topi e Tope,
dal viso untuoso
e dalla man rapace.

Sorridi tu infine,
Italia a lungo violata,
terra di rapina,
del novello Don Rodrigo
e dei suoi bravi in balìa.

Sorridi tu pur anco,
teutonica Angela;,
a te ed all’ampio tuo bacino
il Cavalier recò offesa.

Sorridi tu pure,
gallico Nicolino,
che con Carlà
alla Giulia la ninna nanna canti.

Sorridete entrambi,
Angela e Nicolino
che del Cavalier immondo
per noi vi vergognaste.

Sorridi anche tu Barak,
uomo dell’altro mondo,
sulla cui pelle dal sol baciata
il Cavaliere sparse ironia.

Sorride l’Europa,
sorride il mondo intero,
sorride la natura,
sorride anche il Salice,
“d’ora in poi” ha sentenziato
“non più Salice Piangente
bensì Salice Sorridente
vorrei mi si chiamasse”.

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